Jester ha scritto:se dice di essere perfetta, é perché magari cerca di nascondere la piu' grande imperfezione che lei sola sa di avere e che rappresenta un grande alone indelebile...dentro se stessa...
sarà...
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Jester ha scritto:se dice di essere perfetta, é perché magari cerca di nascondere la piu' grande imperfezione che lei sola sa di avere e che rappresenta un grande alone indelebile...dentro se stessa...
tulip ha scritto:
Vi è mai capitato di stare accanto ad uno/ una che si sentiva perfetta/o e come vi siete comportati o sentiti?
^Sick_Boy ha scritto: Mi sembra molto più plausibile l'idea, in questo topic già largamente espressa, che si sia trattato di un'esternazione di vanità atta a mascherare una debolezza interiore. Il classico e banale "mostrarsi forti perché si è deboli" (che, tra l'altro, è una tecnica di sopravvivenza perfettamente naturale).
-William- ha scritto: Tutti pensano di essere perfetti, anche chi millanta umiltà. Lo pensano perche non riuscirebbero mai ad avere la forza di guardar in faccia il fatto che no, non sono eprfetti e distano anni luce dall'esserlo. tutti ambiscono alla perfezione, sia fisica che intellettuale, chiaramente la perfezione è un fantasma, un idea, una fissazione che nulla ha a che vedere con il presunto significato della parola.
tulip ha scritto:
Ve ne andate in giro pensando di essere perfetti o cosa?
^Sick_Boy ha scritto:Toccherebbe cercare di capire cosa vuol dire "perfetta". Normalmente noi siamo portati ad interpretare "perfetto" come "privo di difetti" che, effettivamente, É il significato di "perfezione" ma, messo così, non tiene conto dell'etimo.
Etimologicamente, "perfetto" si compone della particella PER, che da il senso di compiutezza, e dal verbo facere, cioè "fare". Quindi, primariamente, il significato è "fatto compiutamente, che non ha mancanze".
In questo senso, a seconda di dove si volga lo sguardo, noi tutti SIAMO "perfetti" (se guardiamo "indietro") e non lo è nessuno (se guardiamo "avanti").
Perchè, se guardiamo indietro, tutto di noi, dalla nostra personalità al nostro corpo, dal nostro bagaglio culturale alle nostre idee, è il prodotto di ciò che abbiamo vissuto, delle nostre esperienze, delle nostre scelte e -in questo senso- siamo certamente compiuti, non potremmo essere altrimenti, dunque non abbiamo "difetti" (mancanze) rispetto a ciò che abbiamo vissuto fino ad ora. Siamo, quindi, perfetti.
Risulta ovviamente il contrario se, invece, guardiamo avanti, a tutto ciò che ancora abbiamo da fare, da scegliere, da vivere e da incontrare, cose rispetto alle quali siamo decisamente imperfetti, non compiuti.
Vale però la pena di notare che l'unico modo di "vederci per ciò che siamo ora" è di volgere lo sguardo all'indietro e non in avanti. Naturalmente, per avere una "visione completa" è fondamentale sapere guardare in entrambe le direzioni e, dunque, si può dire che noi siamo perfetti ed imperfetti allo stesso tempo.
Voglio aggiungere che dubito fortemente -pur mancandomi del tutto gli elementi per una simile valutazione- che nelle parole della collega di tulip ci fosse un simile ragionamento. Mi sembra molto più plausibile l'idea, in questo topic già largamente espressa, che si sia trattato di un'esternazione di vanità atta a mascherare una debolezza interiore. Il classico e banale "mostrarsi forti perché si è deboli" (che, tra l'altro, è una tecnica di sopravvivenza perfettamente naturale).
