"ISLAM"
Non è un momento "sereno" per parlare del Corano. Chi minaccia le nostre vite e la nostra libertà impugna questo testo sacro, insieme con il coltello per le decapitazioni.
Le nenie arabe accompagnano riti efferati e sono infiorettate da citazioni divine. Non sono "ispirate" da Dio, ma espressione diretta dello stesso Allah, il quale per mezzo dell'arcangelo Gabriele dettò parola per parola al suo Profeta. La verità intangibile.
Questo si impara leggendo il libro di Maometto.
Se il Corano dice : - Uccidi l'infedele ! - ( e nel Corano, di versetti simili, ce ne sono, eccome...); non esistono spazi per interpretazioni metaforiche : si deve eseguire, è un comandamento. E non ci sono Rabbini giudei o Papi cristiani in grado di contraddire chi, obbedendo al Libro, si armi di spada, coltello, roghi, crocefissioni e impiccagioni dei così detti " infedeli ", armamenti chimici sofisticati, chi si fa esplodere per fede uccidendo decine e decine di innocenti ecc. ecc.
Questa è la prima dimostrazione dell'abissale differenza fra Islam, Ebraismo e Cristianesimo. Ce ne sono tante altre.
Chi leggerà il Corano, o lo ha già letto, ha incamerato queste differenze, si è reso conto di chi noi occidentali abbiamo dinnanzi .
Un occidentale crede di conoscere il suo competitore inturbantato e invece non va oltre il burqa. Siamo intimoriti non guardiamo sotto, per una specie di pudore o pigrizia, quel burqa inventato per nascondere il volto delle signore arabe, non è previsto affatto dal Corano: balle quindi quando ci dicono che vietarlo per ragioni di sicurezza è un attentato alla libertà religiosa.
Il Corano nasconde dentro di sè perle di bellezza mescolate a propositi terrificanti verso chi non si sottomette (Islàm vuol dire sottomissione).
Il dialogo tra le religioni monoteiste, a mio avviso, non esiste.
Come ho detto Islàm è un termine arabo che significa "sottomissione" a Dio. L' Islàm non è solo una religione praticata da un miliardo di fedeli ma è anche uno stile di vita, cioè un insieme di valori politici, giuridici, sociali e culturali che regolano tutta l'esistenza umana.
I musulmani sono appunto coloro che si sono "sottomessi" a Dio.
Per i musulmani è un insulto sentirsi chiamati "maomettani" ( come spesso noi occidentali facciamo), perchè sono convinti che la loro religione sia stata fondata non da Maometto ma da Dio, il quale si è servito, naturalmente, del suo rasùl ( messaggero), cioè Maometto.
Maometto ( in lingua originale Muhàmmad, " molto lodato" ) nacque alla Mecca, nel centro della zona costiera della penisola arabica, "verso" il 570 d.C. Il suo clan dei Banù Hàshim ( figli di Hàshim ) apparteneva alla tribù araba dei Coreisciti (Quràysh, "piccolo squalo"). I Coreisciti esercitavano un predominio di fatto non solo sulla Mecca ma anche sulle altre città e tribù dell'Arabia centro-settentrionale.
La Mecca -madre delle città- come la chiama il Corano, doveva la sua importanza alla posizione che occupava all'incrocio delle grandi vie carovaniere che conducevano a nord-est in Siria e a sud-ovest nello Yemen e fino in Etiopia.
Ma l'importanza eccezionale della Mecca era dovuta soprattutto al suo celebre santuario della Càaba, che attirava pellegrini da ogni parte dell'Arabia.
Kàba in arabo significa "cubo" era infatti un tempio dalla forma vagamente cubica (m. 12 di lunghezza, 10 di larghezza e 15 di altezza) in cui si adoravano tutti gli dei del pantheon arabo. Questo, probabilmente fin verso gli inizi dell'era cristiana, vicino alla fonte sacra di Zarmzam.
