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Cosa differenzia un cristiano da un cattolico?

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Zingara
Zingara
Viandante Residente
Viandante Residente
Cattolico è colui che professa il credo della chiesa di Roma, riconosce come massima autorità il Papa e segue ciò che dice la chiesa.
Con il termine cristiano si intende invece un seguace di Cristo e ne fanno parte anche quelli di altre chiese.
Cosa differenzia un cattolico da un cristiano? Intendo dire eccetto l'appartenenza a diverse chiese.
Chi percepite come portatore di una fede più integra?

2
Magonzo
Magonzo
Viandante Storico
Viandante Storico
allora:
cristiani sono tutti, cattolici, ortodossi, le infinite ramificazioni della Riforma protestante e le altre confessioni cristiane locali o particolari che adottano riti speciali;

i cattolici si distinguono nella sostanza per l'adesione alla Dottrina della Chiesa di Roma, appunto Cattolica - che vorrebbe dire però "universale", Apostolica Romana;

questa dottrina è elaborata nei concili e sancita dai papi, e l'osservanza verso di essa è il tratto distintivo del cattolico, che vede nel papa il perno dell'interpretazione autentica del messaggio evangelico;

la Riforma protestante ha "declassato" questa autorità dottrinaria, sottraendovisi, e annullando lo status di interpretazione autentica dei concili, in favore di un ritorno alla sola lettura delle Scritture;

l'abolizione del vincolo che si è determinata ha posto le basi per diverse interpretazioni degli elementi dottrinari e diverse teorie, che ora sarebbe lungo descrivere, come un'idea diversa riguardo all'Eucarestia, la teoria della Predestinazione e della Salvezza per Fede, l'apostolato universale (i protestanti non hanno sacerdoti in senso stretto, a parte gli Anglicani, che hanno conservato forme analoghe a quelle cattoliche);

ora, trattarle in modo superficiale sarebbe fuorviante, anche perché, accanto agli elementi strettamente dottrinari, si sviluppano anche caratteri sociali e politici;

si può dire genericamente che il Cattolicesimo è una dottrina che ha mantenuto più facilmente il suo radicamento in società rurali, gerarchizzate in modo piramidale e storicamente propense a modelli autoritari;
mentre il Protestantesimo, che pone la Coscienza e inevitabilmente la Libertà al centro del sentimento religioso, è il prodromo logico del pensiero laico e liberal-democratico, tipico delle società che si sono evolute prima in senso commerciale e industriale;

in buona sostanza, ciò che distingue il cattolico - tralasciando la dottrina in senso stretto - è un rapporto molto difficile con la Modernità e la secolarizzazione, laddove il Protestantesimo è la Modernità stessa e la causa della secolarizzazione;

al tempo stesso, nei paesi protestanti il sentimento religioso è molto più intenso rispetto a quelli cattolici, dove è spesso superficiale e folkloristico, di forma;

negli ultimi 50 anni il Cattolicesimo stesso, dal Concilio Vaticano II°, si è in qualche modo avvicinato a certe prospettive del Protestantesimo - anche se si tratta di passi rarefatti e comprensibili solo nel quadro della dottrina - ma resta comunque il nodo distintivo dell'autorità papale e dei dogmi ad essa connessi che costituisce un importante ostacolo ad un riavvicinamento, sebbene papa Francesco stia compiendo alcuni passi notevoli, che se sostanziati in encicliche potrebbero introdurre cambiamenti rilevanti.

3
SergioAD
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Viandante Storico
Viandante Storico
Il Cattolicesimo è un ramo del Cristianesimo, come dice Magonzo.

Ogni biforcazione contiene una diversa interpretazione, spesso sanguinaria.

La prima fu quella di Costantino che non appare qui ma che trasformò la Chiesa dei pacifisti in quella dei cappellani militari o soldati di Cristo da cui parte la storia del Cristianesimo così come lo conosciamo noi.
 
Cosa differenzia un cristiano da un cattolico? Correnti_cristianesimo

4
euvitt
euvitt
Viandante Storico
Viandante Storico
caro Sergio...
il problema è che ad ogni bivio viene cancellata la via precedente rendendo così quasi impossibile ricostruire quello che è stato l'insegnamento originario
in tutte le religioni c'è un Maestro che parla e allievi che capiscono da----> a
e questo per quanto riguarda gli allievi diretti, figuriamoci quelli che hanno letto gli appunti dei primi allievi cosa avranno mai compreso
se in tutto questo inseriamo delle figure che asseriscono di avere il mandato divino e l'infallibilità di Quanto Detto non rimane nulla
i protestanti stessi, che apprezzo molto di più, a cosa potranno mai rifarsi? a ciò che è stato già deviato ed inventato prima di Costantino?
I vangeli gnostici per esempio ci mostrano un altro Cristo, il vangelo degli esseni un altro ancora
....io posso dirti che i quattro evangelisti mostrano un Cristo in aperto contrasto con quella che è sempre stata la vera figura di un Maestro spirituale....in mezzo a bestialità tipo la resurrezione e miracoli ci sono delle perle....credo che abbiano usato le parole di un certo Cristo vissuto parecchi anni prima del Cristo mischiandole a fandonie tali da creare l'unico figlio di Dio, la Chiesa la Fede la Redenzione e tutte le cose oscene che sopportiamo ancora oggi

5
Magonzo
Magonzo
Viandante Storico
Viandante Storico
euvitt ha scritto:
i protestanti stessi, che apprezzo molto di più, a cosa potranno mai rifarsi? a ciò che è stato già deviato ed inventato prima di Costantino?
i protestanti non hanno "una dottrina": ci trovi di tutto e il suo contrario, come peraltro nella maggioranza delle altre confessioni;
il punto dirimente è esattamente la soppressione dell'autorità dottrinaria umana a frapporsi tra le Scritture (Dio) e la Coscienza, che diventa centrale;

peraltro, questo corrisponde storicamente alla Modernità perché interpreta l'antropocentrismo cristiano nella definitiva liberazione dalla soggezione alla Natura; l'idea rappresentativa ed evocativa dell'Eucarestia, priva della Transustanziazione segna il trapasso concettuale rispetto all'antica idea del Sacrificio, passata dal paganesimo all'Ebraismo;

la vera eccezione - che però è il risultato di una circostanza tutta "politica" - è lo status del Cattolicesimo, incaprettato dalla peculiare costituzione secolarizzata del potere temporale all'impossibilità di affrontare in modo dirimente il conflitto tra Coscienza e autorità dottrinaria riguardo all'"ultimo miglio" del messaggio evangelico; cioè:
quando il senso del messaggio come intuibile in buona fede contrasta con la dottrina, che si fa ?

