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Tetsuya Ishida è stato un pittore giapponese, meglio conosciuto per i suoi ritratti surreali di vita ordinaria in Giappone. Nato a Yaizu, Shizuoka, era il più giovane di quattro figli di un noto parlamentare e di una casalinga . Frequenta la Yaizu Central High School fino alla sua laurea nel 1992. A proposito di questo periodo, Ishida dichiarò nelle sue pochissime interviste rilasciate, che fu proprio durante questi anni di scuola che i suoi genitori, e i suoi professori , esercitarono una forte pressione su di lui perchè intraprendesse la carriera di insegnante o farmacista. Questo elemento infatti appare in alcuni dei suoi dipinti che esplorano le aspettative dei giovani e della società.
Ishida entra alla Musashino Art University dove si laurea in Design della Comunicazione Visiva fino nel 1996. Terminati gli studi, insieme al regista Isamu Hirabayashi, suo amico sin dai tempi dell’università, fondano una società multimediale di produzione per la fusione di film e progetti d’arte. Dopo essersi trovati in serie difficoltà economiche durante la recessione del Giappone degli anni 90′ , trasformarono la loro società in una di progettazione grafica, ma subito dopo Ishida lascia il tutto per intraprendere la carriera di artista singolo. Dal 1997 al 2005, ha vinto e tenuto, sempre più in ascesa, una serie di premi e mostre, ottenendo la lode unanime della critica , che gli permise di lavorare a tempo pieno come artista fino alla sua morte.
Il 23 maggio nel 2005, Ishida muore ucciso da un treno a un passaggio a livello a Machida, Tokyo. Aveva 31 anni.
Le opere di Ishida trattano essenzialmente tre temi principali: l’identità e il ruolo del Giappone nel mondo di oggi, le strutture sociali del Giappone e i poli di istruzione, e le lotte dei giapponesi ad adattarsi ai cambiamenti sociali e tecnologici nella vita contemporanea del Giappone. Come è evidente, le sue opere trasmettono un senso di isolamento, ansia, crisi di identità, scetticismo, claustrofobia e solitudine. Studenti e uomini d’affari sono ritratti come attrezzi ed oggetti di una fabbrica, mentre i giovani soprattutto vengono per lo più raffigurati come fisicamente integrati con gli oggetti di uso quotidiano, come ad esempio un lavabo, un radiatore, una toilette e una scrivania. I volti dei suoi soggetti sono fortemente somiglianti a quello di Ishida, cosa che suggerisce una certa autobiograficità delle opere , ma questo Ishida l’ha sempre fermamente negato.
Nelle sue opere Ishida ha anche condiviso aneddoti riguardanti i suoi genitori, ed in particolare il loro sconcerto per la natura oscura della sua arte. A sua madre che ne era particolarmente turbata, lui comunque assicurò che ogni opera per lui rappresentava la felicità poichè sentiva che solo attraverso la pittura gli fosse dato di comunicare al meglio di ogni altro modo.
In un frammento di un’intervista televisiva archiviato alla Tokyo TV ed utilizzato alla Kirin Art Gallery per la mostra “I Maestri Art Grand”, Ishida dichiarò che, indipendentemente dal fatto che gli piaceva dipingere , si sentiva quasi costretto a continuare a dipingere “la gente in balia della natura in contraddizione con il Giappone e i suoi sistemi sociali “. Ci sono tuttavia alcuni aspetti delle sue opere che costituiscono ancora veri e propri enigmi per i suoi critici d’arte. Uno dei temi più discussi di Ishida è proprio un motivo ricorrente trovato nella maggior parte delle sue opere : il sacchetto di plastica. Ishida si rifiutò sempre di spiegarne lo scopo e il significato, e con la sua morte questo punto interrogativo è destinato a rimanere per sempre. Dalla sua morte avvenuta nel 2005, un gran numero di opere inedite sono state scoperte nella sua casa. Il totale stimato di dipinti che ha prodotto durante i suoi dieci anni di carriera di artista ammonta a circa 186 opere.
Nel 2007, la famiglia di Ishida ha donato 21 opere d’arte alla Shizuoka Prefectural Museum of Art, nella loro città natale, che ne costituiscono una mostra permanente.