Ho preso in mano dei miei vecchi libri oggi... uno via l'altro seguendo il filo del discorso, da Heidegger andando verso il semplice.
Così ho ritrovato questa perla
Il mondo in cui viviamo è abbondante al di là della nostra più audace immaginazione (...) L'azione umana più semplice è diversa da individuo a individuo e da occasione a occasione (...) Argomenti molto specifici sono pieni di trappole e sorprese, mostrando così che non c'è limite ad alcun fenomeno per quanto specificatamente lo si definisca (...) Solo una piccolissima frazione di tale abbondanza influenza le nostre menti. Ed è una benedizione, non uno svantaggio. Un organismo superconscio non sarebbe supersaggio, ma paralizzato.
Paul Feyerabend, Conquista dell'abbondanza. Storie dello scontro tra astrazione e ricchezza dell'Essere
Di che parla Feyerabend?
Parla dell'essere e dell'essente ( il mondo, per farla semplice). Ricorda che il rapporto dell'uomo con il mondo si sviluppa all'insegna della semplificazione e che tale semplificazione nelle sue varie forme ( lui si occupa del punto di vista oggettivante e scientifico) altera il fenomeno nel pensiero ( astrazione) o nei fatti ( esperimento). Perchè lo altera ? Perchè lo guarda isolato dal resto ( astratto) e bloccato. Il fenomeno così ingabbiato diventa più importante del tutto da cui è stato separato. La parte sta per il tutto, anzi, diventa il tutto.
Se la cosa vi sembra oscura, o se vi sembra troppo estranea per essere rilevante,applicate questo discorso a come noi viviamo.
Tutti noi, in diverse misure, semplifichiamo la ricchezza del mondo per focalizzarci su parti scambiandole per il tutto. I depressi ad esempio lo fanno con le cose brutte, per dirne una. Quanto ci perdiamo?
Non è ciò che riusciamo a ricondurre ai nostri schemi ciò che dovrebbe interessarci, ma ciò che si sottrae a questa riduzione. Quella è l'abbondanza inesauribile di chi ci circonda.
Pensate ad esempio a chi si stufa del rapporto con una persona. Lo schema evidentemente è saltato. La parte appare ormai conosciuta ( la persona rispetto al nostro schema), ma resta "il tutto" . L'abbondanza qui è più che mai inesauribile.
Se accogliessimo il residuo ineliminabili di tutte le nostre riduzioni per una volta come ciò che è degno di nota anzichè concentrarci sulla parte ottenuta attraverso la riduzione? Se facessimo dell'imprevisto un'occasione anzichè un problema? Se abbandonassimo la presunzione del controllo?
Aleister con tutta probabilità non si presentificherà.
Quindi spero che qualcuno voglia blaterare con me su tutto questo.
Così ho ritrovato questa perla
Il mondo in cui viviamo è abbondante al di là della nostra più audace immaginazione (...) L'azione umana più semplice è diversa da individuo a individuo e da occasione a occasione (...) Argomenti molto specifici sono pieni di trappole e sorprese, mostrando così che non c'è limite ad alcun fenomeno per quanto specificatamente lo si definisca (...) Solo una piccolissima frazione di tale abbondanza influenza le nostre menti. Ed è una benedizione, non uno svantaggio. Un organismo superconscio non sarebbe supersaggio, ma paralizzato.
Paul Feyerabend, Conquista dell'abbondanza. Storie dello scontro tra astrazione e ricchezza dell'Essere
Di che parla Feyerabend?
Parla dell'essere e dell'essente ( il mondo, per farla semplice). Ricorda che il rapporto dell'uomo con il mondo si sviluppa all'insegna della semplificazione e che tale semplificazione nelle sue varie forme ( lui si occupa del punto di vista oggettivante e scientifico) altera il fenomeno nel pensiero ( astrazione) o nei fatti ( esperimento). Perchè lo altera ? Perchè lo guarda isolato dal resto ( astratto) e bloccato. Il fenomeno così ingabbiato diventa più importante del tutto da cui è stato separato. La parte sta per il tutto, anzi, diventa il tutto.
Se la cosa vi sembra oscura, o se vi sembra troppo estranea per essere rilevante,applicate questo discorso a come noi viviamo.
Tutti noi, in diverse misure, semplifichiamo la ricchezza del mondo per focalizzarci su parti scambiandole per il tutto. I depressi ad esempio lo fanno con le cose brutte, per dirne una. Quanto ci perdiamo?
Non è ciò che riusciamo a ricondurre ai nostri schemi ciò che dovrebbe interessarci, ma ciò che si sottrae a questa riduzione. Quella è l'abbondanza inesauribile di chi ci circonda.
Pensate ad esempio a chi si stufa del rapporto con una persona. Lo schema evidentemente è saltato. La parte appare ormai conosciuta ( la persona rispetto al nostro schema), ma resta "il tutto" . L'abbondanza qui è più che mai inesauribile.
Se accogliessimo il residuo ineliminabili di tutte le nostre riduzioni per una volta come ciò che è degno di nota anzichè concentrarci sulla parte ottenuta attraverso la riduzione? Se facessimo dell'imprevisto un'occasione anzichè un problema? Se abbandonassimo la presunzione del controllo?
Aleister con tutta probabilità non si presentificherà.
Quindi spero che qualcuno voglia blaterare con me su tutto questo.