Così come ogni paese ha una piazza, una chiesa seicentesca (perchè qui da noi le chiese, così come le vedete adesso, sono del tardo 1600 o inizi del 1700 a causa del disastroso terremoto che, ci colpì, nel 1663), non può mancare lo scemo del paese.
Quello che vedi sempre in piazza, che cammina, avanti e indietro, avanti e indietro, per tutto il giorno e che borbotta sempre qualcosa del quale non si capisce mai il significato, mai cosa voglia dire e a chi. Quello che ti si ferma di fronte e ti fissa, senza dirti niente, ma con estrema intensità, dritto negli occhi, quasi a volerti leggere nel pensiero, a volerti biasimare per qualcosa che solo tu, e adesso anche lui, sapete.
Quello che viene preso in giro dai ragazzini, dai quali subisce lo scherno e ogni sorta di dispetto e che, immancabilmente, suscitano in lui una reazione di rabbia, rancore, fino a trasformarsi, con il tempo, in odio!
"Porcu, caruso porcu!" è l'epiteto che spesso urla quando con il bastone, cerca di sferrare un colpo, al primo malcapitato che l'ha fatto arrabbiare!
Quello che, giorno dopo giorno, basta che ti affacci dalla tua finestra, in qualunque momento della giornata, lo trovi sempre lì, nel solito angolo di quella piazza che lui ha dichiarato da tempo, proprietà privata e che occupa sempre, sia quando il sole è cocente, sia quando la luna piena, illumina la piazza quasi fosse giorno.
Il nostro scemo del paese si chiamava Carmelo, detto "a tinagghia" (la tenaglia). Un tizio sui 60, ricordo, che abitava nella stessa via dove stavano i miei nonni, in centro, a due passi dalla piazza principale, piazza "Plebscito". Vestiva tipicamente alla siciliana. Pantaloni, camicia bianca, bretelle e.... l'immancabile "coppola". Basso, tarchiato, aveva basette molto pronunciate, baffi neri e barba di tre giorni. Io lo ricordo così.
Carmelo era definito "la tenaglia", per via del suo modo di esprimersi. Sempre diretto e pungente, ma soprattutto, irriverente verso tutti. Passava tutto il tempo in piazza, scroccando ora una sigaretta, ora un caffè, raccontando in cambio aneddoti di gioventù.
Uno di questi, che ancora oggi mi sembra davvero inverosimile, ma che tante volte mi è stato assicurato corrispondente al vero, lo vide protagonista di un episodio davvero esilarante.
Erano gli anni 50 e, mentre era di ritorno verso il paese, da un periodo passato in una fattoria come "vardia pecuri" (guardia pecore - pastore), chiese e ottenne un passaggio da due tizi che con un camion scoperto, dovevano consegnare in paese un carico di "bare" ad un'impresa di pompe funebri.
Salito dietro, Carmelo, per niente impressionato dal particolare carico, si accucciò in un angolo per riposare. Dopo qualche km cominciò a piovigginare e poco dopo, piovve molto forte, pertanto Carmelo, per ripararsi, non esitò ad infilarsi in una delle bare, senza pensarci più di tanto.
Da noi i temporali, soprattutto quelli estivi, sono intensi ma durano poco, giusto qualche minuto, tanto per dire che un pò d'acqua, il Signore ce la manda anche a noi.
Dopo altri km, i due tizi fecero salire dietro un altro viandante che, come Carmelo, doveva tornare in paese. All'epoca non tutti possedevano uno "scecco" (asino) e tantomeno una lambretta. Gli anni del boom economico, dovevano ancora venire. Per lo più si viaggiava a piedi o, quando possibile, a passaggi.
Una volta salito, questo viandante si mise anche lui in un angolo a riposare. Certo non era il massimo viaggiare circondato da tante bare, ma sempre meglio che tornare a piedi comunque. E poi, basta non pensarci e rilassarsi. Che ci vuole? Così cercò di fare, questo tizio, "mischineddu" (poverino).
Non passò molto tempo che Carmelo, per sincerarsi se nel frattempo aveva smesso di piovere e capire se mancava ancora molto all'arrivo in pese, alzò il coperchio della bara e, accortosi che non pioveva più, uscì dalla sua temporanea dimora.
Giunti in paese, il camion si fermò. L'autista ed il compare al suo fianco, avvertirono gli ospiti che erano giunti a destinazione. Quando si accorsero che solo Carmelo nel frattempo era sceso dal camion, i conti non gli tornavano di certo.
Erano sicuri di aver fatto salire un'altra persona e pertanto gli chiesero dove fosse finito l'altro ospite. Al che Carmelo fece spallucce e rispose che per quanto gli riguardava, era stato sempre solo per tutto il viaggio.
Gli altri due si guardarono impressionati. Non poteva essere! Erano sicuri di aver dato un passaggio ad un altro tizio e che Carmelo avrebbe dovuto per forza vederlo, quindi lo incalzarono, chiedendogli ancora una volta dove fosse.
A quel punto Carmelo confessò che per non bagnarsi dalla pioggia, poco dopo essere salito sul camion, si era infilato dentro una delle bare e che quando ne era uscito, sul camion non aveva visto nessuno.
Sentito ciò, i due compari salirono in fretta sul camion e fecero a ritroso il persorso appena terminato. Ad un certo punto, poco lontano dal paese, scorsero un uomo che, a lato della strada, piuttosto malandato e sofferente per via di una caviglia rotta, si trascinava faticosamente aiutantosi con un bastone ricavato da un ramo secco.
Era accaduto che nel momento in cui il coperchio della bara era stato sollevato di colpo da Carmelo, l'altro viandante, preso dallo spavento, si era gettato dal camion!
Se ci fosse stato un premio messo in palio per il miglior "scemo" del paese, sono sicuro che Carmelo "a tinagghia" l'avrebbe certamente vinto.
Ultima modifica di Bumble-bee il Mar 2 Ago 2011 - 22:51 - modificato 8 volte.