Questo è il commento scritto e pensato da Tommaso, anch'esso tradotto dall'aramaico, qui si vede che tale scritto può essere stato scritto da un Gesù specchiato.
COMMENTO
Provate ad aprire lo sportello della gabbia ad un uccellino prigioniero: potrà succedere che, spinto da un coraggioso impulso, si precipiti fuori e voli verso la libertà, ma potrà anche succedere che si ritiri timoroso in un angolo. Se esce, può andare a finire nelle fauci di un gatto o nel becco di un uccello rapace; se resta, perde un’occasione unica e può pentirsene per tutta la vita. E la sua vita non sarebbe degna di questo nome, se dovesse trascorrerla tutta fra le sbarre della sua prigione…
Anche l’uomo è in gabbia e, spalancargli troppo bruscamente la porta, può voler dire precipitarlo nelle fauci della droga, del suicidio della violenza e del delitto. Ne sappiamo qualcosa ai nostri giorni.
Certamente la felicità non è dentro la gabbia, è fuori, ma tutti hanno paura di essere felici. D’altra parte, le sbarre della sua gabbia l’uomo se le è costruite lui stesso, millennio dopo millennio, con un lavoro estremamente minuzioso e nello stesso tempo assurdo. Ma vi è una speranza per la vita di chi è ingabbiato: capire in che modo le sbarre sono sorte dal nulla.
Ogni sbarra è un paraocchi e ogni benda è un “diavolo”. Cosi l’uomo si trova circondato da mille diavoli che assolvono fedelmente alla loro funzione, facendo il loro dovere. Sono come tanti segnali stradali: attento, lì c’è una curva, puoi uscire di strada. Fermati e lascia agli altri la precedenza, spaventati, trema, terrorizzati…….
Andrebbe tutto bene se l’uomo capisse quei segnali. Purtroppo , là dove sembra segnata una curva, la strada è dritta. La gabbia si risolve in una esasperante perdita di tempo. Tuttavia se l’uomo troppo precipitosamente ne esce , la libertà raggiunta esteriormente, ma non ancora interiormente , diventa pericolosa per lui. Occorre dunque rimettere i segnali al loro posto giusto e soprattutto capirli: come sono nati? Come si sono formati? Che funzione hanno i “diavoli”?
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Leggemmo con scandalizzata sorpresa nel libro di Enoch questa frase: “Guarda il demonio da ogni lato e non da un lato solo, come tu fai. Lo vedrai ritornare ad essere Dio!” Il diavolo, in aramaico, è definito “ stra’ ahra’ ” cioè “l’altro punto di vista”, la “visione parziale”, il paraocchi.
L’ambiente in cui si sviluppano i diavoli è quello sottoposto alle ristrettezze dello spazio e del tempo . Regno del diavolo è il mondo dei corpi e delle anime. Il diavolo ha effetti sulla materia e sulla mente, dato che l’anima è fatta di pensiero limitato. Ma quando il pensiero ritornando Spirito si allarga, si completa e attinge alla verità e all’eternità, uscendo dalle ristrettezze dello spazio e del tempo , allora l’uomo fa un salto di livello.
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questa la differenza fra l’anima e lo spirito. La prima, fatta di pensiero limitato, provvisorio, mentre lo Spirito è pensiero vittorioso, che ha superato ogni visione parziale.
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Il primo atto dell’ingabbiamento dell’uomo è consistito nell’aver spezzato “il frutto dell’albero della Vita”, dividendo la Creazione in “buona” e “cattiva”. La vita deve pulsare liberamente, spinta dalle due grandi energie cosmiche: quella distruttiva e luminosa e quella costruttiva e tenebrosa. Sia la luce che la tenebra sono fenomeni positivi, tutti e due creati da Dio. Dobbiamo vederli in questo modo: la tenebra come luce che si spegne, la luce come tenebra che si illumina. La luce è ”bene”. La tenebra è un altro tipo di “bene”. Non avendo capito questa verità, restammo meravigliati, quando leggemmo Enoch: “Dio creò la luce e vide che essa era buona e creò le tenebre e vide che anch’esse erano buone…..”.
Le prime sbarre della gabbia che l’uomo si era costruito erano fatte di buio: aveva arbitrariamente stabilito che le tenebre sono malvage. Conseguenze di questo pensiero aberrante sono le frasi che sentiamo pronunciare: Dio, abbi pietà di noi, Signore misericordia, Signore non ci indurre in tentazione, liberaci dal male e dalle tenebre!
Coloro che conoscono l’Ebraico, sanno che questi imperativi in realtà sono verbi al presente: nella preghiera di Gesù è detto: “…Tu ci liberi dal male, tu non ci induci in tentazione, tu ci rimetti i nostri debiti nell’istante in cui li rimettiamo ai nostri debitori….
Così il piccolo uomo, chiuso nella sua gabbia , si è trovato all’inizio in una posizione di una certa comodità. Se ha sbagliato: è Dio che lo ha indotto in tentazione. Il male lo fa soffrire? E’ Dio che non è misericordioso. Ma la verità è un'altra. Occorre che l’uccellino impari a pensare nel modo giusto, altrimenti appena uscito dalla gabbia verrà sbranato dal gatto, cioè divorato dalla paura. Pensare nel modo giusto vuol dire liberarsi dalle opinioni sbagliate dalle false verità rubate in un terreno lavorato da altri, cioè da coloro che nel lento trascorrere dei millenni hanno trovato vantaggioso mantenere in gabbia i propri simili. Occorre Pensiero libero.
