Questa modalità di influenza è condizionata da vari fattori, tra cui alcune motivazioni sottese all’agire umano e le modalità di funzionamento del pensiero umano. Tutto questo può darci una chiave interpretativa utile a capire come pensiamo e come mai a volte lo facciamo in modo irrazionale.
Le motivazioni fondamentale dell’agire umano siano sarebbero:
1 - Il bisogno di essere accurati;
Gli esseri umani hanno bisogno costruirsi una propria visione del mondo che sia esplicativa. Ma non conoscono mai tutti gli elementi necessari a giudicare una data situazione e spesso le loro aspettative sul mondo sociale vanno in conflitto con la percezione che hanno di esso.
2 - Il bisogno autostima
Pur di percepirsi come rispettabili, competenti e affidabili spesso le persone abbraccino una visione distorta del mondo. Un’altra esigenza fondamentale è quella di giustificare il comportamento precedente. Il bisogno di preservare la stima di sé produce un pensiero che non sempre è razionale, ma piuttosto razionalizzante ovvero disponibile ad accettare l'assurdo purchè funzionale a corroborare la tesi dell'autostima.
3 - Il bisogno di controllo sul proprio ambiente
Le modalità di funzionamento del pensiero umano invece sarebbero:
I - Modalità veloce e automatica
Interviene quando agiamo “senza pensare”, ovvero senza riflettere coscientemente Il pensiero automatico ci aiuta a comprendere situazioni nuove collegandole alle nostre esperienze precedenti. Per fare questo utilizziamo degli schemi, ovvero strutture mentali che organizzano la nostra conoscenza del mondo sociale. Tali strutture influenzano profondamente le informazioni che registriamo, su cui riflettiamo e che successivamente ricordiamo. Quando vengono applicati ai membri di un gruppo sociale, al genere o all’etnia, gli schemi vengono definititi come stereotipi. Gli schemi inoltre fungono da guide della memoria: la memoria umana è ricostruttiva, e le persone riempiono gli spazi vuoti con le informazioni coerenti con i propri schemi. La scelta dello schema da applicare alle diverse situazioni dipende dall’accessibilità. Esistono due tipi di accessibilità: in base all’esperienza passata: questi schemi sono sempre accessibili in base ad un evento contingente che ha fissato uno schema in memoria: in questo caso l’accessibilità può essere temporanea, e indotta. Gli schemi sono caratterizzati da una notevole persistenza, tanto che possono sopravvivere anche quando non sono sostenuti più da nessuna evidenza. Quando incontriamo informazioni nuove, o vediamo confutate quelle acquisite, non rivediamo i nostri schemi. A volte invece si verifica il fenomeno della “profezia che si autoadempie”: a) le persone hanno delle aspettative rispetto ad un altro individuo b) ciò influenza il modo di agire nei suoi confronti c) queste attese influenzano la risposta dell’individuo, che adotta comportamenti coerenti con le attese, facendo in modo che queste diventino vere.
Quando gli schemi che abbiamo non sono adeguati, o quando ne abbiamo troppi che potrebbero andare bene e siamo nell’incertezza, spesso impieghiamo la scorciatoia dell’euristica del giudizio.
L’euristica della disponibilità si riferisce ai giudizi fondati sulla facilità con cui riportiamo alla mente esempi che riguardano la situazione in esame. Il problema è che spesso ciò che ricordiamo non è caratteristico del quadro generale, e ci porta a conclusioni errate. L’euristica della rappresentatività è usata per categorizzare qualcosa di nuovo, le persone giudicano quanto sia simile al caso tipico. Questo tipo di euristica viene utilizzato spesso anche quando avremmo a disposizione informazioni medie di base che contraddicono le conclusioni raggiunte, portando a conclusioni errate. L’euristica dell’ancoraggio e dell’accomodamento è una strategia con cui le persone utilizzano un numero o un valore come punto di partenza e quindi precisano la loro risposta rispetto ad esso. Spesso però i valori da cui si parte sono frutto di esperienze personali atipiche, e perciò non sono affatto rappresentative del reale. Quando si generalizza partendo da un campione di informazioni per arrivare alla sua totalità, viene messo in atto un processo chiamato campionamento tendenzioso
II - Modalità controllata
Interviene quando dobbiamo prendere decisioni importanti riguardanti la nostra vita. Il pensiero controllato è conscio, intenzionale, volontario e richiede energia mentale. Uno degli scopi del pensiero controllato è porre freni e bilanciamenti al pensiero automatico. Tuttavia, proprio perché il pensiero controllato richiede energia e motivazione, spesso lasciamo che sia il pensiero automatico a gestire le cose a meno che non siamo particolarmente motivati ad analizzare un messaggio ed abbiamo le energie necessarie. Ne fa parte il pensiero contro fattuale.
