Forum di Libera Discussione. Il Luogo di Chi è in Viaggio e di Chi sta Cercando. Attualità, politica, filosofia, psicologia, sentimenti, cultura, cucina, bellezza, satira, svago, nuove amicizie e molto altro

Per scoprire le iniziative in corso nel forum scorri lo scroll


Babel's Land : International Forum in English language Fake Collettivo : nato da un audace esperimento di procreazione virtuale ad uso di tutti gli utenti Gruppo di Lettura - ideato e gestito da Miss. Stanislavskij La Selva Oscura : sezione riservata a chi ha smarrito la retta via virtuale Lo Specchio di Cristallo : una sezione protetta per parlare di te La Taverna dell'Eco: chat libera accessibile agli utenti della Valle

Non sei connesso Connettiti o registrati

 

Con gli occhi di un bambino

Condividi 

Visualizza l'argomento precedente Visualizza l'argomento successivo Andare in basso  Messaggio [Pagina 1 di 1]

1
tulip
tulip
Viandante Storico
Viandante Storico
Vorrei che in questo thread scrivessimo tutti i ricordi di quando eravamo bambini: le favole, i nonni, le illusioni, le fantasie, le idee, le paure, insomma tutto quello che ricordiamo ...


Inizio io dicendo che io e la mia famiglia vivevamo insieme ai nonni materni, nella stessa casa ma su due piani diversi. Ero solita andare dai nonni ogni pomeriggio e con i loro racconti, con i loro modi di fare, con le loro credenze si apriva un mondo fatato per me, fatto di mille piccole cose, di profumi, di pensieri.


La nonna preparava a casa il pane e doveva bastare per circa una settimana. Conoscevo a memoria qual'era il giorno che si preparava il pane e appena potevo salivo dalla nonna e la trovavo intenta a preparare la farina a fontana sullo "scanaturi", un tavolo da lavoro di legno coi bordi alti , adatto a contenere la pasta del pane; dopo prendeva un barattolo di vetro con la chiusura ermetica e lo apriva. Si sprigionava un odore acre, di lievito di birra fermentato troppo, era il "crescente", la pasta madre, che serviva per far lievitare il pane. Al centro della fontana di farina metteva un pugnetto di sale e poi acqua tiepida e il crescente. Iniziava ad impastare con vigore, lei diceva a "scaniare". La ricordo riversa sullo scanturi a dare pugni alla pasta... Quando la pasta era omogenea e morbida , preparava i "pupiddi", cioè delle piccole pagnotte ,e li adagiava su un asse di legno lungo circa due metri, levigato ,pulito e infarinato. Infine prendeva una tovaglia pulita e profumata e la adagiava sui pupiddi , prendeva l'asse sulla spalla e insieme scendevamo la scala per recarci presso il forno di pietra che c'era a due isolati da casa nostra. Quando arrivavamo, la nonna era già stanca e depositava l'asse sul piano di lavoro del forno.Poi diceva al fornaio che aveva bisogno di infornare il pane e lui con la pala prendeva i pani e li metteva nel forno delicatamente. Aspettavamo circa mezz'ora e quando il pane era ben cotto e di un colore quasi marrone, lo prendevamo e lo mettevamo sulla tovaglia , che la nonna legava a mo di sporta e tornavamo a casa.
Lei metteva sul tavolo il pane e io prendevo tra le mani il mio.
Di solito il nonno, quando tornavamo dal forno , era rincasato. Allora mi guardava negli occhi e sapeva già cosa desideravo. Prendeva il mio panuzzo e lo tagliava a metà ancora caldissimo. Metteva dentro un pò di olio di oliva profumato, un pizzico di sale, qualche oliva snocciolata, un pò di origano, qualche pezzetto di acciuga e un pizzico di peperoncino . Chiudeva e tagliava in quattro pezzi il pane. Io ne prendevo subito un pezzo e anche lui...questo del pane caldo condito è uno dei profumi più buoni che ricordo...



Continua...

2
Candido
Candido
Viandante Storico
Viandante Storico
La prima infanzia a Civitavecchia, città di mare. Ricordo ancora che d'estate volevo uscire dopo cena, per andare "a vedere la notte" (così dicevo). Non so perché fosse così affascinante per me...com'era per voi la notte, da bambini?

3
camira
camira
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
pe me la notte era ed è la parte della giornata che amo più, lo è sempre stata... è il luogo del mistero, dell'ignoto, delle fantasie, dei sogni, del sielnzio... dove ogni cosa assume una forma diversa forse anche per la pallida luce della luna...