Puntualissimo , allo scattare dei segnali cosmici, questo Pensiero è venuto all’appuntamento. L’uomo ha aperto gli occhi. Antichi manoscritti sono tornati alla luce. Solo un secolo prima sarebbe stato troppo presto: li avrebbero bruciati a furor di popolo.
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Una di queste voci nuove è quella di colui che fu così vicino a Gesù da respirarlo,
di colui che non si è fermato alla superficie del Salvatore ma ha voluto penetrare al di là dell’epidermide, cacciando coraggiosamente il suo dito nel profondo. Più o meno a partire da Giuda, tutti gli apostoli sono stati interpreti non sempre fedeli o, come nel caso di Simon Pietro, talvolta rinnegatori di Gesù. Tutti meno uno. Soltanto uno che avesse capito Gesù avrebbe potuto riportare fedelmente il suo messaggio spirituale.
Ma capire Gesù vuol dire “ ESSERE GESU’ ”. Ecco il SEGRETO dell’essenza divina: Gesù è la STRADA, LA VERITA’, LA VITA.
Gesù è l’estremo livello raggiungibile dall’uomo. Chi lo raggiunge si trova ad essere “LUI”. Il piccolo, nervoso Giuda detto Tommaso Didimo, è passato al di là del traguardo e da quel momento è stato più che fratello gemello di Gesù, il suo alter ego: Gesù stesso, specchiato.
Ora possono trovare un’eco nella nostra coscienza le parole segrete che egli ha udite. Sono parole vere, eterne. Eccole:
“Io mi chiamo Giuda come l’altro apostolo, ma sono detto Taumà, Tommaso, cioè Didimo, e vi dirò quando e come Gesù mi ha chiamato così.”
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Gesù dettava. Io scrivevo. Ora, attraverso tante sbarre e tante spade, giunge a voi la Sua Voce.
Sembrano parole oscure, ma colui che ne scopre il senso segreto si libera per sempre dalle morti. Come sorrideva Gesù quando gli dicevano che il Regno è su nei cieli. Rispondeva: “Allora gli uccelli chissà come sono in vantaggio su di voi.” Poi diventava serio e con voce dolcissima aggiungeva: “Il Regno è dovunque: fuori e dentro di voi, sopra e sotto.
Il Regno non è altro che il Pensiero Vivente, il Padre Vivente.
Se lo riconoscete, siete recipienti colmi di Vita. Ma se non lo riconoscete, siete il vuoto stesso!”
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Quando noi lo chiamavamo: “Signore, vieni con noi a pregare e a digiunare? “Lui ci guardava con occhi pieni di ironia e ci rispondeva “Ma che male ho fatto?” E poi aggiungeva: “Non dite sciocchezze e non perdete tempo a fare ciò che intimamente non vi sentite di fare”.
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Una sera al tramonto, vedemmo nel deserto, dall’alto di un colle, un leone balzare su un povero uomo e divorarlo. Gesù ci disse, meravigliandoci: “Quel leone ha fatto quello che doveva fare, mentre sarebbe orribile che l’uomo uccidesse e mangiasse il leone.” Quando gli chiedemmo il perché, Egli rispose: “E’ il leone che, nello scorrere del tempo, diventa uomo, imparando a prendere decisioni umane, mentre l’uomo che mangia il leone, regredisce, prendendo decisioni bestiali.”
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Un giorno Gesù ci spiegò i segreti delle stelle: Era mattino di Primavera. Dall’alto di un colle vedevamo, nella pianura lontana, sorgere il Sole là dove all’orizzonte ancora brillava una luminosa costellazione “Passano le costellazioni, disse Gesù, dopo l’ariete i Pesci. E poi verrà il segno dell’Acquario. Allora l’uomo scoprirà che i morti sono vivi e che la morte stessa non esiste”.
E’ giunto il momento che io vi dica, miei cari amici, quando fu che Gesù mi chiamò per la prima volta TAUMA’, cioè DIDIMO (il suo gemello). Eravamo tutti a tavola. Al termine del pranzo il Maestro ci disse: “facciamo un giuoco. Ciascuno di voi cerchi di paragonarmi a qualcuno o qualcosa. Naturalmente Simon Pietro parlò per primo “Per me Tu assomigli ad un angelo giusto” . Intervenne Matteo: “Assomigli ad un filosofo saggio”. Uno dopo l’altro, tutti dissero la loro. Alla fine, giunse il mio momento.
Gesù mi guardava. Dissi: ”Maestro mio, la bocca rimane chiusa e si rifiuta di dire a chi somigli perché Tu non puoi essere paragonato a niente e a nessuno. Gesù, allora davanti a tutti, disse: “Io non sono più il tuo Maestro, perché hai bevuto sino alla pienezza, alla sorgente infuocata di cui Io stesso mi sono riempito. Hai capito Chi sono. Tu ora sei il pesce grande e buono e per stringere te io getto da parte tutti gli altri. Tu ora sei la più grande e la più coraggiosa delle mie pecore, hai scavalcato ogni recinto ed io ti voglio bene più che a tutte le altre. D’ora in poi ti chiamerò TAUMA’, DIDIMO, perché tu sei Me ed Io sono te.
Poi Gesù mi prese dolcemente per la mano e mi portò in una “ANACOREIA”, un luogo appartato. Era un’altana. Il Sole al tramonto colpiva la figura del mio Maestro che appariva grandiosa e luminosa. Sentii da quella polvere d’oro di luce vivente, giungere a me le sue parole:
—TAUMA’!
—Dimmi Sazzolòs”, mio dolce Maestro.
