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eutanasia e testamento biologico

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1
Constantin
Constantin
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Persino se l'autonomia fosse messa
sul trono e incoronata,
il suo contenuto  e il suo contesto
sarebbero manipolati
da tacite modificazioni culturali
tanto potenti quanto invisibili. (D. Callahan, Bioethics: Private choice and common Good)


La parola "eutanasia"- proprio perchè va a lambire il tabù della morte- fa scattare in ciascuno reazioni più emotive che razionali. Di fatto nella società occidentale il tema della "dolce morte", dei malati terminali, del testamento biologico, della sofferenza prolungata e inutile, è molto sentito e sempre più discusso.
Il Testamento biologico è invocato come una specie di toccasana ai problemi della medicina di fine vita. In realtà, al di là del facile entusiasmo di molti mass media a seguito del Prof.  Umberto Veronesi, le questioni sono molto complesse e necessitano di attenta comprensione. Molti fautori del testamento biologico desiderano proporre nella sostanza una forma più o meno velata di eutanasia, sulla base del "presunto diritto" alla propria morte. Valutazioni morali, proposte  legislative, cure palliative che accompagnano sulla strada che dovranno percorrere i malati terminali.

E allora, che cos'è leutanasia? L'esperienza degli ultimi trent'anni ci dice che sul tema dell'eutanasia la comunicazione non è facile, perchè la parola eutanasia viene quasi sempre usata con significati spesso diversi.
La linguistica ci insegna che per comunicare dobbiamo usare un linguaggio chiaro, che è necessario usare le parole giuste, quelle dotate di univocità, per descrivere ogni singola situazione.
Quindi la prima cosa da fare è dire con precisione ciò di cui si vuol parlare.
Ci sono almeno sei significati del termine eutanasia che dobbiamo considerare: l'addolcimento degli ultimi momenti della viita del malato; la lotta contro il dolore, che può comportare il ricorso ad analgesici che abbreviano la vita; la rinuncia a prolungare la vita con misure che possano a tutti gli effetti essere definite accanimento terapeutico; la soppressione dei "tarati" per ragioni eugeniche; la constatazione della morte secondo criteri clinici,  nonostante il perdurare di apparenze di vita (dichiarazione di morte cerebrale); la decisione di porre termine deliberatamente alla vita di una persona, su sua richiesta.
Se la denotazione della parola eutanasia è così ampia, si può comprendere il perchè di tante incomprensioni.
Alla fine crediamo di parlare della stessa cosa e in realtà pensiamo a situazioni del tutto diverse.

2
paolo iovine
paolo iovine
Viandante Mitico
Viandante Mitico
io la vedo così : quando una donna dice no ad un uomo è no, se l' uomo la prende con la forza è violenza. Idem la vita.

3
altamarea
altamarea
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Ciao Constantin,  bisogna distinguere tra il cosiddetto “testamento biologico” e l’eutanasia.

Una delle questioni giuridiche di maggiore rilievo e maggiormente discussa, anche in nazioni cattoliche come l’Italia e la Spagna, riguarda il valore da attribuire alla volontà della persona malata nel disporre il trattamento terapeutico ed assistenziale da praticarle qualora non fosse più capace di intendere e di volere.

Dal punto di vista deontologico il passaggio da una medicina in cui il medico era un soggetto gravato di doveri e di decisioni, ad un modello dove assume rilevanza fondamentale la tutela della libertà di autodeterminazione dell’individuo, rende il consenso del paziente agli interventi terapeutici e chirurgici imprescindibile.

L’articolo 32 impone di non intraprendere attività diagnostica o terapeutica senza l’acquisizione del consenso informato. Il quarto comma in particolare prescrive al medico, in presenza di documentato rifiuto da parte di persona capace di intendere e di volere, di desistere dai conseguenti atti diagnostici o curativi, non essendo consentito alcun trattamento medico contro la volontà della persona, salvo che si tratti di minore età o di un maggiorenne infermo di mente.

Nella bioetica contemporanea prevalgono due teorie basate su due distinte filosofie: una di matrice “religiosa” e l’altra di matrice “laica”.