4
BigBossStigazzi
BigBossStigazzi
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
con gli occhi da bambino mi sembravano tutti imbecilli, tutti gli adulti, urlavano gridavano, si accapigliavano per cose che non capivo ..........sembravano matti, ora capisco perchè si posssono dire cose assurde e urlare ma vedo gli occhi del mio bambino e mi ricordo quanto stupidi si è quando si è perso il senso del giusto e dello sbagliato..da adulti e capisco dai suoi occhi che tutto quello a cui io do importanza, non ne ha, un abbraccio, una coccola, uno scherzo, una frase buffa un cambio di tono la caduta di una foglia l'espressione del cane, la scoperta di una cosa nuova, la riscoperta di una cosa vecchia scordata...una mamma che ti prende in braccio quando sei stanco, un papà che ti abbraccia quando ti sei fatto male e manda via la "bua" queste sono le cose importanti, il volo di un uccellino, un colpo di vento, la forma delle nuvole...............

5
ThanksGod
ThanksGod
Viandante Storico
Viandante Storico
Io avevo paura dela notte...infatti l'estate non riuscendo a dormire, sentivo le campane suonare l'orario e più aumentava l'ora, più avevo paura perchè pensavo che superata l'Una il "Dio del sonno" mi avrebbe lasciato senza sonno e mi sarebbe venuto a prendere perchè avevo fatto il cattivo non dormendo.

6
Giglio Bianco
Giglio Bianco
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Da piccolo riuscivo a controllare i miei sogni, e ad accorgermi che fossero tali molto spesso. Quando ero piccolo la dimensione del sogno una volta identificata diventava un regno in cui io ero Dio, punto e basta. Un Dio a cui l'inconscio si rivoltava nei modi piu' bizzarri (spariva l'acqua dell'acquario, ma io facevo in modo che i pesci respirassero lo stesso).
Una volta sveglio ero contento di aver vissuto tutto quel casino, anche solo in un sogno.

Di recente, l'unica volta che mi sono accorto che qualcosa era un sogno, mi son seduto su un pizzo del letto onirico e mi sono messo a piangere perche' non volevo svegliarmi.

Sono decisamente cambiato.

7
BigBossStigazzi
BigBossStigazzi
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
giglio...che mi hai ricordato, anch'io ho vissuto qualcosa di molto simile e poi per anni non ho più sognato (o mantenuto il ricordo dei sogni) ma prima avevo imparato a gestirli, a modificare il corso degli eventi onirici...poteri infantili persi nell'età adulta.

8
dreinbrein
dreinbrein
Viandante Residente
Viandante Residente
Giglio e Boss, capitava anche a me. Ricordo perfettamente la sensazione di potenza che mi dava il controllo dei sogni. Riuscivo addirittura a stabilirne la durata, qualche volta a direzionarli in modo abbastanza significativo e chirurgico. Spesso decidevo cosa sognare ancora prima di addormentarmi. Ma c'era un fattore oscuro che rendeva tutto meno piacevole di come poteva essere (o sembrare). Andavo a letto dopo carosello, un lusso che sarà stato condiviso solo dalla parte più vintage del forum, e dovevo fare i conti con il mio "carosello" personale. Il primo sonno, infatti, era dominato dal "carosello dei mostri". Una cosa organizzatissima con tanto di siglette e siparietti, che aveva come protagonisti esseri orrendi che mi terrorizzavano ogni sera, in modo sempre diverso, ma rigorosamente nell'ambito del format, tra una canzoncina e l'altra. Durava non più di cinque minutisogno, che non so a quanto spazio occupino nel tempoveglia. Comunque dovevo farci i conti tutte le sere, subito dopo le preghierine d'ufficio. Un rituale più rituale delle preghierine stesse. Chissà, magari fu questa associazione a gettare i primi pilastri del mio agnosticismo. Ripensarci, oggi, mi fa sentire impotente e solidale con quel bambino. Ma allora ero più forte e pragmatico, come tutti i bambini, e accettavo con rassegnazione quella sfida, perchè sapevo che era inevitabile, e che ci si doveva passare attraverso. E' durato il periodo necessario per metabolizzare un evento familiarepocale, ammesso che esistesse una qualsiasi forma di digestione possibile. Un anno, massimo, o non più di due, forse, e poi sparirono preghierine e caroselli. Ma non ricordo ruttini.

9
Giglio Bianco
Giglio Bianco
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Non ero uno di quei bambini che non capiva le liti degli adulti e desiderava sempre che facessero pace preso da un insano buonismo, che invece vedevo spesso negli altri bambini, in particolare rispetto ai genitori, contro ogni logica.
C'e' da dire che come bambino ragionavo in maniera insolitamente lucida, e questo mi e' sempre stato detto.
Non sono sicuro che sia una bella cosa, comunque, essere cosi' poco bambini sin da bambini. A volte mi sento come se mi fosse mancato un pezzo di vita.

Gli altri bambini dicevano spesso che avevo due tipi di carattere, uno era simpatico e l'altro era davvero antipatico. E io non capivo di che cosa stessero parlando.
Con il tempo ho capito che quello simpatico era quello che voleva giocare e che nel gioco prendeva sempre tutto come loro, quello fantasioso che tendeva a trascinare le persone una a una verso la magia della realta', e riusciva a rendere anche un formicaio una meraviglia.
Quello antipatico era quello che pensava come una persona grande, e non voleva sempre giocare e divertirsi, e voleva starsene da solo a pensare, o semplicemente chiaccherare.
Ma a loro non piaceva stare da soli a pensare, e io questo non lo capivo.

