SER GALVANO E LADY RAGNELL
Era il giorno di Yule, e re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda che sedevano a banchetto nella grande sala del castello di Carlisle videro entrare una bella dama in lacrime.
-Sire, aiutatemi!- impllorò la poveretta torcendosi le mani. - Sono la moglie di un valoroso cavaliere che è stato vinto e fatto prigioniero dal nero signore del castello di Hewin. Costui è l'uomo più sleale del mondo.
Aggredisce e deruba tutti coloro che passano sulle sue terre e poi li getta in prigione o li fa affogare nel lago nero che circonda il suo sinistro castello.
Ieri ha sopraffatto mio marito e mi ha percossa duramente. E quando gli ho gridato che Artù in persona mi avrebbe vendicata, se ne è uscito con una perfida risata e mi ha risposto- " Dì al tuo re che lo aspetto in qualunque momento, ma che sono sicuro non avrà mai il coraggio di misurarsi con me! "
Artù era un re giusto, un valoroso cavaliere e un paladino delle dame. Perciò, nonostante i suoi cavalieri facessero di tutto per dissuaderlo, partì su due piedi con la dama per andare ad affrontare lo sleale signore di Hewin.
Il lungo viaggio li portò infine sulle rive del lago nero, davanti alle mura del possente castello.
Artù gridò forte la sua sfida, e subito il ponte levatoio si abbassò ed il cavaliere nero, che si chiamava ser Gromer, comparve sul suo nero cavallo da battaglia.
In quello stesso momento, ahimè, il re - sempre coraggioso ed impavido- fu preso da una paura così tremenda e paralizzante che poteva essere causata solo da una potente magia.
A nulla gli valsero l'invincibile spada Excalibur e la lancia Ron che non si era mai spezzata: il signore di Hewin lo disarcionò in un sol colpo! Quando poi il re vide che la dama rideva sinistramente ed entrava nel castello come ne fosse stata la signora, capì di essere stato attirato in un tranello.
Intanto ser Gromer, torreggiando su Artù dolorante al suolo stava dicendo: -Sei caduto nella trappola che ti ha preparato tua sorella Morgana la "badhbh", di cui la finta dama che ti ha accompagnato qui e io stesso siamo servi leali.
Sappi, comunque, che non ti finirò ora, come sarebbe mio diritto avendoti battuto in regolare duello, ma dovrai darmi la tua parola di re che tra un anno e un giorno tornerai qui con la risposta ad un indovinello.
Dovrai sapermi dire qual'è la cosa che le donne desiderano di più al mondo. Interroga chi vuoi, chiedilo a chiunque incontri, ma ricorda che io conosco l'unica risposta esatta e che quindi non mi potrai ingannare. Se al tuo ritorno non l'avrai trovata, ti ucciderò su questo ponte e getterò il tuo corpo nelle acque del lago.
E ora vattene!
Era ormai trascorso un anno intero. Artù, accompagnato dal diletto nipote Galvano, aveva cavalcato in lungo ed in largo per il regno e le risposte che aveva raccolto erano tutte scritte su due enormi libri che portava nelle borse della sella.
Ma il suo cuore gli diceva che nessuna di quelle risposte era quella giusta.
Il re e Galvano stavano attraversando la foresta che contornava il nero lago quando d'un tratto si trovarono davanti una dama riccamente vestita e montata su un gran cavallo bianco.
Aveva un portamento regale, era coperta di splendidi gioielli e di veli di seta finissima, ma il suo viso ed il suo corpo erano di una bruttezza rivoltante.
Aveva il volto rosso come il fuoco e lunghi denti gialli spuntavano dalle labbra esangui e sottili. La grossa testa era sorretta da un collo massiccio che poggiava su spalle esili e distorte. Il resto della sua persona era talmente informe da far pensare più ad un sacco di patate che a una dama d'alto lignaggio.
E tuttavia l'orrore che ispirava non era dovuto tanto al suo atroce aspetto quanto alla strana luce che emanavano i suoi occhi grandi e cerchiati di rosso, che sembravano raccontare una storia di paura e di dolore.
-re Artù, sii gentile con me- disse la dama dall'aspetto di un troll- con una sgradevole voce in falsetto- perchè solo io sono in grado di salvarti.
