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Cos'è la ragione ?

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altamarea
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Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Cos'è la ragione ? Il-sonno-della-ragione-genera-mostri-di-francisco-goya_352-288
Francisco Goya: “Il sonno della ragione genera mostri”, 1797; Madrid, Biblioteca Nazionale.

“El sueño de la razón produce monstruos” c’è scritto sul frontale del tavolo sul quale l'uomo dorme. Alle sue spalle ci sono degli animali, ma non sono mostri: c’è un felino accucciato, sembra una lince, ci sono un gufo, un pipistrello ed altri volatili. È lo stesso Goya ad indicarci il significato della sua opera in un questo scritto: “La fantasia priva della ragione genera impossibili mostri: unita alla ragione è madre delle arti e origine di meraviglie”.

Ma cos’è la ragione ? Per i filosofi è la facoltà dell’intelletto che permette il pensiero razionale e si contrappone all’irrazionalità; per gli psicologi cognitivi è la capacità della mente di elaborare ragionamenti più o meno corretti.

Fin dai tempi di Aristotele i filosofi hanno sempre pensato che la ragione sia la capacità mentale che separa gli uomini dagli animali, guidandoli nella ricerca di conoscenza e orientandoli verso le decisioni più sagge.

Gli psicologi hanno mostrato che la ragione non ha il potere che i filosofi vorrebbero attribuirle.

Lo psicologo Daniel Kahneman, Premio Nobel per l’economia, sostiene che la ragione ci aiuta di andare al di là delle intuizioni sbagliate, invece la gente usa la ragione per cercare argomenti che confermano le proprie intuizioni errate.
Il nome dato a questa tendenza psicologica è “bias di conferma” o “bias di polarizzazione” (myside bias, in inglese), ossia la tendenza a cercare ragioni che confermino ciò che crediamo, invece di esaminare oggettivamente le nostre credenze e fare attenzione ai fattori che potrebbero mostrarne la falsità.

Il ragionamento non ci mostra le nostre false intuizioni, aiutandoci a correggerle e portandoci ad una maggiore conoscenza e saggezza, ma fa il contrario. Ci fornisce ragioni che confermano ciò che crediamo ci rende più sicuri di avere ragione anche quando abbiamo torto.

Ma perché la ragione agisce in tal modo ? Qual è il suo scopo ? Come funziona e perché è evoluta solo tra gli esseri umani ?
La ragione non è evoluta per migliorare la capacità di pensare e di decidere in modo corretto. La sua funzione è sociale, è uno “strumento” per l’interazione sociale,per influenzare gli altri ed essere influenzati, o a volte resistere all’influenza degli altri.

Gli studiosi Hugo Mercier e Dan Sperber nel loro saggio titolato “The enigma of reason”
( edito da Harward University Press) espongono la loro teoria. Affermano che la ragione è evoluta per produrre giustificazioni e argomenti per influenzare gli altri e valutare, prima di accettare o rifiutare, le giustificazioni e gli argomenti che ci vengono offerti per influenzarci.

Sarebbero difficili le interazioni se non potessimo scambiare argomenti e giustificazioni. Correremmo continuamente il rischio di fraintendere gli altri ed essere fraintesi, di essere portati a credere cose sbagliate e di far credere agli altri cose non vere.

Abbiamo bisogno di ragionare per raggiungere i grandi obiettivi nella scienza e nella tecnica ma anche nelle nostre interazioni quotidiane: per giustificare per esempio un ritardo ad un appuntamento, per accettare o rifiutare le giustificazioni degli altri quando sono in ritardo.
La ragione è e deve essere tendenziosa quando produce argomenti e giustificazioni. Quando invece essa valuta gli argomenti e le giustificazioni degli altri, allora deve essere più oggettiva e rigorosa, in modo da avere solide basi razionali per rifiutare gli argomenti degli altri, ma anche per riconoscere i nostri errori e cambiare opinione.

La psicologia contemporanea ha prodotto numerosi risultati che mostrano che siamo più oggettivi quando valutiamo le ragioni degli altri di quanto lo siamo quando dobbiamo giustificare le nostre idee.

Chi ha prodotto argomenti distorti per giustificare il risultato scorretto si rende conto che gli argomenti degli altri sono migliori e cambia idea. Quando ragioniamo da soli, tendiamo invece a confermare ciò che pensiamo e, al massimo, rinforzare le idee che abbiamo già, che siano giuste o sbagliate. In una discussione sincera, persone che partono da punti di vista differenti possono convergere verso una maggiore conoscenza e trovare soluzioni più sagge.

Il dibattito con gli altri è il modo migliore per verificare e migliorare le proprie opinioni. Invece il soliloquio riflessivo è un’attività per la quale la ragione non è adatta.
Perciò facciamo bene a partecipare ai forum, specie se serve per scambiare opinioni.

