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graffito blasfemo

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altamarea
altamarea
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
La prima immagine di Gesù Cristo è una caricatura graffiata sull’intonaco di una casa sul Palatino, a Roma. Rappresenta il corpo crocifisso di un uomo con la testa d'asino mentre un secondo individuo è vicino la croce nell’atto di adorarlo.

In basso c’è un’iscrizione in lingua greca: "Alexamenos sebete theon" = "Alessameno venera [il suo] Dio". Questo graffito blasfemo, forse del II secolo, gli archeologi lo interpretano come irridente nei confronti del cristianesimo, nel contempo testimonia il culto cristiano nella capitale dell’impero. Era nel Paedagogium, la scuola che educava i ragazzi alla mansione di paggi al servizio della corte imperiale. Il graffito è conservato nell’antiquarium del Palatino.

graffito blasfemo Aeselhoved

graffito blasfemo Graffito

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Lady Joan Marie
Lady Joan Marie
Viandante Storico
Viandante Storico
Chiunque sia l'autore di questa blasfemia, l'asino è lui!

3
Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
io non so se ci sia davvero una intenzione di blasfemia.
in realtà la testa d'asino, e quella lunetta che accenna al cartiglio di Pilato
ptrebbe significare "il dio di tutti".
E' noto infatti, ed è ancora nella simbologia del nostro Presepe, che il bue
rappresenta il popolo ebraico, quello di "dura cervice", che conosce la stalla ed
il suo padrone ma non lo riconosce, mentre l'asino i gentili, "che non sanno".
A testimoniare questo che il Cristo è venuto per tutti (in contrasto con l'AT
che prevedeva un Messia solo per se...

Dal mio saggio "il Presepe, simboli e mitologie" stralcio:

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""
Il bue e l’asinello. Anche qui ricca simbologia e riferimenti biblici. Isaia dice: “[Is 1,3]: “il bue conosce il proprietario e l’asino la greppia del padrone; ma Israele non conosce e il mio popolo non comprende”.
I padri della Chiesa videro in queste parole la prefigurazione del nuovo popolo di Dio, composto da tutte le genti. Al cospetto del Bambino, il bue e l’asino apriranno gli occhi e comprenderanno quello che per Israele è inconoscibile.
Questi due animali, chi rappresentano?
L’asino rappresenta i pagani, che non sanno, e perciò non possono comprendere, il bue rappresenta gli ebrei, i saggi, i dotti che pur avendola possibilità di accedere alla conoscenza ed alla sapienza, a causa della dura cervice (la durezza delle corna) non riescono ad aprire la mente all’intelligenza della fede.
Altra simbologia dà al bue, dalle corna lunate, la vicinanza alla sacralità della Luna, principio femminile per eccellenza, mentre all’asino, sacro ad Apollo ed all’oracolo di Delfi gli attributi del principio maschile, suffragato, nella tradizione cristiana dalla predizione di Zaccaria [Zc 9,9] “Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino…”
""

Rif:   http://pulcinella291.forumfree.it/?t=54686492

4
Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
.


con analogo riferimento mi permettero di segnalare anche un mio piccolo racconto,
simbolico anch'esso ma di pura fantasia, dal titolo "Il bambino"
che pubblicai tempo fa anche sul mio forum

http://armia.forumfree.it/?t=73903557

5
paolo iovine
paolo iovine
Viandante Mitico
Viandante Mitico
ovviamente è satira. Il film Il nome della rosa è illuminante sull' argomento.

6
Constantin
avatar
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
graffito blasfemo 9k=
I cristiani non avevano ritenuto possibile raffigurare il viso di Dio incarnatosi nel Messia. Era vietato anche da altre religioni, dall’Ebraismo, innanzi tutto, in cui il Cristianesimo affonda le radici.
La prima immagine di Cristo rinvenuta è quella sconcertante, a primo acchito, di un uomo con la testa d’asino sulla croce. Tale insolito simbolismo è così spiegato dagli studiosi: nella «letteratura dei primi secoli parecchie attestazioni ci dicono che i pagani deridono i cristiani come adoratori di un asino, e che fanno spesso riferimento al mulo (come capita d’altronde anche per il Dio dei Giudei). Secondo un'antica leggenda, infatti, il Dio dei Giudei era un asino oppure aveva una testa d'asino. Scrive il pensatore cristiano Tertulliano, alla fine del I secolo, nell'Apologetico: “Voi pagani avete fantasticato che una testa d’asino è il nostro Dio. Tale sospetto l’ha introdotto Cornelio Tacito. Costui, infatti, nel libro quinto delle sue Storie, raccontando la guerra giudaica fin dall'origine, dopo aver congetturato quello che ha voluto, tanto sull'origine quanto sul nome e sulla religione di quel popolo, narra che i Giudei, liberati dall'Egitto, o, come lui crede, cacciati via, trovandosi nelle vaste località dall’Arabia, quanto mai povere d'acqua, tormentati dalla sete, seguendo gli asini selvatici, che si credeva si recassero a bere dopo il pasto, poterono far uso di sorgenti; e per questo beneficio consacrarono la figura di questa bestia. Così, da qui si presunse, penso, che anche noi cristiani, come discendenti della religione giudaica, venissimo iniziati all'adorazione della medesima immagine».
La raffigurazione rozzamente graffiata nel II secolo si vede ancora sulla parete di una casa sul Palatino a Roma. Raffigura un crocifisso con la testa d’animale e una persona in atto di adorazione con l’iscrizione in greco: «Alessameno adora il suo dio». La testa dell'animale è, appunto, quella di un asino o di un mulo.
Che cosa pensassero gli antichi romani dei cristiani in quell'epoca lontana è stato tramandato da Tacito, il grande storico d’ideologia imperiale. Egli accenna, infatti, «a coloro che, odiati per le loro nefande azioni, il mondo chiama cristiani. Il nome deriva da Cristo, il quale, sotto l'imperatore Tiberio, è stato condannato al supplizio dal Procuratore Ponzio Pilato; soffocata, per il momento, quella rovinosa superstizione dilaga di nuovo non solo attraverso la Giudea , dove quel male è nato, ma anche in Roma, dove tutto ciò che c'è nel modo di atroce e di vergognoso da ogni parte confluisce e trova seguito».
Questo il giudizio negativo sul cristianesimo dell’illustre senatore, console e governatore di province, su una setta ancora circoscritta cui aderivano soprattutto esponenti delle classi meno privilegiate: bottegai, artigiani, piccoli commercianti. A Tacito, protagonista della società imperiale, quella umanità parve del tutto simile a quella che praticava i culti misterici orientali che offrivano speranze e promesse di una vita nell’aldilà.
«Quel Cristo mezzo uomo e mezzo somaro  è dunque l’atto nascente dalla grandiosa epopea immaginativa che per due millenni ha tentato di raffigurare il volto di Gesù. La partenza è lenta perché i primi cristiani esitano a rappresentare direttamente Cristo fino alla fine del III o all’inizio del IV secolo. La dottrina dell'incarnazione, cioè l'idea, fondamentale per il cristianesimo, che Dio si incarni nel Messia, agita immensi interrogativi intorno all’opportunità, o addirittura alla liceità di rappresentare Cristo medesimo», problema dibattuto con crescente veemenza per tutto il primo millennio.

da Flavio Caroli, «Il volto di Cristo. Storia di un’immagine dall’antichità all’arte contemporanea»

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