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Lucignolo
Ho portato Luca alla “Sagra della polenta” su in centro.
Piccola cosa, ma già tanto, per un villaggio di campagna piccolo come questo, e bisogna riconoscere che il sindaco comunista si dà molto da fare.
Profondamente preso dal suo impegno verso la minuscola collettività agraria si industria in mille iniziative diverse, gradevoli e poco dispendiose, ed il paese prospera, piccola roccaforte in una regione ubertosa, ma politicamente via via più slavata ed economicamente provata dalla crisi incalzante.
Piccola festa dicevo, ma per Luca, ragazzino di città rutilante di luci e di anonimato, una cosa diversa, piacevole, accattivante, e l’immensa nuvola di zucchero filato attorno al bastoncino, leccornia misera ma inusuale e perciò più gradita lo diverte, e ride con me di se stesso per la sua goffaggine… ma come faranno i bambini del paese ad addentarla senza impiastricciarsi tutti?
E’ difficile per lui, cittadino, comprendere che anche l’impiastricciarsi fa parte della golosità.
Nella piazza di sotto, quella che un tempo fu il foro boario, è stata organizzata la mostra e sfilata degli asinelli. L’industrioso sindaco ha pensato di dare uno spazio di utilizzo al mite animale, ormai quasi in estinzione anche qui, come dappertutto, ovunque sostituito da puzzolenti, rumorosi cavalli-vapore.
E così chi ha voluto ha portato il suo animale ben strigliato ed infiocchettato per mostrarlo con orgoglio ai paesani, agli ospiti, ai forestieri… non più strumento di lavoro e compagno di sudore, ma ninnolo eccentrico e, perché no?, simbolo di una nuova agiatezza, che permette di tenere per gusto e compagnia animali amici, senza un contraccambio lavorativo.
Ed in effetti i visitatori sono interessati, i bimbi carezzano gli animali, qualcuno possono anche montarlo per un breve tondino, e cercano di dar loro qualche filo d’erba strappato alle aiuole, ma di nascosto, perché “è severamente vietato dar da mangiare agli asini”… mentre i proprietari fanno finta di non accorgersene…
Luca è davvero conquistato. Probabilmente nei suoi sei anni di vita un asino non l’ha mai visto dal vero, e poi sfiorarlo con le mani, sentirne il tepore della pelle setolosa, l’odore leggero di stalla…
Il bambino è affascinato.
Si avvicina ad ogni animale, cauto, con riverenza, direi. Carezza piano il collo possente una, due, più volte, mormorando qualcosa fra le labbra. Accarezza fin quando l’asino gira la testa a fissarlo, ed il bambino immobile sembra perdersi nel fondo degli occhi acquosi e malinconici.
Sussurra ancora qualcosa Luca, forse un saluto, e va via senza voltarsi, verso il prossimo asinello in mostra, per ripetere il rito.
E’ interessato il bambino, e sono contento di averlo portato in paese, alla festa così inusuale, per lui.
E se ci vorrà mezzo pomeriggio a salutare tutti gli asini, che importa?... ho trovato una comoda panchina dove riposare, e sorveglio il suo fare. Non c’è pericolo alcuno.
Chissà cosa starà fantasticando, quella testolina!... me lo chiedo oziosamente, e lo so.
La mia vecchia mente è troppo rugginosa per poter volare sulla fantasia di un’anima pura!
D’un tratto, il gioco del bambino si interrompe. Viene deciso verso di me, e mi prende per mano.
Mi accompagna a un puledro di forse sei mesi, svezzato da poco, immagino.
il bambino poggia la mano sulla piccola criniera nera, e quasi a presentarmi il giovane quadrupede bigio:
«Lui viene con me, e dovrai comprarlo nonno, sennò non potrebbe venire. Si chiamerà Lucignolo».
Mi impressiona il tono del bambino. Diligentemente educato non usa mai toni imperiosi o rudi, ed anche un bicchier d’acqua lo chiede per piacere, quando ha sete.
Un’inflessione così perentoria non gliela avevo mai intesa nella voce, non immaginavo ne fosse capace. Realizzo subito che il bambino non mi sta chiedendo un giocattolo, vuole che io risolva uno spiacevole empasse! l’asinello, per poter andare con lui deve essere affrancato da una stupida schiavitù, inventata dai grandi.
Io sono grande, quindi tocca a me rimuovere l’ostacolo.
Il ragionamento del piccolo mi è subito perfettamente chiaro, e per Luca non c’è argomentazione da fare; me ne rendo conto immediatamente.
