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Constantin
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Viandante Ad Honorem
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Partiamo da tanto tempo fa.
L'uomo primitivo si sente interamente circondato dal soprannaturale, quasi in ogni momento della giornata e in ogni giorno dell'esistenza. La sua consapevolezza del soprannaturale, e le attività ad esso collegate, sono per lui familiari e integrali come possono essere per noi il riconoscimento e l'impiego dei prodotti della tecnologia. Quando un indigeno azande dell'Africa Centrale (Rep. del Congo, Centroafricana, Sudan) esce la mattina per coltivare le sue messi, porterà con sè un talismano che aiuti la sua zappa. Andando a caccia, nel pomeriggio, lascerà dietro di sè un incantesimo protettivo per tutelare i suoi campi e si porterà appresso una "medicina" per guidare la sua lancia. Forse, la sera, a una danza, suonerà un tamburo e pertanto porterà al polso un fischietto magico per migliorare la propria tecnica musicale.
Come l'uomo "civile" può manifestare un forte grado di rozzezza, così l'uomo "primitivo" possiede, di solito una notevole dose di sofisticheria in molti aspetti della sua organizzazione sociale.
Così gli antropologi ci offrono una prospettiva di noi stessi.
Lo studio dei primitivi moderni, come ad esempio le tribù australiane o gli aborigeni della Nuova Guinea, tuttora immersi nell'età della pietra, ci insegna molte cose sulla nostra evoluzione sociale durante un passato di cui non è rimasta traccia.
Al tempo stesso questi studi rivelano che sotto molti aspetti- esempi; la natura e la tenacia di buona parte di noi nel credere al soprannaturale, in fondo non siamo cambiati di molto.
Per il primitivo gli spiriti popolano tutta quanta la natura. Gli aborigeni australiani credono che ogni albero, ogni fiume, ogni sasso sia la dimora di spiriti e che ogni fenomeno naturale sia l' opera di demoni.
Ma questi spiriti "naturali" non sono i soli ad abitare il mondo del primitivo. Ve ne sono altri - come gli spiriti che presiedono alle nascite e alle iniziazioni - direttamente coinvolti nella vita dell'individuo e della sua tribù. Spesso però c'è confusione tra queste classi di esseri soprannaturali. Talvolta uno spirito della pioggia può essere indotto da una danza cerimoniale, ad agire a favore dell'uomo, e uno spirito fluviale, se indispettito, può provocare un'innondazione che sarà causa di morte e danno.
Le differenze tra spiriti diventano ancora più incerte se si cerca di distinguere gli spiriti dei defunti ( i fantasmi ) dagli spiriti che non hanno mai avuto forma umana.
Molte delle società primitive credono che l'anima di un  morto diventi quasi certamente demoniaca arrivando a ritenere che un fantasma sia ostile persino verso coloro che erano stati i suoi amici più intimi. Pertanto il timore di un fantasma maligno agisce spesso come ottimo deterrente contro il delitto, e molti primitivi condividono la credenza che i fantasmi degli sciamani o medici stregoni siano i peggiori di tutti gli spiriti maligni.
Non c'è da stupirsi, quindi, che la maggior parte di questi esseri soprannaturali- dal fantasma del vicino al demone che porta carestie o epidemie- ispiri alle menti primitive soltanto paura o orrore. Ma  non è tutto così, c'è una parte di questo mondo ultraterreno verso il quale i vivi si sentono talvolta benaccetti e protetti: gli spiriti degli antenati defunti. Si prega per gli spiriti dei propri padri, perchè rendano mite l'inverno, procurino selvaggina in abbondanza e concedano altri e vari favori. Gli Zulù dell'Africa ed i Maori della Nuova Zelanda credevano per tradizione che gli spiriti ancestrali recassero loro forza in caso di guerra.
Per forza di cose se ad un antenato tribale, familiare, ancestrale, viene accordato un potere sovrannaturale, esso diviene di fatto una divinità. Nell'antica papuasia gli antenati morti erano gli unici dei.
Venerati dagli antichi romani, dai cinesi, dai scintoisti giapponesi, con offerte di cibi, bevande, o sacrifici di animali, veniva loro richiesta prosperità, fecondità e longevità.
In genere vengono venerati gli spiriti dei capi-tribù morti, dei saggi anziani, e dei capi famiglia.
Minacce e castighi arrivano, comunque pronti, se si dimentica la preghiera, o la presentazione di offerte che viene punita da malefici degli spiriti dei familiari defunti, come una malattia o la morte di un figlio.
Dannosi, sono pure i fantasmi delle vittime di delitti invendicati, questi, come credono gli aborigeni australiani, sfogano la loro ira sui parenti che sono venuti meno al loro dovere di vendicatori che non sui veri assassini.
Molti popoli primitivi temono tutti i fantasmi di chiunque sia morto di morte violenta, e non serve per costoro la vendetta dei parenti in quanto viene interpretato dagli sciamani che sarà il fantasma stesso a cercar vendetta sull'uccisore o la sua stirpe.
Per ritornare un attimo agli esseri sovrannaturali che non hanno mai avuto forma umana ne troviamo di maligni e benigni. Gli spiriti legati alla natura sono solitamente benigni ma quegli spiriti che abitano paludi o deserti e si manifestano solo di notte sono estremamente maligni.
Gli indigeni delle grandi foreste pluviali e delle giungle vedono un demone in ogni ombra.
Ma vorrei cambiare destinazione dopo essermi ben incartato sui primitivi e le loro credenze, anche attuali, ma pur sempre un argomento che riguarda qualcosa che ci accompagna e sovrasta. Parliamo, ora, dell'uomo che cambia dopo aver parlato del primitivo che ha preferito delegare altre entità al suo cambiamento.
