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Atei e credenti.

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1
Sara Mori
Sara Mori
Viandante Residente
Viandante Residente
Inevitabilmente nel mondo ci sono credenti e atei perchè nell'essere umano esistono le diversità anche in campo spirituale.
E' sempre la stessa storia:i credenti vorrebbero che tutti diventassero credenti perché amano Dio;gli atei vorrebbero che tutti diventassero atei perché non sentono Dio,e non c'è niente da fare.
Come credente ritengo che solo Dio può fare in modo che un ateo diventi credente ma se fossi atea non saprei a chi rivolgermi per fare in modo che un credente diventi ateo.
Anche se mi è molto difficile entrare nella mentalità di un ateo indubbiamente ritengo che uno dei vantaggi dell'ateo è quello di non poter dare la colpa a Dio delle brutte cose che succedono(ciò che purtroppo fanno spesso i cosiddetti credenti).
Come qualcuno ha già detto: anche se gli atei negano Dio, Lui non nega loro.
E' chiaro che l'ateo non crede a questo ma io lo dico lo stesso!

2
Miss.Stanislavskij
Miss.Stanislavskij
Viandante Mitico
Viandante Mitico

Sara Mori ha scritto:
E' sempre la stessa storia:i credenti vorrebbero che tutti diventassero credenti perché amano Dio;gli atei vorrebbero che tutti diventassero atei

Non condivido questa tua affermazione.

3
Candido
Candido
Viandante Storico
Viandante Storico
L'ateo è anche lui un uomo di fede. La fede nella NON ESISTENZA di Dio, ed è chiaramente una fede, perché non esiste nessuna prova di ciò...
Detto questo solo gli atei cretini e i credenti cretini potrebbero voler convincere gli altri della loro fede. L'Assoluto non si vende, esiste o non esiste dentro di noi...

4
Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
a mio avviso gli atei non esistono.
Infatti l'uomo, per sua natura, "non può prescindere da Dio",
Intendendo Dio come concetto di Assoluto, di riferimento primario.

Infatti è dell'uomo la consapevolezza di essere limitato, e di essere fallibile,
e questi concetti portano di per se, ed inevitabilmente all'astrazione,
(in matematica lo chiameremmo limite) dell'illimitatezza e della perfezione,
il traguardo cui far riferimento per considerare se stesso.
E la rappresentazione mentale, o fisica, di tale limite, di tale Dio, può essere qualunque cosa.

Mi tornano subito in mente "La collina" di Fabrizio de André, nell'album "... non all'amore né al cielo"
quando il suonatore Jones dice al mercante di liquori

sembra di sentirlo ancora
dire al mercante di liquore
"Tu che lo vendi cosa ti compri di migliore?"


ecco: il "riferimento assoluto di quell'uomo è il suo liquore, la cosa che conta "di più", il massimo "bene"...
Il limite che dicevo: il suo dio.   E per tanti, anche per i nostri figli drogati dovremmo dire che
"sono più religiosi degli altri" perché per loro conta "solo", e non "soprattutto" la loro dose quotidiana.

E la differenza, è tanta!

5
altamarea
altamarea
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Sara ha scritto:
E' sempre la stessa storia: i credenti vorrebbero che tutti diventassero credenti perché amano Dio; gli atei vorrebbero che tutti diventassero atei perché non sentono Dio,e non c'è niente da fare.


Amen !

Atei e credenti. Preach

Sara in pochi giorni hai “inaugurato” due topic. Di solito la cadenza dei tuoi “manifesti” è quindicinale.

Dici che “E’ sempre la stessa storia” ? Quale storia ? Sono i cristiani, in particolare i cattolici, ad insistere con il proselitismo. Da aggiungere i mai stanchi  e noiosi testimoni di Geova, che vanno sempre in due  come gli apostoli ad infastidire le persone in strada e nelle case.

Nella mia vita non ho mai incontrato un ateo con la voglia di  convincermi a non credere nell’esistenza di Dio e ad altre amenità derivanti da antiche religioni.

All’ateismo ci si arriva con il logos, invece  al credere in una religione ci si arriva con la fede.

La fede non è la religione, ma in essa trova espressione. La fede è un atteggiamento interiore  personale, mediante il quale l’individuo accoglie la proposta di vita indicata da una religione.

Dal punto di vista cristiano fede significa adesione  alla religione "cattolica" fondata sull'accettazione di una realtà invisibile, non evidente, ma accolta come vera.

Il cristianesimo  vuol dimostrare che religione e fede esaudiscono il naturale desiderio del credente  di stabilire un rapporto con Dio.