Il primo modello teorico è rappresentato dalla bioetica cattolica che enfatizza la sacralità della vita, perché ci è concessa da Dio…,  il secondo modello è rappresentato dalla bioetica laica, che invece considera importante la “qualità della vita” del malato.

Sono due paradigmi che svolgono anche la funzione di parametri di giudizio e di schemi di valore nella nostra epoca pluralista che tende al relativismo soggettivo e vuole che ogni individuo possa scegliere con piena libertà ciò che giudica la cosa migliore per lui. Se così è, allora perché in Italia l’iter della legge sul testamento biologico è in stallo per motivi non laici ma  etico-religiosi ?

Nel caso di malattia terminale o inguaribile (coma irreversibile), oppure invalidante, che renda incapace di comunicare ed esprimere la propria volontà (ictus cerebrale) cosa fare ?  

Il testamento biologico permette all’individuo di far sapere ai medici le disposizioni in merito al consenso o al rifiuto dei trattamenti sanitari, alle cure mediche cui intende o non intende sottoporsi nel caso di stato vegetativo persistente provocato da una malattia.

Invece per quanto riguarda l’eutanasia, vediamone intanto il significato:  questa parola deriva dal greco “euthanasìa”ed è composta da  “eu” (= bene) + “thanatos” (=morte), quindi significa  “la buona morte”. Allude all’intervento per  abbreviare l'agonia di un malato terminale.
L'eutanasia accelera o causa la morte di una persona per finalità umanitarie.

L'eutanasia si propone di porre fine a una situazione di sofferenza tanto fisica quanto psichica non più tollerabile da parte del malato.

C’è differenza, tra eutanasia attiva e passiva: nel primo caso è il medico che, attraverso la somministrazione di alcune sostanze, per esempio farmaci letali, provoca la morte di un malato. Nel secondo caso, invece, si provoca la morte del malato sospendendo le terapie che lo tengono in vita, come per esempio l'alimentazione artificiale o il respiratore. In Italia entrambe le forme di eutanasia sono vietate dalla legge.

Per quanto mi riguarda ho già dato disposizioni in famiglia che quando sarà il mio turno non intendo prolungare la sofferenza con medicine palliative, né essere tenuto in vita in caso di ictus paralizzante o di coma irreversibile.

Che significato ha vivere uno o più mesi in più in forma vegetativa ? Sono convinto che è meglio non prolungare l’attesa della morte. Sono favorevole all’eutanasia. Ma non voglio essere costretto ad andare in Olanda o Svizzera per morire e spendere almeno 10 mila euro.

Adesso al Senato stanno discutendo sul testamento biologico e non sulla possibilità di eutanasia, per colpa dei cattolici e della Chiesa.

Io sono ateo, sono nato per volontà dei miei genitori e non per volere di Dio, perciò non devo rendere conto della mia libertà di scelta, del mio libero arbitrio a nessuna divinità e a nessuna istituzione religiosa.

Se i credenti nelle divinità vogliono seguire gli ordini ecclesiastici sono liberi, ma la Chiesa non deve impedire a me di scegliere come morire.

Qui non c’è etica che tenga. Sono per lo “scontro armato”  contro chi mi vuole imporre la sua ideologia sul fine vita.



Ultima modifica di altamarea il Ven 8 Dic 2017 - 21:34 - modificato 1 volta.

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paolo iovine
paolo iovine
Viandante Mitico
Viandante Mitico
un tempo lavoravo in ospedale, fino a quando mi sono reso conto che i malati in generale non vogliono guarire. Mi è capitato di somministrare a malati giudicati terminali flebo da me preparate da 500 ml di fisiologica con 11 fiale da 10 mg di morfina, roba d sdraiare un cavallo. Era la cosiddetta dolce morte, in accordo coi familiari. Io non ero d' accordo, ammetto che era una ferita al mio ego arrendersi, ma obbedii al medico. La sanità è un mondo di merda.

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SergioAD
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Viandante Storico
Viandante Storico

paolo iovine ha scritto:io la vedo così : quando una donna dice no ad un uomo è no, se l' uomo la prende con la forza è violenza. Idem la vita.


paolo iovine ha scritto:un tempo lavoravo in ospedale, fino a quando mi sono reso conto che i malati in generale non vogliono guarire. Mi è capitato di somministrare a malati giudicati terminali flebo da me preparate da 500 ml di fisiologica con 11 fiale da 10 mg di morfina, roba d sdraiare un cavallo. Era la cosiddetta dolce morte, in accordo coi familiari. Io non ero d' accordo, ammetto che era una ferita al mio ego arrendersi, ma obbedii al medico. La sanità è un mondo di merda.