tanto per fare un esempio, come si dovrebbe comportare un cristiano che intenda seguire il messaggio di Gesù nei confronti di un malato terminale che gli implorasse di porre termine alle sue sofferenze e staccare la spina ?

o, di fronte all'ingiustizia sociale di ricchi che, magari per antichi privilegi di rapina, possiedono tutto e sono poco caritatevoli, valgono ancora sempre e comunque come assoluti i comandamenti del "non rubare" o "non desiderare la roba d'altri" ?

e così, tutti i precetti divenuti "Legge" sono soggetti, nell'ottica dell'antropocentrismo cristiano - "il Sabato per l'uomo, e non viceversa..." - al filtro della Coscienza, e l'eccezione cattolica consiste nel vincolo ad un'autorità dottrinaria che ha un fondamento eminentemente politico;
e infatti, la prassi dei fedeli da sempre confessa quell'autorità in misura diversa, fino a scismi più o meno espliciti o prassi costanti di doppia morale.

6
rebel
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Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
@Magonzo: la coscienza c'entra poco quando si deve decidere della verità o meno delle Scritture. Prima del problema dell'interpretazione viene quello del riconoscimento della loro validità/autorità.

Come ho già avuto modo di scrivere in altro thread, quel poco che ci è pervenuto del Cristiesimo lo dobbiamo al Cattolicasimo e all'Ortodossia. Se la libera interpretazione di stampo Protestante si fosse imposta sin dalle origini (come , de facto, si stava imponendo) oggi non ci sarebbero pervenuti neanche i brandelli, dissolti come sarebbero stati in centinaia, se non migliaia, di differenti interpretazioni.

Prima di venire all'"ultimo miglio" bisognerebbe rintracciare cosa c'è di vero e di comune nel primo, a mio parere.

7
Magonzo
Magonzo
Viandante Storico
Viandante Storico
rebel ha scritto:@Magonzo: la coscienza c'entra poco quando si deve decidere della verità o meno delle Scritture. Prima del problema dell'interpretazione viene quello del riconoscimento della loro validità/autorità.

Come ho già avuto modo di scrivere in altro thread, quel poco che ci è pervenuto del Cristiesimo lo dobbiamo al Cattolicasimo e all'Ortodossia. Se la libera interpretazione di stampo Protestante si fosse imposta sin dalle origini (come , de facto, si stava imponendo) oggi non ci sarebbero pervenuti neanche i brandelli, dissolti come sarebbero stati in centinaia, se non migliaia, di differenti interpretazioni.

Prima di venire all'"ultimo miglio" bisognerebbe rintracciare cosa c'è di vero e di comune nel primo, a mio parere.
beh, non ha molto senso quello che dici;
prima dello scisma non può esservi distinzione, e non ha senso parlare di "Cattolicesimo" contrapposto dialetticamente ad altro, se non nelle infinite diatribe della dottrina;

quello che ci è pervenuto è comunque uno standard uniformato e manipolato all'origine, che può piacere o meno; ma che certamente non si presta più di tanto a guidare, se non chi abbia deciso a priori per l'obbedienza ad un'istituzione umana che pretende di fornire interpretazione "autentica";

l'"ultimo miglio" è esattamente il metro della "Verità", perché in due possono entrambi credere in cristo risorto, ma se questa nozione non li guida uniformemente a rendere congruente l'azione alla Coscienza, si riduce tutto ad un vaniloquio;

se "nel nome dell'Amore di Cristo" massacri gli eretici a decine di migliaia - e pure i tuoi, tanto "Iddio riconoscerà i suoi" SGHIGNAZZARE  - ha'voglia a fare ammenda nel merito; è il metodo dell'obbedienza all'autorità che è chiamato in causa, e con esso l'istituzione stessa autoreferenziale, che sull'interpretazione autolegittimante ad ogni cosa di "Tu sei Pietro..." ha fondato la pretesa di un diritto di fatto a trasgredire ogni messaggio evangelico, anche volendosi attenere ai soli Vangeli "omologati".

8
rebel
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Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Magonzo ha scritto:beh, non ha molto senso quello che dici;
prima dello scisma non può esservi distinzione, e non ha senso parlare di "Cattolicesimo" contrapposto dialetticamente ad altro, se non nelle infinite diatribe della dottrina;

quello che ci è pervenuto è comunque uno standard uniformato e manipolato all'origine, che può piacere o meno; ma che certamente non si presta più di tanto a guidare, se non chi abbia deciso a priori per l'obbedienza ad un'istituzione umana che pretende di fornire interpretazione "autentica";

l'"ultimo miglio" è esattamente il metro della "Verità", perché in due possono entrambi credere in cristo risorto, ma se questa nozione non li guida uniformemente a rendere congruente l'azione alla Coscienza, si riduce tutto ad un vaniloquio;

se "nel nome dell'Amore di Cristo" massacri gli eretici a decine di migliaia - e pure i tuoi, tanto "Iddio riconoscerà i suoi" SGHIGNAZZARE  - ha'voglia a fare ammenda nel merito; è il metodo dell'obbedienza all'autorità che è chiamato in causa, e con esso l'istituzione stessa autoreferenziale, che sull'interpretazione autolegittimante ad ogni cosa di "Tu sei Pietro..." ha fondato la pretesa di un diritto di fatto a trasgredire ogni messaggio evangelico, anche volendosi attenere ai soli Vangeli "omologati".
La tua obiezione non è peregrina, ammettendo che si possa fare una netta distinzione tra Cattolicesimo e Chiesa Cattolica. Bisognerebbe ragionare meglio sulle definizioni, a tal proposito.