In seguito fu costruita la Càaba sul modello della tipica tenda quadrangolare usata ancor oggi dai beduini mentre la stele "pietra nera" fu incastonata nell'angolo sud-est del tempio.
Grazie alla Càaba, la Mecca divenne gradualmente la capitale religiosa dell'intera penisola arabica.
Oggi la Càaba e la fonte sacra di Zarmzam si trovano quasi al centro di un grande cortile m. 108 x 164. Secondo il Corano è stato Abramo per ordine di Dio, a costrire e purificare la Càaba con l'aiuto del figlio Ismaele, capostipite degli arabi.
All'interno la Càaba è completamente vuota perchè quando nel 630 d.C. Maometto conquistò la Mecca ne tolse tutte le immagini delle divinità pagane, lasciandovi ,forse, un'immagine di Abramo e un'altra della Madonna col bambino; all'esterno è ricoperta di un grande tappeto nero, con scritte coraniche, che viene cambiato ogni anno.
Divinità suprema del pantheon arabo era Allàh, confuso di solito con la prima persona della trinità semitica costituita dal Padre, dalla Madre (Al Uzzà - la potente) e dal Figlio (Hubal). Allàh aveva pure due figlie che insieme alla Madre ed al Figlio avevano finito con l'eclissarlo.
Maometto si propose appunto di restituire ad Allàh non solo la sua posizione di supremazia, ma anche la sua prerogativa di Dio unico.
Il monoteismo intransigente predicato da Maometto che implica, tra l'altro, la condanna assoluta della Trinità cristiana, quindi della divinità di Gesù, costituisce l'essenza dell'Islàm.
Ma chi è Maometto ( nato alla Mecca nel 570 d.C. e morto nel 632 a Medina, dove si trova ancora la sua tomba) messaggero di Dio, profeta dell'Islàm, che intraprese una lotta senza quartiere contro il politeismo pagano e che in vent'anni arrivò a conquistare la Mecca e a far trionfare definitivamente una nuova religione?
Per chi non si lasci accecare da pregiudizi (giustificati) o spirito di parte, Maometto è senza dubbio una figura eccezionale.
Le ipotesi di epilessia, autosuggestione, estrema eccitazione dell'immaginazione formulate da psichiatri del mondo occidentale non tengono in nessun conto l'aspra vita nomade nel deserto e l'intelligente ingegnosità che si deve possedere per restare anche solo capo di una banda di beduini.. In realtà il segreto dell'anima di Maometto ci rimane sigillato. La diversità stessa delle meditazioni dei mistici musulmani sulla sua vita interiore dimostra quanto la questione resti misteriosa.
Anima ardente, estremamente complessa, uomo fra gli uomini, peccatore confesso e penitente, Maometto ha conosciuto la grandezza e la miseria della nostra condizione umana; ma ha pure avuto il genio del comando, il carisma del capo che sa trascinare le folle.
Dei profeti semitici, Maometto aveva il monoteismo più intransigente, il senso vivissimo della rivelazione di un Dio trascendente che "esige" la sottomissione incondizionata (Islàm).
Amava i piaceri ma si dava all'ascesi, fu caritatevole ma spesso crudele, non fu eloquente nella vita ordinaria ma seppe presentare agli uomini testi religiosi di bellissima poesia, considerati ancor oggi non solo capolavori della letteratura araba, ma parola di Dio da centinaia di milioni di seguaci.
In fondo, Maometto non è il mostro satanico o un freddo impostore favoleggiato per secoli dal mondo cristiano e nemmeno " la migliore delle creature" come affermano i suoi devoti.
Però ha cambiato gran parte della storia dell'uomo. Lo si può esaltare o condannare, ma nessuna persona colta o amante della verità può ignorarlo.