—E’ giunto il momento. Ora ti dico le tre Parole, infinitamente sacre, infinitamente buone, infinitamente vere”.
Mi guardò negli occhi. Si avvicinò al mio orecchio. Era la grandiosa Luce che parlava.
Udii e rimasi sconvolto! Mi aveva detto le tre parole che l’umanità giudica più sconvenienti di tutte le altre! Il mio pensiero si fermò. Fui preso in un vortice.
Avevo abbassato gli occhi e temevo che, quando li avessi sollevati di nuovo, mi sarebbe apparsa la visione di un diavolo sghignazzante, al posto di Gesù.
Accadde invece un fatto straordinario. Vidi, dolce e rassicurante, il sorriso del mio Maestro. E allora le tre parole presero corpo nella mia mente. Le vidi luminose e bellissime. Un’ansa misteriosa ed ovale sovrastava una torre terminante con una cuspide conica. I due segni viventi quello della femminilità e quello della maschilità, palpitavano e si attiravano con estrema forza. Tra loro, il terzo segno era come il battito altalenante del cuore e mi appariva con due ali: una fatta di ombra e una di luce. Non saprei descrivere meglio quel segno sconosciuto.
Nella sua totalità io vidi dunque la CROCE ANSATA degli egizi, il simbolo della Vita.
Il mio volto si trasformò. Ero pieno di gioia. Ciò che, nella visione divina appare grandiosamente buono e saggio, nella distorta e diabolica visione umana sembra volgare e meschino. L’uomo si è posto agli antipodi di Dio.
Allora udii le parole di Gesù, che mi scossero fino nelle fibre più nascoste:
“Le vedi, ora, le due croci, TAUMA’, la croce vera, della MADRE, del PADRE e del FIGLIO, e la croce falsa degli uomini?”
“Le vedo tutte e due, Maestro mio, e purtroppo vedo Te, il Figlio inchiodato su quella falsa!
Quando tornai tra gli amici, ognuno mi interrogava: “Cosa ti ha detto? Quali segreti ti ha rivelato? Ti ha parlato del padre?
“Risposi loro:” Mi ha detto soltanto tre parole, non una di più”.
—Possibile? Tre parole? Vuoi dire una frase formata da tre parole?
—No, tre parole staccate.
—Diccele, che cosa aspetti?
—Fossi matto. Se io vi rivelassi anche una soltanto, di quelle tre parole, afferrereste le prime pietre a portata di mano e mi lapidereste. Ma allora un fuoco eterno uscirebbe da quei sassi e vi trovereste tra le fiamme per sempre. Amici miei, le tre parole ognuno le deve scoprire da solo.
—Ma tu le hai sentite da Gesù!
—E non è la stessa cosa?
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Una sera, Gesù mi prese in disparte e mi disse:
—TAUMA’ ti farò delle domande, e tu che sei sapiente, rispondimi.
Quante mani devi prendere per avere una unità di mani?
—Una mano Maestro.
—E qual’ è l’unità di piedi?
—Un piede.
—E l’unità di occhi?
—Un occhio
—No, Tommaso. Ti sbagli. Una mano funziona. Un piede funziona. Ma a un occhio solo sfuggono le profondità.
—ho capito, Maestro. L’unità di occhi sono due occhi.
—E l’unità di umanità?
Stavo per rispondere”un uomo”, ma, col volto imporporato, corressi il mio pensiero. Risposi:
—E’ la coppia, Maestro.
—Ora non sei soltanto sapente, ma sei Saggio.
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Un giorno Gesù disse: “ Non perdete tempo a digiunare perché, cosi facendo, fate la vostra rovina spirituale. Non perdete tempo a pregare perché, cosi facendo, vi costruite un inferno.
Trattenetevi dal fare elemosina perché fareste torto al vostro Spirito”.
Molti di noi non capivano. Gesù, quasi ridendo, aggiunse:”Tu Matteo, che eri chiamato il grassone, sai bene quale rovina fosse per te l’ingordigia che ti squilibrava: altrettanto squilibrante è il digiuno”. Replicammo:”Questo lo abbiamo capito, ma perché la preghiera ci danneggia?”
Gesù ci chiese: “come pregate?”
—Diciamo: “Signore abbi pietà di noi”
—Pensate forse che il Padre sia crudele? E che altro dite?
—Diciamo” “Signore facci avere questo, concedici quest’altro”
—Questa è ingiustizia! Non così dovete pregare.
—E come, allora?
—Tacendo e ascoltando la voce del Silenzio che parla dentro di voi, il Pensiero Vivente, vera preghiera, che crea e non ripete, che entra in voi ed è pura. Ciò che entra non vi contamina, ma ciò che esce vi sporca.
—E per l’elemosina?
—Ciò che dai a te stesso lo chiami forse elemosina? E ciò che voi chiamate elemosina non è altro che quel piccolo obolo che una coscienza addormentata paga volentieri per poter continuare tranquillamente a dormire! – poi Gesù aggiunse: Chi ha orecchie per intendere, intenda.
Molti di noi non avevano capito.
Gesù sorridendo, disse:
—Lo Spirito è Perfezione. Pensate sia perfetto un mondo in cui sia necessaria l’elemosina?
—No, E’ un mondo ingiusto.
—L’elemosina stabilizza questa situazione di ingiustizia.
—E allora, cosa dobbiamo fare, in questo mondo che, purtroppo è ingiusto, quando un povero, affamato, viene da noi?
—Fate a lui quello che vorreste fosse fatto a voi stessi. Fate il vostro dovere e fatelo in silenzio.
