“UNDO”
Ci sono persone intelligentissime, oneste, garbate, socievoli, che a volte vorrei ammazzare, per le cose allucinanti che sono capaci di dire.
Sentite cosa ha osato scrivere ultimamente una di queste; cito testualmente:
«… l’invenzione più grandiosa dell’era dei computer, quella che rappresenta la rivalsa di tutte le frustazioni subroutinali insite nell’animo umano e che resterà insostituibilmente presente da qui all’avvenire senza soluzione di continuità è l’opzione “UNDO”.
Ci pensate, poter fare quello che volete, anche uccidere la suocera e poi, alla fine del divertimento, poter premere: “UNDO”! e tutto è come prima…»!!
Avete capito?... questo signore, che si spaccia anche per mio amico (ma lo scancellerò prestissimo dalla lista) , si permette di parlar bene dell’UNDO!... dell’UNDO, dico!!
Anzi la plaude pure come l’invenzione “più grandiosa!”… io l’ammazzo!...
L’ammazzo… o forse no; il tapinello non sa cosa dice… che ne sa, lui, di computer?... quando mai ne ha veramente visto uno, lui vocato ai temi umanistici e spirituali?...
Siamo noi, ancora una volta a doverci leccare le ferite, a dover piangere sulle frustrazioni e le percosse e le umiliazioni che ci hanno dato queste macchine che amiamo come donne splendide, che odiamo come arcigne mogli, che ci sono compagne nelle ore più buie, che ci imprigionano come i più feroci aguzzini.
Noi, noi dobbiamo soffrire, noi tecnici, noi programmatori, noi analisti, noi “scienziati pazzi che parlano coi bits”, noi schedulatori, noi sistemisti, noi ormai desueti “Data Base Administrators”, noi… scalzati via dal nostro ruolo di pensatori prediletti da Dio…
Prima il calcolatore ci tolse il tempo… faceva solo operazioni semplici, tre registri e qualche accumulatore di dati… era normale, che fosse più veloce dell’uomo… noi avevamo altro a cui pensare!...
Una spremutina al tasto di “single cicle” di tanto in tanto per controllare il suo semplice funzionamento da schiavo… e via.
Poi venne il “Multitasking”, e faceva tre programmi diversi contemporaneamente.
Ma noi ci consolammo:
«…embè? per risparmiare armadi hanno coordinato tre computer e li hanno infilati nello stesso scatolone…».
Seguì la “memoria virtuale”… una memoria che c’era e non c’era… un po’ nell’armadio e un po’ sui nuovi dischi veloci…
Ne studiammo i principi e fu giocoforza adattarsi.
Ora non si riusciva più a sapere con esattezza cosa “Lui” stesse facendo in un certo momento, ed il numero di programmi che riusciva a far girare insieme dipendeva da vari fattori…
Secondo gli “Operatori di Console” anche dall’umore della bestia…
Fu un colpo duro, quello.
Allora capimmo davvero, dovemmo ammetterlo, che la situazione ci era sfuggita di mano.
Il Computer, (si chiamavano ancora Elaboratori Elettronici, ed il PC non c’era ancora) decideva da solo se l’attività di paginazione era troppo elevata, e per non affaticare la sua capoccia virtuale metteva in attesa il tuo programma più urgente per riposarsi un po’.
Con il “generatore di numero casuale” e l’RND perdemmo l’obiettività matematica del cervellone.
Infine, con i collegamenti via modem (degli scatoloni ronzanti grossi come una valigia) “Lui” uscì dal Centro Elettronico per andare a chiacchierare per il mondo.
Quindi gli schermi grafici cominciarono a sbeffeggiarci con pupazzetti e disegnini da terza elementare per dirci le cose (detti “le Icone”) e palesarci la bassa considerazione verso gli umani, mentre sistemi operativi sempre più sofisticati svolgevano tutte le funzioni di controllo che una volta furono nostre.
Ora solo qualche volta, in una elegante finestrella appare la scritta
FFC0000BA0000800AA
“errorre di pinco pallino che non sono riuscito ad aggiustare da solo: prova a ripartire e poi chiama il Tecnico”… e mi disegna i bottoncini… da toccare col “topo”!... manco se il mio dito fosse contaminato!!
A me!... capite?... “LUI”, fa cose del genere a me!... a Me!... Ed io devo sopportarlo!
E dovrei sopportare anche uno che esalta l’UNDO?... ma lo sapete cosa è l’infame freccettina strabuzzata all’indietro, lo sapete Io, come la sento questa sciagurata opzione?, come avverto il pugnale che mi entra nelle carni?...
Io lo vedo chiaramente, dentro lo scatolone bianco sudicio che sogghigna e mi sbertuccia e mi fa:
«Non ti preoccupare se hai sbagliato tutto!... ci sono qua io che ti perdono per la tua imperfezione…schiaccia il bottoncino dell’UNDO e “IO”… ti rimetto le cose a posto proprio come erano prima e… tu puoi fare un altro tentativo!...».
Io lo odio, il PC!
Lucio Musto 31 ottobre 2005
Cronache di quando il byte già esisteva
ma non sapeva ancora di chiamarsi così.
ma non sapeva ancora di chiamarsi così.
