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Un particolare ringraziamento a "lisandro" per l'ispirazione;
a lui dedico il mio piccolo scritto di stanotte
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La “Menestra Maritata”
I tarassachi (soffioni), le pratoline, l'aglio selvatico, le rapette selvatiche (senza esagerare ché sono tossiche, ancorché saporitissime), il grugno gentile, la bietolina spontanea, la valerianella, il caccialepre, il bulbo amaro ed aromatico del lampascione... tutte quelle piante che in botanica si chiamano "asteracee" e...
quasi tutte le erbette selvatiche citate da "lisandro" entrano a far parte della "Menestra Maritata",
piatto tradizionale della cucina napoletana, zuppa di rito il giorno di Pasqua, prima che arrivassero i nordisti ad imporci il brodo di cappone ed i tortellini.
Le motivazioni mistiche e pratiche anche in questo caso si sposano nella tradizione popolare e rendono "sacro" quello che di base è un imperativo di quella frugalità che riesce a dare dignità e lustro anche alla miseria.
Siamo dunque a Pasqua, e del maiale, che ci ha dato sostentamento in tutto l'inverno (fino ad epoche recenti il maiale non si usava d'estate, a causa della sua scarsa conservabilità in assenza di frigoriferi) non è rimasto che qualche osso, salato o affumicato, con al più un residuo di cotenna o di grasso ormai al limite dell'irrancidimento.
Ma nulla va buttato, e queste ossa spolpate servono per fare un brodo, lungamente cotto per permettere ai resticcioli commestibili di ammorbidirsi e staccarsi.
Può darsi (ma non tutti hanno tanto lusso) che la gallina vecchia non abbia ripreso a fare le uova, quest'inverno, ché la sua spugna è ormai esaurita.
Ma torna ancora utile, ad arricchire la minestra della Pasqua, e non c'è certo rischio che la sua carne si sfaldi per il molto bollire!... e va giù anche lei!
Grasso, il brodo è ancora grasso, ma il sapore è incerto, forte ed aspro, nonostante la patata, la cipolla e le dolci carote che ci abbiamo aggiunto.
Ma la provvida Natura, proprio in questo inizio di primavera ci offre copiosamente erbe selvatiche spontanee da andare a raccogliere nei campi ancora vuoti e lungo i fossi. Sapori vari, freschi, robusti, giovani pianticelle che annunciano il rinnovamento, la resurrezione della terra, la Pasqua!...
Quale migliore occasione per sposarle al nostro brodo di osso vecchio?... quale simbolismo più azzeccato di continuità fra il ricordo del passato e la speranza del futuro?...
Lessano in fretta le verdure giovani in quel brodo che la provvida padrona di casa ha purgato dalle ossa (accuratamente spolpate d'ogni frammento commestibile) e dal grasso in eccesso, ed ora si "maritano" gioiosamente ai pezzetti di carne, di cotica e, se c'è di quella gallina amica mai troppo benedetta per le sue uova.
Talamo perfetto per tanto fumante connubio, la solita fresella di pane scuro (oggi diremmo "integrale"), seccata in forno fino ad essere croccante, un frammento di peperoncino piccante e, se la stagione è stata buona e la massaia parsimoniosa, anche una grattatina di dell'ultima scorza di cacio...
E che diamine, siamo a Pasqua! e sulla tavola benedetta dal capofamiglia con l’acqua delle Palme la Resurrezione va pure solennizzata!
Lucio Musto 25 novembre 2011