—Adesso abbiamo orecchie per intendere.
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Un giorno chiedemmo a Gesù: “Quale sarà la nostra fine?” Ed Egli ci rispose: “Se scoprite il principio non dovete preoccuparvi della fine, perché dove è la fine, là è il principio. E chi conosce il principio, conosce la fine e si libera dalle morti”.
Disse proprio così, “dalle morti” e poi aggiunse: “volete sapere in che modo un uomo si libera dalle morti? Ve lo dico subito: divenendo consapevole di essere già esistito prima di ogni nascita.
Queste parole sono di fondamento di ciò che vi dico. Allora, pur restando coi piedi su questo pianeta, diverrete padroni dei cinque alberi meravigliosi del Paradiso che sono sempre fiorenti, estate e inverno e non perdono mai le foglie. Chi conosce questi alberi si libera dalle morti.”
—E cosa sono questi cinque alberi? – Chiedemmo noi. Gesù rispose sorridendo:
—Sono le cinque strade infinite, che portano a Dio. Son fatte di vita, di spazio, di tempo. Si percorrono avanti e indietro.
Se cammini su di esse, facendo tanti passi in un senso e un ugual numero di passi nell’altro, muovendoti, starai fermo, come il Padre.
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Un giorno Gesù, sulla cima di un monte, si staccò dagli apostoli e, prendendomi per mano, mi disse: “ Tommaso, tutto quello che tu vedi quassù, quello che tu tocchi e che senti è materia, è la carne. Questa è la Grande Madre.
—Maestro, è dunque la carne nobile quanto lo Spirito?
—“Assai di più, Tommaso! Se lo spirito si trasforma in carne è cosa meravigliosa, ma se la carne si trasforma in Spirito, questa è la meraviglia di tutte le meraviglie. E’ straordinario come tanta ricchezza possa nascere da tanta presunta povertà”.
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Un giorno Gesù ci disse: “Quando voi vi sedete in tre intorno a un tavolo tre siete e tre restate. Ma se una coppia si siederà intorno a un tavolo, e mi chiamerà, io verrò tra quella donna e quell’uomo e non saranno più due, ma uno solo!”
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Un’altra volta Gesù mi disse: “Tommaso, non nascondere mai la verità. Ciò che ti entra da un orecchio, fallo uscire dalla bocca, gridandolo forte a tutti! Sono stati i ladri e gli assassini ad inventare, per loro convenienza, l’usanza che sia peccaminoso fare la spia. Verrà il giorno in cui non sarà più possibile tenere segreta alcuna cosa.
L’uomo non avrà più nascondigli, maschere, scudi e foglie di fico. Anche il pensiero più recondito sarà in piena luce.
Tutte le lampade usciranno dai loro nascondigli e brilleranno nei luoghi alti.
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Alcuni discepoli si lamentavano con Gesù: “Molti dei tuoi pensieri ci appaiono ancora oscuri, non tutto quello che dici è chiaro. Quando potremo vederti senza veli?”
Gesù rispose: “I veli non sono miei ma vostri. Buttate via le vostre bende, dimenticate il vostro pudore che non è altro che malizia. Strappatevi le vesti di dosso, buttatele a terra e calpestatele come fanno i bambini. Io non ho bende, e quando anche voi avrete gettato via i vostri abiti e sarete nudi, allora vedrete il Figlio del Pensiero vivente e da quel momento per voi non vi sarà né paura né morte.
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Gesù ci metteva in guardia: “Siate prudenti, molta gente nel mondo vive nell’ignoranza degli altri. Molti hanno il monopolio delle chiavi della conoscenza e hanno nascosto così bene queste chiavi che nemmeno loro le possono più usare. Cercate le cose nascoste. Questa vostra ricerca sia prudente e silenziosa. Penetrate, senza dare nell’occhio, fra le rovine dei grandi monumenti che nascondono l’antica verità rivelata. Insinuatevi in essi silenziosi e prudenti come serpenti, ma conservate sempre puro il vostro cuore, come quello di una colomba.
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Un giorno Gesù ci disse: “La legge dei vasi comunicanti vale nel mondo della materia. Prendete dei recipienti più o meno riempiti di liquido e metteteli in comunicazione fra loro. Vedrete allora i vasi più pieni cedere il liquido a quelli più vuoti. Ma nel mondo dello Spirito, questo fenomeno avviene alla rovescia. Dai vasi più vuoti verrà risucchiato tutto il liquido che andrà e riempire quelli che quasi traboccano. Così a colui che ha, sarà dato, e a colui che non ha, verrà tolto anche quel poco che ha.
—Maestro, ci sembra ingiusto tutto questo.
—Dividete un pane in pezzi e questi divideteli in briciole. Se poteste riunire le parti divise, per tornare a formare la pagnotta, le briciole, per prime sparirebbero, assorbite dai grossi pezzi. Questa strada del riunire è la via dello Spirito.
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Un giorno Gesù, sorridendo, mi disse: “Tommaso, ora tu sei qui con me a passeggiare su questo monte. Quando sarai dall’altra parte, se vorrai, con un sol balzo potrai tornare quaggiù a riprendere la tua passeggiata nel mondo”
—Lo farò, Maestro mio, sono innamorato, di questo pianeta!
Dopo morto, con due balzi e col tuo aiuto, tornerò giù.
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Un giorno alcuni uomini lo avevano ascoltato parlare, chiesero a Gesù: “Ti devi sentire molto importante, per affermare certe cose”. Ed egli rispose: “Dalle cose che dico, non capite chi sono? Io sono ciò che dico ma, a quanto pare, voi siete come quella gente che divide l’albero dal frutto. Se amano l’albero, odiano il frutto. Se amano il frutto odiano l’albero….”