Tutto, al mondo, cambia e si trasforma. Muta aspetto esterno e consistenza interna. Diventa ad ogni momento qualcosa di diverso da quel che era prima; lasciandosi continuamente un passato alle spalle per avviarsi, attraverso un veloce presente, in direzione di un indefinito futuro. Il passaggio da una condizione all'altra si svolge lungo la trama del tempo, dimensione globale inarrestabile che racchiude tutto quel che esiste e lo assoggetta a dinamiche e tensioni indispensabili per il cambiamento.
Il moto delle stelle e dei pianeti, l'erosione delle montagne provocata dai venti, il sedimentarsi di piccoli organismi marini a formare le barriere coralline, il succedersi delle fioriture delle piante una stagione dopo l'altra, sono esempi evidenti dell'incessante  procedere delle trasformazioni, tale che non esistono due distinti attimi nel quali il mondo sia, in ogni sua parte, perfettamente identico a se stesso.
Le trasformazioni si riproducono con velocità e a ritmi diversi, così che mentre alcune si completano nell'arco di un periodo che possiamo valutare facilmente, altre necessitano di intervalli tanto lunghi o brevi che la nostra mente non riesce nemmeno a pensarli. Lo scontro tra due galassie, con il conseguente rimescolamento dei soli che le compongono, avviene in miliardi di anni. All'estremo opposto, certe reazioni chimiche nelle cellule del nostro corpo si esauriscono nel volgere di pochi nanosecondi, milionesimi di secondo: una frazione di tempo talmente breve che non è possibile trovare niente, nell'esperienza quotidiana, cui poterla confrontare.
Di fronte ad una simile realtà magmatica, in continuo rivolgimento, la nostra mente cerca appigli sui quali fermarsi, quasi un tentativo di non venir travolta e mantenere una certa solidità. Esclude dal proprio orizzonte ciò che è troppo piccolo o troppo grande, ciò che è al di là della portata dei sensi, ciò che avviene troppo in fretta o troppo lentamente. Ma soprattutto si prodiga nel dare a se stessa una sensazione di perpetuo presente, di relativa immobilità. Il risultato e la stranissima dicotomia formata da un lato dalla consapevolezza che tutto è governato da una legge di cambiamento, dall'altro dall'impressione immediata, interiore di non mutare mai, di rimanere ogni giorno identici. Il che vale non solo in riferimento a noi stessi ma anche per coloro che riconosciamo simili a noi, le altre menti, le altre persone. E' abituale, per tutti, considerare gli altri come individui fissi, stabili, in totale continuità tra passato e presente.
Di rado ci si pensa, ma in fondo è paradossale che in un mondo in trasformazione perenne soltanto noi, esseri umani, dobbiamo restare uguali nel tempo; che soltanto noi ogni mattina torniamo a essere esattamente quel che eravamo prima di addormentarci; che soltanto noi, sotto la coltre dei ricordi e delle esperienze quotidiane, rimaniamo statici da poterci pensare con la medesima formula "io" usata il giorno prima, o un anno, o un decennio prima.
In verità sappiamo bene che gli esseri umani si modificano: e non soltanto nella struttura del corpo.Dopo la nascita, per anni, andiamo soggetti a un complesso processo di maturazione, che appare concludersi più o meno all'epoca in cui termina l'adolescenza. Il carattere sembra già abbastanza formato nei primi mesi e anni di vita, mentre la personalità, il nucleo essenziale di sentimenti e comportamenti tipico di ciascuno di noi, si consolida nella fase della crescita.
Verso i vent'anni o giù di li, ogni persona è ormai diventata quel che è ora e presumibilmente sarà per il resto della propria vita. Avrà sviluppato uno stile per rapportarsi agli altri e alle circostanze, il suo modo di reagire agli eventi abituali e a quelli imprevisti, e perfino il tipo di sentimenti ed emozioni che proverà nel chiuso del proprio animo. Tutti elementi che continueranno a manifestarsi con una certa regolarità, tanto da dare un'impronta tipica all'identità e rendere gli atteggiamenti esteriori abituali e prevedibili; talmente abituali e prevedibili che ogni deviazione netta dai binari preordinati suscita sorpresa e talvolta inquietudine, quasi fosse un'infrazione a una non scritta ma fondamentale regola di identità. Vedendo una persona di norma esuberante, irrequieta e occupata in 1000 attività, seduta silenziosa a fissare nel vuoto, ci viene istintivo chiederle se si sente male o ha qualche problema: Non ci sembra naturale... analogamente, ma all'esatto contrario, di fronte ad un tipo ordinato e regolare.
Siamo tranquilli se tutto rientra nell'ordine naturale delle cose.
Ma aspetto esterno e vitalità interiore son cose ben diverse e molto spesso non corrispondono prendendo posizioni molto lontane.
Un buon numero sembra il prodotto, in via diretta o indiretta, delle trasformazioni sociali o economiche che si sono evolute nell'epoca in cui si vive; altre paiono del tutto astratte dal contesto storico. Caratteri fuori dall'ordinario, relegati a volte nel regno dell'occulto. Caratteri che rifiutano tutte le correnti dominati della cultura in cui si sviluppano.
I cambiamenti invadono la presunta impenetrabilità della mente umana, ne estraggono i segreti e gli atavismi millenari, all'interno della dimensione psichica di ciascuno di noi.
Le cose intorno a noi nascondono una realtà più profonda dove il tempo e lo spazio abituali perdono di senso.
Conversioni irreversibili della storia dell'umanità.

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