Si tratta di un meccanismo naturale, che non implica nel suo svolgersi necessariamente violenza ma che esercita comunque un’inevitabile forma di coazione. Ecco perché ogni bambino nasce covando in se stesso una rabbia sorda e profonda: è nato attrezzato per inserirsi nel meccanismo che lo sosterrà finchè non sarà giunto il momento di mandarlo in pezzi.
Ma questo processo è tutt’altro che lineare e indolore. Questo tipo di rabbia è difficile da esprimere. Farlo significa rischiare di perdere l’amore dei genitori ed assumere un atteggiamento che la cultura dominante non apprezza.
La rabbia inespressa arriva così a sostanziare la personalità di una persona adulta, governata da un Io cosciente socialmente adattato che è all’oscuro della presenza di tale affittuario inconscio. Si realizza così una scissione tra l’Io adattato e il Sé autentico che non è potuto emergere che è fatta di odio rimosso: odio per l’incapacità affettiva dei genitori, per i loro errori che hanno rappresentato una violenza profonda verso un Io non ancora consolidato e incapace di elaborare una strategia di difesa e soprattutto odio verso se stessi,verso la propria incapacità di respingere, distinguere e resistere alle richieste ricevute e ai tentativi di seduzione manipolatoria, verso la propria infedeltà nei confronti di se stessi. Per questa via l’uomo arriva a lamentare una vita infelice senza divenir consapevole che l’ostacolo che si pone tra lui e la felicità è lo stesso odio che coltiva. L’odio rimosso infatti non vuole riemergere e dissolversi perchè ciò che gli da questa capacità di resistenza è l’orgogliosa decisione dell’individuo di odiarsi per la propria imperfezione.
In altre parole, la frattura che genera la rimozione dell’odio implica perdono, verso le imperfezioni genitoriali ma soprattutto verso se stessi. Questo è il perdono che spesso l’adulto non riesce a concedere.
Credo che in queste dinamiche sia possibile trovare la spiegazione di molte cose che ci hanno soffrire e di molte situazioni invalidanti.
Generalmente appena ci si accorge della coazione si risponde con odio, e questa strategia si chiama adolescenza. E' tutto normale perchè si tratta di un passaggio. Anzi deve esserci. Ma se tale passaggio non c'è? Oppure se tale passaggio si assolutizza senza evolversi? In entrambi i casi ci troviamo di fronte alla scissione tra Io e Se autentico divaricata dall'odio, rimosso nel primo caso e mal gestito nel secondo. La cura è il perdono, non tanto e non solo verso i genitori ( Se ci fosse solo questo tipo di perdono ci troveremmo di fronte all'ennesima forma di abnegazione di se stessi ad altro) ma sopratutto e prima di tutto verso se stessi. Pochi si rendono conto che chi attacca è la prima vittima del suo odio, anche perchè in genere il suo odio lo rende più brutto e deficiente. Eppure bisogna riconoscersi come sofferenti e perdonarci nel medesimo atto in cui perdoniamo gli altri, in questo caso i nostri genitori. Alla forma aggressiva di affermazione di se e di difesa dall'annichilimento, dispendiosa e autolesiva, subentra così una forma di autoaffermazione meno dispendiosa e più costruttiva perchè consente integrazione: il perdono. Perdonare se stessi, significa non sentirsi più i deboli vigliacchi che ci siamo sentiti e ciò chi consente di perdonare gli altri senza timore, perchè non possono più toglierci ciò che siamo. o almeno io vedo tutto collegato.
Venghino siori, venghino...
aggiugete qui le vostre riflessioni