—Come è possibile che esista gente simile?
—Quanta gente odia le ferite ma ama le armi, le lustra, le appende ai muri, le fa vedere agli ospiti?
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Ero con Gesù al tramonto, in cima ad un monte. Divenne triste e mi disse con voce malinconica: “La mia Grande Madre da troppo tempo soffre per la stupidità degli uomini! Quando inchioderanno al legno le mie membra, la vera crocifissa sarà Lei. Ascolta e ricorda, Tommaso: “A colui che bestemmia il Padre, sarà fatta misericordia, a colui che bestemmia il Figlio, sarà perdonato. Ma colui che sevizia la Madre non troverà perdono, né in terra , né in cielo”. E sai perché? Perché Lei non si difende e tutto riceve.
“Maestro, gli risposi, il Figlio sei Tu, ma chi è la Madre, chi è il Padre?”
“Tommaso, rispose Gesù, l’Universo nasce dall’amore del Padre e della Madre. Il Pensiero Vivente pervade tutto il cosmo: noi veniamo dalla luce di questo Pensiero che vive in eterno e che è Padre ed è Madre. Veniamo di là, dove la luce stessa si crea, da sola. Anche tu, Tommaso, dovrai rendere manifesta a tutti la realtà di questa luce di vita. Così, sia che te lo chiedano, sia che non lo vogliano sapere, tu devi dire sempre a tutti che fai parte dei figli della Luce e di coloro che il Padre vivente a scelto e che la Grande Madre ama.”
—“Sì, Maestro, ma chi è questo Grande Padre? E chi è questa Grande Madre?” Allora Gesù sorrise e rispose: E’ movimento. E’ quiete.”
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Passavamo in mezzo ad un antico cimitero ed uno dei discepoli chiese a Gesù: 2Cosa resta di questi poveri morti, oltre alle loro ossa che vanno in polvere e in quale giorno, coloro che sono morti, si risveglieranno dal loro riposo e in quale giorno ricomincerà per loro la vita e il mondo nuovo? “Gesù allora rispose: “Vi siete lasciati troppo distrarre da quelle tombe e da quelle ossa. Ciò che voi attendete è già avvenuto. Ma voi non ve ne accorgete e seguitate a dire: i morti riposino in pace!”.
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Un giorno, alcuni discepoli chiesero a Gesù: “E’ giusto Che noi Ebrei si dia tanta importanza alla circoncisione? “Gesù rispose:” Se la circoncisione fosse davvero tanto importante e tanto utile per gli uomini, il grande Padre li farebbe nascere già circoncisi dalla loro madre. La vera circoncisione non è quella effettuata dal sacerdote col suo coltellino di pietra, ma è compiuta dallo Spirito della Grande Madre. Se lasciate che lo Spirito dia alla carne questa impronta non vi serve più il piccolo coltello di selce: la circoncisione trova il suo fondamento nello Spirito Liberatore. E’ lo Spirito a togliere le museruole, i bavagli e i prepuzi!
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Un giorno, un gruppo di discepoli, venuti alla presenza di Gesù, si inchinarono ad adorarlo e gli dissero: “Signore, noi crediamo in Te perché, nelle Sacre Scritture, ben ventiquattro profeti hanno parlato di te ed hanno annunciato chiaramente la Tua venuta”. Gesù, sorridendo, disse: “Su, alzatevi in piedi e venite a toccarmi. Come vedete, sono vivo e sono tra voi; dunque, mi respingereste se quei ventiquattro morti non avessero parlato di me ma dei fatti loro?
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Una sera Gesù, guardando il tramonto dall’alto di una montagna, mi disse: “Tommaso, non ti lamentare, se tutto ti va di traverso. In fondo, queste prove che tu devi superare, le inventasti tu stesso. Quanti dal cielo, si affacciano per vedere se cadi nelle trappole che tu stesso ti sei preparato! Felice l’uomo che supera queste prove perché, al di là, egli trova la Vita”.
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Una sera vedemmo un samaritano che effettuava un lungo viaggio portandosi dietro un agnello. Eravamo ai confini della Giudea, proprio nel luogo della dogana. Gesù ci disse: “Sapete perché quel viaggiatore porta con sé un agnello? Tra l’altro non lo può cavalcare e ad ogni dogana deve pagare il dazio. Lo porta perché, quando sarà affamato, lo ucciderà e se lo mangerà “. Gesù sorrise e aggiunse: “certo non potrà mangiarlo quando è vivo. Prima lo ucciderà e poi lo mangerà. Anche voi potete essere come quell’agnello, che può essere mangiato soltanto quando è già cadavere. Vincete la paura per non diventare cadaveri. Finché sarete vivi, la morte non vi potrà toccare. Nessuno potrà mangiarvi. Se la morte vi trova vivi, non vi toccherà.
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Gesù una sera ci disse: “Voi possedete una grande facoltà;
ma non la conoscete”.
—E qual’è questa facoltà, maestro?
—E’ come la coda della lucertola. Vi potete sempre rigenerare da soli.
—E con quale materiale potremo rigenerarci, quando verrà la fine?
—Con quello che è già in voi. Infatti, ciò che è in voi vi salverà, ma ciò che non è in voi vi farà perire”.
