Questo non lo è.
Non ha pretese.
Questo video contiene una poesia molto semplice.
Le sue parole sono dirette e fanno un certo male.
Parla della depressione.
Io le trovo terribilmente vere.
E voi?
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di certo è la visione del depresso da parte della donna che ha tentato inutilmente di fare qualcosa per luiNinfaEco ha scritto:I topic di questa sezione sono in genere piuttosto articolati.
Questo non lo è.
Non ha pretese.
Questo video contiene una poesia molto semplice.
Le sue parole sono dirette e fanno un certo male.
Parla della depressione.
Io le trovo terribilmente vere.
E voi?
po' esseBIGbossSTIGAZZI ha scritto:
@ euvitt, no secondo me è la visione che ha un depresso di se stesso
Aleister ha scritto:
Bisogna avere il coraggio di vivere fino in fondo anche l'insignificanza dell'esistenza per essere all'altezza di un dialogo con il depresso, e solo muovendosi intorno a questa sua verità, che è poi la verità che tutti gli uomini si affannano a non voler sentire, può aprirsi una comunicazione.
Aleister ha scritto:Un punto di vista estetizzante e ruffiano, "delicazzitudine" sulla depressione. Purtroppo non vi è uno sguardo del/sul depresso perchè la depressione è l'implosione desertificante di ogni sguardo. Eugenio Borgna ricordava come il deserto sia la figura che ritorna più ossessiva e incalzante nell'immaginazione dei depressi.
Un deserto che si espande da quel presente muto, in cui il depresso disabita per invivibilità ogni evento, al passato che ha desertificato amori che non si sono radicati, creatività estinte al loro sorgere, ricordi che non hanno nulla a cui accordarsi, in quella solitudine frammentata dove l'identico, nella sua immobilità senza espressione, coglie quell'altra faccia della verità che è l'insignificanza dell'esistere.
Non si può parlare neppure di disperazione, perché l'anima del depresso non è più solcata dai residui della speranza.
E le parole che alla speranza alludono, le parole di tutti, più o meno sincere, le parole che non si rassegnano, le parole che insistono, le parole che promettono, le parole che vogliono guarire languono tutte intorno al depresso, come rumore insensato; il rumore (anche le poesiole) che gli altri, i non depressi, si scambiano ogni giorno per far tacere a più riprese quella verità che il depresso, nel suo silenzio, dice in tutta la sua potenza. Bisogna avere il coraggio di vivere fino in fondo anche l'insignificanza dell'esistenza per essere all'altezza di un dialogo con il depresso, e solo muovendosi intorno a questa sua verità, che è poi la verità che tutti gli uomini si affannano a non voler sentire, può aprirsi una comunicazione.
toglimi una curiositàtulip ha scritto:
L'anima del depresso non è più solcata dalla speranza
L'anima che non ha speranza è morta e per me depressione significa morte.
Neanche il deserto rappresenza bene la depressione ma un tunnel nero dove non si vede la luce, nessuna fine, quello si, un limbo nero e ovattato, una dimensione non conosciuta, irreale
Depressione è solitudine, egoismo, voglia di annullarsi o forse è non voglia.
Avere voglia di qualcosa presuppone un desiderio, un'intenzione, ma nel depresso non c'è intenzione nè desiderio, non c'è nulla, c'è il vuoto che fa l'eco a se stesso.
sulla mia pelleeuvitt ha scritto:toglimi una curiositàtulip ha scritto:
L'anima del depresso non è più solcata dalla speranza
L'anima che non ha speranza è morta e per me depressione significa morte.
Neanche il deserto rappresenza bene la depressione ma un tunnel nero dove non si vede la luce, nessuna fine, quello si, un limbo nero e ovattato, una dimensione non conosciuta, irreale
Depressione è solitudine, egoismo, voglia di annullarsi o forse è non voglia.
Avere voglia di qualcosa presuppone un desiderio, un'intenzione, ma nel depresso non c'è intenzione nè desiderio, non c'è nulla, c'è il vuoto che fa l'eco a se stesso.
dove hai acquisito questo punto di vista?