Perciò non mi viene da ridere. Devo solo spiegare con calma al ragazzino che gli asinelli non sono in vendita, ed anche se lo fossero sarebbe fuori ogni logica acquistare il puledro.
Cerco di essere chiaro e fermo. Gli parlo seriamente, da “uomo a uomo”, e Luca seriamente mi sta ad ascoltare, silenzioso e paziente.
E quando ho finito non ha commenti da fare. Torna verso l’asinello grigio ed io lo seguo da presso:
«Niente da fare, Lucignolo… non ha capito – dice a mezza voce – e non c’è altro da fare. Devi necessariamente scappare… ci vediamo presto!».
Una breve carezza contropelo sulla corta criniera nera, e Luca mi si rivolge calmo, senza risentimento:
«Possiamo andare, nonno. Qui abbiamo finito».
Nemmeno uno sguardo agli altri asinelli della piazza, e la mia schiena mi dice che sta rinfrescando.
I bambini sono imprevedibili, e bisogna stare attenti ai messaggi che mandano. Loro infatti parlano un linguaggio diverso.
Chi avrebbe mai pensato che potessi essere disturbato nel sonno?
Lo sanno tutti che la notte ho difficoltà a dormire e recupero al mattino, e tutti ci stanno attenti; anche la suoneria del telefono, viene staccata!... ma sono un vecchio prudente, e non isterico.
Sento la mano che mi scuote piano e non mi adiro. Se mi si sveglia, un motivo grave c’è: lo so bene già prima di aprire gli occhi.
Luca è accanto al mio letto, in pigiamino azzurro, e l’alba appena trascolora nell’aurora. Mi prende per mano e tira piano, per spingermi ad alzarmi.
Mi accompagna alla finestra ed aspetta ch’io apra lo scuro:
«Pensavo, nonno, - dice piano, indicando col capo verso l’aia, - che Lucignolo dovrà rimanere qui da te; io in città non posso portarlo, casa nostra è troppo piccola per lui. Ma io vengo a trovarlo, e lui con te è contento di rimanere»
Il piccolo quadrupede grigio fermo sui ciottoli mi sembra che faccia di si con la testa. Ma la luce è ancora poca, ed io, all’alba, casco dal sonno.
Lucio Musto 28 giugno 2009
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Lucignolo
Ho portato Luca alla “Sagra della polenta” su in centro.
Piccola cosa, ma già tanto, per un villaggio di campagna piccolo come questo, e bisogna riconoscere che il sindaco comunista si dà molto da fare.
Profondamente preso dal suo impegno verso la minuscola collettività agraria si industria in mille iniziative diverse, gradevoli e poco dispendiose, ed il paese prospera, piccola roccaforte in una regione ubertosa, ma politicamente via via più slavata ed economicamente provata dalla crisi incalzante.
Piccola festa dicevo, ma per Luca, ragazzino di città rutilante di luci e di anonimato, una cosa diversa, piacevole, accattivante, e l’immensa nuvola di zucchero filato attorno al bastoncino, leccornia misera ma inusuale e perciò più gradita lo diverte, e ride con me di se stesso per la sua goffaggine… ma come faranno i bambini del paese ad addentarla senza impiastricciarsi tutti?
E’ difficile per lui, cittadino, comprendere che anche l’impiastricciarsi fa parte della golosità.
Nella piazza di sotto, quella che un tempo fu il foro boario, è stata organizzata la mostra e sfilata degli asinelli. L’industrioso sindaco ha pensato di dare uno spazio di utilizzo al mite animale, ormai quasi in estinzione anche qui, come dappertutto, ovunque sostituito da puzzolenti, rumorosi cavalli-vapore.
E così chi ha voluto ha portato il suo animale ben strigliato ed infiocchettato per mostrarlo con orgoglio ai paesani, agli ospiti, ai forestieri… non più strumento di lavoro e compagno di sudore, ma ninnolo eccentrico e, perché no?, simbolo di una nuova agiatezza, che permette di tenere per gusto e compagnia animali amici, senza un contraccambio lavorativo.
Ed in effetti i visitatori sono interessati, i bimbi carezzano gli animali, qualcuno possono anche montarlo per un breve tondino, e cercano di dar loro qualche filo d’erba strappato alle aiuole, ma di nascosto, perché “è severamente vietato dar da mangiare agli asini”… mentre i proprietari fanno finta di non accorgersene…
Luca è davvero conquistato. Probabilmente nei suoi sei anni di vita un asino non l’ha mai visto dal vero, e poi sfiorarlo con le mani, sentirne il tepore della pelle setolosa, l’odore leggero di stalla…
Il bambino è affascinato.
