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Dubito

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-William-
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Viandante Storico
Viandante Storico
Sinceramente io dubito. Non dubito dei libri ma dei lettori. Parlo in nome della mia esperienza e quindi non sto dando giudizi su nessuno, però una cosa mi sento di dirla. Una volta -per studio o per curiosità- leggevo tantissimo, ora invece leggo molto meno, ma ascolto molto di più. Ascolto dibattiti su libri, ascolto parole di commento ai libri, ascolto elogi ad autori, ascolto dietrologie e apprezzamenti su vari tipi di letteratura ecc, ascolto e mi chiedo: Quale enorme, incolmabile distanza c'è tra ciò che si legge e ciò che si vive? E' poi lecita tutta questa enorme differenza? Cioran diceva che un libro deve costituire un pericolo, una ferita, un cambiamento in chi lo legge, io ci credo molto a questo, ma attorno a me -specie in ambito universitario- vedo solo persone che parlano di parole che nulla hanno a che vedere con la loro vita, con la loro esistenza, coi loro pensieri e con la loro personalità. Inutile dirvi che con costoro non riesco proprio a trovare un dialogo, al massimo posso dire loro "parlami DI quel libro" ma giammai "parla la lingua di quel libro" o "fai parlare quel libro in te", ma è proprio questo che a volte vorrei vedere. Tra le parole e chi le legge -ormai- non c'è più sintonia e non è solo la saggistica ad aver inciso negativamente, con le sue masturbazioni verbali attorno a parole dette da altri, ma anche un certo tipo di lettore, quello che legge perché è bello leggere e perché si deve leggere, non quello che legge perché serve. Io ad oggi ricordo dei libri che hanno inciso tantissimo nella mia vita, più che altro autori, Cioran, Baudelaire, Rimbaud su tutti. E voi? avete avuto degli autori che vi hanno "scritto"?

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Shushan
Shushan
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Ti piacciono gli scrittori decadentisti..ma secondo me tu non dovresti farti spiegare un libro, il libro deve farsi spiegare a te,e tu lo devi interpretare. Le parole degli altri...non sono le parole tue perchè ognuno ha il suo punto di vista..mio umile parere ovviamente, non sono una grande letterata.

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camira
camira
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
io spesso ho usato dei libri come mentori in mancanza di persone capaci di assolvere a tale funzione sorriso e questi libri hanno lasciato un'impronta indelebile perchè ho sentito quelle parole molto vicine a me e a quello che vivevo come se l'autore fosse lì con me e mi parlasse, una sorta di fusione, di visione condivisa. non si può conoscere ciò che non si riesce a vedere e per poterlo fare occorre aprire gli occhi del proprio cuore così da cogliere l'immagine racchiusa nel cuore dell'altro. ci sono autori che riescono a dire molto di più di quello che mettono nero su bianco e per poter leggere tra le righe occorre una certo interesse per l'argomento trattato oltre che una buona dose di pazienza per poter scorgere l'invisibile tra le pieghe del visibile. come dicevano gli alchimisti dei loro complicati e frustanti esperimenti: "nella tua pazienza è la tua anima". meditare occorrono dunque tanti ingredienti per poter far sì che le parole di un determinato libro riescano a sedimentarsi in noi per poter essere elaborate e fatte proprie. sorriso

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Windi
Windi
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Io di principio non amo parlare dei libri che leggo perché le sensazioni che ogni singolo libro trasmette sono qualcosa di intimo ed estremamente soggettivo. Tentare di descrivere ciò che si è colto da un libro letto ne fa perdere metà del suo fascino.. o almeno a me succede così Dubito 73990920 Ogni libro mi ha dato qualcosa perché ogni libro che ho terminato si lasciava terminare Sorriso Scemo Mi prendo sempre la libertà di non continuare un libro iniziato se non lo sento "mio" in quel momento. Come mi è anche capitato che a distanza di diverso tempo fossi "pronta" per leggere qualcosa di abbandonato a suo tempo. 7 o 8 anni fa ricominciai a leggere a ritmi serrati grazie al meraviglioso "La montagna incantata" di Thomas Mann.. Ora più volte mi son chiesta se rileggendolo oggi in me riemergerebbero le stesse sensazioni provate la prima volta.. Credo di no.

