IL TUTTO, lo spirito e la materia.
Strano paradosso quello della Vita!
Paradosso di sentirci, ciascuno di noi, così profondamente importanti attraverso l'unità del nostro Spirito, attraverso tutto ciò che costituisce la nostra Persona, attraverso il nostro Io: se questo Io scompare, tutto si annienta intorno a noi; il ricordo stesso di ciò che siamo stati, il ricordo di questo immenso universo, delle nostre gioie come delle nostre pene, tutto ritorna a ciò che non è mai esistito. Certo non possiamo rifiutare l'idea che, nella maggior parte dei casi, noi lasciamo a coloro che ci sopravvivono alcune "tracce" del nostro breve passaggio: ma per questo stesso Io, questo Io che ci era così prezioso, così fondamentale, giacchè tutto esisteva attraverso solo lui e niente esisteva senza di lui, per questo Io che costituiva la nostra Persona, non sembra restare niente : usciamo dalla Vita altrettanto nudi e spogli, e altrettanto brutalmente, d'altronde, di quando vi siamo entrati. Non eravamo niente prima, non siamo più niente dopo.
Strano paradosso dicevo, di questo Io, ad un tempo così grande e così piccolo, così grande giacchè è la sola luce che ci fornisce la visione del mondo e di noi stessi, così piccolo giacchè è destinato a scomparire senza conservare niente del proprio passato. Prima le tenebre; poi le tenebre. Peggio ancora: prima il Nulla, dopo il Nulla. E allora non sarebbe forse il momento di esclamare con Paul Valéry : A CHE PRO ?
Ma ecco che questo strano piccolo Io resiste, non accetta d'adeguarsi a questo destino che lo vuole soltanto come anello sul cammino del divenire del Tutto: questo Tutto che, per contrasto con il nostro Io, sembra possedere per se l'eternità del tempo così come l'infinità dello spazio. In primo luogo, dichiara il nostro piccolo Io: cosa saresti tu, il grande Tutto, se io non ci fossi? Perchè mi hai dato modo di esistere, se non perchè io prenda coscienza di te, se non perchè io sia preso da meraviglia di fronte alle tue immensità? al tuo favoloso passato, come al tuo prodigioso avvenire? Chi ha dato un senso ai tuoi miliardi di anni, alle tue centinaia di miliardi di galassie e di stelle, chi dunque ha saputo parlare del tuo "ordine" e della tua armoniosa organizzazione, se non questo Io, e soltanto questo Io ? Avresti potuto da solo prendere coscienza di tutte queste meraviglie, se non ci fossi stato io a farle risaltare ? E a valorizzarle col Mio Spirito. Dopo tutto chi mi prova che se non ci fossi stato io, con la mia supposta "piccola" Persona, col mio "minuscolo" piccolo Io, chi mi assicura che tu il "grande" Tutto, ci saresti tu stesso? Con me non metterti dunque a fare a chi è più furbo, diamoci piuttosto la mano, e conveniamo che se io non esisto senza di te, non è certo che tu stesso abbia la possibilità di vantarti di essere capace di esistere senza di me,
E poi, tu lo sai, tu il grande Tutto, nei tuoi spazi infiniti vi è oggi ogni tipo di piccole "cose" che, anch'esse posseggono l'eternità per se stesse: sono le particelle che costituiscono tutta la Materia, tutta la M I A Materia. I fisici ci insegnano oggi che queste particelle, i nucleoni che formano i nuclei atomici, gli elettroni che girano come soli intorno a quei nuclei, anche tutto ciò vive da miliardi di anni; non sei soltanto tu, il grande Tutto, ad avere l'eternità per te, ma c'è anche il mondo del più piccolo e io sono fatto con questo mondo del più piccolo, esso costituisce il mio corpo fin nelle sue più minuscole particelle ed è dunque, in effetti, ciò che sottende il mio Io. Sono costituito, io stesso, di "materiali" che hanno una durata di vita eterna, come te, il grande Tutto.Mi è stato spesso ricordato che io non sono altro che polvere, e che tornerò alla polvere: ma quale è il ruolo esatto di questa polvere nella mia avventura "spirituale", vorrei vederci un po più chiaro, vorrei sapere se "qualche cosa" del mio Io, grazie proprio a questa polvere "immortale" non sopravvive alla mia scomparsa corporea, e dà finalmente alla mia Persona, al mio Spirito, dalle radici che si alimentano nel Tutto, per condividere con esso l'avventura complessiva dell'Universo. Un'avventura in cui, in questo caso, il più piccolo e il più grande sarebbero inseparabili, un'avventura dell'Uno e del Tutto riuniti, l'avventura della Materia e dello Spirito armonizzati infine l'uno con l'altro.
Dimmi, grande Tutto, come si colloca la mia Persona tra te , che io abito, e la Materia che mi abita? Come chiedo alla Materia di non giocare più alle bilie negli enormi acceleratori fisici, rivelarmi un pò meglio di cosa sei fatta e ciò con esattezza tu condividi con quanto io chiamo il mio Spirito. Io, tra l'Uno e il Tutto, Io con L'Uno e il tutto. Così, alla fine potremo mettere nel sacco quello spaventoso: " A che pro ?".