Mi sembrava tuttavia importante, ed interessante, sottolineare che il concetto in sè non è così illegittimo e/o presuntuoso come, a prima vista, può sembrare.
lo devi trovare da sola....anche se io lo sapessi (e non lo so) tu con la mia definizione di equilibrio non ci fai nullatulip ha scritto:euvitt ha scritto:credo che sentirsi la perfezione e sentirsi una merda siano eccessi da evitare con cura
...detto ciò a titolo del tutto personale io potrei perdere ore di tempo a parlare con una donna che si ritiene una merda ma neanche un minuto con Sua Perfezione de' 'sta fava
esatto sono due pensieri opposti ed esagerati da evitare..ma dove sta l'equilibrio?
tulip ha scritto:^Sick_Boy ha scritto:Toccherebbe cercare di capire cosa vuol dire "perfetta". Normalmente noi siamo portati ad interpretare "perfetto" come "privo di difetti" che, effettivamente, É il significato di "perfezione" ma, messo così, non tiene conto dell'etimo.
Etimologicamente, "perfetto" si compone della particella PER, che da il senso di compiutezza, e dal verbo facere, cioè "fare". Quindi, primariamente, il significato è "fatto compiutamente, che non ha mancanze".
In questo senso, a seconda di dove si volga lo sguardo, noi tutti SIAMO "perfetti" (se guardiamo "indietro") e non lo è nessuno (se guardiamo "avanti").
Perchè, se guardiamo indietro, tutto di noi, dalla nostra personalità al nostro corpo, dal nostro bagaglio culturale alle nostre idee, è il prodotto di ciò che abbiamo vissuto, delle nostre esperienze, delle nostre scelte e -in questo senso- siamo certamente compiuti, non potremmo essere altrimenti, dunque non abbiamo "difetti" (mancanze) rispetto a ciò che abbiamo vissuto fino ad ora. Siamo, quindi, perfetti.
Risulta ovviamente il contrario se, invece, guardiamo avanti, a tutto ciò che ancora abbiamo da fare, da scegliere, da vivere e da incontrare, cose rispetto alle quali siamo decisamente imperfetti, non compiuti.
Vale però la pena di notare che l'unico modo di "vederci per ciò che siamo ora" è di volgere lo sguardo all'indietro e non in avanti. Naturalmente, per avere una "visione completa" è fondamentale sapere guardare in entrambe le direzioni e, dunque, si può dire che noi siamo perfetti ed imperfetti allo stesso tempo.
Voglio aggiungere che dubito fortemente -pur mancandomi del tutto gli elementi per una simile valutazione- che nelle parole della collega di tulip ci fosse un simile ragionamento. Mi sembra molto più plausibile l'idea, in questo topic già largamente espressa, che si sia trattato di un'esternazione di vanità atta a mascherare una debolezza interiore. Il classico e banale "mostrarsi forti perché si è deboli" (che, tra l'altro, è una tecnica di sopravvivenza perfettamente naturale).
Mi sembrava tuttavia importante, ed interessante, sottolineare che il concetto in sè non è così illegittimo e/o presuntuoso come, a prima vista, può sembrare.
Esatto, la sua era solo vanità. Pensandoci bene siamo tutti perfetti, ognuno a suo modo
tulip ha scritto:Il contesto è importante ma non credo che in questo caso possa cambiare di molto la situazione...insomma lei si riferiva ad un'altra collega alla quale prima era moooolto legata e con cui ha litigato da qualche anno in modo definitivo per motivi loro...allora la frase esatta è...lei è gelosa di me perchè io sono la perfezione...
Unachi ha scritto:perchè viene così facile pensare che una che si è espressa con questa frase sia necessariamente frustrata o addirittura fuori di testa o giù di lì?
^Sick_Boy ha scritto:Sembrerebbe comunque necessario conoscere i trascorsi tra queste due colleghe e avere anche un minimo di cognizione di come funzioni il "mondo interiore" di Miss Perfezione, per capire esattamente cosa sia successo, cosa l'abbia portata a dire una cosa del genere e non, per esempio, "lei è gelosa di me perché sono più bella/più brava/più intelligente"
Mi piacerebbe soffermarmi su una cosa che detta da Unachi, che ha posto una domanda interessanteUnachi ha scritto:perchè viene così facile pensare che una che si è espressa con questa frase sia necessariamente frustrata o addirittura fuori di testa o giù di lì?
