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Il Castigo

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Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
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Il castigo


Inevitabile!... prima o poi doveva succedere… succede a tutti!

Io fui sfortunato, si direbbe oggi, perché mi successe alla mia prima, tardiva volta e che, naturalmente rimase poi l’unica.

Marinare la scuola ed essere scoperto. Successe, lo ricordo perfettamente, quand’ero in terza media, al Convitto Nazionale Vittorio Emanuele, ma stranamente non ricordo la motivazione di quel mio gesto inusuale e nemmeno se si trattasse di un “filone” completo o solo di uno stratagemma per saltare il doposcuola di quel giorno.

Ma mia madre, non so come, lo venne a sapere. Chissà se per caso o per un qualche preordinato piano di sorveglianza ed accordi con la mia scuola. Mamma era preside, in un altro istituto, e di queste cose doveva intendersene parecchio!... ma ormai non conta più.

Certo è che tornato a casa avvertii subito l’atmosfera dei giorni di burrasca, e mia sorella mi sibilò, sull’uscio:
«Ha detto Babbo che vuole vederti subito. Vai da lui».

Naturalmente ogni volta, tornando a casa si andava da Babbo per salutarlo: dopo essersi cambiati e rassettati; ma “subito” a casa mia significava “adesso!”, non “fra qualche tempo”. E così, cappotto ancora indosso e cartella a tracolla mi presentai da mio padre.

«Hai marinato scuola, vero?»…
Difficilmente Babbo diceva più parole del necessario, ma quelle rare volte che era adirato, mai.

«Si.»

«E devi essere punito, per questo.»

«Si, Babbo.»

«Prendi il tuo quaderno di bella. Scriverai su ogni rigo di una pagina “Per marinare la scuola ho cercato di imbrogliare mia madre”. La frase dovrà entrare tutta su un rigo ed essere stilata in buona grafia. Se non sarà ben scritta, o se non dovesse entrare in un solo rigo la ripeterai ancora una volta su un rigo della pagina successiva. Si dovranno leggere cioè, decorosamente scritte, tante frasi uguali quanti sono i righi di una pagina del tuo quaderno.
Puoi sederti per scrivere, ora»

E Babbo tornò ad esercitarsi al piano.

Senza piangere, non avrei osato!, con col cuore gonfio di umiliazione mi misi all’opera, cercando di concentrarmi al massimo per far durare lo strazio il meno possibile.
Riuscii a farcela con solo quattro imperfezioni, che mi costarono quattro ripetizioni alla pagina successiva. Non so quanto ci misi, ma mi sembrò un tempo infinito.

Mi avvicinai poi al pianoforte, col quaderno in mano, in attesa della fine dell’esecuzione del brano.

Assolutamente non ricordo che pezzo fosse.
E rimasi lì, in silenzio, mentre gli accordi e le armonie riempivano la sala e mi penetravano dentro a lenirmi il bruciore.

«Dimmi.» Lo sguardo di Babbo era tornato sereno e rassicurante; quello di sempre.

«Ho finito il compito che mi hai dato per punizione. Eccolo. E chiedo scusa.»

Gli porsi il quaderno, tremante di vergogna. Ma lui parve non vederlo affatto.

«Non mi occorre controllare. Ho fiducia in te… io».

Mi guardò con dolore, con dolcezza.

«Vai a cambiarti, ora. Glielo dirò, a Mamma, che ti sei scusato con lei.»

Così funzionava Babbo mio.


Lucio Musto 13 febbraio 2007 parole 491




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Unachi
Unachi
Viandante Storico
Viandante Storico
Che Meraviglia!!!!! inchino inchino inchino

Non ho la più pallida idea di cosa ne direbbe uno psico.addetto , nè di quanti reati di "lesa fanciullagine" vi troverebbe.

So che in un "castigo" così gestito personalmente ci trovo un Mondo Intero di sole cose belle ed importanti.

Il castigo come attimo imposto di "faccia a faccia con l'errore e con i significati ETICI di quell'errore" (secondo me) formava Uomini che nessun "dialogo" (da solo) può formare.

Il dialogo alleggerisce. La possibilità stessa del dialogo alleggerisce tutto e sempre e troppo.