Il Corano (Qur'àn, recitazione) riflette non solo il messaggio ma anche la vita e la personalità del Profeta. Va detto subito, però, che per i musulmani il Corano è infinitamente più di un documento storico degno di fede: è la stessa parola di Allàh e occupa quindi nell'Islàm una posizione fondamentale.
Secondo la dottrina islamica ortodossa il Corano è increato; scritto in cielo in un prototipo eterno chiamato "madre di ogni libro" e che poi fu fatto scendere sulla terra, cioè fu rivelato da Dio a Maometto nel corso di circa vent'anni per mezzo dell'arcangelo Gabriele.Nella sua forma attuale il Corano è lungo quattro quinti del Nuovo Testamento cristiano e comprende 114 sure, divise in 6.219 versetti detti àyàt "segni" di Dio.
Le sure sono disposte in modo curioso, non in ordine cronologico ma secondo la loro lunghezza, dalle più lunghe alle più brevi.
Forse perchè per prime si trascrissero le sure più lunghe e quindi più difficili da ricordare, per timore di alterarle quando venissero a mancare i "portatori del Corano", cioè i musulmani che sapevano tutto il Corano a memoria.
Fa eccezione la prima sura, detta Fàtiha (aprente - il Corano) la quale, pur non essendo composta che da sette versetti è considerata il sommario di tutto il Corano e una professione di fede islamica. Secondo la tradizione, quando Maometto riceveva una rivelazione, la recitava subito ad un'assemblea di uomini, poi ad un'assemblea di donne, dettava quindi il testo rivelato ad uno scriba e finalmente chiedeva ai suoi seguaci di impararlo a memoria.
I versetti rivelati venivano scritti sui materiali più diversi, come foglie di palma, pelli o ossi di cammello. Fu solo durante il califfato Abù Bakr (632\634 d.C.), primo successore di Maometto, che i vari frammenti furono riordinati in modo da poter pubblicare un esemplare tipico. ( la sura 3 divide i versetti coranici in "Chiari" o "Solidi", cioè di significato ben preciso, e "Oscuri" o "Allegorici", che - pur non essendo meno sacri- ammettono però varie interpretazioni personali, mentre il loro vero significato è noto solo ad Allàh).
I commentatori mussulmani del Corano lo dividono in 3 grandi parti: ahkàm- precetti e norme rituali e legali; qisas - racconti edificanti che riguardano in particolar modo i Profeti e i personaggi della tradizione araba anche preislamica; mawà'iz - ammonimenti rivolti ai fedeli e inni alla gloria di Allàh.
Per finire, l'Islam è la religione della legge. Per la salvezza del credente è sufficiente un minimo di atti legali prescritti dal Corano, specialmente l'osservanza dei cinque "pilastri" dell'Islam: professione di fede, preghiera rituale e canonica, digiuno del mese di ramadàn , pagamento della decima e pellegrinaggio alla Mecca.
Fu proprio la natura essenzialmente teocratica dell'Islàm a provocare lo sviluppo di una complicata scienza giuridica certamente contraria allo spirito del Corano, che vuole una religione facile, senza eccessi, alla portata di tutti. L'elemento etico fu introdotto più tardi ad opera del sufismo (simbolismo coranico durante la ricerca spirituale ed esoterica), ascetismo mistico, estraneo allo spirito ortodosso dell' Islàm.
Un'ultima osservazione. Se qualcuno si mette in testa di studiare l'Islàm e soprattutto il suo libro sacro, il Corano, è essenziale non si lasci guidare da criteri religiosi preconcetti e tanto meno dalla mentalità occidentale o dalle follie dell' Isis, cosi come bisogna resistere alla tentazione di un sincretismo inconsulto o disonesto, destinato al fallimento
Onestà, sincerità e rispetto nell'esporre e comprendere le posizioni reciproche sono i presupposti indispensabili di ogni ricerca della verità.
rif. De Vitray-Meyerovitch, Guzzetti, Fahd, Rodinson, Malvezzi, Bassetti-Sani.