Vero è che c'è il famoso "dato statistico" (tra l'altro, del tutto empirico) che dice che chi "mostra i muscoli" di solito lo fa per nascondere una debolezza (il pesce palla che si gonfia fino a quattro/cinque volte le sue dimensioni reali per spaventare i predatori) che ha, a sostegno, tutta una saggezza popolare -di valore discutibile- sul "saggio che sa di non sapere", lo "sciocco che si ritiene intelligente", l'importanza di conoscere i propri limiti e via dicendo.
Pure è vero che i dati statistici, soprattutto quando sono empirici, non dicono un accidenti sulla reale natura delle persone e, ancor di più è così quando si tratta di saggezza popolare (giusto per fare un esempio: "saggio è colui che sa di non sapere. Giusto, e se non ci mette una pezza, al fatto di non sapere, non è un saggio, è un coglione").
Mi sembra che spesso, davanti a questo tipo di affermazioni ("Io sono perfetto"), che sono sostanzialmente innocue (o, al massimo, possono nuocere all'immagine di chi le esprime), si tenda a reagire con una sorta di indignazione, come a dire "ma chi si crede di essere, per dire di essere perfetto? Non lo sa che NESSUNO è perfetto??? Come si permette?!?". Ossia come se l'affermare di essere perfetti andasse in qualche modo a danneggiare chi non si sognerebbe mai di dire la stessa cosa di sè stesso.
Ma, dopo tutto, dov'è il danno? Che male si fa -agli altri- se ci si ritiene, realmente e sinceramente "perfetti"?
^Sick_Boy ha scritto:
Ma, dopo tutto, dov'è il danno? Che male si fa -agli altri- se ci si ritiene, realmente e sinceramente "perfetti"?
^Sick_Boy ha scritto:Sembrerebbe comunque necessario conoscere i trascorsi tra queste due colleghe e avere anche un minimo di cognizione di come funzioni il "mondo interiore" di Miss Perfezione, per capire esattamente cosa sia successo, cosa l'abbia portata a dire una cosa del genere e non, per esempio, "lei è gelosa di me perché sono più bella/più brava/più intelligente"
Mi piacerebbe soffermarmi su una cosa che detta da Unachi, che ha posto una domanda interessanteUnachi ha scritto:perchè viene così facile pensare che una che si è espressa con questa frase sia necessariamente frustrata o addirittura fuori di testa o giù di lì?
Vero è che c'è il famoso "dato statistico" (tra l'altro, del tutto empirico) che dice che chi "mostra i muscoli" di solito lo fa per nascondere una debolezza (il pesce palla che si gonfia fino a quattro/cinque volte le sue dimensioni reali per spaventare i predatori) che ha, a sostegno, tutta una saggezza popolare -di valore discutibile- sul "saggio che sa di non sapere", lo "sciocco che si ritiene intelligente", l'importanza di conoscere i propri limiti e via dicendo.
Pure è vero che i dati statistici, soprattutto quando sono empirici, non dicono un accidenti sulla reale natura delle persone e, ancor di più è così quando si tratta di saggezza popolare (giusto per fare un esempio: "saggio è colui che sa di non sapere. Giusto, e se non ci mette una pezza, al fatto di non sapere, non è un saggio, è un coglione").
Mi sembra che spesso, davanti a questo tipo di affermazioni ("Io sono perfetto"), che sono sostanzialmente innocue (o, al massimo, possono nuocere all'immagine di chi le esprime), si tenda a reagire con una sorta di indignazione, come a dire "ma chi si crede di essere, per dire di essere perfetto? Non lo sa che NESSUNO è perfetto??? Come si permette?!?". Ossia come se l'affermare di essere perfetti andasse in qualche modo a danneggiare chi non si sognerebbe mai di dire la stessa cosa di sè stesso.