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-William-
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Viandante Storico
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Shushan ha scritto:Ti piacciono gli scrittori decadentisti..ma secondo me tu non dovresti farti spiegare un libro, il libro deve farsi spiegare a te,e tu lo devi interpretare. Le parole degli altri...non sono le parole tue perchè ognuno ha il suo punto di vista..mio umile parere ovviamente, non sono una grande letterata.
Chi ha detto che mi faccio spiegare il libro? io ascolto cio che dicono gli altri sui libri non perche cosi lo spiegano a me, ma perché voglio capire QUANTO hanno assimilato LORO di quel libro;)

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-William-
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Viandante Storico
Viandante Storico
camira ha scritto:io spesso ho usato dei libri come mentori in mancanza di persone capaci di assolvere a tale funzione sorriso e questi libri hanno lasciato un'impronta indelebile perchè ho sentito quelle parole molto vicine a me e a quello che vivevo come se l'autore fosse lì con me e mi parlasse, una sorta di fusione, di visione condivisa.
Non avevo dubbi infatti che fosse così anche per te:):) E ti chiederò quali libri ti hanno fatto provare questo:)

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Aleister
Aleister
Viandante Storico
Viandante Storico
Buona l'espressione "autori che ci hanno "scritto". Si potrebbe anche parlare di autori che ci hanno letto, più di quanto noi non abbiamo letto loro. George Steiner definiva il classico (ma si può estendere ad altro..) come "una forma significante che "ci" legge. Solitamente nella lettura è il lettore a riportare, a ricondurre il dire dell'autore entro i limiti del noto, delle proprie categorie interpretative (l'immensa pippa della "critica"). Ma nell'incontro con alcuni grandi si viene destabilizzati, letti nel profondo, rivelati a se stessi da un altro, quell'altro in me più me stesso di me di cui parlava Rimbaud. E non se ne esce vivi...Dostoevskji è uno di questi incontri.

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-William-
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Viandante Storico
Viandante Storico
Grazie Aleister, il senso era proprio quello. Tra l'altro mi piacerebbe trovare un nuovo autore oltre a quelli da me già riportati che mi facesse provare tutto questo di nuovo, ma dopo quelli che ho citato non ne ho trovati altri. Mi colpì molto, in tempi recenti, Pessoa, ma non così tanto da farmi sentire "scritto" o "letto".

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Aleister
Aleister
Viandante Storico
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-William- ha scritto:Grazie Aleister, il senso era proprio quello. Tra l'altro mi piacerebbe trovare un nuovo autore oltre a quelli da me già riportati che mi facesse provare tutto questo di nuovo, ma dopo quelli che ho citato non ne ho trovati altri. Mi colpì molto, in tempi recenti, Pessoa, ma non così tanto da farmi sentire "scritto" o "letto".

Grazie a te. In effetti la ricerca non è facile tra letteratura estetizzante che gronda di "delicazzitudine" come amava chiamarla Carmelo Bene (un genio assoluto). Ma forse resistono ancora un Albert Caraco, il Cèline di "Viaggio al termine della notte" e quell'essere devastato e devastante di Antonin Artaud. Se ti capita, prova a vedere di quest'ultimo il lucidamente delirante testo "Per gli analfabeti", in rete ci dovrebbe essere la versione integrale....

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-William-
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Viandante Storico
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ahahhaha si, si, infatti odio la delicazzitudine :D Ancora grazie per le idee, sai che faccio? vado in biblioteca a vedere se trovo qualcuno dei libri che hai detto, mi fido poco del mio computer che dovro cambiare a breve, ho paura che se scarico qualcosa poi perdo tutto perché ho l'hard disk ormai disastrato.

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-William-
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Viandante Storico
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-William- ha scritto:ahahhaha si, si, infatti odio la delicazzitudine :D Ancora grazie per le idee, sai che faccio? vado in biblioteca a vedere se trovo qualcuno dei libri che hai detto, mi fido poco del mio computer che dovro cambiare a breve, ho paura che se scarico qualcosa poi perdo tutto perché ho l'hard disk ormai disastrato.
e non lo trovai. A sto punto lo scaricherò a casa di mia sorella, che ha un pc decente e li so che rimane.

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