Ciao!

Stavo dibattendo con un credente ognuno sulle proprie posizioni, l'argomento non è rilevante ma il fatto che in teoria nessuno dei due sembrava conoscere i punti di partenza dell'altro - più o meno fede e ragione - sono finito per ignorarlo.

In realtà il tema era più sofisticato perché si parlava di intelligenza artificiale e la possibilità che essa possa paragonarsi all'uomo come capacità di coscienza - su basi diverse da quelle della ragione era difficile rispondere.

Sergio ha scritto:Quando non si mettono nella discussione le conoscenze ma le culture allora non andrebbero alimentate le inconsistenze, specialmente quando appaino dichiarazioni di sapere più che elementi su cui dibattere con la speranza di capire di più, chiarire o semplicemente affrontare il tema.

Il vaccini messi in discussione, ll senso del voto sul nucleare, bloccare l'esperimento Cerio 144, il buco nero del CERN - etc. tutta questa contrapposizione tra immaginazione scientifica e quella populista non deve essere uno scontro tra saperi perché il confronto non è possibile.

Sono anni che adoperiamo l'aiuto decisionale attraverso sistemi esperti, intelligenza artificiale - tre anni fa la sfida era trovare il modo di inserire nelle macchine la fase di apprendimento del senso comune, qualcuno ricorderà i dibattiti degli esperti a livello mondiale e che si poteva fare.

Ieri ho letto che un tizio era stato portato in rianimazione e mentre lo sistemavano hanno visto tatuato sul collo DNR - Do Not Resuscitate order,  Ordine scritto nelle cartelle cliniche che, negli Stati Uniti, esplicitamente stabilisce che il paziente non deve essere rianimato. => Ordine eseguito.

Una volta si usava l'emotività ed era difficile, oggi si viene citati e si perdono le cause - certo che il non rianimato ci avrebbe ripensato ma poi gli sarebbe convenuto citare l'ospedale e vincere una causa che gli avrebbe cambiato la vita - coi soldi dei contribuenti oppure l'assicurazione oppure di chi?

Sospetto che le macchine abbiano già un'intelligenza sociale più pratica della nostra. Questo a mio avviso è l'argomento tra culture, senza ipotizzare la determinazione del limite della scienza su basi non scientifiche.

Da noi si effettuano le cure palliative - i malati terminali tornano a casa e vengono accompagnati al termine della loro vita con dignità. Inutile descrivere l'umanità che c'è come il rispetto per l'ambiente circostante - ma è la vita.

Se a questi viene consentita l'umanità che serve e che desiderano - come si può negarla ad altri che la chiedono per lo stesso motivo ma con tempi e modi diversi, perché non sono terminali e fisicamente sono apparentemente sani.

Andando su con gli anni per alcuni di noi la paura sarà perdere i contatti col presente o la realtà, qualunque cosa fosse e se una parte di te non c'è più - quale o chi tenere in vita? Io voto per poter scegliere liberamente.

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altamarea
altamarea
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Sergio ha scritto: Quando non si mettono nella discussione le conoscenze ma le culture allora non andrebbero alimentate le inconsistenze, specialmente quando appaino dichiarazioni di sapere più che elementi su cui dibattere con la speranza di capire di più, chiarire o semplicemente affrontare il tema.

Scusami Sergio, per quanto riguarda il cosiddetto “testamento biologico” e l’eutanasia non c’è bisogno di conoscenze o di culture ma convinzioni personali maturate negli anni. In tali convinzioni confluiscono il significato della vita, l’accoglienza o meno della vita vegetativa in caso paralisi cerebrale o coma irreversibile.

I credenti nella divinità possono agire come credono, ma non devono impedire ai miscredenti di poter scegliere l’eutanasia in determinate circostanze. La libertà dei fanatici cristiani finisce dove comincia la mia libertà di ateo.

