Actor, hystrio
attore: deriva dal latino “actor”, da agĕre (= agire), "colui che agisce"
attrice: āctrīx
In epoca romana un termine usato come sinonimo di attore: era “hystrio”, da cui deriva il termine italiano “istrione” per definire l’attore che recita con enfasi o la persona con atteggiamenti ostentati e simulati.
Pompei, “casa del poeta tragico” (Museo nazionale archeologico di Napoli) Il mosaico era sul pavimento del tablinum.
La scena è ambientata in un choragium (spogliatoio) o un porticus post scaenam (retroscena).
L’immagine del mosaico mostra la preparazione di una compagnia teatrale. L’anziano seduto è il coreografo che sorregge una maschera tragica femminile, invece la maschera di sileno è poggiata su un piedistallo. Gli astanti guardano verso il coreografo. Sul lato sinistro ci sono due attori con il bacino coperto con vello di pecora. Il primo dei due ha la maschera sollevata e poggiata sul capo. Accanto a loro c’è il musicista nell’atto di suonare il doppio flauto.
Dietro l’anziano seduto un assistente aiuta un altro attore alla vestizione. La maschera maschile tragica è poggiata sul vicino tavolo
Gli esperti hanno ipotizzato che il coreografo rappresenti il poeta proprietario della domus, famosa per il mosaico all’ingresso che rappresenta un cane e la scritta “Cave Canem” (attenti al cane)
Gli spettacoli teatrali (ludi scaenici) comprendevano musicanti, cori, cantanti, danzatori, attori, mimi e pantomimi.
Gli attori per simulare il personaggio rappresentato indossavano la maschera, solitamente di stoffa gessata, di tela di lino stuccata, oppure di cuoio, di legno o sughero dipinto, se necessario, dotata di parrucca.
In corrispondenza della bocca la maschera aveva un’ampia apertura che permetteva di amplificare la voce del recitante, perciò detta “ persōna”, dal verbo “personare”: parola composta da “per” + “sonar” (= risuonare).
Il mimo non indossava la maschera; sulla scena camminava a piedi nudi ed aveva la testa rasata. Vi recitavano anche le donne, che potevano concludere l'esibizione con uno spogliarello (nudatio mimarum).
La pantomima prevedeva un coro o un cantante, un solo attore taciturno che interpretava diversi personaggi tramite l'uso delle maschere o di una maschera a tre volti. Danzava accompagnato dalla musica, mentre il coro cantava. La parte essenziale era la danza (saltatio).
“Greges” erano dette le compagnie di attori, dirette da un “dominus gregis”, capocomico e primo attore, formate perlopiù da schiavi o liberti.
Oltre le maschere collegate ai generi teatrali, c’erano quelle in terracotta per ornare alcune pareti delle abitazioni o da affiggere sui muri di edifici pubblici.
attore: deriva dal latino “actor”, da agĕre (= agire), "colui che agisce"
attrice: āctrīx
In epoca romana un termine usato come sinonimo di attore: era “hystrio”, da cui deriva il termine italiano “istrione” per definire l’attore che recita con enfasi o la persona con atteggiamenti ostentati e simulati.
Pompei, “casa del poeta tragico” (Museo nazionale archeologico di Napoli) Il mosaico era sul pavimento del tablinum.
La scena è ambientata in un choragium (spogliatoio) o un porticus post scaenam (retroscena).
L’immagine del mosaico mostra la preparazione di una compagnia teatrale. L’anziano seduto è il coreografo che sorregge una maschera tragica femminile, invece la maschera di sileno è poggiata su un piedistallo. Gli astanti guardano verso il coreografo. Sul lato sinistro ci sono due attori con il bacino coperto con vello di pecora. Il primo dei due ha la maschera sollevata e poggiata sul capo. Accanto a loro c’è il musicista nell’atto di suonare il doppio flauto.
Dietro l’anziano seduto un assistente aiuta un altro attore alla vestizione. La maschera maschile tragica è poggiata sul vicino tavolo
Gli esperti hanno ipotizzato che il coreografo rappresenti il poeta proprietario della domus, famosa per il mosaico all’ingresso che rappresenta un cane e la scritta “Cave Canem” (attenti al cane)
Gli spettacoli teatrali (ludi scaenici) comprendevano musicanti, cori, cantanti, danzatori, attori, mimi e pantomimi.
Gli attori per simulare il personaggio rappresentato indossavano la maschera, solitamente di stoffa gessata, di tela di lino stuccata, oppure di cuoio, di legno o sughero dipinto, se necessario, dotata di parrucca.
In corrispondenza della bocca la maschera aveva un’ampia apertura che permetteva di amplificare la voce del recitante, perciò detta “ persōna”, dal verbo “personare”: parola composta da “per” + “sonar” (= risuonare).
Il mimo non indossava la maschera; sulla scena camminava a piedi nudi ed aveva la testa rasata. Vi recitavano anche le donne, che potevano concludere l'esibizione con uno spogliarello (nudatio mimarum).
La pantomima prevedeva un coro o un cantante, un solo attore taciturno che interpretava diversi personaggi tramite l'uso delle maschere o di una maschera a tre volti. Danzava accompagnato dalla musica, mentre il coro cantava. La parte essenziale era la danza (saltatio).
“Greges” erano dette le compagnie di attori, dirette da un “dominus gregis”, capocomico e primo attore, formate perlopiù da schiavi o liberti.
Oltre le maschere collegate ai generi teatrali, c’erano quelle in terracotta per ornare alcune pareti delle abitazioni o da affiggere sui muri di edifici pubblici.