L’ateismo non vuol dimostrare nulla, non ha bisogno di proseliti ma della propria intelligenza e razionalità.

Le religioni sono sistemi culturali che propongono modelli di relazione con Dio o altra divinità. Hanno contenuti, credenze, riti, rappresentazioni che coinvolgono i fedeli nell'esperienza trascendentale.

Per la teologia cristiana la fede  è una delle tre virtù teologali, dono divino che dispone il seguace ad avere fiducia in ciò che insegna la religione cristiana, accettando misteri non razionalmente dimostrabili ma considerati veri dal credente.

Sara ha scritto
Come credente ritengo che solo Dio può fare in modo che un ateo diventi credente ma se fossi atea non saprei a chi rivolgermi per fare in modo che un credente diventi ateo.

Ateismo non è religiosità popolare, non è la vecchietta che va in chiesa la sera a dire il rosario e su suggerimento del prete invoca la conversione degli infedeli o degli atei.

Sono convinto che la realtà  è materia. Invece tu hai bisogno di credere nel trascendentale, nel credere l’esistenza dello Spirito Santo. La mia e la tua sono due convinzioni. Ma io non mi angoscio nel farti credere il contrario, e a differenza di te non metto “manifesti” religiosi nel forum.

Su Sara un po’ di sobrietà anche nelle tue passioni. Dici che hai un partner ? Ma anche lui la pensa come te ? E' difficile convivere col tuo fanatismo a sfondo religioso.

Accogli la mia benedizione.

Atei e credenti. Preach



Ultima modifica di altamarea il Mer 13 Feb 2019 - 16:43 - modificato 1 volta.

6
altamarea
altamarea
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Coraggio Sara, sopportami. Oggi ti voglio dedicare un altro post riguardante l'origine del proselitismo cristiano, in particolare cattolico, però non ti ci abituare. inizio a sorridere


Atei e credenti. Teach

Atei e credenti. Preach

Quando Gesù chiamò i primi discepoli, disse a ciascuno di essi: “Seguimi”.
I Vangeli informano che i chiamati  abbandonarono  le loro attività lavorative per seguirlo.

Dal Vangelo di  Luca (6,12-19): “In quei giorni, Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo d’Alfeo, Simone soprannominato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore”.

Come sopra detto ai 12 discepoli Gesù diede il nome di “apostoli” che  significa “inviati, mandati”.

Dal Vangelo di Marco sappiamo che Gesù disse loro: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura” (16, 15).

Ancora dal Vangelo di Marco “Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano (Mc16, 19 – 20).

Ovviamente questa missione universale  ha bisogno di organizzazione di tipo manageriale, di  gradi e gerarchie,  per sottrarre l’evangelizzazione all’immaginazione di qualche “buontempone” o di psicopatici.

Ma oggi c’è la graduale scristianizzazione di tante famiglie, e questo spiega come i figli, crescendo, non sentano né il dovere né il desiderio di crescere nella vita cristiana e di conoscere il Vangelo. Per conseguenza non si sentono  vincolati ad evangelizzare.

Il sabato e la domenica è  più piacevole frequentare in gruppo  i grandi centri commerciali anziché andare in strada a fare proselitismo come i Testimoni di Geova.

E chi dovrebbero evangelizzare se la gente generalmente si dice o si crede di fede cristiana? Se si domanda “alle genti” cos’è la fede in pochi sanno rispondere. Per non parlare della religione come sistema culturale o di Dio.

Ognuno ha una propria visione, una propria credenza. Cose che fanno aborrire.

Atei e credenti. Teach
Atei e credenti. Preach

7
Sara Mori
Sara Mori
Viandante Residente
Viandante Residente
Pensavo che in un Forum intitolato " Religione e Spiritualià" uno potesse esprimere le proprie idee religiose e il proprio sentire spirituale !!

8
Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem

Sara Mori ha scritto:Pensavo che in un Forum intitolato " Religione e Spiritualià" uno potesse esprimere le proprie idee religiose e il proprio sentire spirituale !!

direi di si. Perché, chi te lo impedisce?

9
Arwen
Arwen
Viandante Storico
Viandante Storico

Lucio Musto ha scritto:
Il limite che dicevo: il suo dio.   E per tanti, anche per i nostri figli drogati dovremmo dire che
"sono più religiosi degli altri" perché per loro conta "solo", e non "soprattutto" la loro dose quotidiana.