Artù e Galvano tirarono le redini dei cavalli, e il re rispose con cortesia:
-Vi saluto, signora, e il mio saluto è altrettanto sincero sia che voi siate la dama più nobile che la più umile del mio regno.-
-Vi ringrazio, sire- replicò la dama ridacchiando sgraziatamente, poi continuò: - Conosco il motivo del tuo viaggio e ti assicuro che sono l'unica a sapere la risposta all'indovinello che ti ha proposto il cavaliere nero. Ma te la rivelerò solo a condizione che uno dei tuoi cavalieri, nobile quanto te, accetti di sposarmi oggi stesso. -
- Non posso impegnarmi per un altro - obiettò Artù rivolgendole uno sguardo inorridito.
Ma Galvano intervenne prontamente:
- Sono il nipote del re, signora, e la mia nobiltà e pari alla sua. Se vi sposerò, darete ad Artù la risposta al quesito di ser Gromer?
-Certo, ser Galvano, ne sarò ben lieta!- esclamò l'orribile creatura.
-Allora, vi do la mia parola di cavaliere della Tavola Rotonda che vi prenderò quale mia legittima sposa se salverete la vita del mio signore Artù.
-Andate a Hewin_disse la dama- io vi aspetterò e torneremo insieme a Carlisle.
Poi si avvicinò al re e gli parlò all'orecchio.
Poco dopo Artù era di nuovo sulla riva del lago nero davanti al castello di Hewin. Galvano era rimasto sul limitare della foresta.
Subito il cavaliere nero comparve sul ponte.
-Salute sire- gridò ser Gromer dall'alto del suo cavallo nero. - Hai mantenuto la tua parola e sei tornato. Adesso dimmi quale è la cosa che le donne desiderano di più al mondo..
Re Artù aprì i due libroni e lesse tutte le risposte che aveva annotato. Ma alla fine ser Gromer scoppiò in una risata che echeggiò sulle acque immote e sugli alberi oscuri della foresta.
- Sei un uomo morto, Artù- gridò. -
Ricchezza, nobiltà, bei vestiti, piacerea, amore: tutte sciocchezze! Avvicinati e abbassa la testa perchè possa mozzartela e portarla alla mia signora, Morgana la " badhbh ".
-Aspetta un momento - replicò calmo il re.
- sulla strada ho incontrato una donna bruttissima che mi ha detto che la cosa che le donne desiderano di più al mondo è governare sugli uomini, anche sui più grandi...
Il signore di Hewin impallidì; poi lanciò una tremenda imprecazione:
- Sia maledetta Lady Ragnell!- urlò. - Ci ha traditi e spera così di salvarsi. Ma non si salverà mai!
E su queste misteriose parole voltò il cavallo e galoppò nel castello. La saracinesca calò alle sue spalle e il ponte levatoio si sollevò. Su Hewin cadde un silenzio di morte.
Triste fu il ritorno del re, di Galvano e di Lady Ragnell a Carlisle, triste fu la cerimonia delle nozze, triste il banchetto che nè le splendide stoviglie, nè i piatti succulenti nè i giocolieri e i cantastorie riuscirono a rallegrare. Ma non per questo Galvano mancò ai propri doveri: circondò la sposa di tutte le attenzioni di un marito innamorato, le mostrò in ogni modo devozione e pronunciò con una voce ferma e forte, dinnanzi al druido, le parole del rito che lo univa per sempre alla donna più orribile che fosse mai esistita.
Quando tutto fu finito e gli sposi si furono ritirati nella camera nuziale, Lady Ragnell si avvicinò al marito-
-Mio caro, mio amato Galvano, aspetto da te il bacio dello sposo- gli disse con fare beffardo, accompagnando le parole con un risolino agghiacciante.
Pallido come un morto, stremato dalla sofferenza, Galvano abbassò il capo sul viso ripugnante e posò un bacio sulle labbra sottili.
Poi si voltò, nascose il volto fra le mani e scoppiò in singhiozzi.
-Galvano! Mio amato signore! - disse allora una voce dietro di lui, una voce dolce e carezzevole, bassa, delicata e piena d'amore.
Galvano sollevò la testa come in sogno, e dove un momento prima era l'orribile Lady Ragnell vide la più bella fanciulla mai il suo sguardo avesse sfiorato.
Alta, slanciata, i capelli color dell'oro, gli occhi color del cielo, le braccia candide e ben tornite protese verso di lui e lo sguardo raggiante d'amore per lo sposo...
