Noi non siamo al centro dell’universo e nel cielo non ci sono i Campi Elisi, o elìṡio (dal latino “Elysium”): nelle mitologie greca e romana erano il luogo di beatitudine destinato al soggiorno delle anime degli eroi e delle persone sagge dopo la morte, ma anche le anime di coloro che erano amati dagli dei.
I Campi Elisi erano considerati parte dell’Ade, contrapposto al Tartaro, dove confluivano le anime degli empi.
Il poeta Virgilio nell’Eneide narra di Enea, dopo la sua fuga da Troia arriva in Campania, al lago d'Averno, per consultare la Sibilla; ella lo accompagna fino ai Campi Elisi, dove incontra suo padre Anchise, deceduto da poco.
Omero nell’Odissea annuncia che Menelao è destinato ai Campi Elisi, in quanto marito di Elena, figlia di Zeus, e descrive anche il luogo (libro IV, 703-716):
“Ma tu, tu, Menelao, di Giove alunno,
Chiuder gli occhi non dei nella nutrice
Di cavalli Argo: chè non vuole il fato.
Te nell’Elisio campo, ed ai confini
Manderan della terra i Numi eterni,
Là ’ve risiede Radamanto, e scorre
Senza cura, o pensiero, all’uom la vita.
Regna colà; ma di Favonio il dolce
Fiato, che sempre l’Oceáno invia,
Que’ fortunati abitator rinfresca.
Perchè ad Elena sposo, e a Giove stesso
Genero sei, tal sortirai ventura.
Tacque, e saltò nel mare, e il mar l’ascose”.
Il “favonio” è il cosiddetto Föhn, un vento caldo e secco. Gli antichi Greci lo chiamavano “Zéphyros”, i Romani “Favonio, da cui il tedesco Föhn.
Zèfiro è un personaggio della mitologia greca, la personificazione del vento da ponente (ovest), mandato da Oceano, in greco antico “Okeanòs”, personaggio della mitologia greca, figlio di Urano (il cielo) e di Gea (la terra).
William-Adolphe Bouguereau: “Flora e Zefiro”, 1875, Musée des beaux-arts de Mulhouse
Flora è la dea della primavera, dei fiori e della fioritura. Secondo Ovidio, Flora corrisponde alla figura di Clori o Cloride. Un giorno di primavera, mentre la fanciulla passeggiava nei campi, Zefiro la vide e ne rimase attratto. La rapì e si unì con lei in matrimonio. Come dimostrazione d’amore, concesse a Flora di regnare sui fiori dei giardini e dei campi, invece Flora offrì all’umanità tante varietà di fiori e il miele.
Flora viene ritratta con il capo cinto da una ghirlanda floreale mentre porta in grembo una grande quantità di fiori. Talvolta è ritratta in compagnia di Zefiro, oppure mentre compie passi di danza nel suo giardino. Alla dea è legata l’immagine della floridezza, nonché delle gioie della vita e della dolce attesa delle donne.
Roma, Fontana di Trevi, statua di “Oceano”, nella nicchia centrale.
Fontana di Trevi: autori Nicola Salvi e Giuseppe Pannini, 1732 – 1762.
Nell'Iliade Omero descrive Zefiro come un vento violento o piovoso, in seguito venne considerato leggero, simile alla brezza e messaggero della primavera.
Altre concezioni collocavano i Campi Elisi ai confini del mondo, dove gli eletti sarebbero stati trasferiti nella loro piena integrità corporea, sottratti per volere degli dei al destino di morte. Oppure, venivano identificati con le Isole Fortunate o Isole dei Beati, in greco antico “makárōn nêsoi”, in latino: “insulae fortunatae”. Queste isole sono presenti sia nella letteratura classica sia in contesti mitici sia in opere storiche e geografiche. Per l’astronomo e geografo egiziano Claudius Ptolemaeus, da noi conosciuto come Claudio Tolomeo, le Isole Fortunate erano le Isole Canarie, nell’Oceano Atlantico.
I Campi Elisi erano considerati parte dell’Ade, contrapposto al Tartaro, dove confluivano le anime degli empi.
Il poeta Virgilio nell’Eneide narra di Enea, dopo la sua fuga da Troia arriva in Campania, al lago d'Averno, per consultare la Sibilla; ella lo accompagna fino ai Campi Elisi, dove incontra suo padre Anchise, deceduto da poco.
Omero nell’Odissea annuncia che Menelao è destinato ai Campi Elisi, in quanto marito di Elena, figlia di Zeus, e descrive anche il luogo (libro IV, 703-716):
“Ma tu, tu, Menelao, di Giove alunno,
Chiuder gli occhi non dei nella nutrice
Di cavalli Argo: chè non vuole il fato.
Te nell’Elisio campo, ed ai confini
Manderan della terra i Numi eterni,
Là ’ve risiede Radamanto, e scorre
Senza cura, o pensiero, all’uom la vita.
Regna colà; ma di Favonio il dolce
Fiato, che sempre l’Oceáno invia,
Que’ fortunati abitator rinfresca.
Perchè ad Elena sposo, e a Giove stesso
Genero sei, tal sortirai ventura.
Tacque, e saltò nel mare, e il mar l’ascose”.
Il “favonio” è il cosiddetto Föhn, un vento caldo e secco. Gli antichi Greci lo chiamavano “Zéphyros”, i Romani “Favonio, da cui il tedesco Föhn.
Zèfiro è un personaggio della mitologia greca, la personificazione del vento da ponente (ovest), mandato da Oceano, in greco antico “Okeanòs”, personaggio della mitologia greca, figlio di Urano (il cielo) e di Gea (la terra).
William-Adolphe Bouguereau: “Flora e Zefiro”, 1875, Musée des beaux-arts de Mulhouse
Flora è la dea della primavera, dei fiori e della fioritura. Secondo Ovidio, Flora corrisponde alla figura di Clori o Cloride. Un giorno di primavera, mentre la fanciulla passeggiava nei campi, Zefiro la vide e ne rimase attratto. La rapì e si unì con lei in matrimonio. Come dimostrazione d’amore, concesse a Flora di regnare sui fiori dei giardini e dei campi, invece Flora offrì all’umanità tante varietà di fiori e il miele.
Flora viene ritratta con il capo cinto da una ghirlanda floreale mentre porta in grembo una grande quantità di fiori. Talvolta è ritratta in compagnia di Zefiro, oppure mentre compie passi di danza nel suo giardino. Alla dea è legata l’immagine della floridezza, nonché delle gioie della vita e della dolce attesa delle donne.
Roma, Fontana di Trevi, statua di “Oceano”, nella nicchia centrale.
Fontana di Trevi: autori Nicola Salvi e Giuseppe Pannini, 1732 – 1762.
Nell'Iliade Omero descrive Zefiro come un vento violento o piovoso, in seguito venne considerato leggero, simile alla brezza e messaggero della primavera.
Altre concezioni collocavano i Campi Elisi ai confini del mondo, dove gli eletti sarebbero stati trasferiti nella loro piena integrità corporea, sottratti per volere degli dei al destino di morte. Oppure, venivano identificati con le Isole Fortunate o Isole dei Beati, in greco antico “makárōn nêsoi”, in latino: “insulae fortunatae”. Queste isole sono presenti sia nella letteratura classica sia in contesti mitici sia in opere storiche e geografiche. Per l’astronomo e geografo egiziano Claudius Ptolemaeus, da noi conosciuto come Claudio Tolomeo, le Isole Fortunate erano le Isole Canarie, nell’Oceano Atlantico.
Ultima modifica di altamarea il Lun 21 Gen 2019 - 20:44 - modificato 1 volta.