Non è un momento "sereno" per parlare del Corano. Chi minaccia le nostre vite e la nostra libertà impugna questo testo sacro, insieme con il coltello per le decapitazioni.
Le nenie arabe accompagnano riti efferati e sono infiorettate da citazioni divine. Non sono "ispirate" da Dio, ma espressione diretta dello stesso Allah, il quale per mezzo dell'arcangelo Gabriele dettò parola per parola al suo Profeta. La verità intangibile.
Questo si impara leggendo il libro di Maometto.
Se il Corano dice : - Uccidi l'infedele ! - ( e nel Corano, di versetti simili, ce ne sono, eccome...); non esistono spazi per interpretazioni metaforiche : si deve eseguire, è un comandamento. E non ci sono Rabbini giudei o Papi cristiani in grado di contraddire chi, obbedendo al Libro, si armi di spada, coltello, roghi, crocefissioni e impiccagioni dei così detti " infedeli ", armamenti chimici sofisticati, chi si fa esplodere per fede uccidendo decine e decine di innocenti ecc. ecc.
Questa è la prima dimostrazione dell'abissale differenza fra Islam, Ebraismo e Cristianesimo. Ce ne sono tante altre.
Chi leggerà il Corano, o lo ha già letto, ha incamerato queste differenze, si è reso conto di chi noi occidentali abbiamo dinnanzi .
Un occidentale crede di conoscere il suo competitore inturbantato e invece non va oltre il burqa. Siamo intimoriti non guardiamo sotto, per una specie di pudore o pigrizia, quel burqa inventato per nascondere il volto delle signore arabe, non è previsto affatto dal Corano: balle quindi quando ci dicono che vietarlo per ragioni di sicurezza è un attentato alla libertà religiosa.
Il Corano nasconde dentro di sè perle di bellezza mescolate a propositi terrificanti verso chi non si sottomette (Islàm vuol dire sottomissione).
Il dialogo tra le religioni monoteiste, a mio avviso, non esiste.
Come ho detto Islàm è un termine arabo che significa "sottomissione" a Dio. L' Islàm non è solo una religione praticata da un miliardo di fedeli ma è anche uno stile di vita, cioè un insieme di valori politici, giuridici, sociali e culturali che regolano tutta l'esistenza umana.
I musulmani sono appunto coloro che si sono "sottomessi" a Dio.
Per i musulmani è un insulto sentirsi chiamati "maomettani" ( come spesso noi occidentali facciamo), perchè sono convinti che la loro religione sia stata fondata non da Maometto ma da Dio, il quale si è servito, naturalmente, del suo rasùl ( messaggero), cioè Maometto.
Maometto ( in lingua originale Muhàmmad, " molto lodato" ) nacque alla Mecca, nel centro della zona costiera della penisola arabica, "verso" il 570 d.C. Il suo clan dei Banù Hàshim ( figli di Hàshim ) apparteneva alla tribù araba dei Coreisciti (Quràysh, "piccolo squalo"). I Coreisciti esercitavano un predominio di fatto non solo sulla Mecca ma anche sulle altre città e tribù dell'Arabia centro-settentrionale.
La Mecca -madre delle città- come la chiama il Corano, doveva la sua importanza alla posizione che occupava all'incrocio delle grandi vie carovaniere che conducevano a nord-est in Siria e a sud-ovest nello Yemen e fino in Etiopia.
Ma l'importanza eccezionale della Mecca era dovuta soprattutto al suo celebre santuario della Càaba, che attirava pellegrini da ogni parte dell'Arabia.
Kàba in arabo significa "cubo" era infatti un tempio dalla forma vagamente cubica (m. 12 di lunghezza, 10 di larghezza e 15 di altezza) in cui si adoravano tutti gli dei del pantheon arabo. Questo, probabilmente fin verso gli inizi dell'era cristiana, vicino alla fonte sacra di Zarmzam.