(Estratto dal Forum -
“Randomize”)
“Randomize”)
Ci sono persone intelligentissime, oneste, garbate, socievoli, che a volte vorrei ammazzare, per le cose allucinanti che sono capaci di dire.
Sentite cosa ha osato scrivere ultimamente una di queste; cito testualmente:
«… l’invenzione più grandiosa dell’era dei computer, quella che rappresenta la rivalsa di tutte le frustazioni subroutinali insite nell’animo umano e che resterà insostituibilmente presente da qui all’avvenire senza soluzione di continuità è l’opzione “UNDO”.
Ci pensate, poter fare quello che volete, anche uccidere la suocera e poi, alla fine del divertimento, poter premere: “UNDO”! e tutto è come prima…»!!
Avete capito?... questo signore, che si spaccia anche per mio amico (ma lo scancellerò prestissimo dalla lista) , si permette di parlar bene dell’UNDO!... dell’UNDO, dico!!
Anzi la plaude pure come l’invenzione “più grandiosa!”… io l’ammazzo!...
L’ammazzo… o forse no; il tapinello non sa cosa dice… che ne sa, lui, di computer?... quando mai ne ha veramente visto uno, lui vocato ai temi umanistici e spirituali?...
Siamo noi, ancora una volta a doverci leccare le ferite, a dover piangere sulle frustrazioni e le percosse e le umiliazioni che ci hanno dato queste macchine che amiamo come donne splendide, che odiamo come arcigne mogli, che ci sono compagne nelle ore più buie, che ci imprigionano come i più feroci aguzzini.
Noi, noi dobbiamo soffrire, noi tecnici, noi programmatori, noi analisti, noi “scienziati pazzi che parlano coi bits”, noi schedulatori, noi sistemisti, noi ormai desueti “Data Base Administrators”, noi… scalzati via dal nostro ruolo di pensatori prediletti da Dio…
Prima il calcolatore ci tolse il tempo… faceva solo operazioni semplici, tre registri e qualche accumulatore di dati… era normale, che fosse più veloce dell’uomo… noi avevamo altro a cui pensare!...
Una spremutina al tasto di “single cicle” di tanto in tanto per controllare il suo semplice funzionamento da schiavo… e via.
Poi venne il “Multitasking”, e faceva tre programmi diversi contemporaneamente.
Ma noi ci consolammo:
«…embè? per risparmiare armadi hanno coordinato tre computer e li hanno infilati nello stesso scatolone…».
Seguì la “memoria virtuale”… una memoria che c’era e non c’era… un po’ nell’armadio e un po’ sui nuovi dischi veloci…
Ne studiammo i principi e fu giocoforza adattarsi.
Ora non si riusciva più a sapere con esattezza cosa “Lui” stesse facendo in un certo momento, ed il numero di programmi che riusciva a far girare insieme dipendeva da vari fattori…
Secondo gli “Operatori di Console” anche dall’umore della bestia…
Fu un colpo duro, quello.
Allora capimmo davvero, dovemmo ammetterlo, che la situazione ci era sfuggita di mano.
Il Computer, (si chiamavano ancora Elaboratori Elettronici, ed il PC non c’era ancora) decideva da solo se l’attività di paginazione era troppo elevata, e per non affaticare la sua capoccia virtuale metteva in attesa il tuo programma più urgente per riposarsi un po’.
Con il “generatore di numero casuale” e l’RND perdemmo l’obiettività matematica del cervellone.
Infine, con i collegamenti via modem (degli scatoloni ronzanti grossi come una valigia) “Lui” uscì dal Centro Elettronico per andare a chiacchierare per il mondo.
Quindi gli schermi grafici cominciarono a sbeffeggiarci con pupazzetti e disegnini da terza elementare per dirci le cose (detti “le Icone”) e palesarci la bassa considerazione verso gli umani, mentre sistemi operativi sempre più sofisticati svolgevano tutte le funzioni di controllo che una volta furono nostre.
Ora solo qualche volta, in una elegante finestrella appare la scritta
FFC0000BA0000800AA
“errorre di pinco pallino che non sono riuscito ad aggiustare da solo: prova a ripartire e poi chiama il Tecnico”… e mi disegna i bottoncini… da toccare col “topo”!... manco se il mio dito fosse contaminato!!
A me!... capite?... “LUI”, fa cose del genere a me!... a Me!... Ed io devo sopportarlo!
E dovrei sopportare anche uno che esalta l’UNDO?... ma lo sapete cosa è l’infame freccettina strabuzzata all’indietro, lo sapete Io, come la sento questa sciagurata opzione?, come avverto il pugnale che mi entra nelle carni?...
Io lo vedo chiaramente, dentro lo scatolone bianco sudicio che sogghigna e mi sbertuccia e mi fa:
«Non ti preoccupare se hai sbagliato tutto!... ci sono qua io che ti perdono per la tua imperfezione…schiaccia il bottoncino dell’UNDO e “IO”… ti rimetto le cose a posto proprio come erano prima e… tu puoi fare un altro tentativo!...».
Io lo odio, il PC!
Lucio Musto 31 ottobre 2005