Ignosticismo
L'ignosticismo è una posizione concettuale secondo cui la questione dell'esistenza di Dio non ha significato, poiché non ha conseguenze verificabili o controllabili.
Il termine venne coniato dal rabbino Sherwin Wine, fondatore dell'Ebraismo laico umanista; è spesso considerato un sinonimo del noncognitivismo teologico.
Nella Guida all'Ebraismo umanista pubblicata dall'omonima società, l'ignosticismo è definito "la scoperta che la questione dell'esistenza di Dio è priva di significato perché non ha conseguenze verificabili".[1] Questo uso del termine "verificabile" è riconducibile al positivismo logico ed indica che la parola "Dio" è senza significato perché il teismo è incoerente.
Questa definizione non implica che l'idea di Dio sia emotivamente o esteticamente insignificante; è l'idea di Dio come essere a non avere senso.
Per molti aspetti l'ignosticismo può essere considerato una forma di agnosticismo (per questo viene definito anche agnosticismo indifferente); ma mentre la posizione di un agnostico è "non so se Dio esista o meno", per l'ignostico questa affermazione diventa "non so a cosa tu ti riferisca quando parli di Dio".
Gnosticismo
Lo gnosticismo è un movimento filosofico-religioso, molto articolato, la cui massima diffusione si ebbe nel II e III secolo dell'era cristiana. Il termine gnosticismo deriva dalla parola greca gnósis (γνῶσις), «conoscenza». Una definizione piuttosto parziale del movimento basata sull'etimologia della parola può essere: "dottrina della salvezza tramite la conoscenza". Mentre il giudaismo sostiene che l'anima raggiunge la salvezza attraverso l'osservanza delle 613 mitzvòt e il Cristianesimo sostiene che l'anima raggiunge la salvezza per Grazia mediante la fede (Efesini 2,8)[1]; per lo gnosticismo invece la salvezza dell'anima dipende da una forma di conoscenza superiore e illuminata (gnosi) dell'uomo, del mondo e dell'universo, frutto del vissuto personale e di un percorso di ricerca della Verità. Gli gnostici erano "persone che sapevano", e la loro conoscenza li costituiva in una classe di esseri superiori, il cui status presente e futuro era sostanzialmente diverso da quello di coloro che, per qualsiasi ragione, non sapevano.
Una definizione più completa di gnosticismo potrebbe essere: "nome collettivo indicante un gran numero di sette panteistico - idealistiche fortemente diverse tra loro che sorsero da poco prima dell'Era cristiana al V secolo e che, prendendo in prestito la fraseologia ed alcuni dei dogmi delle principali religioni contemporanee, specialmente del Cristianesimo, sostenevano che la materia fosse un deterioramento dello spirito e l'intero universo una depravazione della Divinità, ed insegnavano che il fine ultimo di ogni essere era il superamento della bassezza della materia ed il ritorno allo spirito Genitore; tale ritorno, sostenevano, era stato facilitato dall'apparizione di alcuni Salvatori inviati da Dio."
Per quanto insoddisfacente possa sembrare questa definizione, l'oscurità, la molteplicità, e la confusione dei sistemi gnostici permette difficilmente di formularne un'altra.
Tratto comune per molte correnti gnostiche è la distinzione che essi operavano tra il vero Dio inconoscibile (Primo Eone) e il malvagio dio minore ebraico Yahweh (anche noto come Yaldabaoth, Samael e Demiurgo), di cui gli gnostici disprezzavano pertanto le leggi e l'universo materiale da lui creato per imprigionare le anime degli uomini.
(da wikipedia)
Sulla base di queste tre definizioni (l'ultima origine semantica delle altre due) si può articolare un percorso, un percorso di liberazione dell'uomo.
Bastano le descrizioni sommarie di wiki per accorgersi di una fondamentale differenza fra queste tre posizioni, lo gnosticismo prevede una aristocrazia, una unione di eletti per cui parla di un sapere che non è per tutti ma appunto per pochi eletti e comporta la formazione di una casta che come le caste sacerdotali si pone al di sopra del genere umano.
l'agnosticismo debole o forte cala l'uomo nella sua condizione di ignoranza, ossia accetta che l'esistenza di dio sia sconosciuta (agnosticismo debole) o inconoscibile (agnosticismo forte), non gli impedisce di avere fede, ma non crea caste, ossia nessun UOMO può conoscere dio e quindi nessuno può porsi da tramite fra dio ed il resto dell'umanità
l'ignosticismo parla non di dio ma dell'idea di dio e quindi della possibilità per l'uomo di concepirlo come concetto per cui la stessa domanda "dio c'è o non c'è" perde di significato ponendosela un uomo.
queste tre ipotesi di lavoro non centrano con l'ateismo debole o forte o con l'axteismo o con l'umanesimo ma solo perchè intervengono prima della domanda "dio c'è?"
"se c'è lo posso conoscere solo io e chi è al mio pari" dice lo gnostico
"se c'è io non lo conosco" dice l'agnostico
"il fatto stesso che io mi ponga domande o risposte su dio è irrilevante" dice l'ignostico
L'ignosticismo è una posizione concettuale secondo cui la questione dell'esistenza di Dio non ha significato, poiché non ha conseguenze verificabili o controllabili.