Mio nonno ancora oggi si ricorda che fissavo il soffitto per ore, e guai a rompermi le scatole mentre lo facevo.

Cosi', quando ero "antipatico", mi lasciavano da solo. E per loro era una punizione immensa, ma a me non me ne fregava niente.

Avevo due amiche con le quali mi divertivo a inventare mondi paralleli in cui infilarci e vivere avventure meravigliose. Insieme eravamo eroi contro un nemico comune che amava tormentarci e complicarci il passo, dal sesso non ben definito, loro dicevano che fosse un uomo, per me era una donna.
Ogni cosa che ci piacesse in qualche modo finiva coinvolta in quel mondo bizzarro fatto di enigmi, castelli, capcacita' di spostarsi dentro il corpo di altre persone, di finire in universi paralleli, per fare entrambe le cose c'erano diversi portali. Due stavano nel giardino della nostra scuola elementare, un albero e un muretto.

Le nostre situazioni familiari erano tutte e tre dei disastri, e ne eravamo perfettamente consci, eravamo pero' tre tipi di persone molto diversi.

C'era la bimba ricca intelligentissima secchionissima e saggia, che aveva una mamma che vedeva poco, dei nonni sempre in casa a badare a lei, e un padre lasciato dalla stessa madre perche' si era innamorata di un altro uomo. Lei desiderava la mamma piu' vicina, e piangeva se non poteva tornare a casa e stare un po' con lei. Io non la capivo, e pensavo che non fosse poi cosi' tanto una tragedia, e che poteva aspettare che la mamma tornasse poi e chiederle di giocare con lei, come facevo e pretendevo io a discapito di qualsiasi orario.
Spesso mi dicevano "la mamma e' stanca falla andare a dormire" e io rognavo lo stesso per la serie "cinque minuti!!!" (che poi ovviamente non erano mai cinque minuti).
Ma se deve lavorare, deve lavorare, si puo' sempre giocare coi nonni!

Poi c'ero io, che ero il sognatore, che ero l'artista e il ribelle, l'outsider. I miei vivevano ancora insieme, ma si scannavano ogni giorno, e mio padre urlava dietro a me e mia madre in maniera intollerabile, ogni giorno, perche' era egoista nevrotico e piuttosto maligno.
Lo e' ancora tutto sommato. Ha solo imparato a fingere di controllarsi un po'.
Quando litigavano spesso arrivavano a dei punti di reciproca esasperazione, e io chiedevo loro perche' non si separavano, che sarebbe stato meglio per tutti.
Loro si allarmavano e si mettevano a fare la scena "ma no, ma noi ci amiamo, guarda facciamo pace ora eh, facciamo pace", guardandosi comunque con gli occhi storti, salvo prendere a bisbigliarsi incazzati neri "guarda cosa fai vedere al bambino" e altri bla bla senza senso.
Io non sapevo piu' come dir loro che non ero un rincoglionito e non mi interessava niente se si separavano, anzi, era meglio.
Loro son rimasti convinti che restare insieme era qualcosa che dovevano fare anche e soprattutto per il mio bene. Ma io non ci vedevo nessun bene a farmi vivere in un mondo di rabbia insulti e terrore rivolto non solo fra di loro, ma anche contro di me, tanto che piu' di una volta li ho minacciati di chiamare il telefono azzurro.

L'altra bambina era, ed e' tutt'ora, un raro caso di essere umano buono, ottimista gentile ed altruista. Un vero fiore. Un fiore nato da un padre straricco fuggito con un'altra donna abbandonando sia lei che sua madre in una situazione economica e personale veramente molto misera. Lei piangeva ad ogni suo compleanno perche' suo padre neanche telefonava per farle gli auguri, proprio si era del tutto dimenticato di lei.
Io non la capivo, come poteva volere un papa' a cui lei non interessava? Come poteva essere sempre cosi' misteriosamente, meravigliosamente ai miei occhi, priva di rabbia?

Tutt'ora mi rendo conto che non ho dei ricordi molto colorati e belli della mia infanzia.
Prometto che il prossimo sara' meno fatalista, scavero' qualcosa di positivo.

10
hakimsanai43
hakimsanai43
Viandante Storico
Viandante Storico
gattina
Quella volta avevo due anni e mia nonna era quasi sorda e io avevo l'incarico di avvertirla quando suonava l'allarme di un imminente attacco aereo sul cantiere navale di Monfalcone.
Io gridavo:"Nonna ! Allame Appaecchi!!" (Allarme! aerei ! )

Che tempi ragazzi !

gattina

11
Contenuto sponsorizzato

Visualizza l'argomento precedente Visualizza l'argomento successivo Torna in alto  Messaggio [Pagina 1 di 1]

Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.