Immagine e reputazione non sono due concetti in contrasto.
L’immagine e condizionata dalla reputazione e questa è influenzata anche dall’immagine.
Per immagine s’intende ciò che un individuo vuol far vedere di sé agli altri, anche se non rappresenta ciò che è.
L’immagine agisce sull’esteriorità, la reputazione sui comportamenti.
L’immagine viene comunicata in modo direzionale dal soggetto perché ne ha il pieno controllo e può decidere di modificarla come e quando vuole.
Invece la reputazione è una costruzione multi-direzionale tra l’individuo e gli altri. E’ gestibile ma non completamente controllabile dal soggetto; non può modificarla a proprio piacimento, perché esprime l’opinione che gli altri si fanno di lui; indica la stima e la considerazione di cui si gode.
L’immagine è creata nel presente ed è effimera, perciò necessita di interventi continui. Invece la reputazione ha radici nel passato, si sedimenta nel corso degli anni e dura a lungo.
L’immagine è parte del nostro essere ma è ampia la differenza tra l’immagine desiderata e quella percepita dagli altri.
Nell’ambiente in cui viviamo, in particolare in quello lavorativo, gli altri osservano continuamente i nostri comportamenti ed esprimono opinioni sulle nostre competenze, la personalità, l’impegno, esprimono il loro giudizio.
Il processo di costruzione della propria reputazione necessita di tempo.
L’antico filosofo greco Socrate credeva che “il modo per ottenere una buona reputazione sta nell’agire per essere ciò che desideri apparire”.
La buona reputazione è il capitale sociale di un individuo, di un’organizzazione, ed assicura credibilità e affidabilità.
Per evitare di restare paralizzati dal giudizio degli altri riguardo la propria immagine e la reputazione, è importante verificare sulla base di quali parametri si forma la loro opinione. Ovviamente “Chi ha coraggio fa anche a meno della reputazione”.
Quante vite spezzate, quanti sogni e progetti naufragati a causa della malvagia reputazione da parte di altri e ritenuta insopportabile!
Charlie Chaplin, a questo proposito, raccomandava: “Preoccupati più della tua coscienza che della reputazione. Perché la tua coscienza è quello che tu sei, la tua reputazione è ciò che gli altri pensano di te. E quello che gli altri pensano di te è problema loro”.