Mi pare che tu confonda la cattolicità con la struttura gerarchica che la chiesa si è data nei secoli post scisma. La qual cosa sarebbe, a mio avviso, una semplificazione.

Faccio comunque notare che, anche volendo identificare la nascita del Cattolicesimo con lo scisma d'Oriente (immagino che a quello tu faccia riferimento), esso origina nè più nè meno che da una disputa dottrinale.

Perciò ha perfettamente senso parlare di Chiesa Cattolica se la contrapponiamo, ad esempio, alle dottrine gnostiche delle origini.

A mio parere ha meno senso parlare di "standard uniformato e manipolato all'origine" per la semplice ragione che non abbiamo una controprova.

L'obiezione che fa Euvitt riguardo al Protestantesimo è secondo me centratissima. Non è che il Protestantesimo sia una corrente che dalle origini del Cristianesimo fino allo scisma ha viaggiato in parallelo con la Chiesa Cattolica. Il protestantesimo, quello sì, nasce dallo scisma dalla Chiesa Cattolica. Dire che il Protestantesimo attinge a qualche Cristianesimo originario è un no senso. Il Protestantesimo attinge dall'interpretazione cattolica del Cristianesimo e ad essa si oppone.

Detto ancora più chiaramente: senza la Chiesa Cattolica, la Chiesa Protestante non esisterebbe proprio.

Idem dicasi sul resto: "trasgredire ogni messaggio evangelico...". Certo, si può essere d'accordo come anche no. Forse che all'interno della Chiesa Protestante non si sono compiuti crimini? Il punto è che le interpretazioni, specie di natura morale, derivano dal "primo miglio" che è la concezione dottrinale che, sfortunatamente, non si può riassumere solo nella fede nel Cristo risorto.

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Lady Joan Marie
Lady Joan Marie
Viandante Storico
Viandante Storico
Il cattolico secondo me ha una fede di apparenza, nel senso che si professa la fede ma poi bisogna vedere se la mette in pratica. I veri cristiani invece sono per esempio quelli che fanno il volontariato, che lavorano veramente per il bene del prossimo. Tutto comunque è da discutere...

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Magonzo
Magonzo
Viandante Storico
Viandante Storico
rebel ha scritto:La tua obiezione non è peregrina, ammettendo che si possa fare una netta distinzione tra Cattolicesimo e Chiesa Cattolica. Bisognerebbe ragionare meglio sulle definizioni, a tal proposito.

Mi pare che tu confonda la cattolicità con la struttura gerarchica che la chiesa si è data nei secoli post scisma. La qual cosa sarebbe, a mio avviso, una semplificazione.
beh, parlare di "cattolicità" come condizione distinta - almeno nell'accezione di questo 3d - non ha molto senso in assenza di un termine contrapposto e distinto in sede di dottrina;

Faccio comunque notare che, anche volendo identificare la nascita del Cattolicesimo con lo scisma d'Oriente (immagino che a quello tu faccia riferimento), esso origina nè più nè meno che da una disputa dottrinale.
no, io facevo riferimento alla Riforma, perché più gravida di conseguenze, ma fa lo stesso;
la disputa dottrinale implica il disconoscimento - di principio, a prescindere dal merito - dell'autorità papale e del suo Magistero;

Perciò ha perfettamente senso parlare di Chiesa Cattolica se la contrapponiamo, ad esempio, alle dottrine gnostiche delle origini.

A mio parere ha meno senso parlare di "standard uniformato e manipolato all'origine" per la semplice ragione che non abbiamo una controprova.
come sarebbe che non abbiamo una controprova ? e i concilii che hanno diretto le questioni essenziali cosa altro sono se non la creazione di uno standard sulla base di voi a maggioranza ?

L'obiezione che fa Euvitt riguardo al Protestantesimo  è secondo me centratissima. Non è che il Protestantesimo sia una corrente che dalle origini del Cristianesimo fino allo scisma ha viaggiato in parallelo con la Chiesa Cattolica. Il protestantesimo, quello sì, nasce dallo scisma dalla Chiesa Cattolica. Dire che il Protestantesimo attinge a qualche Cristianesimo originario è un no senso. Il Protestantesimo attinge dall'interpretazione cattolica del Cristianesimo e ad essa si oppone.

Detto ancora più chiaramente: senza la Chiesa Cattolica, la Chiesa Protestante non esisterebbe proprio.
qui compi un tipico errore di chi è educato cattolicamente, e cioè concepire il "protestantesimo" come "una chiesa";
il protestantesimo non ha una dottrina uniforme - le "chiese" sono migliaia e teoricamente infinite - bensì nega l'originario paradosso dell'autorità, come consolidato in ente statale, politico, secolare, ecc...

storicamente è appropriato dire che la peculiare circostanza del potere assoluto secolare della Chiesa di Roma accorpato alla rivendicazione del Magistero assoluto hanno determinato la Riforma;
ma il postulato di fede nella "Sola Scriptura" ha una sua autonomia che prescinde dalle elaborazioni intermedie, che semplicemente rimuove, come concrezioni sviluppatesi sul corpo evangelico;

Idem dicasi sul resto: "trasgredire ogni messaggio evangelico...". Certo, si può essere d'accordo come anche no. Forse che all'interno della Chiesa Protestante non si sono compiuti crimini? Il punto è che le interpretazioni, specie di natura morale, derivano dal "primo miglio" che è la concezione dottrinale che, sfortunatamente, non si può riassumere solo nella fede nel Cristo risorto.
beh, certo che i protestanti hanno contribuito alla criminalità religiosa, sebbene da una posizione originariamente di perseguitati, ma non è questo il punto;

il punto è che nella visione riformata nessuna dottrina elaborata da umano può esimerti dal valutare in coscienza la congruenza delle tue azioni al messaggio evangelico, e l'obbedienza non ti garantisce salvezza, così come le Opere;
oggi anche il Cattolicesimo ha assunto il primato della coscienza, anche se con molte esitazioni e ritrazioni, specificazioni, ecc...

in quell'"ultimo miglio", dove convive anche "di fatto" una morale laica - priva del Cristo risorto - si concentrano esattamente i bug interpretativi della dottrina riguardo ad un testo che deve per forza essere interpretato;
la Resurrezione è solo conferma della divinità di Cristo, ma non dirime certo il senso del messaggio.