-Signora - balbettò Galvano- dov'è mia moglie?
-Sono io tua moglie, Lady Ragnell, gli rispose la fanciulla con voce soave. - La tua nobiltà e lealtà hanno rotto l'incantesimo che la perfida Morgana aveva gettato su di me. Ma non sono ancora del tutto libera- aggiunse con uno sospiro - Mi è concesso di essere come mi vedi solo per dodici ore al giorno. Durante le altre dodici continuerò ad avere l'aspetto sotto il quale mi hai sposata. Stà a te scegliere se mi preferisci brutta di giorno o di notte.
Pensaci bene perchè di giorno subiresti gli sguardi di scherno e di pietà dei tuoi compagni, e di notte, quando saremo soli, non troveresti pace e riposo accanto ad una moglie che ti fa orrore...
- Mia Signora- fu la risposta del cavaliere - sei tu e solo tu a dover scegliere. Rifletti sul raccapriccio che tutta la corte mostrerebbe quando apparissi di giorno con il tuo mostruoso aspetto, ma anche sulla ripugnanza che leggeresti sul mio viso qualora la tua bruttezza mi si mostrasse alla notte , quando mi distendessi al tuo fianco. Sarai tu a soffrire di più, e solo a te spetta questa tremenda decisione.
-Galvano, mio Galvano! - proruppe la dama gettandosi commossa tra le sue braccia. - Sei il cavaliere più nobile e generoso che esista! Hai lasciato a me la scelta, e proprio questa tua generosità mi ha liberata per sempre dall'incantesimo.
Adesso non cambierò mai più sia di giorno che di notte, e la tua sposa diletta fino a quando dovrò lasciarti. Ma abbiamo davanti a noi molti anni di felicità, e tu meriti tutta la gioia che sarò in grado di darti.
Galvano e Lady Ragnell vissero felici per sette interi anni, poi Lady Ragnell scomparve.
Alcuni dicono che morì, altri che si rifugiò tra gli elfi ed i folletti delle foreste del Galles dove dette alla luce il figlio di Galvano che sarebbe divenuto il più nobile campione della Tavola Rotonda e che fu chiamato Parzivall il Gallese.
Era il giorno di Yule, e re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda che sedevano a banchetto nella grande sala del castello di Carlisle videro entrare una bella dama in lacrime.
-Sire, aiutatemi!- impllorò la poveretta torcendosi le mani. - Sono la moglie di un valoroso cavaliere che è stato vinto e fatto prigioniero dal nero signore del castello di Hewin. Costui è l'uomo più sleale del mondo.
Aggredisce e deruba tutti coloro che passano sulle sue terre e poi li getta in prigione o li fa affogare nel lago nero che circonda il suo sinistro castello.
Ieri ha sopraffatto mio marito e mi ha percossa duramente. E quando gli ho gridato che Artù in persona mi avrebbe vendicata, se ne è uscito con una perfida risata e mi ha risposto- " Dì al tuo re che lo aspetto in qualunque momento, ma che sono sicuro non avrà mai il coraggio di misurarsi con me! "
Artù era un re giusto, un valoroso cavaliere e un paladino delle dame. Perciò, nonostante i suoi cavalieri facessero di tutto per dissuaderlo, partì su due piedi con la dama per andare ad affrontare lo sleale signore di Hewin.
Il lungo viaggio li portò infine sulle rive del lago nero, davanti alle mura del possente castello.
Artù gridò forte la sua sfida, e subito il ponte levatoio si abbassò ed il cavaliere nero, che si chiamava ser Gromer, comparve sul suo nero cavallo da battaglia.
In quello stesso momento, ahimè, il re - sempre coraggioso ed impavido- fu preso da una paura così tremenda e paralizzante che poteva essere causata solo da una potente magia.
A nulla gli valsero l'invincibile spada Excalibur e la lancia Ron che non si era mai spezzata: il signore di Hewin lo disarcionò in un sol colpo! Quando poi il re vide che la dama rideva sinistramente ed entrava nel castello come ne fosse stata la signora, capì di essere stato attirato in un tranello.
Intanto ser Gromer, torreggiando su Artù dolorante al suolo stava dicendo: -Sei caduto nella trappola che ti ha preparato tua sorella Morgana la "badhbh", di cui la finta dama che ti ha accompagnato qui e io stesso siamo servi leali.
