Voorei provare a parlare di arte in un modo un po' diverso dal solito, soffermandomi sull'artista. E' infatti all'artista e alla particolare condizione in cui si viene a trovare che noi dobbiamo dire grazie per il poter ammirare certi capolavori.
Di questo rapporto si occupa nel Sachs in un opera del 1929 dal titolo " Arte e personalità".
Sachs, applicando la psicoanalisi all'arte tenta di stabilire una corrispondenza tra arte e personalità dell'artista, dando come punto di partenza l'ipotesi che questa ne sia l'espressione.
Sachs ipotizzata una volontà di porre pace tra Super -Io e elementi pulsionali da parte dell'artista che prende forma e si estrinseca attraverso l'opera d'arte. L'artista cerca nel produrre arte una risoluzione del suo senso di colpa e una riconciliazione con la propria coscienza. Per questo Sachs lo definisce un sognatore ad occhi aperti.
In parole più semplici, l'artista si troverebbe di fronte al compito di dare corpo ai propri sogni attraverso la materia liberando così i proprio affetti, ed insieme ad essi quelli dei fruitori. Infatti l'arte sarebbe un sogno ad occhi aperti, che non essendo destinato ad uso privato, cura la propria forma. La forma dell'arte costituirebbe una sorta di facciata che seducendo il fruitore un un premio preliminare ( il piacere estetico) ne aggirerebbe le difese rendendolo in grado di afferrare il nucleo inconscio del messaggio. Quanto più organiche sono le relazioni tra facciata e nucleo, tanto più intenso sarebbe l'effetto dell'opera.
Un espediente necessario allo scopo, accanto al travestimento ( che io chiamerei trasmutazione), sarebbe l'anonimizzazione, ovvero la capacità dell'artista di scomparire come individuo nell'atto stesso di presentare i propri sogni in una forma. L'anonimizzazione implica cioè un sacrificio: il distaccare il proprio narcisismo da suo oggetto primario ( l'Io) e reindirizzarlo verso un oggetto sostitutivo ( l'opera d'arte). Nell'atto di compiere questa rinuncia il sognatore ad occhi aperti diviene artista.
Dato che tutto questo processo e i moventi alle sue basi sono individuali, non esiste l'artista, ma semmai gli artisti che Sachs suddivide in una serie di tipi dai contorni elastici. Ad un estremo ci sarebbero gli artisti che amano crogiolarsi in fantasie proibite, molto vicine al rimosso. Dall'altro ci sarebbero gli artisti più prossimi alla coscienza. Romantici o Realisti rientrano nel primo ambito, e i classici nel secondo.
Cosa pensate di questa lettura?
Pensate intercorra davvero un rapporto tra arte e personalità?
Pensate che ciò chiami in causa davvero il rapporto tra coscienza e inconscio?
reciso prima di chiudere che Sachs non ha dato una lettura priva di problematicità. Per dirne una, come applicare le sue idee all'arte antica che egli arriva a definire "impersonale"? Ma certamente voi troverete altre cose su cui dibattere.
Di questo rapporto si occupa nel Sachs in un opera del 1929 dal titolo " Arte e personalità".
Sachs, applicando la psicoanalisi all'arte tenta di stabilire una corrispondenza tra arte e personalità dell'artista, dando come punto di partenza l'ipotesi che questa ne sia l'espressione.
Sachs ipotizzata una volontà di porre pace tra Super -Io e elementi pulsionali da parte dell'artista che prende forma e si estrinseca attraverso l'opera d'arte. L'artista cerca nel produrre arte una risoluzione del suo senso di colpa e una riconciliazione con la propria coscienza. Per questo Sachs lo definisce un sognatore ad occhi aperti.
In parole più semplici, l'artista si troverebbe di fronte al compito di dare corpo ai propri sogni attraverso la materia liberando così i proprio affetti, ed insieme ad essi quelli dei fruitori. Infatti l'arte sarebbe un sogno ad occhi aperti, che non essendo destinato ad uso privato, cura la propria forma. La forma dell'arte costituirebbe una sorta di facciata che seducendo il fruitore un un premio preliminare ( il piacere estetico) ne aggirerebbe le difese rendendolo in grado di afferrare il nucleo inconscio del messaggio. Quanto più organiche sono le relazioni tra facciata e nucleo, tanto più intenso sarebbe l'effetto dell'opera.
Un espediente necessario allo scopo, accanto al travestimento ( che io chiamerei trasmutazione), sarebbe l'anonimizzazione, ovvero la capacità dell'artista di scomparire come individuo nell'atto stesso di presentare i propri sogni in una forma. L'anonimizzazione implica cioè un sacrificio: il distaccare il proprio narcisismo da suo oggetto primario ( l'Io) e reindirizzarlo verso un oggetto sostitutivo ( l'opera d'arte). Nell'atto di compiere questa rinuncia il sognatore ad occhi aperti diviene artista.
Dato che tutto questo processo e i moventi alle sue basi sono individuali, non esiste l'artista, ma semmai gli artisti che Sachs suddivide in una serie di tipi dai contorni elastici. Ad un estremo ci sarebbero gli artisti che amano crogiolarsi in fantasie proibite, molto vicine al rimosso. Dall'altro ci sarebbero gli artisti più prossimi alla coscienza. Romantici o Realisti rientrano nel primo ambito, e i classici nel secondo.
Cosa pensate di questa lettura?
Pensate intercorra davvero un rapporto tra arte e personalità?
Pensate che ciò chiami in causa davvero il rapporto tra coscienza e inconscio?
reciso prima di chiudere che Sachs non ha dato una lettura priva di problematicità. Per dirne una, come applicare le sue idee all'arte antica che egli arriva a definire "impersonale"? Ma certamente voi troverete altre cose su cui dibattere.