blasel ha scritto: Lucio Musto ha scritto:una domanda troppo difficile per me, blasel.
Forse numericamente potrei indagare su quanti Avere mi siano indispensabili e quanti Essere.
.
Ecco, hai colto il senso che intendo dare con questo thread. L'ho messo in grassetto, e cioe' fare una chiara indagine su se stessi per accertare quanto si sia ESSERE e quanto sia, in special modo oggi, AVERE.
A parte te, Lucio ed io, ci sono molti giovani e giovanissimi che frequentano la nostra Valle, mi chiedo, quanti di loro che si proclamano (giustamente) ESSERE, sono disponibili ad abbandonare tutto (l'AVERE) attuale, casa e famiglia (se non sposati) compresi, per trasferirsi e cercare una vera identita' nell'ESSERE?
Nessuno, io credo, e penso sia giusto così.
Molte volte ho meditato quella parabola evangelica detta "Del giovane ricco", in cui si parla di un giovane che si rivolge a Gesù chiedendo cosa deve fare "per conquistarsi la vita eterna". E Gesù gli chiede:
Cosa dicono le scritture?... non ammazzare, non rubare, non dire falsa testimonianza...
Ma il giovane si schernisce e risponde: "Ma tutte queste cose io le faccio già dall'infanzia!... cos'altro mi manca, per essere degno del Paradiso?". E come noto Gesù lo guarda compassionevole (già intuisce la reazione!) e gli dice "Se vuoi essere perfetto va, vendi i tuoi averi, dai il ricavato in elemosina, poi vieni e seguimi.
Si sa come finisce la storia: il giovane china il capo e rinunzia a quest'ultimo passo perché, malinconicamente si conclude "aveva molte ricchezze".
Dicevo dunque che meditando questa parola mi sono spesso chiesto come la si debba interpretare. Forse la ricchezza è un male ed i beni della terra, che almeno per noi credenti (e pure per il giovane ricco) sono anch'essi dono di Dio?
Evidentemente no, non è questa l'interpretazione, anche perché ci sarebbe, da parte di Gesù, l'istigazione a contaminare di male quelli ai quali sarebbero andati quei beni venduti, o anche i proventi di quella vendita!
Allora la parabola vuol dire qualcos'altro, e risulta evidente, solo a soffermarcisi un attimo.
Il giovane si rivolge al Maestro perché vuole la vita eterna, il Paradiso... ma senza rinunciare ai suoi altri beni, che per lui continuano ad essere la cosa più importante.
Quindi non mira ad "
essere" lui perfetto, ma ad "
avere" quasi in possesso la vita eterna. Gemma preziosa da "aggiungere" a tutte le sue ricchezze.
Ecco dunque, l'eterno dualismo di contrapposizione fra chiaro e scuro, fra luce ed ombra.
L'avere beni materiali (il semplice "
avere" del nostro argomentare) è fondamentale, perché solo così possiamo scoprire il primato dell'"essere degno" (il semplice "
essere" del nostro discorso).
Senza l'uno o senza l'altro si fa solo confusione.
Chiuderò, come d'abitudine, con un piccolo esempio. Quante volte sentiamo innamorati parlare di convenienze nel rapporto con il proprio partner?... deve darmi questo, deve essermi fedele, deve comportarsi in un certo modo, se mi vuole... altrimenti aria!... cercasse altrove.
Ecco, in questa comune situazione si ritrova l'atteggiamento del giovane ricco della parabola: si pretende di "acquisire" l'amore dell'altro, certe cose, certe manifestazioni, certi comportamenti, per farne patrimonio proprio.
Lontanissimo il concetto di farsi amore ed "essere" per l'altro, senza alcuna mira contraccambio!.
Lucio Musto 28 marzo 2011
-----------------------------------