In seguito fu costruita la Càaba sul modello della tipica tenda quadrangolare usata ancor oggi dai beduini mentre la stele "pietra nera" fu incastonata nell'angolo sud-est del tempio.
Grazie alla Càaba, la Mecca divenne gradualmente la capitale religiosa dell'intera penisola arabica.
Oggi la Càaba e la fonte sacra di Zarmzam si trovano quasi al centro di un grande cortile m. 108 x 164. Secondo il Corano è stato Abramo per ordine di Dio, a costrire e purificare la Càaba con l'aiuto del figlio Ismaele, capostipite degli arabi.
All'interno la Càaba è completamente vuota perchè quando nel 630 d.C. Maometto conquistò la Mecca ne tolse tutte le immagini delle divinità pagane, lasciandovi ,forse, un'immagine di Abramo e un'altra della Madonna col bambino; all'esterno è ricoperta di un grande tappeto nero, con scritte coraniche, che viene cambiato ogni anno.
Divinità suprema del pantheon arabo era Allàh, confuso di solito con la prima persona della trinità semitica costituita dal Padre, dalla Madre (Al Uzzà - la potente) e dal Figlio (Hubal). Allàh aveva pure due figlie che insieme alla Madre ed al Figlio avevano finito con l'eclissarlo.
Maometto si propose appunto di restituire ad Allàh non solo la sua posizione di supremazia, ma anche la sua prerogativa di Dio unico.
Il monoteismo intransigente predicato da Maometto che implica, tra l'altro, la condanna assoluta della Trinità cristiana, quindi della divinità di Gesù, costituisce l'essenza dell'Islàm.
Ma chi è Maometto ( nato alla Mecca nel 570 d.C. e morto nel 632 a Medina, dove si trova ancora la sua tomba) messaggero di Dio, profeta dell'Islàm, che intraprese una lotta senza quartiere contro il politeismo pagano e che in vent'anni arrivò a conquistare la Mecca e a far trionfare definitivamente una nuova religione?
Per chi non si lasci accecare da pregiudizi (giustificati) o spirito di parte, Maometto è senza dubbio una figura eccezionale.
Le ipotesi di epilessia, autosuggestione, estrema eccitazione dell'immaginazione formulate da psichiatri del mondo occidentale non tengono in nessun conto l'aspra vita nomade nel deserto e l'intelligente ingegnosità che si deve possedere per restare anche solo capo di una banda di beduini.. In realtà il segreto dell'anima di Maometto ci rimane sigillato. La diversità stessa delle meditazioni dei mistici musulmani sulla sua vita interiore dimostra quanto la questione resti misteriosa.
Anima ardente, estremamente complessa, uomo fra gli uomini, peccatore confesso e penitente, Maometto ha conosciuto la grandezza e la miseria della nostra condizione umana; ma ha pure avuto il genio del comando, il carisma del capo che sa trascinare le folle.
Dei profeti semitici, Maometto aveva il monoteismo più intransigente, il senso vivissimo della rivelazione di un Dio trascendente che "esige" la sottomissione incondizionata (Islàm).
Amava i piaceri ma si dava all'ascesi, fu caritatevole ma spesso crudele, non fu eloquente nella vita ordinaria ma seppe presentare agli uomini testi religiosi di bellissima poesia, considerati ancor oggi non solo capolavori della letteratura araba, ma parola di Dio da centinaia di milioni di seguaci.
In fondo, Maometto non è il mostro satanico o un freddo impostore favoleggiato per secoli dal mondo cristiano e nemmeno " la migliore delle creature" come affermano i suoi devoti.
Però ha cambiato gran parte della storia dell'uomo. Lo si può esaltare o condannare, ma nessuna persona colta o amante della verità può ignorarlo.