11
euvitt
euvitt
Viandante Storico
Viandante Storico
mi sia consentito (ma cazz....parlo come Silvio???) fare un paragone con l'Islam
qualcuno non sa che il profeta era un bravo cristiano..
nell'islam tutti sanno che esiste la legge coranica, la Sharî’ah dove sono riportati i principi religiosi veri e
propri e tutta una serie di regole a livello sociale e legislativo.
ma la Sharî’ah non è il fine...questa è solo una fase preparatoria laddove il fedele : "Và a ripulire la stanza del tuo cuore, preparala a divenire la dimora del Beneamato"
al di sopra della legge scritta infatti il fedele giunge alla Haqîqah, il sentire interiore che ti porta al di sopra della legge scritta in cui il rapporto è tra il fedele e l'altissimo
ora...dato che alcuni cattolici credono erroneamente nella superiorità del loro credo rispetto all'islam faccio rispettosamente notare che il cattolicesimo non ha nel suo interno alcuna possibilità o possibilità di innalzare il fedele al di sopra dei precetti e della regola scritta....chi l'ha concepita ...non di certo il Cristo ha ideato una forma di religiosità primitiva

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rebel
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Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Con tutto il rispetto, ma sembri non conoscere molto bene il Cristianesimo.

L'etica non è mai il fine ma è sempre il mezzo di purificazione. Dove hai sentito dire il contrario?

Piuttosto prova ad andare alla Mecca e dire ad alta voce che hai superato la legge coranica e che il tuo rapporto è solo con l'Altissimo e vedi come la prendono.

In tutte le religioni maggiori il percorso verso il divino è più o meno univoco e si conclude con l'estasi mistica o comunque la vogliamo chiamare.

Ritornando al Protestantesimo potremmo notare come la mistica in quell'alveo non si sia praticamente sviluppata. Bisognerebbe chiedersi la causa di questo fenomeno in una Chiesa che ha fatto del rapporto diretto con Dio una delle sue caratteristiche peculiari.

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Magonzo
Magonzo
Viandante Storico
Viandante Storico
rebel ha scritto:
Ritornando al Protestantesimo potremmo notare come la mistica in quell'alveo non si sia praticamente sviluppata. Bisognerebbe chiedersi la causa di questo fenomeno in una Chiesa che ha fatto del rapporto diretto con Dio una delle sue caratteristiche peculiari.
guarda che questo è un grande equivoco:
l'impostazione riformata è quanto di più mediato ci sia, mediato dalle Scritture;
molti pensano erroneamente che il libero esame delle Scritture e la sottrazione dell'autorità comporti un "rapporto diretto con Dio", ma la realtà teologica è più complessa, anche per le diverse ramificazioni del mondo protestante;

poi va considerata l'epoca e il radicamento sociale e geografico; nell'ottica riformata in genere l'energia mistica è convogliata verso l'attività, il lavoro, che non è concepito come prezzo per un corrispettivo di salvezza, ma come manifestazione della Grazia e in Gloria di Dio;

infatti, a contrario, uno dei tratti tipici della religiosità "bassa" come vissuta ed educata nel Cattolicesimo è il filo del sacrificio che la lega alle culture pagane a cui si è sovrapposto in Europa, dove il bene operare è vissuto come prezzo per una remunerazione di salvezza;
nella Riforma, la salvezza è già decisa, e il sacrificio di Cristo è l'ultimo e definitivo (perciò non vi è la Messa in senso proprio), ma nessuno può sapere chi sia predestinato; si può solo Ringraziare e manifestare ciò con l'attività; che però non è una e specifica; nei paesi dove la Riforma si è imposta ha assunto storicamente determinati tratti, che non sono stretti in una dottrina;

ora, possono sembrare cose di poco conto, ma le implicazioni filosofiche e sociali, etiche e politiche di questo ribaltamento sono enormi.

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rebel
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Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Magonzo ha scritto:no, io facevo riferimento alla Riforma, perché più gravida di conseguenze, ma fa lo stesso;
la disputa dottrinale implica il disconoscimento - di principio, a prescindere dal merito - dell'autorità papale e del suo Magistero;
Non necessariamente, tant'è che di dispute ve ne sono state a centinaia all'interno della Chiesa e ben poche sono sfociate nel rigetto dell'autorità papale che, peraltro, è più un ratificatore che un produtore di dottrina.

Magonzo ha scritto:
come sarebbe che non abbiamo una controprova ? e i concilii che hanno diretto le questioni essenziali cosa altro sono se non la creazione di uno standard sulla base di voi a maggioranza ?  
Non intendevo dire che non vi è stato tale processo interno alla Chiesa, tutt'altro. Intendevo dire che tale processo è "un dato" imprescindibile. Non hai la controprova perchè anteriormente agli scismi non vi erano correnti parallele alla chiesa che, per usare le tue parole, non fossero manipolate ed uniformate.
Magonzo ha scritto:
qui compi un tipico errore di chi è educato cattolicamente, e cioè concepire il "protestantesimo" come "una chiesa";
il protestantesimo non ha una dottrina uniforme - le "chiese" sono migliaia e teoricamente infinite - bensì nega l'originario paradosso dell'autorità, come consolidato in ente statale, politico, secolare, ecc...

storicamente è appropriato dire che la peculiare circostanza del potere assoluto secolare della Chiesa di Roma accorpato alla rivendicazione del Magistero assoluto hanno determinato la Riforma;
ma il postulato di fede nella "Sola Scriptura" ha una sua autonomia che prescinde dalle elaborazioni intermedie, che semplicemente rimuove, come concrezioni sviluppatesi sul corpo evangelico;  
Il postulato di fede nella "sola scriptura" , nella salvezza per sola grazia ed altri sono quelli che permettono a qualsiasi storico di parlare di Protestantesimo come una religione unitaria.
Ho già avuto modo di obiettare in altra sede a questa presunta "rimozione delle concrezioni" che peraltro, non è mai stata portata neppure nel Protestantesimo fino ai suoi estremi. Faccio notare che anche il solo ricorrere alla "sola Scriptura"non ha granchè senso dal momento che i Vangeli sono il frutto della sintesi Cattolica contro le derive gnostiche, ovvero sono il frutto di quel processo di uniformazione et manipolazione di cui tu vorresti sostenere l'oltrepassamento.

