Fin dall’antichità il silenzio è uno dei temi dei dibattiti filosofici e teologici o di richiami poetico-letterari.
Pittogramma del silenzio
Antichi retori come Cicerone, Quintiliano e Seneca sostenevano che il bravo oratore non solo deve saper parlare in modo persuasivo ma deve anche saper tacere in maniera efficace, perché il silenzio è anche un messaggio.
La parola e il silenzio sono complementari nel dialogo, che implica la capacità di ascolto dell’altro.
Il silenzio non è solo assenza di parole, di suoni, di rumori, c’ è anche il “silenzio interiore”, che permette di auto-relazionarsi con la propria coscienza, la propria spiritualità.
A questa concezione della parola fece riferimento nel 2012 papa Benedetto XVI nel suo messaggio per la 46/esima “Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali” dal titolo “Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione”.
Per Joseph Ratzinger silenzio e parola “sono due momenti della comunicazione che devono equilibrarsi, succedersi e integrarsi per ottenere un autentico dialogo e una profonda vicinanza tra le persone. Quando parola e silenzio si escludono a vicenda, la comunicazione si deteriora…”.
Ed aggiunge nel su citato messaggio: “Nel silenzio ascoltiamo e conosciamo meglio noi stessi, nasce e si approfondisce il pensiero, comprendiamo con maggiore chiarezza ciò che desideriamo dire o ciò che ci attendiamo dall’altro, scegliamo come esprimerci. Tacendo si permette all’altra persona di parlare, di esprimere se stessa, e a noi di non rimanere legati, senza un opportuno confronto, soltanto alle nostre parole o alle nostre idee. Si apre così uno spazio di ascolto reciproco e diventa possibile una relazione umana più piena. Nel silenzio, ad esempio, si colgono i momenti più autentici della comunicazione tra coloro che si amano: il gesto, l’espressione del volto, il corpo come segni che manifestano la persona. Nel silenzio parlano la gioia, le preoccupazioni, la sofferenza, che proprio in esso trovano una forma di espressione particolarmente intensa. Dal silenzio, dunque, deriva una comunicazione ancora più esigente, che chiama in causa la sensibilità e quella capacità di ascolto che spesso rivela la misura e la natura dei legami”.
Il mistico indiano Narendranath Dutta, conosciuto come Swami Vivekananda (1863 – 1902), scrisse: “Siedi ai bordi dell'alba, il sole sorgerà per te. Siedi ai bordi della notte, la luna nascerà per te. Siedi ai bordi di un torrente, un uccello canterà per te. Siedi ai bordi del silenzio e Dio ti parlerà”.
L'invito al silenzio, come condizione indispensabile alla preghiera e all'incontro con Dio, è frequente nelle pagine dei Salmi.
segue
Pittogramma del silenzio
Antichi retori come Cicerone, Quintiliano e Seneca sostenevano che il bravo oratore non solo deve saper parlare in modo persuasivo ma deve anche saper tacere in maniera efficace, perché il silenzio è anche un messaggio.
La parola e il silenzio sono complementari nel dialogo, che implica la capacità di ascolto dell’altro.
Il silenzio non è solo assenza di parole, di suoni, di rumori, c’ è anche il “silenzio interiore”, che permette di auto-relazionarsi con la propria coscienza, la propria spiritualità.
A questa concezione della parola fece riferimento nel 2012 papa Benedetto XVI nel suo messaggio per la 46/esima “Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali” dal titolo “Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione”.
Per Joseph Ratzinger silenzio e parola “sono due momenti della comunicazione che devono equilibrarsi, succedersi e integrarsi per ottenere un autentico dialogo e una profonda vicinanza tra le persone. Quando parola e silenzio si escludono a vicenda, la comunicazione si deteriora…”.
Ed aggiunge nel su citato messaggio: “Nel silenzio ascoltiamo e conosciamo meglio noi stessi, nasce e si approfondisce il pensiero, comprendiamo con maggiore chiarezza ciò che desideriamo dire o ciò che ci attendiamo dall’altro, scegliamo come esprimerci. Tacendo si permette all’altra persona di parlare, di esprimere se stessa, e a noi di non rimanere legati, senza un opportuno confronto, soltanto alle nostre parole o alle nostre idee. Si apre così uno spazio di ascolto reciproco e diventa possibile una relazione umana più piena. Nel silenzio, ad esempio, si colgono i momenti più autentici della comunicazione tra coloro che si amano: il gesto, l’espressione del volto, il corpo come segni che manifestano la persona. Nel silenzio parlano la gioia, le preoccupazioni, la sofferenza, che proprio in esso trovano una forma di espressione particolarmente intensa. Dal silenzio, dunque, deriva una comunicazione ancora più esigente, che chiama in causa la sensibilità e quella capacità di ascolto che spesso rivela la misura e la natura dei legami”.
Il mistico indiano Narendranath Dutta, conosciuto come Swami Vivekananda (1863 – 1902), scrisse: “Siedi ai bordi dell'alba, il sole sorgerà per te. Siedi ai bordi della notte, la luna nascerà per te. Siedi ai bordi di un torrente, un uccello canterà per te. Siedi ai bordi del silenzio e Dio ti parlerà”.
L'invito al silenzio, come condizione indispensabile alla preghiera e all'incontro con Dio, è frequente nelle pagine dei Salmi.
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