Il Corano (Qur'àn, recitazione) riflette non solo il messaggio ma anche la vita e la personalità del Profeta. Va detto subito, però, che per i musulmani il Corano è infinitamente più di un documento storico degno di fede: è la stessa parola di Allàh e occupa quindi nell'Islàm una posizione fondamentale.
Secondo la dottrina islamica ortodossa il Corano è increato; scritto in cielo in un prototipo eterno chiamato "madre di ogni libro" e che poi fu fatto scendere sulla terra, cioè fu rivelato da Dio a Maometto nel corso di circa vent'anni per mezzo dell'arcangelo Gabriele.Nella sua forma attuale il Corano è lungo quattro quinti del Nuovo Testamento cristiano e comprende 114 sure, divise in 6.219 versetti detti àyàt "segni" di Dio.
Le sure sono disposte in modo curioso, non in ordine cronologico ma secondo la loro lunghezza, dalle più lunghe alle più brevi.
Forse perchè per prime si trascrissero le sure più lunghe e quindi più difficili da ricordare, per timore di alterarle quando venissero a mancare i "portatori del Corano", cioè i musulmani che sapevano tutto il Corano a memoria.
Fa eccezione la prima sura, detta Fàtiha (aprente - il Corano) la quale, pur non essendo composta che da sette versetti è considerata il sommario di tutto il Corano e una professione di fede islamica. Secondo la tradizione, quando Maometto riceveva una rivelazione, la recitava subito ad un'assemblea di uomini, poi ad un'assemblea di donne, dettava quindi il testo rivelato ad uno scriba e finalmente chiedeva ai suoi seguaci di impararlo a memoria.
I versetti rivelati venivano scritti sui materiali più diversi, come foglie di palma, pelli o ossi di cammello. Fu solo durante il califfato Abù Bakr (632\634 d.C.), primo successore di Maometto, che i vari frammenti furono riordinati in modo da poter pubblicare un esemplare tipico. ( la sura 3 divide i versetti coranici in "Chiari" o "Solidi", cioè di significato ben preciso, e "Oscuri" o "Allegorici", che - pur non essendo meno sacri- ammettono però varie interpretazioni personali, mentre il loro vero significato è noto solo ad Allàh).
I commentatori mussulmani del Corano lo dividono in 3 grandi parti: ahkàm- precetti e norme rituali e legali; qisas - racconti edificanti che riguardano in particolar modo i Profeti e i personaggi della tradizione araba anche preislamica; mawà'iz - ammonimenti rivolti ai fedeli e inni alla gloria di Allàh.
Per finire, l'Islam è la religione della legge. Per la salvezza del credente è sufficiente un minimo di atti legali prescritti dal Corano, specialmente l'osservanza dei cinque "pilastri" dell'Islam: professione di fede, preghiera rituale e canonica, digiuno del mese di ramadàn , pagamento della decima e pellegrinaggio alla Mecca.
Fu proprio la natura essenzialmente teocratica dell'Islàm a provocare lo sviluppo di una complicata scienza giuridica certamente contraria allo spirito del Corano, che vuole una religione facile, senza eccessi, alla portata di tutti. L'elemento etico fu introdotto più tardi ad opera del sufismo (simbolismo coranico durante la ricerca spirituale ed esoterica), ascetismo mistico, estraneo allo spirito ortodosso dell' Islàm.
Un'ultima osservazione. Se qualcuno si mette in testa di studiare l'Islàm e soprattutto il suo libro sacro, il Corano, è essenziale non si lasci guidare da criteri religiosi preconcetti e tanto meno dalla mentalità occidentale o dalle follie dell' Isis, cosi come bisogna resistere alla tentazione di un sincretismo inconsulto o disonesto, destinato al fallimento
Onestà, sincerità e rispetto nell'esporre e comprendere le posizioni reciproche sono i presupposti indispensabili di ogni ricerca della verità.
rif. De Vitray-Meyerovitch, Guzzetti, Fahd, Rodinson, Malvezzi, Bassetti-Sani.