Magonzo ha scritto:beh, certo che i protestanti hanno contribuito alla criminalità religiosa, sebbene da una posizione originariamente di perseguitati, ma non è questo il punto;

il punto è che nella visione riformata nessuna dottrina elaborata da umano può esimerti dal valutare in coscienza la congruenza delle tue azioni al messaggio evangelico, e l'obbedienza non ti garantisce salvezza, così come le Opere;
oggi anche il Cattolicesimo ha assunto il primato della coscienza, anche se con molte esitazioni e ritrazioni, specificazioni, ecc...

in quell'"ultimo miglio", dove convive anche "di fatto" una morale laica - priva del Cristo risorto - si concentrano esattamente i bug interpretativi della dottrina riguardo ad un testo che deve per forza essere interpretato;
la Resurrezione è solo conferma della divinità di Cristo, ma non dirime certo il senso del messaggio.
È un cane che si morde la coda. Ritornare alla sola scrittura per dire che il testo deve essere interpretato, intendo. Ma cos'è la tradizione teologica cattolica se non una grande interpretazione della Scrittura? Il punto è che se si postula la propria coscienza come criterio interpretativo il messaggio necessariemnte si sbriciola in migliaia di interpretazioni. E a questo punto cosa potrebbe far dire che la morale protestante sia migliore o peggiore di qualsiasi altra? Più aderente all'origine o più distante?[/quote]

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rebel
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Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Magonzo ha scritto:
rebel ha scritto:
Ritornando al Protestantesimo potremmo notare come la mistica in quell'alveo non si sia praticamente sviluppata. Bisognerebbe chiedersi la causa di questo fenomeno in una Chiesa che ha fatto del rapporto diretto con Dio una delle sue caratteristiche peculiari.
guarda che questo è un grande equivoco:
l'impostazione riformata è quanto di più mediato ci sia, mediato dalle Scritture;
molti pensano erroneamente che il libero esame delle Scritture e la sottrazione dell'autorità comporti un "rapporto diretto con Dio", ma la realtà teologica è più complessa, anche per le diverse ramificazioni del mondo protestante;

poi va considerata l'epoca e il radicamento sociale e geografico; nell'ottica riformata in genere l'energia mistica è convogliata verso l'attività, il lavoro, che non è concepito come prezzo per un corrispettivo di salvezza, ma come manifestazione della Grazia e in Gloria di Dio;

infatti, a contrario, uno dei tratti tipici della religiosità "bassa" come vissuta ed educata nel Cattolicesimo è il filo del sacrificio che la lega alle culture pagane a cui si è sovrapposto in Europa, dove il bene operare  è vissuto come prezzo per una remunerazione di salvezza;
nella Riforma, la salvezza è già decisa, e il sacrificio di Cristo è l'ultimo e definitivo (perciò non vi è la Messa in senso proprio), ma nessuno può sapere chi sia predestinato; si può solo Ringraziare e manifestare ciò con l'attività; che però non è una e specifica; nei paesi dove la Riforma si è imposta ha assunto storicamente determinati tratti, che non sono stretti in una dottrina;

ora, possono sembrare cose di poco conto, ma le implicazioni filosofiche e sociali, etiche e politiche di questo ribaltamento sono enormi.  
Le letture, come sempre, possono essere molto varie anche a causa dell'uso non univoco dei termini.

Tuttavia cosa c'è di meno mediato di una salvezza che perviene per sola grazia?

Entrambi gli approcci secondo me sono presenti nelle Scritture solo che il Protestantesimo si è fossilizzato su uno soltanto.

Il concetto di scala, presente anche simbolicamente in moltissime tradizioni, è visto nel protestantesimo in solo senso discendente. Dio > Uomo.

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Aleister
Aleister
Viandante Storico
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Interessante il discorso tra fede e mediazione. Sappiamo che la fede si offre in almeno due declinazioni: la fides qua creditur, ovvero l'atto personale con cui si aderisce a Dio; una fede come fiducia. E la fides quae creditur, ovvero la fede che si crede, cioè i contenuti dottrinali, la fede come credenza. Ma il discorso si complica.

L’oggetto formale della fede teologale è l’aspetto determinante e unificatore della conoscenza. Se con questa espressione si intende ciò che principalmente viene considerato nella fede e unifica nella propria determinazione ogni altra verità considerabile, allora si parla di oggetto formale quod consideratur. L’oggetto formale quod della fede teologale è la Deitas, cioè Dio come Prima Veritas in essendo, l’essenza stessa di Dio. E’ Dio in se stesso: dunque nella sua semplicità assoluta.
Ma in quanto psicologicamente offerta alla misura della nostra comprensione concettuale, la semplicità della Veritas Prima si declina a modo di enunciato: il conoscere a noi connaturale è attraverso i giudizi intellettivi che collegano tra loro i concetti. Ciò non toglie, tuttavia, che nella sua natura più intima, cioè nella sua purissima spiritualità (al di là cioè della dimensione psicologica e proporzionata all’intelletto umano in quanto umano), l’atto di fede si rapporti alla Deitas purissima nella sua assoluta semplicità: in questo senso si deve dire che l’atto del credente “non terminatur ad enuntiabile sed ad rem”.
Rispetto a questa specificazione assoluta, la fede teologale è assoluta, anzi è l’Assoluto.

