Il tempo è essenzialmente una questione umana e in quanto tale è un significato oggetto di una costruzione collettiva. L'idea di tempo, fa tutt'uno con il tempo percepito e tale percezione è intrinsecamente legata a trasformazioni di ordine politico, sociale ed economico. L'idea di tempo si condensa attraverso pratiche condivise in figure che iniziano a permeare l'immaginario sociale trasformandolo. Una volta penetrate al suo interno si esprimono attraverso vari canali, divenendo per i membri di quella cultura immagini di comprensibilità immediata.
Uno di questi canali è la letteratura.
Mi piacerebbe che in questo thread ci occupassimo di mettere a fuoco i cambiamenti dell'idea di tempo osservabili nelle opere letterarie, della loro valenza estetica e di come tali trasformazioni siano in relazione ad altri ordini di cambiamento.
Inizierò io, occupandomi di un tipo particolarissimo di temporalità che non a caso è comparso nel 900.
Ovviamente potete contribuire in qualsiasi modo, e contestarmi tutto, comprese le premesse del discorso.
Di queste cose mi è sempre piaciuto parlare, e qui posso farlo a costo zero... senza cioè fare ubriacare prima l'interlocutore.
Uno di questi canali è la letteratura.
Mi piacerebbe che in questo thread ci occupassimo di mettere a fuoco i cambiamenti dell'idea di tempo osservabili nelle opere letterarie, della loro valenza estetica e di come tali trasformazioni siano in relazione ad altri ordini di cambiamento.
Inizierò io, occupandomi di un tipo particolarissimo di temporalità che non a caso è comparso nel 900.
Ovviamente potete contribuire in qualsiasi modo, e contestarmi tutto, comprese le premesse del discorso.
Di queste cose mi è sempre piaciuto parlare, e qui posso farlo a costo zero... senza cioè fare ubriacare prima l'interlocutore.