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Una mattina ci trovavamo lungo il mare che segue il litorale fino a Tiro. Vi erano alcuni uomini. Con vanghe, badili e zappe stavano lavorando intorno ad un’antica tomba fenicia, per estrarne i tesori. Quando la grossa pietra fu rimossa, all’interno apparvero, accanto ad un’urna, molti oggetti preziosi: oro, gemme, vasi bellissimi ed anche recipienti che dovevano aver contenuto cibarie. Gesù ci disse: “Vedete, quel ricco Fenicio ha voluto portare con sé, dopo morto, le cose che lo arricchivano quando era vivente. Vi sembra dunque che il Regno del Padre su questa terra possa essere formato da uomini simili? Il Regno del Padre è simile invece ad un ricchissimo mercante che possedeva ogni genere di tesori, ma quel mercante era saggio.
Quando venne il momento di lasciare la terra rinunciò a tutti i suoi beni, gli ori, i vasi, le gemme preziose ed ebbe al loro posto un granellino tanto piccolo e misterioso da non potersi paragonare nemmeno a un seme di senape. Aveva però un grande vantaggio: non poteva diminuire più di così. Non poteva alterarsi. Non poteva essere corroso dai tarli o mangiato dai vermi. Non poteva essere fuso, né sbriciolato, né rotto. Io aggiunsi: “Maestro mio, era come il frutto di quei cinque alberi che fioriscono nel Paradiso?”
—Si, Tommaso. E’ il frutto dell’Eternità. Non può trasformarsi perché è senza forma, non può consumarsi perché è senza sostanza.
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Dopo il tramonto, Gesù in cima alla montagna, mi venne accanto e mi disse: “La senti, TAUMA’, la Luce che si diffonde ovunque, e la dolce tenebra che l’accoglie? “La sento, Maestro mio. Il Sole è tramontato, ma la luce che esce da Te non tramonta”. “Si, DIDIMO, è la luce del Pensiero Vivente. La Luce che parla. Ascolta quello che dice”. Poi, come in un respiro, soggiunse: “Io sono il Tutto e il Tutto esce da Me e ritorna in Me, eternamente”.
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Stavamo andando verso Gerusalemme e, giunti alla piscina di Siloe, ci fermammo a sedere, a mezzogiorno, sui bordi della grande vasca coi piedi immersi nell’acqua. Gesù mi disse: “Quante cose si manifestano ai vostri occhi, sotto questa luce forte e nitida. Alberi, oggetti, esseri viventi, migliaia di immagini, miriadi di forme, una diversa dall’altra. Brillano per un istante, si muovono, mutano, spariscono, trasformandosi. Cosa c’è dietro quelle forme? Nascosto in esse è il Pensiero Vivente, che un giorno si rivelerà completamente all’uomo. Allora, al di là delle apparenze, l’uomo saprà vedere la vera funzione delle cose. Sì, Didimo, verrà il giorno in cui potrete vedere a chi rassomigliate e allora vi rallegrerete. Ma questo è niente. Quando saprete scoprire i vostri Archetipi, i ventidue Segni Viventi che non muoiono e non nascono, non si deteriorano e non spariscono, né si manifestano, ma semplicemente ed eternamente sono, i segni che un giorno erano in voi e che in voi ritorneranno, allora sì che resterete abbagliati e stupefatti”.
—Maestro mio, cosa sono queste funzioni?
—Ti dirò cosa non sono: non sono forma, non sono materia.
—Ma come possono funzionare?
—Semplicemente perché il pensiero funziona.
—Può forse pungere uno spino che non ha né forma né materia?
—Io direi di sì, mio caro Taumà.
Gesù rideva, dicendomi queste parole. Poi aggiunse:
—Lo spino della rosa non è forse Pensiero che ha preso forma e sostanza?
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Gesù un giorno, prendendo in mano un calice e sollevandolo verso il cielo ci disse: “Guardate bene questo oggetto e ditemi: “Vi sembra concavo o convesso? Non avete dubbi in proposito; ma non capite che è contemporaneamente concavo e convesso?
Non capite che colui che ha creato la parte visibile delle cose, ne ha creato anche la parte invisibile? Non curate troppo la parte visibile del vostro recipiente, trascurando quella interna! Il Padre vi ha creato fuori e dentro.
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Una sera Gesù era molto triste e i suoi occhi erano perduti in un lontano futuro. Disse: “Mi faranno apparire amante del dolore e della sofferenza. Sento dire dovunque che il mondo è una valle di lacrime e che l’uomo è nato per soffrire. Nulla di più falso. Solo per la sua stupidità e per la sua visione limitata l’uomo si circonda di sofferenza. Il mio giogo è leggero come una ghirlanda di fiori e la mia autorità è dolce. Se seguirete la strada che vi indico, troverete una felicità che è come un albero sempre verde.
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La più cara discepola di Gesù, Salomè, gli disse:
—Sazzolòs, mio piccolo Maestro, facciamo anche oggi il gioco degli indovinelli? Non mi hai ancora fatto una delle tue domande.
—Ti accontento subito; Salomè:
“Due amanti si abbracciano sul loro letto: chi dei due vivrà, chi invece morrà?
—Ho capito. Tu sei quello che resta, perché esci da Colui che è Eterno. Ma devo proprio essere io quella che muore? Non sono forse la tua discepola?
—Ascolta, Salomè. Se in te non vi saranno divisioni, sarai piena di Vita e non offrirai materiale alla morte.
—Allora, sul nostro letto, uno vivrà e l’altra vivrà…
—Sei in errore, Salomè. Se in te non vi è divisione non sarai separata da Me. Tu sarai Me.