E la differenza, è tanta!
Non sono d'accordo riguardo all'esempio dei figli drogati e il paragone con fede e religione.
Si tratta di dipendenza, ben diverso dalla religiosità o fede.
La fede non crea dipendenza, semmai l'appartenenza a sette religiose che plagiano e annullano la volontà.
La mia esistenza non dipende dalla mia appartenenza o meno ad una religione.

Che poi tutti crediamo  in qualcosa ci sta, chi crede nel dio materiale, come il denaro, chi in un dio spirituale che può essere il Dio cristiano oppure qualunque altra divinità spirituale o energia universale, si può credere anche nella natura come espressione del divino.
L'ateo può essere anche lui paragonato ad una sorta di "credente" cioè crede nell'inestistenza di un Dio, crede alla ragione e solo in ciò che può esseredimostrato, non crede all'esistenza oltre la morte.
Penso che fin dalle epoche più remote siano  stati i credenti cristiani a voler imporre la propria, o nel caso della religione cattolica ad evangelizzare chi non crede, chi è ateo, o crede in  religioni diverse e non il contrario. Poi certo ci sono gruppi di atei che tendono a ridicolizzare e smontare qualunque credenza religiosa.

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Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem

Arwen ha scritto:
Lucio Musto ha scritto:
Il limite che dicevo: il suo dio.   E per tanti, anche per i nostri figli drogati dovremmo dire che
"sono più religiosi degli altri" perché per loro conta "solo", e non "soprattutto" la loro dose quotidiana.

E la differenza, è tanta!
Non sono d'accordo riguardo all'esempio dei figli drogati e il paragone con fede e religione.
Si tratta di dipendenza, ben diverso dalla religiosità o fede.
La fede non crea dipendenza, semmai l'appartenenza a sette religiose che plagiano e annullano la volontà.
La mia esistenza non dipende dalla mia appartenenza o meno ad una religione.

Che poi tutti crediamo  in qualcosa ci sta, chi crede nel dio materiale, come il denaro, chi in un dio spirituale che può essere il Dio cristiano oppure qualunque altra divinità spirituale o energia universale, si può credere anche nella natura come espressione del divino.
L'ateo può essere anche lui paragonato ad una sorta di "credente" cioè crede nell'inestistenza di un Dio, crede alla ragione e solo in ciò che può esseredimostrato, non crede all'esistenza oltre la morte.
Penso che fin dalle epoche più remote siano  stati i credenti cristiani a voler imporre la propria, o nel caso della religione cattolica ad evangelizzare chi non crede, chi è ateo, o crede in  religioni diverse e non il contrario. Poi certo ci sono gruppi di atei che tendono a ridicolizzare e smontare qualunque credenza religiosa.

E' ragionevole la tua critica, ma la mia esperienza personale è diversa. Io non mi sono mai "drogato", mai fumato nemmeno uno spinello, ma per trent'anni fumato 40 sigarette al giorno (Stop King Size senza filtro) e per quasi altrettanti (un po' meno) consumato quasi una bottiglia di brandy al giorno.
Ma non ho sviluppato nessuna dipendenza, mel senso che ho smesso l'uno e poi l'altro vizio di colpo ma senza averne nessuna ripercussione né fisica né psicologica... semplicemente perché nell'uno e nell'altro caso avevo deciso "intimamente" di smettere.
E che aggiungere?... fumare, non ho più toccato una sigaretta, dalla mattina in cui ho smesso, bere bevo ancora, ma molto poco ed in occasioni assai rare. mesi fa ho anche dismesso la birra, ma non so se riprenderò a berne, con l'estate
Quindi, per me, la "dipendenza" è un fatto squisitamente mentale. Ma naturalmente posso sbagliare, non sono medico.

Riguardo al concetto di Dio, io non vado troppo per il sottile, e non faccio grandi differenze fra un "dio" spirituale, uno, materiale, uno sciamanico o di tipo diverso...

Il concetto di base è interiore, i riti, gli scongiuri e le applicazioni sono solo manifestazioni esteriori. Totem di legno, segni zodiacali disegnati da prospettive di astri, gesti scaramantici, e formule magiche da pronunciare con le dita intrecciate... sono per me assolutamente equivalenti.

Il mondo è bello perché è vario: ma nella sostanza, è sempre uguale!


Infine, naturalmente è del tutto superfluo dire che sono i cristiani ad imporre la propria religione... da sempre, da prima che ce ne sia memoria, esistono le "guerre di religione" - ognuno cerca di imporre la propria. Compresi quei popoli, come gli antichi romani che accettavano dei e deità di qualunque razza e colore, senza problema alcuno.
Il fatto è che (ad esempio) i romani non avevano come "religione" gli dei dell'olimpo, ma piuttosto la PAX romana e l'appartenenza alla loro patria... ed imponevano quella!

