Gandal, personaggio di Goldrake appartenente all’esercito di Vega.
In origine era così, poi la mezza faccia di donna,
diventa una donna intera che abita il suo viso,
e che chiaramente è in conflitto con l’altra faccia.
Pugnalandola per liberarsene Gandal si ucciderà.
Mumble…Mumble…
Ci tenete “ a salvare la faccia”? Quasi tutti ci tengono, ma non tutti nella stessa misura e non tutti la difendono seguendo le stesse regole.
Questo qualcosa, che a livello colloquiale, chiamiamo “faccia” secondo Goffman non sarebbe altro che l’insieme della propria stima si sé, della propria reputazione, dell’immagine pubblica, emotiva e sociale che ognuno ha di sé e che vorremmo proteggere dal danno al massimo potenziale.
La faccia di Goffman, può essere distinta in base al suo valore per il soggetto e alla sua valenza intersoggettiva in due mezze facce, almeno secondo Brown e Levinson: faccia positiva e faccia negativa. La faccia positiva esprimerebbe il nostro bisogno di essere amati e accettati, mentre la faccia negativa esprimerebbe il nostro bisogno di essere liberi da imposizioni.
Si tratta di due bisogni che confliggono reciprocamente e non sempre il conflitto può essere evitato. Un prima strategia per affrontarlo sarebbe la cortesia: positiva( complimenti, offerte d’aiuto, promesse, ecc….), se volta a difesa della faccia buona (l’obiettivo è ottenere l’approvazione) e negativa ( scuse, mosse di distanziamento varie ecc…), se volta a proteggere la faccia cattiva (l’obiettivo è ottenere l’autonomia). Però ci sono casi in cui tutte queste strategie di evitamento o riduzione del conflitto non servono a niente e bisogna scegliere, se sacrificare la faccia buona perdendo amore e approvazione, o mettere da parte la faccia cattiva, perdendo autonomia.
La scelta di mostrare la faccia cattiva scatterà in tutti quei casi in cui il prezzo da pagare appare più alto se non si facesse ( ad esempio se si perderebbe qualsiasi libertà, anche quella di essere se stessi, oppure se tanto ormai la faccia buona è persa comunque). Chiaramente il prezzo lo fa il proprietario della faccia: dipende dalla sua autostima, dall’immagine che ha di se stesso, dal suo rapporto con il mondo in cui è inserito… da tante cose. Una persona può essere in una condizione tale da sentire la propria faccia positiva costantemente minacciata gravemente, tanto da dover sempre mostrare la faccia negativa . Oppure ancora, essere nella condizione detta sopra, ma essere tanto insicuro da sentirsi contemporaneamente sempre tanto minacciato da attaccare, ma contemporaneamente tanto a rischio da non poter mai mostrare la faccia cattiva. Allora i casi sono due: l’implosione o ” la strategia sub-acquea” ( attaccare mascherandosi… cosa molto frequente).
Tutta questa dinamica è condizionata da tantissimi altri elementi, come il contesto culturale, i rapporti di potere che regolano la relazione tra i soggetti coinvolti, la familiarità…. e tante altre cose.
Ora, pigliamo questa dinamica come se fosse una formina di plastica. La sabbia siamo noi, noi stessi e gli altri esseri umani.
Quali e quante situazioni ci aiuta a capire?
Che mi dite della vostra faccia? Qual'è il prezzo che rifiutereste di pagare, tanto da mostrare la vostra faccia cattiva? Cosa fareste per proteggere la vostra faccia buona? Come gestite il conflitto? Su quale terreno lo avvertite di più? Sapete perchè? Che strategie utilizzate di fronte al conflitto?
Questi autori, che mi fecero compagnia a Siena tre anni fa, hanno forse detto solenni cazzate, e avrei fatto meglio a passare il pomeriggio in enoteca?
Insomma, ditemi un po' quel cacchio che volete senza farvi intimorire dal post lungo....