L'amore per Dio,dov'è possibile, può e deve tradursi in gesti,nei limiti dei propri talenti(chi ama cerca di fare qualcosa per l'amato).Ho piacere che mi leggano,magari per curiosità.anche quelli che non vogliono sentir parlare di Dio perchè io accetto qualsiasi interlocutore e dò importanza anche a chi non la pensa come me.Come ho scritto anche nel mio profilo facebook sono un'innamorata di Dio ma non sono nè bigotta,nè legata ad alcuna chiesa o setta particolare.Ritorno al discorso dei talenti con cui ho aperto il messaggio affermando che non c'è alcun essere umano,credente o meno, che non abbia almeno un talento da mettere in gioco e da far fruttare per rendere più ricca la sua spiritualità (o valore personale).Fare bene,coscienziosamente e onestamente il proprio lavoro(qualsiasi esso sia)è già un talento;essere un bravo genitore è un talento,saper ascoltare senza giudicare è un talento,insegnare,curare,scrivere,parlare,governar e bene,aiutare i meno fortunati sono talenti.I talenti possono aumentare fino all'annullamento di sè a favore degli altri.Davanti a Dio chi ha pochi talenti non vale certo meno di chi ne ha molti poichè Dio non fa scale di valori ma..a chi più ha ..più sarà chiesto.Chi ha poco e non lo sfrutta perde anche quel poco.L'importante quindi è far fruttare ciò che in effetti Lui ci ha concesso(chi ha tanti talenti e non li sfrutta vale meno di chi ne ha uno solo e fa di tutto per valorizzarlo.Un idraulico che ripara gratuitamente o per poco il rubinetto al vecchietto indigente non vale meno di un grande predicatore o di un missionario che dedica la vita ai derelitti(in realtà sono i derelitti che valorizzano chi li aiuta!)Il valore fondamentale delle azioni è uguale per tutti(stesso peso,stessa moneta).Anche un disabile grave fisico o psichico ha una sua dignità nel mondo.La sua vita contribuisce a testimoniare all'umanità che il corpo ha un'importanza relativa e il suo sacrificio continuo diventa esempio di spirito paziente in un fisico martoriato.Ciò può aiutare a far riflettere e a migliorare il rapporto con la vita di molte persone che,pur avendo tutto,sono infelici.L'importante non è ciò che si ha ma ciò che si è.La sofferenza è dovuta al male di questo mondo dove dobbiamo vivere e non certo a Dio che non è nè un sadico nè un castigatore come affermano determinate religioni.Purtroppo si tende a dare a Dio tutte le colpe senza notare l'infinità di cose belle!La cosa strana è che anche molti che dicono di non credere in Dio lo colpevolizzano ma,se non c'è, come può avere colpe?Concludo dicendo che è il caso di chiederci che talenti abbiamo e come possiamo investirli:sicuramente saremo più ricchi(una ricchezza con la R maiuscola)!
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