^Sick_Boy ha scritto:Credo -ogni volta che mi azzardo ad interpretare il pensiero altrui mi sento di camminare sul ghiaccio sottile- che Unachi intendesse, con il discorso del lacrimatoio, far riferimento al fatto che nessuno si sognerebbe di avere reazioni particolarmente incisive sentendo una persona che dica "io sono distratto" o "io sono sfortunato" o "io sono strano" o "io sono imperfetto". Nemmeno passa per l'anticamera del cervello -di solito- di chiedersi quali strani meccanismi di difesa e proiezione si nascondano dietro al dire "io sono distratto".
Tuttavia, appena uno dice "io sono bellissimo", "io sono intelligentissimo", "io sono perfetto", ecco che si scatena il Piccolo Psicologo nascosto dentro di noi, e siamo tutti (mi ci metto anch'io, eh) assolutamente convintissimi che quello sia un meccanismo di difesa/schermatura contro qualcosa (le proprie debolezze ed insicurezze, di solito) o che la persona in questione abbia qualche rotella fuori posto.
Perchè? Unachi dice -secondo me- che questo succede perchè il dire "io sono perfetto" va a rompere le uova nel paniere a tutti quelli che si sentono imperfetti, si crogiolano nell'essere imperfetti e si incazzano come le api se qualcuno si definisce altrimenti, perché ci vedono riflessa una forma di autonomia, di indipendenza emotiva a cui loro anelano, che gli manca ma che non vogliono fare assolutamente nulla per ottenere, perché tutto sommato è più comodo sguazzare nella mancanza di autonomia ed indipendenza emotiva.
Può darsi che -se l'ho correttamente interpretata- la posizione di Unachi sia un po' estrema e sono sicuro che non sia applicabile a tutti, e probabilmente nemmeno alla maggioranza, dei casi.
Tuttavia è certamente vero che se la collega di tulip avesse detto "quella tizia è gelosa di me perché io sono strana", non avremmo riempito due pagine di topic e non ci saremmo lanciati in analisi circa le sicurezze interiori di questa perfetta sconosciuta.
Volendo dire la mia, io credo -noto, in effetti- che esiste un meccanismo sociale (sospetto di importazione cristiano-cattolica) che tende a premiare l'autocritica e a scoraggiare fortemente l'esaltazione del sè. Quello che sta succedendo di recente, secondo me, è che questo meccanismo va in conflitto con un altro, legato invece agli aspetti consumistico-individualisti della società che viviamo, per cui si crea un cortocircuito che tende a spingere le persone sugli estremi. Quindi o ci si sente eternamente incompleti, insoddisfatti o si finisce per trincerarsi dietro un concetto di "perfezione" nel suo peggiore, più assolutistico e quindi limitante significato. Dimenticandosi che la bellezza di "noi esseri umani" sta invece in quella incredibile complessità per la quale, paradossalmente, siamo perfetti ed imperfetti allo stesso tempo, bellissimi e disgutosi, geniali ed incredibilmente stupidi.
E attenzione: questa non vuole essere una posizione "mediana" tipo un colpo al cerchio e uno alla botte, quanto un "invito ad assumersi la responsabilità" di riconoscere l'essenziale complessità della situazione umana.
Posso soltanto quotarti.
Non solo perchè hai davvero letto alla perfezione quel che io avrei inteso scrivere, ma molto più perchè lo hai arricchito, in totale autonomia, di una ricchezza che - per quanto mi consta - non è affatto usuale in un forum, per quanto ben frequentato!