L'alcaloide cocaina era stato isolato da poco quando Freud ( allora ventottenne e affetto da depressione, fatica cronica ed altri sintomi nevrotici) venne a conoscenza dei primi esperimenti medici condotti su questa sostanza. Si sa per certo dai suoi carteggi che provò l'effetto di 50 mg di cocaina, con l'impressione che effettivamente la sostanza funzionava benissimo per curare l'esaurimento nervoso in quanto ridava il buon umore senza togliere energie al lavoro, e che divenne coicanomane convinto, tanto da offrirne a colleghi, pazienti e fidanzata a cui così scriveva:
Se tutto va bene scriverò un saggio su questa sostanza, che mi aspetto avrà molto successo e troverà posto nelle terapie che oggi fanno uso di morfina. Ho anche altre speranze e progetti su questa cosa. Ne prendo piccolissime dosi per curare la depressione e le indigestioni (...)
In poche parole, è solo ora che mi sento un vero dottore, dal momento che ho aiutato un paziente e spero di fare ancora di più. Se le cose andranno in questa direzione non avremo da preoccuparci sulla possibilità di poter stare insieme e stabilirci a Vienna
Nei 3 anni successivi al 1884, anno in cui scrisse il saggio Sulla Cocaina fece tutte quelle cose che avviarono la sua carriera, si affermò e scrisse molto… e soprattutto curò delle persone.
Bene... se tutto questo è vero...
... cosa può dirci questo delle teoria psicoanalitica?
Che effetto vio fa l'idea che lo schema interpretativo attraverso cui molte persone affette da nevrosi vengono "curate" è stato messo a punto a partire dalle osservazioni di un nevrotico? Che effetto vi fa sapere che questo nevrotico che aveva trovato la risposta al suo stato depressivo in una sostanza che da una sensazione di potere?
E' un caso che la psicoanalisi classica sia pansessualista?
E' un caso che il ruolo terapeutico dell'analista si modelli in un certo modo?
E' casuale l'implicito potere di controllo sul proprio inconscio, che benchè consciamente negato, è in fondo ricercato, con intensità diverse e diversi livelli di consapevolezza, da ogni terapeuta?
Se tutto va bene scriverò un saggio su questa sostanza, che mi aspetto avrà molto successo e troverà posto nelle terapie che oggi fanno uso di morfina. Ho anche altre speranze e progetti su questa cosa. Ne prendo piccolissime dosi per curare la depressione e le indigestioni (...)
In poche parole, è solo ora che mi sento un vero dottore, dal momento che ho aiutato un paziente e spero di fare ancora di più. Se le cose andranno in questa direzione non avremo da preoccuparci sulla possibilità di poter stare insieme e stabilirci a Vienna
Nei 3 anni successivi al 1884, anno in cui scrisse il saggio Sulla Cocaina fece tutte quelle cose che avviarono la sua carriera, si affermò e scrisse molto… e soprattutto curò delle persone.
Bene... se tutto questo è vero...
... cosa può dirci questo delle teoria psicoanalitica?
Che effetto vio fa l'idea che lo schema interpretativo attraverso cui molte persone affette da nevrosi vengono "curate" è stato messo a punto a partire dalle osservazioni di un nevrotico? Che effetto vi fa sapere che questo nevrotico che aveva trovato la risposta al suo stato depressivo in una sostanza che da una sensazione di potere?
E' un caso che la psicoanalisi classica sia pansessualista?
E' un caso che il ruolo terapeutico dell'analista si modelli in un certo modo?
E' casuale l'implicito potere di controllo sul proprio inconscio, che benchè consciamente negato, è in fondo ricercato, con intensità diverse e diversi livelli di consapevolezza, da ogni terapeuta?