Gheddafi nasce durante la seconda guerra mondiale, negli anni di El Alamein. E’ figlio di due pastori analfabeti e mentre pascolava le capre di famiglia assiste alla morte dei cugini saltati in aria su una mina italiana. Mentre frequentava le scuole islamiche si fa strada nel panorama politico del medio oriente Nasser. Dopo il colpo di stato di cui fu protagonista, Nasser riformò le strutture di potere egiziane e varò una serie di riforme mirate allo svincolamento dal potere colonialista. In questa ottica vanno intese la costruzione della diga di Assuan e la nazionalizzazione della compagnia del canale di Suez. Questa figura segnò profondamente Gheddafi che, una volta salito al potere nel 1969 con un colpo di stato adottò una politica orientata al panarabismo, all’anticolonialismo e al riformismo. Su queste basi formula quella che lui definì “la terza teoria internazionale” , alternativa a comunismo e capitalismo. Questa teoria si fonda sull’idea che queste forme di governo siano anti democratiche poiché l’unica democrazia possibile è quella diretta, da realizzare tramite consigli del popolo sparsi sul territorio. Il governo poi deve tenere conto dei valori islamici, quindi in linea con le parole del Corano, la proprietà privata va rispettata e lo stato avrebbe mantenuto i privilegi necessari a dirigere il paese. Grazie ai petroldollari Gheddafi può varare molte riforme: crea ospedali e strutture pubbliche, incentiva le imprese, raddoppia i salari minimi… ma bandisce anche tutto ciò che suona occidentale, restaurando la Sharia. Contemporaneamente però riduce il potere degli Ulema, nazionalizzando i beni dei religiosi e istituendo la Jamahirya Araba Socialista ( una macro istituzione sovrapposta allo stato che norma i fatti di fede e che si sostituisce alla Sunna, cioè alla tradizione, e agli haidith, cioè ai detti del Profeta). Gheddafi recide gli accordi di collaborazione con l’Inghilterra e confisca i beni delle imprese dell’Italia, tranne Eni e Fiat di cui poteva incassare il 10% dei profitti. L’Italia diventa così da paese colonizzatore, il partner commerciale privilegiato della Libia.
Le relazioni bilaterali tra Italia e Libia hanno attraversato diverse fasi. Le relazioni sono state particolarmente difficoltose nei primi venti anni della Repubblica Araba di Libia di Muammar Gheddafi. I nodi centrali hanno riguardato i beni confiscati alle imprese e ai privati italiani nel 1970 e le richieste libiche di risarcimento per danni coloniali e di guerra. Un momento di forte tensione si è raggiunto nel 1986, a seguito dell'attacco americano a Tripoli e Bengasi e all'Attacco missilistico libico di Lampedusa. La situazione dei rapporti bilaterali è andata migliorando a partire dal Comunicato Congiunto Dini-Mountasser del 1998, fino alla stipula del Trattato di Bengasi di amicizia e cooperazione nel 2008.
Per capire che cosa sta accadendo In Libia, bisogna considerare questa lunga
Storia e il quadro strategico che ne emerge. La partecipazione popolare all'insurrezione è marginale e rispetto a quanto accaduto in Tunisia ed in Egitto. Cosa sta succedendo davvero? Chi sono gli insorti libici?
Per comprendere qualcosa bisogna capire davvero chi è Gheddafi e perché le potenze internazionali infondo lo hanno sempre corteggiato. Bisogna capire perché i rapporti di collaborazione vengono prima intessuti e poi distrutti.
Le relazioni bilaterali tra Italia e Libia hanno attraversato diverse fasi. Le relazioni sono state particolarmente difficoltose nei primi venti anni della Repubblica Araba di Libia di Muammar Gheddafi. I nodi centrali hanno riguardato i beni confiscati alle imprese e ai privati italiani nel 1970 e le richieste libiche di risarcimento per danni coloniali e di guerra. Un momento di forte tensione si è raggiunto nel 1986, a seguito dell'attacco americano a Tripoli e Bengasi e all'Attacco missilistico libico di Lampedusa. La situazione dei rapporti bilaterali è andata migliorando a partire dal Comunicato Congiunto Dini-Mountasser del 1998, fino alla stipula del Trattato di Bengasi di amicizia e cooperazione nel 2008.
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