NinfaEco ha scritto:
@ Tulip
Chi non è mai stato depresso?
tulip ha scritto:NinfaEco ha scritto:
@ Tulip
Chi non è mai stato depresso?
Spero in molti.
Faccio differenza tra umore depresso, tipico di chi è insoddisfatto, malinconico, triste, apatico, pessimista, anche perchè considero molta gente insoddisfatta a causa di cause contingenti, mancanza di denaro, di affetti etc e depressione che invece è una malattia vera e propria da cui si esce solo con farmaci e psicoterapia( se si esce) e che spesso è ereditaria, e che non dipende dalla situazione economina o affettiva in cui si trova il soggetto
PaperMoon ha scritto:@Ninfa
credo che entrare in relazione con un depresso sia un restituirgli in qualche modo lo sguardo; sguardo che rimanda al guardare il mondo, gli altri e la possibilità di guardarsi e farsi guardare e sentirsi guardato, senza che lo sguardo altrui gli restituisca l'horror vacui, o la pena o la pietà, con cui lui continua a guardare a se stesso.
il depresso vive questo:
Un deserto che si espande da quel presente muto, in cui il depresso disabita per invivibilità ogni evento, al passato che ha desertificato amori che non si sono radicati, creatività estinte al loro sorgere, ricordi che non hanno nulla a cui accordarsi, in quella solitudine frammentata dove l'identico, nella sua immobilità senza espressione, coglie quell'altra faccia della verità che è l'insignificanza dell'esistere.
Sapere e sopportare di guardare, lo dice magistralmente Ale, la verità che il depresso vive, e muovendosi intorno ad essa, può aprire un possibile canale cominicativo.
Il depresso non è disperato, e in effetti la speranza non è di casa, e spesso la solitudine deriva dal rifuggire gli sguardi altrui e dall'impossibilità di comunicare la (propria) mancanza di senso.
Ultima modifica di BIGbossSTIGAZZI il Sab 17 Mar 2012 - 22:32 - modificato 3 volte.
Candido ha scritto:Il depresso descritto dalla Merini è proprio uno scassapalle. Come depresso cronico, non posso dire di rispecchiarmici in pieno. Però è probabile che in qualche modo la poetessa volesse descrivere se stessa, maltrattandosi troppo...
Eppure io ho conosciuto persone che non avevano problemi affettivi e neanche economici ma erano depressi cronici...persone un pò sopra le righe...NinfaEco ha scritto:tulip ha scritto:NinfaEco ha scritto:
@ Tulip
Chi non è mai stato depresso?
Spero in molti.
Faccio differenza tra umore depresso, tipico di chi è insoddisfatto, malinconico, triste, apatico, pessimista, anche perchè considero molta gente insoddisfatta a causa di cause contingenti, mancanza di denaro, di affetti etc e depressione che invece è una malattia vera e propria da cui si esce solo con farmaci e psicoterapia( se si esce) e che spesso è ereditaria, e che non dipende dalla situazione economina o affettiva in cui si trova il soggetto
Certo.
Anche io.
P.s.
Mi fido poco delle teorie encefaloiatre sull'ereditarietà.
Ciò che gli encefaloiatri chiamano ereditarietà io lo chiamo ambiente e storia affettiva.
Credo anche che non esista depressione senza causa.
Soltanto in alcuni casi è palese ( quella che viene chiamata depressione reattiva )e in altri nascosta.
Si, non è piaciuta nemmeno a me.Aleister ha scritto:Un punto di vista estetizzante e ruffiano, "delicazzitudine" sulla depressione.
NinfaEco ha scritto:tulip ha scritto:NinfaEco ha scritto:
@ Tulip
Chi non è mai stato depresso?
Spero in molti.
Faccio differenza tra umore depresso, tipico di chi è insoddisfatto, malinconico, triste, apatico, pessimista, anche perchè considero molta gente insoddisfatta a causa di cause contingenti, mancanza di denaro, di affetti etc e depressione che invece è una malattia vera e propria da cui si esce solo con farmaci e psicoterapia( se si esce) e che spesso è ereditaria, e che non dipende dalla situazione economina o affettiva in cui si trova il soggetto
Certo.