—E allora, Maestro, sul letto resteranno i nostri corpi vuoti…
—Sei in errore. Non vi saranno corpi, perché ogni granellino della nostra carne sarà trasformato in Spirito.
—Per me è presto, Maestro mio, solo tu sei capace di tanto.
Quindi io sono quella che muore. Ma ti raggiungerò, Sazzolòs, e sarò unita a te.. e torneremo ad abbracciarci, noi due.
—Sei ancora in errore, Salomè. Dovrai dire: noi “uno”.
Salomè sorrise e , accarezzando i capelli di Gesù , rispose , facendolo sorridere a sua volta:
“Si, Salomè!”
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Maestro, chiesi un giorno a Gesù, come è possibile che le ricchezze del Regno si siano perdute senza che l’Umanità se ne sia accorta? Qual’è la vera causa di così grande perdita?”
Passava un uomo dallo sguardo irato. Inseguiva un suo bambino assai piccolo che forse aveva compiuto qualche marachella. L’uomo gridava: “Bastardo, figlio di un cane, se ti raggiungo, ti squarto e getto ai lupi le tue budella!” I suoi occhi brillavano dalla soddisfazione di aver avuto il coraggio di dire tanto, senza che la sua voce tremasse nemmeno un poco. Non sapeva quel padre che nella frase, che giudicava uno scherzo, sarebbe stata fatale”.
Gesù allora aggiunse: “Vedi, Didimo, come si è perduto il Regno? A furia di scherzi, di frasi inutili, di pensieri stolti, che sembravano solo innocenti passatempi”. Io capii e aggiunsi: “Non avevo mai pensato che fosse tanto pericoloso scherzare”.
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I discepoli non si rendevano conto del fatto che fra tutta la folla Gesù, proprio la sua mamma e i suoi fratelli se ne stessero in disparte. “Perché li fai stare così, non vuoi loro bene?” chiesero. Gesù rispose: “Io voglio bene a tutti coloro che, stando quieti e in disparte e senza troppe parole, fanno la volontà del padre mio. Anche loro sono i miei fratelli e la mia madre, anche loro entreranno nel Regno”.
Una volta, Gesù si lasciò sfuggire l’altissima verità. Pochi di noi la accolsero, solamente coloro che avevano orecchie per intendere. Erano arrivati gli esattori dell’imperatore romano ed esigevano anche dai seguaci di Gesù l’obolo del tributo che consiste in una moneta. Qualcuno non aveva denaro. Chiedemmo a Gesù: “Cosa dobbiamo fare?” Rispose: “Date a Cesare quello che è di cesare, ma date a Dio ciò che appartiene a Dio. Poi aggiunse a bassa voce: “Ciò che è mio, datelo a Me”.
Mi guardò. Colse nei miei occhi un lampo di comprensione. Già da molto tempo avevo capito chi era veramente Gesù.
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Un’altra volta il Maestro fu chiaro sulla sua vera essenza.
Mi disse: “Io so, mio dolcissimo Didimo, che tu sei pronto per me ad abbandonare tuo padre e tua madre. Hai capito che è giusto amare il proprio padre e la propria madre, ma questo amore viene dopo l’amore di Dio. Si, una donna ci ha messi al mondo. Ma cosa è questa piccola madre di fronte alla Grande Madre del cosmo che, assieme al Padre da vita a tutti gli esseri e fa pulsare tutti i cuori?”
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Gesù disse: “Vi dovete esercitare a dimenticare voi stessi e ad uccidere quel personaggio che si crede grande e si annida in voi. Snudate la spada del pensiero unificante e trafiggete ogni parete divisoria. Se la mano non trema, riuscirete ad uccidere l’orgoglio e il Regno del Padre vi spalancherà la sua porta.”
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Vi era in mezzo ai discepoli di Gesù uno schiavo fuggitivo.
Era magro, tanto da sembrare uno scheletro e aveva la pelle colore della cenere e i capelli di un bianco tendente al giallo. Tutti lo trattavano male, perché puzzava. Un giorno un uomo grosso autoritario gli disse: “Scostati da me, brutto figlio di puttana!”
Gesù si avvicino a quell’uomo brutale e con voce dolce gli disse “Vedi, lui conosce meglio di te suo Padre e sua Madre. Come puoi dunque chiamarlo cosi?”
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Ricordi, Didimo, la parabola del Buon Pastore? L’ho raccontata tante volte”.
“Certo, Maestro, la ricordo molto bene. Possedeva cento pecore e una di loro, la più grande, era sparita. Con un salto aveva scavalcato la staccionata e si era avventurata verso l’ignoto”.
—Si, Didimo, la pecora più grande. La più ardita. Sai cosa andava a cercare quella pecora?
—Maestro mio, cercava la verità.
—La mia pecora più grande, Didimo, sei tu e ti amo più delle altre novantanove, perché tu non ti fermi dietro le staccionate.
La verità che trovi, serbala!
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Ecco ho finito il mio racconto. E’ un racconto vero, una testimonianza che però vale solo per una generazione futura. Per questo resterà chiusa al buio, protetta dalla Grande Madre.
Qual’è la conclusione di queste mie parole? E’ la grande scoperta che io ho fatto stando vicino a Gesù.
Ho scoperto che tutti gli uomini sono brocche vuote: sono automi, privi di pensiero. L’uomo non sa pensare. E’ Dio che pensa per noi, e noi deformiamo i suoi messaggi. Le brocche sono sporche e l’acqua perde di limpidezza. Le brocche sono bucate e l’acqua si perde.