Ora capisco meglio perchè mi ricordi mio Papà : quel che fece tuo Padre, ugualmente l'avrebbero fatto (lo hanno fatto) suo padre e sua madre. Poi lui ha avuto addirittura il Collegio Francescano per tutta l'adolescenza...dove si mangiava (per sua immensa fortuna) ...pane (poco) e "esame di coscienza" (in abbondanza)!

Grandissimo peccato, secondo me, che non siamo più capaci di questa grandezza, come genitori-educatori!!!!
Ci sembra di donare armonia, e invece....condanniamo alla superficialità.

hug tenderly

3
Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Unachi ha scritto:Che Meraviglia!!!!! inchino inchino inchino

Non ho la più pallida idea di cosa ne direbbe uno psico.addetto , nè di quanti reati di "lesa fanciullagine" vi troverebbe.

So che in un "castigo" così gestito personalmente ci trovo un Mondo Intero di sole cose belle ed importanti.

Il castigo come attimo imposto di "faccia a faccia con l'errore e con i significati ETICI di quell'errore" (secondo me) formava Uomini che nessun "dialogo" (da solo) può formare.

Il dialogo alleggerisce. La possibilità stessa del dialogo alleggerisce tutto e sempre e troppo.

Ora capisco meglio perchè mi ricordi mio Papà : quel che fece tuo Padre, ugualmente l'avrebbero fatto (lo hanno fatto) suo padre e sua madre. Poi lui ha avuto addirittura il Collegio Francescano per tutta l'adolescenza...dove si mangiava (per sua immensa fortuna) ...pane (poco) e "esame di coscienza" (in abbondanza)!

Grandissimo peccato, secondo me, che non siamo più capaci di questa grandezza, come genitori-educatori!!!!
Ci sembra di donare armonia, e invece....condanniamo alla superficialità.

hug tenderly

io temo che purtroppo noi non sappiamo e soprattutto non possiamo giudicare.
E quel che temo che nemmeno i nostri "psico.addetti" lo sappiano e lo possano fare.

Perché dico questo?. Perché è condiviso (questo non lo dico io) che ogni azione umana va valutata nel contesto ambientale (storico, sociale, familiare ecc...) in cui si svolge. Una cosa opportuna qui, ed oggi, potrebbe non esserlo fra vent'anni o non esserlo stata cent'anni fa.

Il dramma dei nostri tempi (intendo da quelli dei miei nonni, diciamo un secolo abbondante) è che lo sviluppo sociale e culturale è stato più veloce, molto più veloce della capacità umana di adeguarsi alle nuove realtà ed allora i genitori (gli educatori, gli psicologi eccetera) si trovano perennemente ad operare in un terreno nuovo e per loro sconosciuto e tuttavia reale ed attuale.
E la loro scienza, la loro esperienza, la loro cultura risulta inadeguata ed obsoleta.

E quell'efficientissimo ed opportuno castigo di mio padre degli anni '50 oggi forse sarebbe risibile.

....................

Nella storia biologica di questo nostro pianeta la situazione è ricorrente, e riguarda soprattutto il piano fisico.
Rapidi mutamenti ambientali trovano molte specie impreparate; quelle che si chiamano "specializzate", cioè vincolate ad un certo cibo, a certe condizioni climatiche, a certe risorse. Cambiando bruscamente quelle, le specie soffrono, regrediscono e spesso si estinguono.
Mentre altre, cosiddette "generalizzate" trovano addirittura vantaggi nelle nuove condizioni, poi che diminuisce la competizione con le specie concorrenti, e proliferano diventando dominanti
Vedi come esempi i gabbiani che hanno trovato nuove risorse nelle discariche mentre i merli che soffrono della competizione con le più adattabili gazze...

L'homo sapiens sapiens, fin ora, era stato fra le specie più generalizzate in assoluto, adattandosi a climi ed ambienti molto diversi grazie anche alla sua "tecnologia" capace di sopperire con posticci (abiti, armi, utensili) alle carenze naturali... e quindi è risultato vincente sugli altri primati e gli altri ominidi suoi concorrenti...

Possibile che questo caotico e tumultuoso sviluppo sociale e tecnologico segni il limite dell'adattabilità della nostra specie?

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