Si avvicina ad ogni animale, cauto, con riverenza, direi. Carezza piano il collo possente una, due, più volte, mormorando qualcosa fra le labbra. Accarezza fin quando l’asino gira la testa a fissarlo, ed il bambino immobile sembra perdersi nel fondo degli occhi acquosi e malinconici.
Sussurra ancora qualcosa Luca, forse un saluto, e va via senza voltarsi, verso il prossimo asinello in mostra, per ripetere il rito.
E’ interessato il bambino, e sono contento di averlo portato in paese, alla festa così inusuale, per lui.
E se ci vorrà mezzo pomeriggio a salutare tutti gli asini, che importa?... ho trovato una comoda panchina dove riposare, e sorveglio il suo fare. Non c’è pericolo alcuno.
Chissà cosa starà fantasticando, quella testolina!... me lo chiedo oziosamente, e lo so.
La mia vecchia mente è troppo rugginosa per poter volare sulla fantasia di un’anima pura!
D’un tratto, il gioco del bambino si interrompe. Viene deciso verso di me, e mi prende per mano.
Mi accompagna a un puledro di forse sei mesi, svezzato da poco, immagino.
il bambino poggia la mano sulla piccola criniera nera, e quasi a presentarmi il giovane quadrupede bigio:
«Lui viene con me, e dovrai comprarlo nonno, sennò non potrebbe venire. Si chiamerà Lucignolo».
Mi impressiona il tono del bambino. Diligentemente educato non usa mai toni imperiosi o rudi, ed anche un bicchier d’acqua lo chiede per piacere, quando ha sete.
Un’inflessione così perentoria non gliela avevo mai intesa nella voce, non immaginavo ne fosse capace. Realizzo subito che il bambino non mi sta chiedendo un giocattolo, vuole che io risolva uno spiacevole empasse! l’asinello, per poter andare con lui deve essere affrancato da una stupida schiavitù, inventata dai grandi.
Io sono grande, quindi tocca a me rimuovere l’ostacolo.
Il ragionamento del piccolo mi è subito perfettamente chiaro, e per Luca non c’è argomentazione da fare; me ne rendo conto immediatamente.
Perciò non mi viene da ridere. Devo solo spiegare con calma al ragazzino che gli asinelli non sono in vendita, ed anche se lo fossero sarebbe fuori ogni logica acquistare il puledro.
Cerco di essere chiaro e fermo. Gli parlo seriamente, da “uomo a uomo”, e Luca seriamente mi sta ad ascoltare, silenzioso e paziente.
E quando ho finito non ha commenti da fare. Torna verso l’asinello grigio ed io lo seguo da presso:
«Niente da fare, Lucignolo… non ha capito – dice a mezza voce – e non c’è altro da fare. Devi necessariamente scappare… ci vediamo presto!».
Una breve carezza contropelo sulla corta criniera nera, e Luca mi si rivolge calmo, senza risentimento:
«Possiamo andare, nonno. Qui abbiamo finito».
Nemmeno uno sguardo agli altri asinelli della piazza, e la mia schiena mi dice che sta rinfrescando.
I bambini sono imprevedibili, e bisogna stare attenti ai messaggi che mandano. Loro infatti parlano un linguaggio diverso.
Chi avrebbe mai pensato che potessi essere disturbato nel sonno?
Lo sanno tutti che la notte ho difficoltà a dormire e recupero al mattino, e tutti ci stanno attenti; anche la suoneria del telefono, viene staccata!... ma sono un vecchio prudente, e non isterico.
Sento la mano che mi scuote piano e non mi adiro. Se mi si sveglia, un motivo grave c’è: lo so bene già prima di aprire gli occhi.
Luca è accanto al mio letto, in pigiamino azzurro, e l’alba appena trascolora nell’aurora. Mi prende per mano e tira piano, per spingermi ad alzarmi.
Mi accompagna alla finestra ed aspetta ch’io apra lo scuro:
«Pensavo, nonno, - dice piano, indicando col capo verso l’aia, - che Lucignolo dovrà rimanere qui da te; io in città non posso portarlo, casa nostra è troppo piccola per lui. Ma io vengo a trovarlo, e lui con te è contento di rimanere»
Il piccolo quadrupede grigio fermo sui ciottoli mi sembra che faccia di si con la testa. Ma la luce è ancora poca, ed io, all’alba, casco dal sonno.
Lucio Musto 28 giugno 2009
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