Gesù mi ha detto: “ Chi beve all’acqua della mia sorgente diventa Me ed Io divento lui e ciò che è nascosto gli viene rivelato.
Una volta, gli uomini erano brocche pulite, colme di acqua divine e il pianeta era felice. Anche allora Dio pensava per gli uomini, ma loro trasmettevano fedelmente quei messaggi, erano lo specchio di Dio.
Fu l’epoca del Regno, ma il Paradiso, a poco a poco si insabbiò.
Nessuno sa più dove sia andato a finire questo tesoro del nostro pianeta. Ogni tanto qualcuno, scavando, trova un‘antica moneta di quel tesoro e allora, invece di conservarla, cosa ne fa? La getta, perché la crede fuori corso. Verità esterne, tratte dal passato vengono gettate via perché si crede che non si adattino più ai nuovi tempi.
Ho visto Dio. Anche i miei compagni hanno visto Dio, il Vivente uscito dal Vivente, Colui che non conosce paura, Colui che in tre giorni trionfa su qualsiasi morte. Dio, con la voce di Gesù, ci ha raccontato il Regno e ci ha detto “Non statelo a cercare un po’ più in qua, un po’ più in là, un po’ prima e un po’ dopo. Non sta in alto, non sta in basso né a destra né a sinistra. Non cercatelo in cielo. Il Regno del Padre è dovunque, fuori e dentro di voi. Il Regno è qui, se vogliamo.
Voi direte: “Se Dio parla con la voce di Gesù, allora Gesù è soltanto un portavoce? “Non è così. Gesù è la “SCEKINA”, cioè la viva presenza di Dio fra noi. Gesù è uomo, ma il suo pensiero è perfetto. Mai ci delude. Gesù è carne che tutta si fa Spirito, muore e non lascia cadavere. Rivelando alla perfezione il messaggio di Dio, è Dio stesso. Se noi Lo imitiamo, diverremo così trasparenti, che, attraverso di noi, sarà possibile vedere Lui.
Voglio terminare con un episodio che ritengo il più significativo di tutti. Non lo commenterò. Anch’io ricorrerò alla formula del mio Maestro dicendo: “Chi ha orecchie per intendere, intenda”.
Dunque, un giorno, Simon Pietro disse ai suoi discepoli, con voce forte, perché anche il Maestro udisse: “Non sarebbe ora che questa Màriza venisse allontanata dal nostro gruppo? Che ci sta a fare tra noi? E’ inutile che ascolti le parole del Maestro, tanto è una donna e le donne non sono degne della Vita Eterna.”
“Gesù allora disse: “Màriza, vieni più vicina e stai qui, dolcissima creatura, stretta a me!Non dar retta alle parole di quell’uomo. Anche tu entrerai nell’eternità, quando saprai completarti, arricchendoti di quella parte maschile che ti manca. Allora diventerai Spirito, eternamente vivo. E voi, discepoli, ascoltatemi, e anche tu Pietro: la stessa cosa avviene per voi maschi: ognuno di voi è un “ESSERE” tagliato a metà, ma se questa mezza anima sarà capace di completarsi con l’altra metà che le manca, potrà entrare nel Regno, perché nel Regno si entra a due a due, una donna e un uomo, un uomo e una donna. Per fare l’altalena, due persone non possono stare sedute dalla stessa parte.”
Allora io intervenni e chiesi al mio Maestro:
Perché il Regno è stato perduto?
Gesù mi prese in disparte e mi rispose a bassa voce:
“ Grave e terribile errore fu l’invenzione delle croci, dei veleni, dei patiboli, dei cilici e di tutto ciò che fa abortire la Vita e provoca dolore. Ma non fu questo l’errore diabolico da cui uscirono il male e la morte”.
“Maestro mio, come fu inventata la morte? Come fu inventato il male?”
“Ascolta Tommaso. Dio è coppia: Sposa e Sposo. Tutto quello che è vivente è coppia. L’uomo credette uno ciò che era soltanto metà. Vide in Dio il Padre e rifiutò la Madre. Questo è l’errore diabolico. La Vita fu spezzata in due parti, il Bene e il Male. Una metà dell’Infinito Bene fu creduta il Male. Così anche l’uomo fu spezzato: si vergognò di una parte dei suoi pensieri e li nascose. Ecco, Tommaso, come fu perduto il Regno. Era il Regno della felicità, ma l’uomo non ne fu degno, perché amò il dolore e respinse la Saggezza. Da allora la Sposa soffre, lontana dallo Sposo, e il Regno è vuoto. Hai capito perché è avvenuto questo?”
“Si, mio dolce maestro. Perché, prima. Eravamo uno e poi siamo divenuti due.”
“E ora che siete due, cosa dovete fare? Cosa dovete fare?”
“Dobbiamo farci uno nello Spirito, ricostruendo con Te, che sei Amore, la perfetta trinità, perché Tu risiedi nel cuore delle coppie che sono nel Tutto”.
Questo era voluto da sempre. Fu sciupato. Ma è ancora e sempre voluto. Io non torno indietro dal mio eterno progetto d’Amore. L’uomo creò i diavoli, nutrendosi di cose spezzate e morte che, uscendo da lui, ebbero una vita larvata e provvisoria, ma dovranno rientrare nella “non esistenza”. E’ già pronto il mio magnifico vivente tappeto, unico e tutto intero, e la madre del Cosmo ne sta saldando i nodi sul rovescio. Lente ruotano le costellazioni, TAUMA’. Questo cielo, passerà. Il cielo che viene dopo, passerà. Ma i morti resteranno morti, e i vivi mai non moriranno.”