(Post n°17 pubblicato il 17 Settembre 2010 da BIGbossSTIGAZZI)
"Quegli scolari sono stranieri"
Bufera sulle frasi dell'assessore
L'assessore romano alla Scuola, Laura Marsilio, in visita nell'ex Pisacane sui figli nati in Italia degli immigrati: "E' una questione culturale", dice. Alemanno cerca di correggere il tiro ("si è espressa male"), il Pd chiede dimissioni immediate. I bimbi cantano in dialetto padano
Questo articolo e le frasi che lo hanno generato sono un esempio di come si possa banalizzare e ridurre ad una logica di blocchi contrapposti degli spunti, spunti sbagliati?
analizzo una sola frase dell'articolo per il momento:
"Quegli scolari sono stranieri"
riferita a figli di immigrati nati in italia
cosa significa?
il significato di straniero:
straniero [stra-niè-ro] agg., s.
• agg. Che appartiene a una nazione estera: cittadino s.
• s.m.
1 (f. -ra) Cittadino di una nazione estera
2 estens. Invasore, nemico di nazionalità diversa: popolo che insorge contro lo s.
• sec. XIV
molto simile a:estraneo [e-strà-ne-o] agg., s.
• agg.
1 Di persona, che è, che si pone fuori da un contesto: mantenersi e. a una faccenda; che non fa parte di un ambiente omogeneo, spec. per quello del lavoro: uomini e. si sono mescolati agli operai; che non ha alcuna relazione di parentela, di amicizia o di conoscenza con il soggetto SIN sconosciuto: non mi confido certo con una persona e.
2 Assente, indifferente: sentirsi e. alla realtà
3 Di cosa, non pertinente: fare delle osservazioni e. al tema in discussione || corpo e., qualsiasi formazione solida che penetri in un corpo dall'esterno
• s.m. (f. -a) Nell'accez. 1 dell'agg.: non dare confidenza agli e.
• sec. XIV
che quindi è imparentata con extra, extracomunitario, i loro genitori sono stranieri, ma non estranei, nel senso che sono in italia da abbastanza anni da aver generato dei figli ed averli cresciuti qui, quindi a maggior ragione i figli non sono nè extra, ne estranei, nè stranieri dire una cosa del genere ha motivazioni che, per me, sconfinano nella demenza, ma ha comunque diverse ricadute negative:
- si accresce un problema sociale invece di contribuire a risolverlo,
- si stabilisce la presenza di minori di serie a e di serie b o z,
- questi bambini nati e cresciuti in italia non vengono riconosciuti dalle istituzioni,
non sono cittadini del paese di provenienza dei genitori e non sono cittadini del paese in cui sono nati e cresciuti, questo significa creare una ZONA MORTA una terra di nessuno in cui loro che sono nessuno per le istituzioni stazionano, una sorta di limbo, una esistenza non riconosciuta, una non esistenza.
C'è una iniziativa dei giornalisti per autoregolamentarsi eliminando alcune parole dai loro scritti:
Glossario-vademecum: le parole da mettere al bando
29 luglio 2008
LE PAROLE DA METTERE AL BANDO
(Documento adottato dall'Ordine dei Giornalisti dell'Emilia Romagna)
CLANDESTINO
Questo termine, molto usato dai media italiani, ha un'accezione fortemente negativa. Evoca segretezza, vite condotte nell'ombra, legami con la criminalità. Viene correntemente utilizzato per indicare persone straniere che per varie ragioni non sono in regola, in tutto o in parte, con le norme nazionali sui permessi di soggiorno, per quanto vivano alla luce del sole, lavorino, conducano esistenze "normali". Sono così definite "clandestine" persone che non sono riuscite ad ottenere il permesso di soggiorno (magari perché escluse da quote d'ingresso troppo basse) o a rinnovarlo, altre che sono entrate in Italia con un visto turistico poi scaduto, altre ancora - ed è il caso meno frequente - che hanno evitato sia il visto turistico sia le procedure (farraginose e poco praticabili per ammissione generale) previste per ottenere nei paesi d'origine il visto d'ingresso in Italia. Spesso sono considerati "clandestini" anche i profughi intenzionati a richiedere asilo o in attesa di una risposta alla loro richiesta, oppure ancora sfollati in fuga da guerre o disastri naturali. E' possibile identificare ogni situazione con il termine più appropriato ed evitare SEMPRE di usare una definizione altamente stigmatizzante come "clandestino".
ALTERNATIVE
All'estero si parla di "sans papiers" (Francia), "non-documented migrant workers" (definizione suggerita dalle Nazioni Unite) e così via. A seconda dei casi, e avendo cura che l'utilizzo sia il più appropriato, è possibile usare parole come "irregolari", "rifugiati", "richiedenti asilo". Sono sempre disponibili e spesso preferibili le parole più semplici e più neutre: "persone", "migranti", "lavoratori". Altre locuzioni come "senza documenti", o "senza carte", o "sans papiers" definiscono un'infrazione amministrativa ed evitano di suscitare immagini negative e stigmatizzanti.