Di qui il carattere paradossale della fede intesa non come credenza in contenuti determinati. La fede è orientamento e tensione dell'intelligenza verso l'Assoluto, il Bene al di sopra di ogni determinazione, di ogni finitezza.Poichè l'Assoluto è sempre al di là dell'essere, la caratteristica principale della fede è la critica di ogni bene preteso assoluto, cioè la critica di ogni contenuto intellettuale che voglia presentarsi come verità, che pretenda valore. Conoscenza dello spirito nello Spirito, fine di ogni mediazione anche Scritturistica. Basti pensare al "dottore del nulla", Giovanni della Croce, nel suo sottolineare come la fede non solo produca nozione e scienza ma anzi accechi l'anima riguardo ad ogni rappresentazione ivi comprese quelle di Dio o le immagini di Cristo. Fede teologale come paradossale forma di ateismo mistico ma in ciò perfettamente aderente al dettato evangelico : "E' bene per voi che io me ne vada, perchè se non me ne vado non verrà a voi lo Spirito..." L'esperienza di Unità oltre ogni mediazione

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euvitt
euvitt
Viandante Storico
Viandante Storico
rebel ha scritto:Con tutto il rispetto, ma sembri non conoscere molto bene il Cristianesimo.

L'etica non è mai il fine ma è sempre il mezzo di purificazione. Dove hai sentito dire il contrario?

Piuttosto prova ad andare alla Mecca e dire ad alta voce che hai superato la legge coranica e che il tuo rapporto è solo con l'Altissimo  e vedi come la prendono.

In tutte le religioni maggiori il percorso verso il divino è più o meno univoco e si conclude con l'estasi mistica o comunque la vogliamo chiamare.

Ritornando al Protestantesimo potremmo notare come la mistica in quell'alveo non si sia praticamente sviluppata. Bisognerebbe chiedersi la causa di questo fenomeno in una Chiesa che ha fatto del rapporto diretto con Dio una delle sue caratteristiche peculiari.
la storia dell'etica non l'ho capita...
ci sono parole chiave nel cattolicesimo che ingannano....quali fede e grazia
cos'è la fede? qualcuno me lo sa dire? poi dico la mia
e cos'è la grazia? un premio per aver strisciato abbastanza?
per il resto ho dialogato con alcuni islamici e mi hanno detto che sono bravissimo....ma si sono raccomandati di non parlare così nei paesi arabi rotolarsi dal ridere

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Magonzo
Magonzo
Viandante Storico
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rebel ha scritto:
Magonzo ha scritto:no, io facevo riferimento alla Riforma, perché più gravida di conseguenze, ma fa lo stesso;
la disputa dottrinale implica il disconoscimento - di principio, a prescindere dal merito - dell'autorità papale e del suo Magistero;
Non necessariamente, tant'è che di dispute ve ne sono state a centinaia all'interno della Chiesa e ben poche sono sfociate nel rigetto dell'autorità papale che, peraltro, è più un ratificatore che un produtore di dottrina.
ovviamente, a meno di non conformarsi e obbedire; il "ratificatore", come lo chiami tu, è Autorità assoluta, dogmatica e persino politica, in barba al "date a Cesare..."

Magonzo ha scritto:
come sarebbe che non abbiamo una controprova ? e i concilii che hanno diretto le questioni essenziali cosa altro sono se non la creazione di uno standard sulla base di voi a maggioranza ?  
Non intendevo dire che non vi è stato tale processo interno alla Chiesa, tutt'altro. Intendevo dire che tale processo è "un dato" imprescindibile. Non hai la controprova perchè anteriormente agli scismi non vi erano correnti parallele alla chiesa che, per usare le tue parole, non fossero manipolate ed uniformate.
erano quelle che propugnavano interpretazioni uscite sconfitte, che sono rimaste dormienti fino agli scismi; il Francescanesimo ha obbedito e si è uniformato, il Valdismo è stato represso e poi è confluito nel ramo calvinista;

Il postulato di fede nella "sola scriptura" , nella salvezza per sola grazia ed altri sono quelli che permettono a qualsiasi storico di parlare di Protestantesimo come una religione unitaria.
semmai, confessione; la religione è quella cristiana;
ma si tratta solo di una definizione storica che identifica percorsi definiti in base ad alcuni tratti;
il risultato è l'abolizione di un'autorità che impone uniformità dogmatica e se vuoi il tratto unificante è proprio tale rimozione;


Ho già avuto modo di obiettare in altra sede a questa presunta "rimozione delle concrezioni" che peraltro, non è mai stata portata neppure nel Protestantesimo fino ai suoi estremi. Faccio notare che anche il solo ricorrere alla "sola Scriptura"non ha granchè senso dal momento che i Vangeli sono il frutto della sintesi Cattolica contro le derive gnostiche, ovvero sono il frutto di quel processo di uniformazione et manipolazione di cui tu vorresti sostenere l'oltrepassamento.
io non sostengo nessun oltrepassamento, ma devo ribadire che prima della
Riforma non ha senso parlare di "sintesi Cattolica", il cui il termine "cattolico" è solo di forma, dato che fino allo scisma d'Oriente non vi era contrapposizione con altro ente;
quello che si è verificato è stato semplicemente il disconoscimento dell'autorità dottrinaria come principio, non di tutto il pregresso esame dei Vangeli; è semplice...

Magonzo ha scritto:beh, certo che i protestanti hanno contribuito alla criminalità religiosa, sebbene da una posizione originariamente di perseguitati, ma non è questo il punto;

il punto è che nella visione riformata nessuna dottrina elaborata da umano può esimerti dal valutare in coscienza la congruenza delle tue azioni al messaggio evangelico, e l'obbedienza non ti garantisce salvezza, così come le Opere;
oggi anche il Cattolicesimo ha assunto il primato della coscienza, anche se con molte esitazioni e ritrazioni, specificazioni, ecc...

