Inutile dire che queste cose del bel mondo antico non esistono più. La famiglia è divenuta nucleare e si è chiusa in se stessa, almeno tanto quanto lo hanno fatto le persone. I bambini sono un bene privato da custodire gelosamente partendo dal presupposto che non esista alcun substrato certo di buone intenzione da parte di chi collabora alla loro gestione. Questi collaboratori a loro volta si sono fatti specializzati ( psicologi, agenzie educative, ecc) e non sono più persone comuni, coinvolte nella gestione dell'infanzia semplicemente dal loro vissuto d'affetto.
Come siamo arrivati a questo cambiamento?
Quali sono i fattori che hanno inciso su di esso?
Quali possono essere a vostro avviso le conseguenze che ne derivano?
Riguardo a quest'ultima domanda, c'è una conseguenza secondo me importante di cui vorrei rendervi partecipi e discutere.
Ho avuto più volte modo di notare che si sta diffondendo un clima nevrotico e nevrotizzante, collegato alla questione bambini/abusi. Lo spettro degli abusi finisce per aleggiare costantemente nell'immaginario di bambini e adulti, tanto che il semplice avvicinarsi ad un bimbo viene talvolta osservato con sospetto. I bambini stessi tendono a parlarne spesso con paura e ad essere facilmente propensi ad intravedere questa presenza minacciosa intorno a loro. Mi è ad esempio accaduto di sentire dei bambini in un giardino pubblico commentare la presenza di un vecchietto fuori dal cancello in questo modo: " ma chi è?" " Eh... sarà un pedofilo". Il pericoloso soggetto era in realtà il nonno di uno dei bambini presenti.
Tutto questo davvero è un bene?
O finiamo per creare più mostri di quelli da cui tentiamo di difenderci?
Anche nel bel mondo antico esistevano abusi, e anche nel bel mondo antico la collettività vigilava sui bambini,
in modo direi più efficace di oggi ma senza nevrotizzarne i termini.