Roberto de Mattei, vicepresidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), ha sostenuto che i terremoti «sono una voce terribile ma paterna della bontà di Dio» e che in alcuni casi possono essere castighi divini. Dice Mattei: "Il punto è che, come insegnano san Tommaso e sant'Agostino, nell'universo non accade nulla che non sia voluto, o almeno permesso, da Dio per precise ragioni. E tra di esse non è da escludere l'ipotesi di un castigo divino, anche se in materia non vi è certezza".
Ma il Dio cristiano non è amore? «Certo, infatti nel mio discorso non c'è alcun compiacimento. Esso nasce, al contrario, dalla convinzione che uno dei modi per aiutare spiritualmente chi soffre sia trovare una ragione alta e nobile per le disgrazie che l'hanno colpito, spiegando che anche le catastrofi sono originate dall'amore divino, che trae sempre il bene dal male».
«San Paolo scrive che il male e la morte sono entrati nel mondo attraverso il peccato originale di Adamo ed Eva. Da quella colpa derivano tutte le lacrime e i dolori dell'umanità. Oggi però nel mondo cattolico è penetrata una visione evoluzionista e poligenista, per cui il genere umano non proverrebbe da una coppia primordiale. Ma Pio XII nell'enciclica Humani Generis ha riaffermato che l'esistenza personale di Adamo ed Eva fa parte del magistero della Chiesa.»
Commento:
Ogni volta che si verificano delle sciagure ritorna la polemica. E torna il "teorema della paura". In sostanza c'è chi utilizza la paura collettiva dell'ignoto e della morte per fare proselitismo. Appare del tutto evidente - almeno a me - che questa impostazione mentale è la stessa che si perde nella notte dei tempi dell'umanità e che io definisco "l'uso della paura dei fulmini e di un falso concetto di dio per cercare di affermare il proprio potere".
Un certo "potere religioso", usa, cioè, la paura e un falso concetto di dio per cercare di affermare il proprio potere. Per cercare di imporre "il proprio potere e - quindi - una propria visione della vita e una propria morale". O, in altre parole, per cercare di giustificare la propria presenza e per cercare di conquistare un primato e una superiorità nella comunità umana.
Il discorso è molto ampio e articolato. Tuttavia una cosa si puo' dire. Questa concezione della religiosità opprime l'uomo, lo fa regredire, ed è quanto di più lontano ci sia da una religiosità vera, che è rivolta, invece, a emancipare l'uomo e a fare in modo che cresca nella sua autoconsapevolezza e nella comprensione della realtà. Tutto cio' che nega la ragione, la razionalità e la libertà dell'uomo è profondamente antiumano e non ha nulla a che vedere con una vera spiritualità.