EXTRACOMUNITARIO
Letteralmente dovrebbe indicare cittadini di paesi esterni all'Unione europea, ma questo termine non è mai stato usato per statunitensi, svizzeri, australiani o cittadini di stati "ricchi"; ha finito così per indicare e stigmatizzare persone provenienti da paesi poveri, enfatizzando l'estraneità all'Italia e all'Europa rispetto ad ogni altro elemento (il prefisso "extra" esprime un'esclusione). Ha assunto quindi una connotazione dequalificante, oltre ad essere poco corretto sul piano letterale.
ALTERNATIVE
E' possibile usare “non comunitario” per tutte le nazionalità non Ue, o fare riferimento - quando necessario (spesso la nazionalità viene specificata anche quando è superflua, specie nei titoli) - al paese di provenienza.
VU CUMPRA'
E' un'espressione che storpia l'italiano "Vuoi comprare" ed è usata da anni per definire lavoratori stranieri, specialmente africani, che esercitano il commercio ambulante. E' una locuzione irrispettosa delle persone alle quali si riferisce e stigmatizzante, oltre che inutile sul piano lessicale.
ALTERNATIVE
E' possibile usare i termini "ambulante", "venditore".
NOMADE (e CAMPI NOMADI)
Il nomadismo, nelle popolazioni rom e sinte, è nettamente minoritario, eppure il termine nomade è continuamente utilizzato come sinonimo di rom e sinti. Un effetto perverso di questo uso scorretto, è la derivazione "campi nomadi", che fa pensare a luoghi adatti a gruppi umani che si spostano continuamente e quindi a una forma d'insediamento tipica di quelle popolazioni e in qualche modo "necessaria". Non è così. In Europa l'Italia è conosciuta come "il paese dei campi" per le sue politiche di segregazione territoriale; solo una piccola parte dei sinti e dei rom residenti in Italia non sono sedentari. Parlare di nomadi e campi nomadi è quindi improprio e fuorviante, ha esiti discriminatori nella percezione comune e "conferma" una serie di pregiudizi diffusi in particolare nella società italiana.
ALTERNATIVE
I termini più corretti sono rom e sinti, a seconda dei casi (sono due "popoli" diversi), e in aggiunta alla eventuale nazionalità. Al posto di "campi nomadi" è corretto utilizzare, a seconda degli specifici casi, i termini "campi", "campi rom/campi sinti" (gran parte dei rom venuti dalla ex Jugoslavia sono fuggiti da guerre e persecuzioni).
ZINGARI
E' un termine antico, diffuso con alcune varianti in tutta Europa, ma ha assunto una connotazione sempre più negativa ed è ormai respinto dalle popolazioni rom, sinte, etc. E' spesso percepito come sinonimo di "nomadi" e conduce agli stessi effetti distorsivi e discriminatori.
ALTERNATIVE
Rom, sinti
si può pensare che sia utile o meno, ma nei confronti dei minori, i quali vanno assolutamente tutelati, bisogna riconoscere la negatività anche del termine STRANIERO, se un bambino è nato a fianco del mio nessuno può negargli di essere italiano, e se ancora non ci sono leggi che lo riconoscono significa che non ci sono le leggi giuste,
a questo punto affitterei un camion per gli spurghi delle fosse biologiche a pieno carico e lo rovescerei sulla tipa che è sicuramente cattiva, giusto?
o è solo una razzista?
Forse,
il fatto è che chi la attacca è caduto nella trappola,
come si fa a non condividere quello che poi dice per spiegare di essere stata "fraintesa" che se una classe è di soli figli di stranieri, quale integrazione si può fare?
Allora povera cara l'avrebbe detto per il LORO BENE?
Non credo, non gliel'avrebbe detto a loro ma avrebbe parlato alla preside, di comporre le classi in maniera diversa, sapeva di "dare scandalo" e l'ha fatto di proposito per strizzare l'occhio agli elettori della lega.
Infatti la verità salta fuori dopo quando la preside parla di inclusione
quello è il termine, non integrazione ma inclusione
inclusione è il contrario di esclusione,
quindi direi che significa "fare parte di"
allora a parte che dire "gli stranieri" è escludere, non includere,
comunque includere non è integrare,
inclusione significa che c'è la comunità dominante e le altre vengono incluse,
integrazione significa che ci sono tante comunità, si integrano e il risultato è diverso
da ogni comunità di partenza, anche da quella autoctona.
a proposito vediamo autoctono:
autoctono
[au-tòc-to-no]
A agg.
1 Che è nato nello stesso luogo in cui vive: popolazioni autoctone
MA GUARDA UN PO'