Il termine venne coniato dal rabbino Sherwin Wine, fondatore dell'Ebraismo laico umanista; è spesso considerato un sinonimo del noncognitivismo teologico.
Nella Guida all'Ebraismo umanista pubblicata dall'omonima società, l'ignosticismo è definito "la scoperta che la questione dell'esistenza di Dio è priva di significato perché non ha conseguenze verificabili".[1] Questo uso del termine "verificabile" è riconducibile al positivismo logico ed indica che la parola "Dio" è senza significato perché il teismo è incoerente.
Questa definizione non implica che l'idea di Dio sia emotivamente o esteticamente insignificante; è l'idea di Dio come essere a non avere senso.
Per molti aspetti l'ignosticismo può essere considerato una forma di agnosticismo (per questo viene definito anche agnosticismo indifferente); ma mentre la posizione di un agnostico è "non so se Dio esista o meno", per l'ignostico questa affermazione diventa "non so a cosa tu ti riferisca quando parli di Dio".
Gnosticismo
Lo gnosticismo è un movimento filosofico-religioso, molto articolato, la cui massima diffusione si ebbe nel II e III secolo dell'era cristiana. Il termine gnosticismo deriva dalla parola greca gnósis (γνῶσις), «conoscenza». Una definizione piuttosto parziale del movimento basata sull'etimologia della parola può essere: "dottrina della salvezza tramite la conoscenza". Mentre il giudaismo sostiene che l'anima raggiunge la salvezza attraverso l'osservanza delle 613 mitzvòt e il Cristianesimo sostiene che l'anima raggiunge la salvezza per Grazia mediante la fede (Efesini 2,8)[1]; per lo gnosticismo invece la salvezza dell'anima dipende da una forma di conoscenza superiore e illuminata (gnosi) dell'uomo, del mondo e dell'universo, frutto del vissuto personale e di un percorso di ricerca della Verità. Gli gnostici erano "persone che sapevano", e la loro conoscenza li costituiva in una classe di esseri superiori, il cui status presente e futuro era sostanzialmente diverso da quello di coloro che, per qualsiasi ragione, non sapevano.
Una definizione più completa di gnosticismo potrebbe essere: "nome collettivo indicante un gran numero di sette panteistico - idealistiche fortemente diverse tra loro che sorsero da poco prima dell'Era cristiana al V secolo e che, prendendo in prestito la fraseologia ed alcuni dei dogmi delle principali religioni contemporanee, specialmente del Cristianesimo, sostenevano che la materia fosse un deterioramento dello spirito e l'intero universo una depravazione della Divinità, ed insegnavano che il fine ultimo di ogni essere era il superamento della bassezza della materia ed il ritorno allo spirito Genitore; tale ritorno, sostenevano, era stato facilitato dall'apparizione di alcuni Salvatori inviati da Dio."
Per quanto insoddisfacente possa sembrare questa definizione, l'oscurità, la molteplicità, e la confusione dei sistemi gnostici permette difficilmente di formularne un'altra.
Tratto comune per molte correnti gnostiche è la distinzione che essi operavano tra il vero Dio inconoscibile (Primo Eone) e il malvagio dio minore ebraico Yahweh (anche noto come Yaldabaoth, Samael e Demiurgo), di cui gli gnostici disprezzavano pertanto le leggi e l'universo materiale da lui creato per imprigionare le anime degli uomini.
(da wikipedia)
Sulla base di queste tre definizioni (l'ultima origine semantica delle altre due) si può articolare un percorso, un percorso di liberazione dell'uomo.
Bastano le descrizioni sommarie di wiki per accorgersi di una fondamentale differenza fra queste tre posizioni, lo gnosticismo prevede una aristocrazia, una unione di eletti per cui parla di un sapere che non è per tutti ma appunto per pochi eletti e comporta la formazione di una casta che come le caste sacerdotali si pone al di sopra del genere umano.
l'agnosticismo debole o forte cala l'uomo nella sua condizione di ignoranza, ossia accetta che l'esistenza di dio sia sconosciuta (agnosticismo debole) o inconoscibile (agnosticismo forte), non gli impedisce di avere fede, ma non crea caste, ossia nessun UOMO può conoscere dio e quindi nessuno può porsi da tramite fra dio ed il resto dell'umanità
l'ignosticismo parla non di dio ma dell'idea di dio e quindi della possibilità per l'uomo di concepirlo come concetto per cui la stessa domanda "dio c'è o non c'è" perde di significato ponendosela un uomo.
queste tre ipotesi di lavoro non centrano con l'ateismo debole o forte o con l'axteismo o con l'umanesimo ma solo perchè intervengono prima della domanda "dio c'è?"
"se c'è lo posso conoscere solo io e chi è al mio pari" dice lo gnostico
"se c'è io non lo conosco" dice l'agnostico
"il fatto stesso che io mi ponga domande o risposte su dio è irrilevante" dice l'ignostico