in quell'"ultimo miglio", dove convive anche "di fatto" una morale laica - priva del Cristo risorto - si concentrano esattamente i bug interpretativi della dottrina riguardo ad un testo che deve per forza essere interpretato;
la Resurrezione è solo conferma della divinità di Cristo, ma non dirime certo il senso del messaggio.
È un cane che si morde la coda. Ritornare alla sola scrittura per dire che il testo deve essere interpretato, intendo. Ma cos'è la tradizione teologica cattolica se non una grande interpretazione della Scrittura? Il punto è che se si postula la propria coscienza come criterio interpretativo il messaggio necessariemnte si sbriciola in migliaia di interpretazioni. E a questo punto cosa potrebbe far dire che la morale protestante sia migliore o peggiore di qualsiasi altra? Più aderente all'origine o più distante?
io infatti non ho detto in alcun modo che la "morale protestante" sarebbe migliore o peggiore, né più aderente di per sé ad una Verità autentica;

semmai, il concilio Vaticano II e, in una certa misura, indiretta ma vistosa e inedita nelle forme, anche papa Francesco, hanno sottolineato la questione del Primato della coscienza;

in quello che scrivi c'è un sottinteso che allude alla Libertà di coscienza come prodromo della licenza; ma in realtà i problemi che si pongono concretamente alla Coscienza sono spesso nella prospettiva opposta quando rapportati alla lettera della Legge quale formula dottrinaria;

perciò, il credente si chiederà se sia più (aderente al messaggio) cristiano lasciare che la propria sposa infelice si allontani, o far valere la legge dell'indissolubilità del coniugio, riflettendo sull'eventualità che Gesù possa aver concepito questa come prigionia, e non come condanna del ripudio in uso nell'epoca, a tutela di un soggetto più debole e vessato; la Dottrina, alla lettera, ha ribaltato quella nozione, consentendo nella prassi uno stravolgimento del senso; secondo me, sia chiaro;

il credente si dovrà domandare se sia più cristiano sguainare la spada e trafiggere l'eretico, oppure obbedire al papa che ti chiede di sterminarlo e ti promette l'assoluzione dai tuoi peccati in cambio della tua devozione e fedeltà;

il credente, di fronte ad un caro malato terminale che lo implora di porre fine alle sue sofferenze e "staccare" la spina, si chiederà cosa gli dice Gesù, non il papa...

quello che intendo, è che - al contrario di quanto noi, educati cattolicamente, pensiamo - è il Cattolicesimo l'eccezione religiosa che contempla una figura di vertice teologico assoluto, e non il contrario; ma questa circostanza è i frutto di un'altra eccezionalità storica, e cioè la consustanziazione di quella figura di autorità con quella del monarca assoluto di uno stato che per 17 secoli ha fatto e guidato gran parte della politica e della società, e si tratta certamente di una peculiarità che ha interferito inevitabilmente con la genuinità della dottrina stessa.

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rebel
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Viandante Affezionato
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Magonzo ha scritto:ovviamente, a meno di non conformarsi e obbedire; il "ratificatore", come lo chiami tu, è Autorità assoluta, dogmatica e persino politica, in barba al "date a Cesare..."

Magonzo ha scritto:
io infatti non ho detto in alcun modo che la "morale protestante" sarebbe migliore o peggiore, né più aderente di per sé ad una Verità autentica;

semmai, il concilio Vaticano II e, in una certa misura, indiretta ma vistosa e inedita nelle forme, anche papa Francesco, hanno sottolineato la questione del Primato della coscienza;

in quello che scrivi c'è un sottinteso che allude alla Libertà di coscienza come prodromo della licenza; ma in realtà i problemi che si pongono concretamente alla Coscienza sono spesso nella prospettiva opposta quando rapportati alla lettera della Legge quale formula dottrinaria;

perciò, il credente si chiederà se sia più (aderente al messaggio) cristiano lasciare che la propria sposa infelice si allontani, o far valere la legge dell'indissolubilità del coniugio, riflettendo sull'eventualità che Gesù possa aver concepito questa come prigionia, e non come condanna del ripudio in uso nell'epoca, a tutela di un soggetto più debole e vessato; la Dottrina, alla lettera, ha ribaltato quella nozione, consentendo nella prassi uno stravolgimento del senso; secondo me, sia chiaro;

il credente si dovrà domandare se sia più cristiano sguainare la spada e trafiggere l'eretico, oppure obbedire al papa che ti chiede di sterminarlo e ti promette l'assoluzione dai tuoi peccati in cambio della tua devozione e fedeltà;

il credente, di fronte ad un caro malato terminale che lo implora di porre fine alle sue sofferenze e "staccare" la spina, si chiederà cosa gli dice Gesù, non il papa...

quello che intendo, è che - al contrario di quanto noi, educati cattolicamente, pensiamo - è il Cattolicesimo l'eccezione religiosa che contempla una figura di vertice teologico assoluto, e non il contrario; ma questa circostanza è i frutto di un'altra eccezionalità storica, e cioè la consustanziazione di quella figura di autorità con quella del monarca assoluto di uno stato che per 17 secoli ha fatto e guidato gran parte della politica e della società, e si tratta certamente di una peculiarità che ha interferito inevitabilmente con la genuinità della dottrina stessa.
Rispondo solo a questi passaggi perchè sugli altri mi sembra che non ci troviamo, più per un'uso dei termini e dei concetti che per altro.

Ora, mi sembra che il tuo errore sia nell'imputare a qualcosa di essere quello che è dal momento che non poteva essere differente. E questo perchè, come altri, dimentichi alcuni conenuti di riferimento delle Scritture e le conseguenze, oserei dire logiche, di questi contenuti.

Come già rispondevo a qualcun'altro nell'altro thread il "date a Cesare..." era gravido di fraintendimenti una volta trasferito nella pratica. Questo per il semplice motivo che lo stesso Dio che si incarna non poteva non porre delle questioni per quanto riguarda i rapporti tra divino ed umano.

Cosa succederà quando la legge di Dio e quella di Cesare entrano in conflitto? È evidente che Dio, l'assoluto, non può essere subordinato all' imperatore, il transeunte. La conseguenza di questo non può essere che l'irruzione della religione in ogni campo della vita come ancora accade in buona parte nell'Islam. Il problema non è a mio avviso la struttura piramidale. O meglio è la struttura piramidale nel senso che al vertice di ogni cosa c'è Dio.

Riguardo alle altre osservazioni, esse originano dal ritenere che i soli Vangeli costituiscano il corpus scritturale. Se così fosse moltri problemi non si porrebbero neppure. Se la chiesa dello gnostico Marcione, che postulava una sorta di due dei di cui il dio malvagio era quello del vecchio Testamento e quello buono quello del Nuovo, avesse trionfato, probabilmente a fenomeni come le crociate sarebbero stato ben più arduo attribuire un qualche sostegno teologico.