Sappi, comunque, che non ti finirò ora, come sarebbe mio diritto avendoti battuto in regolare duello, ma dovrai darmi la tua parola di re che tra un anno e un giorno tornerai qui con la risposta ad un indovinello.
Dovrai sapermi dire qual'è la cosa che le donne desiderano di più al mondo. Interroga chi vuoi, chiedilo a chiunque incontri, ma ricorda che io conosco l'unica risposta esatta e che quindi non mi potrai ingannare. Se al tuo ritorno non l'avrai trovata, ti ucciderò su questo ponte e getterò il tuo corpo nelle acque del lago.
E ora vattene!
Era ormai trascorso un anno intero. Artù, accompagnato dal diletto nipote Galvano, aveva cavalcato in lungo ed in largo per il regno e le risposte che aveva raccolto erano tutte scritte su due enormi libri che portava nelle borse della sella.
Ma il suo cuore gli diceva che nessuna di quelle risposte era quella giusta.
Il re e Galvano stavano attraversando la foresta che contornava il nero lago quando d'un tratto si trovarono davanti una dama riccamente vestita e montata su un gran cavallo bianco.
Aveva un portamento regale, era coperta di splendidi gioielli e di veli di seta finissima, ma il suo viso ed il suo corpo erano di una bruttezza rivoltante.
Aveva il volto rosso come il fuoco e lunghi denti gialli spuntavano dalle labbra esangui e sottili. La grossa testa era sorretta da un collo massiccio che poggiava su spalle esili e distorte. Il resto della sua persona era talmente informe da far pensare più ad un sacco di patate che a una dama d'alto lignaggio.
E tuttavia l'orrore che ispirava non era dovuto tanto al suo atroce aspetto quanto alla strana luce che emanavano i suoi occhi grandi e cerchiati di rosso, che sembravano raccontare una storia di paura e di dolore.
-re Artù, sii gentile con me- disse la dama dall'aspetto di un troll- con una sgradevole voce in falsetto- perchè solo io sono in grado di salvarti.
Artù e Galvano tirarono le redini dei cavalli, e il re rispose con cortesia:
-Vi saluto, signora, e il mio saluto è altrettanto sincero sia che voi siate la dama più nobile che la più umile del mio regno.-
-Vi ringrazio, sire- replicò la dama ridacchiando sgraziatamente, poi continuò: - Conosco il motivo del tuo viaggio e ti assicuro che sono l'unica a sapere la risposta all'indovinello che ti ha proposto il cavaliere nero. Ma te la rivelerò solo a condizione che uno dei tuoi cavalieri, nobile quanto te, accetti di sposarmi oggi stesso. -
- Non posso impegnarmi per un altro - obiettò Artù rivolgendole uno sguardo inorridito.
Ma Galvano intervenne prontamente:
- Sono il nipote del re, signora, e la mia nobiltà e pari alla sua. Se vi sposerò, darete ad Artù la risposta al quesito di ser Gromer?
-Certo, ser Galvano, ne sarò ben lieta!- esclamò l'orribile creatura.
-Allora, vi do la mia parola di cavaliere della Tavola Rotonda che vi prenderò quale mia legittima sposa se salverete la vita del mio signore Artù.
-Andate a Hewin_disse la dama- io vi aspetterò e torneremo insieme a Carlisle.
Poi si avvicinò al re e gli parlò all'orecchio.
Poco dopo Artù era di nuovo sulla riva del lago nero davanti al castello di Hewin. Galvano era rimasto sul limitare della foresta.
Subito il cavaliere nero comparve sul ponte.
-Salute sire- gridò ser Gromer dall'alto del suo cavallo nero. - Hai mantenuto la tua parola e sei tornato. Adesso dimmi quale è la cosa che le donne desiderano di più al mondo..
Re Artù aprì i due libroni e lesse tutte le risposte che aveva annotato. Ma alla fine ser Gromer scoppiò in una risata che echeggiò sulle acque immote e sugli alberi oscuri della foresta.
- Sei un uomo morto, Artù- gridò. -
Ricchezza, nobiltà, bei vestiti, piacerea, amore: tutte sciocchezze! Avvicinati e abbassa la testa perchè possa mozzartela e portarla alla mia signora, Morgana la " badhbh ".
-Aspetta un momento - replicò calmo il re.
