La vita non può essere sottomessa alle regole di un'analisi,
perchè l'analisi per capirla uccide la vita e finisce per descrivere la morte
Goethe
Leggendo questa frase mi è venuta in mente l'analisi ( psicoanalisi), anche se si può applicare in generale a qualsiasi analisi della vita. L'ottica in cui Goethe diceva questo chiaramente è una e ben precisa. Nel riportare così questa frase la sto un po' violentando. Ma il bello del pensiero è che funziona come le tesserine del lego. Quelle fatte a tegola servono a fare la casina... ma ci viene da dio anche il becco della papera ( mai provato?).
Anni fà, paragonai la psicoanalisi alla vivisezione. Nella vivisezione si seziona un organismo vivo per capire come funziona. Nell'analisi si seziona un vissuto per rischiarne le dinamiche. Nell'atto di sezionare l'animale egli smette di vivere e gli organi di funzionare e così il vissuto. L'oggetto d'osservazione sparisce perchè dipende in modo essenziale dall'essere vivo del tutto di cui fa parte, e questo tutto è un unità in movimento. Non solo. L'essere vivo dell'unità, dipende oltre che dal movimento proprio dal suo restare parzialmente oscura.
Cosa restituisce al paziente quindi l'analisi chiarendo una dinamica?
La dinamica non rende conto del sentire.
Detto questo, riconosco che l'analisi trasforma, proprio attraverso questo processo. Eppure lo stesso processo è potenzialmente tutt'altro che benefico.
Non a caso si reca in analisi spesso proprio già chi ne fa abbondante uso spontanemante. Altra cosa che mi ha fatto pensare che l'analisi sia "una strategia di gestione" elaborata da una persona che funzionava in un certo modo ( nevrotico), per altre persone che funzionavano come lui.
Cos'è ciò che resta del nostro vissuto ridotto a dinamica?
Cosa va perso?
E considerato quanto sia breve la nostra vita è il caso di perdere tanto?
Forse si, se ci si illude di acquistare qualcosa, è questo è il lato oscuro di ogni analisi... e il lato oscuro di ogni analista.
Niente di male, purchè lo si sappia. Ma non è una consapevolezza frequente.
perchè l'analisi per capirla uccide la vita e finisce per descrivere la morte
Goethe
Leggendo questa frase mi è venuta in mente l'analisi ( psicoanalisi), anche se si può applicare in generale a qualsiasi analisi della vita. L'ottica in cui Goethe diceva questo chiaramente è una e ben precisa. Nel riportare così questa frase la sto un po' violentando. Ma il bello del pensiero è che funziona come le tesserine del lego. Quelle fatte a tegola servono a fare la casina... ma ci viene da dio anche il becco della papera ( mai provato?).
Anni fà, paragonai la psicoanalisi alla vivisezione. Nella vivisezione si seziona un organismo vivo per capire come funziona. Nell'analisi si seziona un vissuto per rischiarne le dinamiche. Nell'atto di sezionare l'animale egli smette di vivere e gli organi di funzionare e così il vissuto. L'oggetto d'osservazione sparisce perchè dipende in modo essenziale dall'essere vivo del tutto di cui fa parte, e questo tutto è un unità in movimento. Non solo. L'essere vivo dell'unità, dipende oltre che dal movimento proprio dal suo restare parzialmente oscura.
Cosa restituisce al paziente quindi l'analisi chiarendo una dinamica?
La dinamica non rende conto del sentire.
Detto questo, riconosco che l'analisi trasforma, proprio attraverso questo processo. Eppure lo stesso processo è potenzialmente tutt'altro che benefico.
Non a caso si reca in analisi spesso proprio già chi ne fa abbondante uso spontanemante. Altra cosa che mi ha fatto pensare che l'analisi sia "una strategia di gestione" elaborata da una persona che funzionava in un certo modo ( nevrotico), per altre persone che funzionavano come lui.
Cos'è ciò che resta del nostro vissuto ridotto a dinamica?
Cosa va perso?
E considerato quanto sia breve la nostra vita è il caso di perdere tanto?
Forse si, se ci si illude di acquistare qualcosa, è questo è il lato oscuro di ogni analisi... e il lato oscuro di ogni analista.
Niente di male, purchè lo si sappia. Ma non è una consapevolezza frequente.