Per non andare fuori tema dove per ora l'argomento sul comunismo sembra un po' disallineato, tra ciò che è, ciò che s'è capito ed i tentativi falliti di rimettere i messaggi in linea con l'argomento, ho pensato di aprire questo thread seguendo dalla nota di un amico da un'altra parte.
Qualcosa ho cancellato ma ci sono molte comunalità.
Intanto sono contento che non s'è formato il branco e vi ringrazio.
Faccio una breve premessa in modo da orientare la discussione.
Questa roba l'ho già descritta qui più di una volta.
Poi c'è la "psicologia delle folle" che è anche un titolo di una importante opera di Gustave Le Bon, antropologo, psicologo e sociologo e che istruisce gli oratori a controllare le folle. Questo è per dire che esiste tanta altra roba.
Poi c'è anche la comunicazione contestualizzata.
Dunque fare rivoli con la dialettica o fare rivoli coi concetti?
Questo foro è pieno di frittate roteate e ramificazioni dialettiche che quasi nessun argomento arriva alla morte naturale.
Volendo qui abbiamo anche sentito accuse di conoscitori di arte rivolte ai gusti personali per il solo mancato consenso (che discussione era quella!).
Avevo descritto più volte il significato di rumore della comunicazione, la contestualizzazione, le correlazioni/associazioni e non appena vedo (naturalmente dal mio punto di vista) questi riccioli linguistici allora faccio quello che so fare, non bene che io non scrivo romanzi.
Ma nei forum dico nei symposium non si tira si/no/si/no, ci si comprende per il motivo per cui si è entrati o si va a discutere un attimo in privato.
Perché preferire la divagazione dialettica rispetto ai ragionamenti contestualizzati. Un po' come la distinzione che faccio spesso tra metodo e merito.
Come può uno sgrammaticato innestarsi nelle disquisizioni dialettiche quando può relazionarsi con dei concetti? A parità di neuroni non fa molta differenza mentre nel primo caso c'è disparità della pratica linguistica.
Ma come si fa a prendere sul serio il dissenso di un avatar? Il consenso ah ah si accetta sempre, ma il dissenso che contraddice idee dalle caverne virtuali. In questo mondo virtuale finché uno non si presenta va tutto?
Una battuta virtuale... ah ah, in romanesco pesante e lento: Ao! Si c'hai er complesso de Edipo ce vo quarcosa de più pe fa godè l'insaziabile apetito de tu madre!
Qualcosa ho cancellato ma ci sono molte comunalità.
Un amico ha scritto:SergioAD ha scritto:
Hei! Non formate il branco contro la mie incapacità espressive - Non lo fate. Se non vi piace giocare con me semplicemente rinunciate.
Però Sergio, il fatto è che quando vuoi ti fai capire benissimo...non riesco a capire che cosa ti costa farlo, non dico sempre (Anche i giochetti vanno bene) ma almeno un po' più spesso.
Intanto sono contento che non s'è formato il branco e vi ringrazio.
Faccio una breve premessa in modo da orientare la discussione.
Questa roba l'ho già descritta qui più di una volta.
Sergio ha scritto:Quando diciamo una cosa è perché vogliamo essere compresi eppure, qualche volta influenziamo l'interpretazione con diverse forme di “rumore”.
Utilizziamo le interferenze definite “rumore di comunicazione” che sono precise tecniche per provocare interpretazioni sbagliate all'interlocutore.
I rumori nella comunicazione possono essere psicologici, fisici o semantici. È possibile facilmente neutralizzare le capacità di comunicatori competenti.
Il rumore psicologico si applica usando idee preconcette, pregiudizi, insinuazioni sulla reputazione allo scopo di creare/evidenziare conflitti e controversie.
Il rumore fisico si basa sulla stimolazioni ambientale con distrazioni, interruzioni, rumori di sottofondo o mostrandosi interessati a segnali esterni.
Il rumore semantico si basa sull'ambigua decodifica del linguaggio, attraverso la grammatica oppure dei termini tecnici si creano incertezze e malintesi.
Queste tecniche si possono notare durante i dibattiti televisivi ma si vede anche qui da noi ma, c'è da dire che può anche non essere consapevole.
Poi c'è la "psicologia delle folle" che è anche un titolo di una importante opera di Gustave Le Bon, antropologo, psicologo e sociologo e che istruisce gli oratori a controllare le folle. Questo è per dire che esiste tanta altra roba.
Poi c'è anche la comunicazione contestualizzata.
SergioAD ha scritto:
... Io la lingua italiana l'ho iniziata a praticare a 16 anni...
Un conto è innestare gli argomenti attraverso relazioni di correlazione che è il mio divertimento che implica una certa complicità con gli interlocutori, ed un altro è fare insinuazioni (bada è ciò che mi hanno insegnato per capire l'italiano anni fa, all'interno di un corso specifico, non è farina del mio sacco, poi nel mio lavoro è indispensabile visto che Indiani, Arabi e Sud Americani sono tutti "high context"). Nella figura sottostante si vede come una lingua è costruita intorno all'informazione e l'altra intorno al contesto.
...
Dunque fare rivoli con la dialettica o fare rivoli coi concetti?
Questo foro è pieno di frittate roteate e ramificazioni dialettiche che quasi nessun argomento arriva alla morte naturale.
Volendo qui abbiamo anche sentito accuse di conoscitori di arte rivolte ai gusti personali per il solo mancato consenso (che discussione era quella!).
Avevo descritto più volte il significato di rumore della comunicazione, la contestualizzazione, le correlazioni/associazioni e non appena vedo (naturalmente dal mio punto di vista) questi riccioli linguistici allora faccio quello che so fare, non bene che io non scrivo romanzi.
Ma nei forum dico nei symposium non si tira si/no/si/no, ci si comprende per il motivo per cui si è entrati o si va a discutere un attimo in privato.
Perché preferire la divagazione dialettica rispetto ai ragionamenti contestualizzati. Un po' come la distinzione che faccio spesso tra metodo e merito.
Come può uno sgrammaticato innestarsi nelle disquisizioni dialettiche quando può relazionarsi con dei concetti? A parità di neuroni non fa molta differenza mentre nel primo caso c'è disparità della pratica linguistica.
Ma come si fa a prendere sul serio il dissenso di un avatar? Il consenso ah ah si accetta sempre, ma il dissenso che contraddice idee dalle caverne virtuali. In questo mondo virtuale finché uno non si presenta va tutto?
Una battuta virtuale... ah ah, in romanesco pesante e lento: Ao! Si c'hai er complesso de Edipo ce vo quarcosa de più pe fa godè l'insaziabile apetito de tu madre!