Che culo avere cinquantanove anni, non avrei potuto giurarci ma il sogno di una vita si è finalmente avverato: non appartenere ad alcuna categoria è davvero gratificante.
Non sto tra gli appena pensionati, e questo lo devo a una frase che mi venne sciaguratamente alla mente da ragazzo, quando mi dissi che non avrei dovuto vivere nel terrore di non avere una pagnotta da mangiare.
Non appartengo, sempre per quella frasetta, all’universo delle formiche operose che, in batterie di incatenati, lavorano cercando di non pensare a cosa stanno facendo, pena il dover soffocare nell’iper produzione della propria bile.
Non sono più un giramondo, per aver collezionato lettere d’espulsione a raffica, con le motivazioni più astruse, tra le quali spicca il non essere desiderato da un Re di un paese dove quel Re ha sterminato la propria famiglia reale con un kalashnikov, il Nepal.
Non sono più un drogato, da quando i miei organi principali, seguiti da quelli secondari per arrivare fino ai tessuti connettivi, han messo in piedi una protesta sindacale vergognosamente piena di ricatti.
Non sono uno scrittore, perché per esserlo dovrei strisciare inventandomi motivazioni nobili che il Verbo eterno mi vieta di utilizzare.
Infine, sono costretto ad ammetterlo, devo ritenermi felice, di quella stessa felicità che riempie d’orgoglio chi, in fila alla cassa di un discount, ha nel carrello solo mezzo litro di latte, ma biologico, anche se a lunga conservazione. Ormai ho un’età che costringe a pensare al domani…
Non sto tra gli appena pensionati, e questo lo devo a una frase che mi venne sciaguratamente alla mente da ragazzo, quando mi dissi che non avrei dovuto vivere nel terrore di non avere una pagnotta da mangiare.
Non appartengo, sempre per quella frasetta, all’universo delle formiche operose che, in batterie di incatenati, lavorano cercando di non pensare a cosa stanno facendo, pena il dover soffocare nell’iper produzione della propria bile.
Non sono più un giramondo, per aver collezionato lettere d’espulsione a raffica, con le motivazioni più astruse, tra le quali spicca il non essere desiderato da un Re di un paese dove quel Re ha sterminato la propria famiglia reale con un kalashnikov, il Nepal.
Non sono più un drogato, da quando i miei organi principali, seguiti da quelli secondari per arrivare fino ai tessuti connettivi, han messo in piedi una protesta sindacale vergognosamente piena di ricatti.
Non sono uno scrittore, perché per esserlo dovrei strisciare inventandomi motivazioni nobili che il Verbo eterno mi vieta di utilizzare.
Infine, sono costretto ad ammetterlo, devo ritenermi felice, di quella stessa felicità che riempie d’orgoglio chi, in fila alla cassa di un discount, ha nel carrello solo mezzo litro di latte, ma biologico, anche se a lunga conservazione. Ormai ho un’età che costringe a pensare al domani…