Anche io.
P.s.
Mi fido poco delle teorie encefaloiatre sull'ereditarietà.
Ciò che gli encefaloiatri chiamano ereditarietà io lo chiamo ambiente e storia affettiva.
Credo anche che non esista depressione senza causa.
Soltanto in alcuni casi è palese ( quella che viene chiamata depressione reattiva )e in altri nascosta.PaperMoon ha scritto:@Ninfa
credo che entrare in relazione con un depresso sia un restituirgli in qualche modo lo sguardo; sguardo che rimanda al guardare il mondo, gli altri e la possibilità di guardarsi e farsi guardare e sentirsi guardato, senza che lo sguardo altrui gli restituisca l'horror vacui, o la pena o la pietà, con cui lui continua a guardare a se stesso.
il depresso vive questo:
Un deserto che si espande da quel presente muto, in cui il depresso disabita per invivibilità ogni evento, al passato che ha desertificato amori che non si sono radicati, creatività estinte al loro sorgere, ricordi che non hanno nulla a cui accordarsi, in quella solitudine frammentata dove l'identico, nella sua immobilità senza espressione, coglie quell'altra faccia della verità che è l'insignificanza dell'esistere.
Sapere e sopportare di guardare, lo dice magistralmente Ale, la verità che il depresso vive, e muovendosi intorno ad essa, può aprire un possibile canale cominicativo.
Il depresso non è disperato, e in effetti la speranza non è di casa, e spesso la solitudine deriva dal rifuggire gli sguardi altrui e dall'impossibilità di comunicare la (propria) mancanza di senso.
Pie illusioni Paper. Non sempre è possibile. Il depresso fagocita il tuo tentativo di liberarlo da se stesso. E questo è il migliore dei casi.
Credo ciò avvenga perchè il passato doloroso in cui rimane immobile e intrappolato, sia una cosa meno tremenda di quella che incontrebbe liberandosene. Questo qualcosa di tremendo, infondo è solo la realtà, ma a volte se si è stti feriti profondamente essa è intollerabile. E non parlo solo delle prove che impone a tutti ma anche delle cose belle che porta con se.
Quello di cui tu parli può accadere solo se il depresso ha già iniziato dentro di se un percorso. Può accadere solo se qualcosa è già cambiato in lui.
La descrizione che hai riportato coglie molte cose.
Esattamente, in quelle righe c'è una specie di "colpa" che avviene attribuita al depresso, che a me suona molto come "ha ragione chi è sano", ma queste sono categorie vuote, prive di senso, trovo strano che la Merini le abbia chiamate in causa.Aleister ha scritto:
Non credo che il depresso fagociti i tentativi di liberarlo. Come nella poesiaccia della Marini, sembrerebbe si attribuisca al depresso un'intenzionalità e quasi un "gusto" della fagocitazione e del rifiuto. Ma il depresso non sa neppure di fagocitare alcunchè in quanto morto ad ogni intenzionalità. Morto ad ogni passato in cui rifugiarsi immobile, passato che nemmeno più riconosce come suo nello scarto e nella lacerazione che infragilisce persino la continuità fra sè ed il suo corpo. Visitato dalla (dis)grazia della lucidità - come ben nota William - non rifiuta ma semplicemente non può sentire le parole consolatorie con le quali gli altri nascondono a se stessi quella verità della vanità del tutto che egli abita e da cui è disabitato.
(E.Borgna)
Candido ha scritto:Quando sei depresso è come se ogni risposta che il mondo può darti sia inutile, inefficace e assurda. Assurdo il lavoro, assurdo il divertimento, assurda la famiglia, gli amici, lo sport...E' come se tutto fosse un tentativo di costruire qualcosa su di un abisso. E pare che sia solo tu a vedere e vivere l'abisso.
aspe' fai attenzione:NinfaEco ha scritto:Mi fido poco delle teorie encefaloiatre sull'ereditarietà.
Ciò che gli encefaloiatri chiamano ereditarietà io lo chiamo ambiente e storia affettiva.
Ultima modifica di Magonzo il Lun 2 Apr 2012 - 10:38 - modificato 1 volta.
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