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Constantin
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Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
(da "quello che gli occhi non vedono" di Carlos Castaneda)

“Fin da quando nasciamo gli altri ci dicono che il mondo è in un determinato modo, e naturalmente noi non abbiamo altra scelta che accettare che il mondo sia come gli altri ci hanno detto che è. Il bambino apprende come deve percepire il mondo per essere pienamente integrato. Passo dopo passo, gli viene resa familiare una descrizione del mondo che egli impara a percepire, mantenere e difendere come “la vera realtà”. La ragione induce gli uomini a dimenticare che la descrizione è soltanto una descrizione, ma prima che arrivino a capirlo, hanno intrappolato la loro essenza in una gabbia da cui emergono raramente nel corso della vita.”
“Siamo intrappolati all’interno della bolla di percezione e quello di cui siamo testimoni è un riflesso della nostra visione del mondo, la nostra descrizione. Parliamo incessantemente a noi stessi del nostro mondo ed è proprio grazie a questo nostro dialogo interiore che lo preserviamo, e ogniqualvolta continuiamo a parlarci di noi e del nostro mondo, il mondo rimane sempre come dovrebbe essere. Con questo nostro dialogo lo rinnoviamo, gli infondiamo vita, lo puntelliamo. Arrestando il dialogo interiore, sfondiamo la barriera che ci separa da noi stessi. Ogni volta che si interrompe il dialogo interiore, il mondo così come lo conosciamo collassa e affiorano aspetti di noi del tutto straordinari, come se fino a quel momento fossero stati sorvegliati a vista dalle nostre parole.”
“Finché si considera la cosa più importante del mondo, l’uomo è incapace di apprezzare nel giusto modo la realtà\ragione che lo circonda. È come un cavallo con i paraocchi. Tutto ciò che vede è se stesso separato dal resto. Buona parte della nostra energia viene usata per alimentare la nostra sensazione di essere importanti; se riuscissimo a rinunciare in parte a quest’ultima, ci accadrebbero due eventi straordinari. Primo non utilizzeremmo più la nostra energia per cercare di mantenere viva l’illusione della nostra grandezza; secondo, avremmo risparmiato energia sufficiente per intravedere la vera grandezza dell’universo.”
“Tenendosi saldamente aggrappato all’immagine che ha di sè, l’uomo razionale conferma la sua ignoranza abissale. Egli ignora che l'essenza fantastica non significa incantesimi e formule magiche, bensì la libertà di percepire non solo il mondo che diamo per scontato, ma quant’altro è umanamente possibile. L’uomo rabbrividisce davanti alla prospettiva della libertà. E la libertà è a un passo da lui.”

(in margine all'Anticristo di Nietzsche)

L'essere umano può essere definito prevalentemente istintivo o quando non ha un'adeguata età cronologica o quando, avendola, non ha la corrispettiva maturità mentale. Neppure l'uomo primitivo può essere definito "meramente istintivo". Recuperare il giusto valore dell'istinto, specie in una società intellettualistica come quella occidentale, è possibile solo in una forma sociale che non neghi valore alla ragione. Se la ragione dominante è - come vuole Nietzsche - in décadence, non è certo col solo istinto che la si può rinnovare. Occorre una nuova ragione, che sappia ovviamente tener conto delle istanze emancipative dell'istinto.
L'istinto può apparire più vero perché più primordiale, ma di per sé l'istinto non racchiude tutta la complessità della specie umana (come invece avviene per quella animale). E' inutile illudersi che una vita istintiva sia da considerarsi più felice di una vita riflessiva o etica. Quando lo è, lo è alla maniera animale, cioè in forme del tutto inconsce. L'animale non si chiede come dover essere felice. Ogniqualvolta l'essere umano vuol porre l'istinto in antitesi alla ragione cade in una contraddizione insolubile, poiché il voler porre qualcosa contro qualcos'altro fa già parte di un'operazione della coscienza razionale. Il non rendersi conto di questo porta l'uomo a vivere i propri istinti peggio che gli animali.
Nietzsche ha ragione quando afferma che la cultura dominante censura gli istinti vitali semplicemente perché li teme, cioè ha ragione nel sostenere che tale cultura, in sé contraddittoria, non ha alcun diritto di negare l'esistenza all'istinto, ma ha torto quando crede che in virtù degli istinti repressi si possa creare una controcultura. Il primato degli istinti sulla ragione porta sempre alla nascita di una subcultura. In tal senso Nietzsche rappresenta, al pari di Freud, l'anticipazione di quella parte più anarchica del movimento studentesco del '68 (che poi ha trovato sviluppi nel pansessualismo, in certi generi artistici autoreferenziali, fino alla tragedia del terrorismo politico).

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