11
rikkitikkitavi
rikkitikkitavi
Viandante Forestiero
Viandante Forestiero
È interessante quell’affermazione per cui anche l’ateo sarebbe un uomo di fede, perché crede fermamente nella non esistenza di Dio, senza averne alcuna prova.
Non che io sia d’accordo: a mio parere bisogna provare l’esistenza di qualcosa o qualcuno, non la sua inesistenza, però.
Però non trovo affatto banale questa affermazione, perché mi suggerisce che molto spesso questo argomento sia trattato in modo superficiale: credere o non credere diventa solo un distintivo e non qualcosa che viene interiorizzato profondamente.
Perché poi si rischia di fare quello che scrive Lucio Musto, e cioè cercare un Dio purchessia: la sigaretta, la droga, il sesso, il potere, il denaro, e chi più ne ha più ne metta. Perché è ben vero che tutti noi cerchiamo un senso nell’esistenza: chi lo trova nella trascendenza, chi nella droga o nel sesso, chi nel potere, chi nella ricchezza. A volte si sceglie per comodità: la trascendenza concede uno scarico di responsabilità, la droga permette addirittura la fuga da realtà magari spiacevoli; a volte si sceglie quello che ci piace di più o che invidiamo agli altri.
Mi accorgo ora che devo fare una precisazione: non voglio certo mettere insieme il trascendente con la droga; quello che voglio fare osservare è che a volte si può fare la scelta giusta per motivi sbagliati e a volte si può fare la scelta sbagliata per motivi più che comprensibili.  

Io credo che un uomo, ateo o credente che sia, dovrebbe trovare il senso della vita prima di tutto in sé stesso. poi c’è chi ha fede in un essere superiore e in una finalità dell’universo, e chi ritiene che la vita si esaurisca in sé. Io faccio parte della seconda categoria, e credo che vivrò fino a quando chi mi ha conosciuto si ricorderà di me. E spero di vivere a lungo.

12
paolo iovine
paolo iovine
Viandante Mitico
Viandante Mitico

Sara Mori ha scritto:Inevitabilmente nel mondo ci sono credenti e atei perchè nell'essere umano esistono le diversità anche in campo spirituale.
E' sempre la stessa storia:i credenti vorrebbero che tutti diventassero credenti perché amano Dio;gli atei vorrebbero che tutti diventassero atei perché non sentono Dio,e non c'è niente da fare.
Come credente ritengo che solo Dio può fare in modo che un ateo diventi credente ma se fossi atea non saprei a chi rivolgermi per fare in modo che un credente diventi ateo.
Anche se mi è molto difficile entrare nella mentalità di un ateo indubbiamente ritengo che uno dei vantaggi dell'ateo è quello di non poter dare la colpa a Dio delle brutte cose che succedono(ciò che purtroppo fanno spesso i cosiddetti credenti).
Come qualcuno ha già detto: anche se gli atei negano Dio, Lui non nega loro.
E' chiaro che l'ateo non crede a questo ma io lo dico lo stesso!

devo ancora trovare un credente che mi spieghi cosa gli cambia a dio se uno gli crede o meno.

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Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Mi sembra che in un sol colpo si possa replicare sia a Paolo Iovine, sia a rikkitikkitavi che a Sara Mori...
L'inghippo sta nella "definizione" (non di Dio, cosa ovviamente impossibile) del lemma "Dio"

Per alcune religioni (fra cui quella cristiana) Dio è una entità che sta sopra o intorno al mondo  che conosciamo, magari comprendendo anche quello ed impregnando di se ogni singola molecola materiale o alito mon materiale... Cioè un "essere", un organismo dotato di una sua "vita propria" più o meno per noi conoscibile o intuibile.

Per altri è invece solo un "principio" che permea la natura.

Il "dio" di tutti e di ognuno, quello cui spesso faccio riferimento, e del quale dico spesso "l'uomo non può prescindere da Dio" è il riferimento assoluto cui l'uomo, considerato come relativo, deve necessariamente far riferimento per giustificare se stesso.   Se ci sentiamo relativi (e tutti, meno qualche folle sa di esserlo) dobbiamo esserlo in riferimento a qualcosa, a qualcuno.
"io sono relativo rispetto a ... (dio) che è l'assoluto"

Ed al posto di quel dio fra parentesi, ognuno deve metterci qualcosa.   Quello che crede.

Ecco perché affermo che gli atei non esistono.


[a proposito, lo sapete vero perché una volta i cristiani venivano chiamati, ed a giusta ragione, "atei"?]

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