Dato che pensare in società, soddisfacendo i bisogni sottesi a tutte le motivazioni fondamentali elencate sopra è difficile se non impossibile, pensare è doloroso perché crea una discrepanza tra l’immagine di noi stessi e i nostri stessi pensieri. Questa discrepanza si chiama dissonanza cognitiva.
Ogni individuo dispone di tre modi fondamentali per ridurre la dissonanza:
1- cambiare il comportamento fino a farlo accordare con la cognizione dissonante
2- cercare di giustificare il proprio comportamento modificando una delle cognizioni
3 - cercare di giustificare il comportamento mediante l'aggiunta di nuove cognizioni
Queste scelte inducono ad assumere un comportamento che non sempre è razionale, ma piuttosto razionalizzante... come abbiamo detto prima.
Nonostante queste strategie, ogni volta che prendiamo una decisione importante avvertiamo la dissonanza post decisionale.
Per ridurre la dissonanza:
1- gli individui modificano le loro sensazioni rispetto agli oggetti scelti, divaricandoli mentalmente in modo da potersi sentire bene in merito alla scelta operata. In altre parole, cambiamo il modo in cui ci sentiamo rispetto alle alternative scelte (sopravvalutandole) o non scelte (sminuendole).
2- Rivedono il proprio concetto di sé: in realtà non accade quasi mai
3 - Ripensano a ciò che si è raggiunto e trovarne nonostante tutto i lati positivi, anche se non esistono
Questo meccanismo fa sì che, più è faticoso e doloroso raggiungere un certo risultato, più quel risultato ci apparirà in modo positivo, anche al di là delle sue qualità intrinseche. Più la decisione è importante, maggiore è la dissonanza. E quanto più permanente e irrevocabile è la decisione, tanto più forte è il bisogno di ridurre la dissonanza. In altre parole quanto più la quewstione è cruciale per il soggetto, quntomeno egli sarà sincero con se stesso
Questo si applica ovviamente anche ai rapporti affettivi.
Esistono tre importanti indici di dissonanza nelle relazioni interpersonali:
1- come svolgiamo un compito rispetto ad un'altra persona
2- il livello di vicinanza ad essa
3 -quanto è pertinente il compito rispetto alla definizione di noi stessi
Questa dissonanza si può ridurre con diversi tipi di strategie:
4- allontanarci dalla persona che ci ha superato
5- modificare il grado di pertinenza del compito alla nostra definizione di sé
6- cercare di modificare il confronto tra la nostra performance e quella dell'altro (diventare più bravi)
La teoria ci indica che se le persone non giudicano il compito particolarmente rilevante per loro stesse, desidereranno che i loro amici abbiano successo, per poter brillare di luce riflessa. Ma se invece il compito è rilevante per la propria autostima, si tenderà a mettere i bastoni fra le ruote anche agli amici. Spesso accade che le consuete strategie di riduzione della dissonanza non funzionano, e il tentativo di allontanare le minacce dal proprio concetto di sé non va a buon fine, in quanto le minacce sono troppo forti e difficili. In questi casi, la teoria dell'affermazione del sé afferma che le persone riducono la dissonanza affermano la competenza in un settore diverso. Cercheranno cioè di richiamare qualche aspetto non pertinente del concetto di sé che tengono in gran conto, per potersi sentire a posto nonostante qualche azione insulsa o immorale appena compiuta.
Quanto detto sopra, può aiutarci a capire come funzioniamo nel quotidiano.
In certi meccanismi riposano errori altrui di cui soffriamo ed anche i nostri.
Quali osservazioni possiamo fare alla luce di quanto detto sul modo in cui utilizziamo il pensiero nel quotidiano?
Quali osservazioni si possono fare sul modo in cui decidiamo?
Fonti varie tra cui : http://www.comunicazionidimassa.net/