Strano paradosso quello della Vita!
Paradosso di sentirci, ciascuno di noi, così profondamente importanti attraverso l'unità del nostro Spirito, attraverso tutto ciò che costituisce la nostra Persona, attraverso il nostro Io: se questo Io scompare, tutto si annienta intorno a noi; il ricordo stesso di ciò che siamo stati, il ricordo di questo immenso universo, delle nostre gioie come delle nostre pene, tutto ritorna a ciò che non è mai esistito. Certo non possiamo rifiutare l'idea che, nella maggior parte dei casi, noi lasciamo a coloro che ci sopravvivono alcune "tracce" del nostro breve passaggio: ma per questo stesso Io, questo Io che ci era così prezioso, così fondamentale, giacchè tutto esisteva attraverso solo lui e niente esisteva senza di lui, per questo Io che costituiva la nostra Persona, non sembra restare niente : usciamo dalla Vita altrettanto nudi e spogli, e altrettanto brutalmente, d'altronde, di quando vi siamo entrati. Non eravamo niente prima, non siamo più niente dopo.
Strano paradosso dicevo, di questo Io, ad un tempo così grande e così piccolo, così grande giacchè è la sola luce che ci fornisce la visione del mondo e di noi stessi, così piccolo giacchè è destinato a scomparire senza conservare niente del proprio passato. Prima le tenebre; poi le tenebre. Peggio ancora: prima il Nulla, dopo il Nulla. E allora non sarebbe forse il momento di esclamare con Paul Valéry : A CHE PRO ?
Ma ecco che questo strano piccolo Io resiste, non accetta d'adeguarsi a questo destino che lo vuole soltanto come anello sul cammino del divenire del Tutto: questo Tutto che, per contrasto con il nostro Io, sembra possedere per se l'eternità del tempo così come l'infinità dello spazio. In primo luogo, dichiara il nostro piccolo Io: cosa saresti tu, il grande Tutto, se io non ci fossi? Perchè mi hai dato modo di esistere, se non perchè io prenda coscienza di te, se non perchè io sia preso da meraviglia di fronte alle tue immensità? al tuo favoloso passato, come al tuo prodigioso avvenire? Chi ha dato un senso ai tuoi miliardi di anni, alle tue centinaia di miliardi di galassie e di stelle, chi dunque ha saputo parlare del tuo "ordine" e della tua armoniosa organizzazione, se non questo Io, e soltanto questo Io ? Avresti potuto da solo prendere coscienza di tutte queste meraviglie, se non ci fossi stato io a farle risaltare ? E a valorizzarle col Mio Spirito. Dopo tutto chi mi prova che se non ci fossi stato io, con la mia supposta "piccola" Persona, col mio "minuscolo" piccolo Io, chi mi assicura che tu il "grande" Tutto, ci saresti tu stesso? Con me non metterti dunque a fare a chi è più furbo, diamoci piuttosto la mano, e conveniamo che se io non esisto senza di te, non è certo che tu stesso abbia la possibilità di vantarti di essere capace di esistere senza di me,
E poi, tu lo sai, tu il grande Tutto, nei tuoi spazi infiniti vi è oggi ogni tipo di piccole "cose" che, anch'esse posseggono l'eternità per se stesse: sono le particelle che costituiscono tutta la Materia, tutta la M I A Materia. I fisici ci insegnano oggi che queste particelle, i nucleoni che formano i nuclei atomici, gli elettroni che girano come soli intorno a quei nuclei, anche tutto ciò vive da miliardi di anni; non sei soltanto tu, il grande Tutto, ad avere l'eternità per te, ma c'è anche il mondo del più piccolo e io sono fatto con questo mondo del più piccolo, esso costituisce il mio corpo fin nelle sue più minuscole particelle ed è dunque, in effetti, ciò che sottende il mio Io. Sono costituito, io stesso, di "materiali" che hanno una durata di vita eterna, come te, il grande Tutto.Mi è stato spesso ricordato che io non sono altro che polvere, e che tornerò alla polvere: ma quale è il ruolo esatto di questa polvere nella mia avventura "spirituale", vorrei vederci un po più chiaro, vorrei sapere se "qualche cosa" del mio Io, grazie proprio a questa polvere "immortale" non sopravvive alla mia scomparsa corporea, e dà finalmente alla mia Persona, al mio Spirito, dalle radici che si alimentano nel Tutto, per condividere con esso l'avventura complessiva dell'Universo. Un'avventura in cui, in questo caso, il più piccolo e il più grande sarebbero inseparabili, un'avventura dell'Uno e del Tutto riuniti, l'avventura della Materia e dello Spirito armonizzati infine l'uno con l'altro.
Dimmi, grande Tutto, come si colloca la mia Persona tra te , che io abito, e la Materia che mi abita? Come chiedo alla Materia di non giocare più alle bilie negli enormi acceleratori fisici, rivelarmi un pò meglio di cosa sei fatta e ciò con esattezza tu condividi con quanto io chiamo il mio Spirito. Io, tra l'Uno e il Tutto, Io con L'Uno e il tutto. Così, alla fine potremo mettere nel sacco quello spaventoso: " A che pro ?".