E purtroppo la risposta alla domanda "come ha potuto fare cose simili solo perchè glielo ordinavano?" sembra immediata e incredibilmente nascosta in persone comuni, come possiamo essere noi.
Nella versione originaria ( ne fecero molti) i soggetti sperimentali, maschi dai 20 ai 50 anni di tutti i ceti culturali, furono reclutati con annunci sui giornali e per posta. Fu loro detto che l’esperimento sarebbe durato un’ora e che avrebbero ricevuto il pagamento di 4,5 dollari, sia che avessero completato il compito sia nel caso contrario.
Messi tutti in una stanza, assieme ad altri finti partecipanti (che erano in realtà altri sperimentatori), furono loro consegnati dei fogli, alcuni dei quali riportavano la scritta “insegnante”, altri la scritta “allievo”. Gli fu fatto dunque credere che l’assegnazione alla categoria degli insegnanti o degli allievi fosse casuale, la verità era che i soggetti sperimentali erano tutti nella categoria degli “insegnanti”.
Le istruzioni per gli “insegnanti” erano pressappoco queste: “ecco una lista di parole appaiate, dovete far apprendere all’allievo il corretto appaiamento. Tutte le volte che l’allievo sbaglia, somministrate una scossa elettrica; se continua a sbagliare il voltaggio della scossa aumenta. Se l’allievo da la risposta esatta passate alla seconda coppia di parole. Stiamo testando gli effetti della punizione sull’apprendimento…”
La persona che impartiva queste istruzioni era un’impassibile sperimentatore in camice.
I soggetti credevano che per ogni risposta sbagliata l’allievo ricevesse concretamente uno shock elettrico, ma naturalmente questo non accadeva, il suono dei vari livelli di shock era preregistrato e gli attori simulavano ad hoc una sofferenza proporzionale.
A un certo punto molte persone esprimevano il loro desiderio di sospendere l’esperimento e accertarsi di come stava l’allievo. Alcuni si fermavano a 135 volts e cominciavano a discutere lo scopo dell’esperimento. Ma la maggiorparte continuava e andava fino in fondo.
Alcuni soggetti cominciavano a ridere nervosamente o ad esibire altri segnali di stress estremo quando ascoltavano le urla di dolore venire dall’allievo.
Se il soggetto indicava il suo desiderio di interrompere l’esperimento, lo sperimentatore dava una successione di indicazioni in questo ordine:
1. Per favore continui
2. L’esperimento richiede che lei continui
3. E’ assolutamente necessario che lei continui
4. Non ha altra scelta, lei deve andare avanti.
Se i soggetti continuavano a desiderare di interrompere l’esperimento dopo la quarta indicazione l’esperimento veniva interrotto. Altrimenti veniva sospeso dopo che il soggetto aveva dato il massimo dello shock a 450 volt, tre volte in successione.
I risultati furono agghiaccianti (consentitemi questo termine).
Il 65% dei partecipanti somministrò il livello finale di shock di 450 volt, sebbene si sentissero molto a disagio nel farlo. Qualcuno si fermò e mise in discussione l’esperimento, qualcun altro si informò sul denaro che avrebbe ricevuto in cambio. Nessuno dei partecipanti rifiutò di dare uno shock prima che questo raggiungesse il livello di 300 volt.