Voglio parlarvi di una mia esperienza particolare e nutro la segreta speranza che qualcun altro abbia vissuto qualcosa di simile.
Sono mamma di due bambini, la più piccola è nata prima del tempo ed ha avuto fin dal secondo giorno di vita una storia clinica disastrosa che ha comportato numerosi interventi e mesi di ricovero in terapia intesiva neonatale.
Dopo tanti mesi stavamo arrivando alla fine, era già programmato l'ultimo intervento, quello che ci avrebbe consentito di portarla finalmente a casa, tutto procedeva per il meglio, salvo il mio umore che improvvisamente era cambiato, così, da un giorno all'altro, quel sabato mattina mi alzo e non posso trattenere le lacrime. Piango e piango come non ho fatto mai in 6 mesi di calvario. Non mi spiego il perché se non pensando alla stanchezza accumulata, ad una specie di cedimento appena prima dell'arrivo, un po' come quando si va in montagna e proprio gli ultimi 2/300 metri prima del rifugio sono i più duri, faticosi.
Poiché mi sento così male e dato che so di DOVER resistere ancora, ne parlo con una Neonatologa chiedendole di informarsi per me sulla possibilità di assumere un qualche antidepressivo che però non interferisca con l'allattamento.
Torno a casa, il giorno dopo mi sento ugualmente depressa.
Quando arrivo in ospedale vengo a sapere che mia figlia non mangia niente dalla sera prima quando l'ho allattata. Erano trascorse oltre 15 ore! L'infermiera di turno sostiene che lei sia troppo abituata al seno, ma non è possibile perché ha sempre mangiato almeno tre volte al giorno al biberon.
Discuto anche animatamente con la Dott.ssa del giorno prima: io cerco di capire come mai non abbia mangiato, le mostro quanto è pallida, sostengo che qualcosa non va, lei ribatte che visto che ha mangiato al seno non c'è da preoccuparsi nonostante abbia preso la metà del suo solito pasto, e dice che loro non hanno tempo da perdere, tra virgolette, per dare da mangiare ad una bambina grande come mia figlia visto che nell'altra stanza ci sono bambini più piccoli in pericolo di vita.
Nel pomeriggio decido di provarle la temperatura, cosa che non faccio mai perché di regola lo fanno le infermiere.
37,5.
Segnalo la cosa, la Dott.ssa dice che farà un prelievo, in serata o al più tardi domattina.
Insisto affinché sia fatto subito.
Mentre sto tornando a casa vengo raggiunta da una telefonata, è lei, la Dott.ssa, che mi informa che mia figlia ha un'infezione in corso.
Da quel momento smetto di piangere.
Poi è stato un travaglio su travaglio, l'infezione sistemica era da candida, un neonato può morirne, me lo dice un'infermiera del reparto che ha perso così uno dei suoi figli.
Ma io non piango più.
Che ne pensate? Qualcuno sa di legami speciali tra madri e figli? E tra padri e figli?
Grazie