Ma, dopo tutto, dov'è il danno? Che male si fa -agli altri- se ci si ritiene, realmente e sinceramente "perfetti"?
tulip ha scritto:
Tutti aneliamo alla perfezione , credo, solo che gli ottimisti credono di averla raggiunta i pessimisti che non la raggiungeranno mai.
Finalitario ha scritto:la perfezione non è di questo mondo, ma forse non tutti lo sanno.
Però ammetterei anche un discorso del genere se fosse relativizzato al presente. Cioè, se io pensassi, "ad oggi ho fatto tutto quanto potervo per essere perfetto" allora potrei accettare il senso di quanto detto ma anche così sarebbe sempre una cosa tra me e me e non un'esternazione.
Se si parla in quel modo, un problema sussiste, e come. Il dire "sono perfetto" è un voler nascondere quel o qui problemi, o un modo per non affrontarli veramente.
^Sick_Boy ha scritto:
mi viene da chiederti: tu che ne pensi, circa i passaggi dei miei post che hai quotato? Secondo te perchè esiste -se ritieni che esista- questa reazione indignata a fronte di una presa di posizione che, di fatto, non danneggia nessuno?
^Sick_Boy ha scritto:Finalitario ha scritto:la perfezione non è di questo mondo, ma forse non tutti lo sanno.
Veramente, le informazioni che ho io dicono che o una cosa "è di questo mondo" o, semplicemente, non è.
Però ammetterei anche un discorso del genere se fosse relativizzato al presente. Cioè, se io pensassi, "ad oggi ho fatto tutto quanto potervo per essere perfetto" allora potrei accettare il senso di quanto detto ma anche così sarebbe sempre una cosa tra me e me e non un'esternazione.
No, invece sarebbe un'esternazione eccome. E di fatto, come spiegavo qualche post fa, non potendo le cose essere diverse da come sono state, non ha senso parlare di manchevolezze o difetti e, di conseguenza, è in effetti possibile parlare di perfezione.
Poi, a questo proposito, condivido William quando dice che non gliene frega niente di essere perfetto. Ma, sì, è perfettamente possibile parlare di perfezione, non vedo perché no.
Se si parla in quel modo, un problema sussiste, e come. Il dire "sono perfetto" è un voler nascondere quel o qui problemi, o un modo per non affrontarli veramente.
Domande molto semplici: perchè mai sarebbe così? E cosa ti da la certezza che quella da te citata sia l'unica, possibile motivazione per un'affermazione di quel genere?
Unachi ha scritto:può essere stata detta in diecimilioni di contesti interiori e realzionali diversi ma.............finisca per avere un suono UNICO (e micidiale) per CHIUNQUE la ascolti : il suono della autoritenuta A U T O N O M I A .
Una persona che dica "sono perfetta" (non importa perchè-come-quando lo dica) molto prima che dire "sono meglio di te" ...dice implicitamente ma chiaramente "non ho bisogno di te".
E questo....ferisce e conseguentemente condiziona, secondo me, per il meccanismo che direi "dell'Invidia", esattamente chi ambirebbe a poter dire a/di sè stesso la stessa cosa e...non ci riesce.
In questi contesti (estremi, sì certo, ma indicativi proprio nel loro essere estremi) non è affatto vero che si cerchi la bussola per il cambiamento e per la conquista dell'autonomia! Manco per niente! Si cerca il lacrimatoio condiviso (come la sputacchiera del dentista) e ...chi è più autonomo...LUNGI DALL'ESSERE UN POSSIBILE ESEMPIO....prima di tutto è un corpo vissuto come estraneo, poi è vissuto come antipatico, infine come nemico !
Certo: rischia di rompere il lacrimatoio, che è quello che i più vogliono!
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