E’ frequente la disputa tra “sacralità della vita” e “qualità della vita”, questa alternativa può indurre a pensare che solo le persone con una fede religiosa possano difendere la vita come bene primario e dunque indisponibile, mentre chi non è religioso deve per forza, se usa la ragione, propendere per la qualità della vita, invece le due cose non si escludono.

In Italia le leggi di natura etica che sono in contrasto con la morale cattolica vengono ostacolate. I parlamentari sono in difficoltà quando devono distinguere tra le morali religiose e l’attività del legislatore, che dovrebbe invece garantire a tutti (compresi i credenti delle varie religioni) la libertà di scegliere come procreare e come morire. Questa libertà in Italia ancora non c’è. E si va all’estero per procreare giovandosi delle nuove tecniche mediche per avere figli, si va all’estero per disporre della propria morte, come fece Lucio Magri e come non hanno fatto i registi Mario Monicelli e Carlo Lizzani, costretti a soluzioni cruente, al suicidio, gettandosi dagli edifici.

La questione è sempre la stessa: chi crede che vita e morte siano nella disponibilità di Dio e non degli uomini, vive bene in Italia. Chi invece non ci crede, e pretende di disporre del proprio destino, in Italia è uno straniero.

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SergioAD
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Viandante Storico
Viandante Storico

altamarea ha scritto:
Sergio ha scritto: Quando non si mettono nella discussione le conoscenze ma le culture allora non andrebbero alimentate le inconsistenze, specialmente quando appaino dichiarazioni di sapere più che elementi su cui dibattere con la speranza di capire di più, chiarire o semplicemente affrontare il tema.

Scusami Sergio, per quanto riguarda il cosiddetto “testamento biologico” e l’eutanasia non c’è bisogno di conoscenze o di culture ma convinzioni personali maturate negli anni. In tali convinzioni confluiscono il significato della vita, l’accoglienza o meno della vita vegetativa in caso paralisi cerebrale o coma irreversibile.
Ciao!

Quello di cui dici che non serve conoscenza o culture sono proprio le ragioni opposte tra etica e morale - per le loro definizioni l'etica è affine alla scienza mentre la morale alla fede, usi e costumi - alla fine è l'ingerenza delle religioni all'interno della società secolare - le cui Costituzioni impediscono loro di ingerire.

Come aborto, sacramenti, orientamento sessuale, etc.

La mia opinione è per la libertà - l'eutanasia attualmente non è prevista e spero che qualora mi dovesse servire non debba andare all'estero per farla.


I credenti nella divinità possono agire come credono, ma non devono impedire ai miscredenti di poter scegliere l’eutanasia in determinate circostanze. La libertà dei fanatici cristiani finisce dove comincia la mia libertà di ateo.

E’ frequente la disputa tra “sacralità della vita” e “qualità della vita”, questa alternativa può indurre a pensare che solo le persone con una fede religiosa possano difendere la vita come bene primario e dunque indisponibile, mentre chi non è religioso deve per forza, se usa la ragione, propendere per la qualità della vita, invece le due cose non si escludono.

In Italia le leggi di natura etica che sono in contrasto con la morale cattolica vengono ostacolate. I parlamentari sono in difficoltà quando devono distinguere tra le morali religiose e l’attività del legislatore, che dovrebbe invece garantire a tutti (compresi i credenti delle varie religioni) la libertà di scegliere come procreare e come  morire. Questa libertà in Italia ancora non c’è. E si va all’estero per procreare giovandosi delle nuove tecniche mediche per avere figli, si va all’estero per disporre della propria morte, come fece Lucio Magri e come non hanno fatto i registi Mario Monicelli e Carlo Lizzani, costretti a soluzioni cruente, al suicidio, gettandosi dagli edifici.

La questione è sempre la stessa: chi crede che vita e morte siano nella disponibilità di Dio e non degli uomini, vive bene in Italia. Chi invece non ci crede, e pretende di disporre del proprio destino, in Italia è uno straniero.  

Mi pare che stiamo dicendo la stessa cosa - sono le basi su cui dibattere che sono inconsistenti. tra chiedere di morire e non poterlo fare per una percezione che non ha evidenza - ecco dove dico conoscenza scientifica e filosofia religiosa non hanno un piano su cui dibattere.

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