- sulla strada ho incontrato una donna bruttissima che mi ha detto che la cosa che le donne desiderano di più al mondo è governare sugli uomini, anche sui più grandi...
Il signore di Hewin impallidì; poi lanciò una tremenda imprecazione:
- Sia maledetta Lady Ragnell!- urlò. - Ci ha traditi e spera così di salvarsi. Ma non si salverà mai!
E su queste misteriose parole voltò il cavallo e galoppò nel castello. La saracinesca calò alle sue spalle e il ponte levatoio si sollevò. Su Hewin cadde un silenzio di morte.
Triste fu il ritorno del re, di Galvano e di Lady Ragnell a Carlisle, triste fu la cerimonia delle nozze, triste il banchetto che nè le splendide stoviglie, nè i piatti succulenti nè i giocolieri e i cantastorie riuscirono a rallegrare. Ma non per questo Galvano mancò ai propri doveri: circondò la sposa di tutte le attenzioni di un marito innamorato, le mostrò in ogni modo devozione e pronunciò con una voce ferma e forte, dinnanzi al druido, le parole del rito che lo univa per sempre alla donna più orribile che fosse mai esistita.
Quando tutto fu finito e gli sposi si furono ritirati nella camera nuziale, Lady Ragnell si avvicinò al marito-
-Mio caro, mio amato Galvano, aspetto da te il bacio dello sposo- gli disse con fare beffardo, accompagnando le parole con un risolino agghiacciante.
Pallido come un morto, stremato dalla sofferenza, Galvano abbassò il capo sul viso ripugnante e posò un bacio sulle labbra sottili.
Poi si voltò, nascose il volto fra le mani e scoppiò in singhiozzi.
-Galvano! Mio amato signore! - disse allora una voce dietro di lui, una voce dolce e carezzevole, bassa, delicata e piena d'amore.
Galvano sollevò la testa come in sogno, e dove un momento prima era l'orribile Lady Ragnell vide la più bella fanciulla mai il suo sguardo avesse sfiorato.
Alta, slanciata, i capelli color dell'oro, gli occhi color del cielo, le braccia candide e ben tornite protese verso di lui e lo sguardo raggiante d'amore per lo sposo...
-Signora - balbettò Galvano- dov'è mia moglie?
-Sono io tua moglie, Lady Ragnell, gli rispose la fanciulla con voce soave. - La tua nobiltà e lealtà hanno rotto l'incantesimo che la perfida Morgana aveva gettato su di me. Ma non sono ancora del tutto libera- aggiunse con uno sospiro - Mi è concesso di essere come mi vedi solo per dodici ore al giorno. Durante le altre dodici continuerò ad avere l'aspetto sotto il quale mi hai sposata. Stà a te scegliere se mi preferisci brutta di giorno o di notte.
Pensaci bene perchè di giorno subiresti gli sguardi di scherno e di pietà dei tuoi compagni, e di notte, quando saremo soli, non troveresti pace e riposo accanto ad una moglie che ti fa orrore...
- Mia Signora- fu la risposta del cavaliere - sei tu e solo tu a dover scegliere. Rifletti sul raccapriccio che tutta la corte mostrerebbe quando apparissi di giorno con il tuo mostruoso aspetto, ma anche sulla ripugnanza che leggeresti sul mio viso qualora la tua bruttezza mi si mostrasse alla notte , quando mi distendessi al tuo fianco. Sarai tu a soffrire di più, e solo a te spetta questa tremenda decisione.
-Galvano, mio Galvano! - proruppe la dama gettandosi commossa tra le sue braccia. - Sei il cavaliere più nobile e generoso che esista! Hai lasciato a me la scelta, e proprio questa tua generosità mi ha liberata per sempre dall'incantesimo.
Adesso non cambierò mai più sia di giorno che di notte, e la tua sposa diletta fino a quando dovrò lasciarti. Ma abbiamo davanti a noi molti anni di felicità, e tu meriti tutta la gioia che sarò in grado di darti.
Galvano e Lady Ragnell vissero felici per sette interi anni, poi Lady Ragnell scomparve.
Alcuni dicono che morì, altri che si rifugiò tra gli elfi ed i folletti delle foreste del Galles dove dette alla luce il figlio di Galvano che sarebbe divenuto il più nobile campione della Tavola Rotonda e che fu chiamato Parzivall il Gallese.