«Ciò che sappiamo sugli altri e ciò che gli altri sanno su di noi si fonda essenzialmente su apparenze».
( Barbara Carnevali, Le apparenze social, Il Mulino)
Non esiste un accesso diretto all'anima altrui che non passi per le apparenze che socialmente si manifestano nell'interazione con i nostri simili. La società è lo spazio di scambio di questi segnali, un immenso sensorium che include tutte le percezioni socialmente significative: i gesti, le espressioni, gli accessori, gli ornamenti, i segnali di status. La dimensione estetica della sfera pubblica è necessaria: le apparenze sociali non solo trasmettono contenuti sociali, ma li plasmano, li costituiscono. I nostri gusti estetici sono l'espressione della nostra posizione sociale.
Il nostro io sociale non è una costruzione da cui ci possiamo liberare: l'ambivalenza tra quel che mostriamo di noi e quello che siamo riassume la condizione umana stessa. Ci voleva forse una filosofa donna e milanese per ricordarci che, in fondo, tra forma e sostanza non c'è poi tutta questa differenza
Siete d'accordo?
( Barbara Carnevali, Le apparenze social, Il Mulino)
Non esiste un accesso diretto all'anima altrui che non passi per le apparenze che socialmente si manifestano nell'interazione con i nostri simili. La società è lo spazio di scambio di questi segnali, un immenso sensorium che include tutte le percezioni socialmente significative: i gesti, le espressioni, gli accessori, gli ornamenti, i segnali di status. La dimensione estetica della sfera pubblica è necessaria: le apparenze sociali non solo trasmettono contenuti sociali, ma li plasmano, li costituiscono. I nostri gusti estetici sono l'espressione della nostra posizione sociale.
Il nostro io sociale non è una costruzione da cui ci possiamo liberare: l'ambivalenza tra quel che mostriamo di noi e quello che siamo riassume la condizione umana stessa. Ci voleva forse una filosofa donna e milanese per ricordarci che, in fondo, tra forma e sostanza non c'è poi tutta questa differenza
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