paolo iovine ha scritto:due a caso, Wagner e Tchaikovsky, che mi dici ?
Wagner lo conosco quasi a memoria, è quasi uno "di famiglia"; pensa che mia madre, invece delle favole, quando ero bambino mi raccontava le storie della Tetralogia
comunque si tratta di ottocenteschi, anche anagraficamente;
nessun musicista della tradizione colta che abbia minimamente influenzato i posteri è nato negli ultimi 120/130 anni;
non è che la gente ascolta Maderna o Donatoni, eh...
anche i contemporanei eseguiti nelle sale, spesso tributano alle tradizioni non colte e folk, come Gershwin, Copeland, Weill...
Placelop ha scritto:interessante il termine concettualizzazione. La musica colta in effetti sembra oggi devitalizzare e avvilire il senso motivico, melodico, paragonabile a quella che era l'arte figurativa in pittura. Certo, comporre oggi sullo stile romantico o "classico" è praticamente impossibile perchè paradossale a livello stilistico. Però trovo si possa comporre musica contemporanea senza concettualizzare, nel senso di anteporre il calcolo all'acustica. Cioè, si può comporre contemporaneo senza stabilire concettualmente il ruolo svolto da ogni singolo suono, direi riconoscendo anzi il suo effetto di perturbazione estetica, tramite l'intuizione. Io ci sono riuscito nel recente passato, certo l'autorevolezza cresce con l'organico orchestrale..
la dodecafonia concettualizza al punto di distruggere, abolendo le chiavi, il meccanismo di attesa e risposta, la fruibilità stessa della composizione;
se componi in modo tradizionale, fai un percorso a ritroso, replichi qualcosa che in quel contesto è già stato fatto, almeno concettualmente; niente di male, ma è un po' un binario morto, cui accedono solo gli addetti ai lavori;
l'"altrove" cui mi riferivo, Paolo, è quello di tradizioni musicali diverse, come quella afroamericana e folk, la forma canzone più o meno trasfigurata, che hanno impregnato tutto il Novecento.