20
rebel
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Aleister ha scritto:
Di qui il carattere paradossale della fede intesa non come credenza in contenuti determinati. La fede è orientamento e tensione dell'intelligenza verso l'Assoluto, il Bene al di sopra di ogni determinazione, di ogni finitezza.Poichè l'Assoluto è sempre al di là dell'essere, la caratteristica principale della fede è la critica di ogni bene preteso assoluto, cioè la critica di ogni contenuto intellettuale che voglia presentarsi come verità, che pretenda valore. Conoscenza dello spirito nello Spirito, fine di ogni mediazione anche Scritturistica. Basti pensare al "dottore del nulla", Giovanni della Croce, nel suo sottolineare come la fede non solo produca nozione e scienza ma anzi accechi l'anima riguardo ad ogni rappresentazione ivi comprese quelle di Dio o le immagini di Cristo. Fede teologale come paradossale forma di ateismo mistico ma in ciò perfettamente aderente al dettato evangelico : "E' bene per voi che io me ne vada, perchè se non me ne vado non verrà a voi lo Spirito..." L'esperienza di Unità oltre ogni mediazione
"la Verità non è venuta nuda in questo mondo, ma in immagini e simboli". Così diceva uno gnostico agli albori del crisianesimo.

Il superamento di qualcosa implica sempre che ci sia qualcosa da superare. I contenuti dottrinali sono il medium che dovrebbe agevolarci il percorso verso l'Assoluto. Una sorta di mezzo di trasporto, alle volte un ronzino ed altre volte un treno diretto, che una volta che ci ha permesso di coprire una certa distanza può essere anche abbandonato, ma senza il cui supporto è ben difficile anche solo scorgere la meta.

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Magonzo
Magonzo
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rebel ha scritto:
Ora, mi sembra che il tuo errore sia nell'imputare a qualcosa di essere quello che è dal momento che non poteva essere differente. E questo perchè, come altri, dimentichi alcuni conenuti di riferimento delle Scritture e le conseguenze, oserei dire logiche, di questi contenuti.
non ho capito:
cosa avrei imputato a chi, o cosa ?
e quali contenuti di riferimento avrei dimenticato, riferiti a quale commento ?

a me sembra - in risposta alla domanda del 3d - di aver ricapitolato per sommi capi un percorso storico e alcuni aspetti di massima della dialettica dottrinaria;
senza tuttavia la pretesa di esprimere giudizi di valore - perché i miei personali sono molto articolati e non è il luogo.

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Aleister
Aleister
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rebel ha scritto:
Aleister ha scritto:
Di qui il carattere paradossale della fede intesa non come credenza in contenuti determinati. La fede è orientamento e tensione dell'intelligenza verso l'Assoluto, il Bene al di sopra di ogni determinazione, di ogni finitezza.Poichè l'Assoluto è sempre al di là dell'essere, la caratteristica principale della fede è la critica di ogni bene preteso assoluto, cioè la critica di ogni contenuto intellettuale che voglia presentarsi come verità, che pretenda valore. Conoscenza dello spirito nello Spirito, fine di ogni mediazione anche Scritturistica. Basti pensare al "dottore del nulla", Giovanni della Croce, nel suo sottolineare come la fede non solo produca nozione e scienza ma anzi accechi l'anima riguardo ad ogni rappresentazione ivi comprese quelle di Dio o le immagini di Cristo. Fede teologale come paradossale forma di ateismo mistico ma in ciò perfettamente aderente al dettato evangelico : "E' bene per voi che io me ne vada, perchè se non me ne vado non verrà a voi lo Spirito..." L'esperienza di Unità oltre ogni mediazione
"la Verità non è venuta nuda in questo mondo, ma in immagini e simboli". Così diceva uno gnostico agli albori del crisianesimo.

Il superamento di qualcosa implica sempre che ci sia qualcosa da superare. I contenuti dottrinali sono il medium che dovrebbe agevolarci il percorso verso l'Assoluto. Una sorta di mezzo di trasporto, alle volte un ronzino ed altre volte un treno diretto, che una volta che ci ha permesso di coprire una certa distanza può essere anche abbandonato, ma senza il cui supporto è ben difficile anche solo scorgere la meta.
E' vero. Sappiamo peraltro che esistono 4 modalità interpretative della Parola: il senso letterale, quello allegorico, il morale e l'anagogico. Tuttavia un cristianesimo risolto in biblicismo e contenuti teologici "fissati" dall'autorità è tradimento della sua natura profonda - di quell'a-teismo mistico coincidente con il suo inveramento assoluto secondo il dettato evangelico dell'unitas spiritus di umanità e divinità.

Il falso delle religioni è la teologia, che usa Dio come soggetto determinato di un discorso, raccontando storie, ossia storielle. Le teologie parlano del Dio determinato nei modi, ovvero di quel Dio che l'uomo pensa e perciò attira in sè (ma un dio pensato va e viene con il pensiero stesso). Ma in quanto parlando di Dio in realtà parla di sè stesso, di ciò che gli è proprio, l'uomo sta mentendo, giacchè tutto quello ch procede da se stesso, dall'egoità appropriativa e strumentale è menzogna. Questo non significa che non si conosca Dio: tutt'altro. Solo che la conoscenza di Dio non è conoscenza di un oggetto, cui si arriva coi sensi o altre mediazioni, bensì conoscenza per connaturalità - quella che si ha diventando Dio, ovvero un solo spirito con lui. Fede e non credenza. "E' bene per voi che me ne vada..." e "Prego Dio che mi liberi da Dio".

23
Magonzo
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rebel ha scritto:Come già rispondevo a qualcun'altro nell'altro thread il "date a Cesare..." era gravido di fraintendimenti una volta trasferito nella pratica. Questo per il semplice motivo che lo stesso Dio che si incarna non poteva non porre delle questioni per quanto riguarda i rapporti tra divino ed umano.

Cosa succederà quando la legge di Dio e quella di Cesare entrano in conflitto? È evidente che Dio, l'assoluto, non può essere subordinato all' imperatore, il transeunte. La conseguenza di questo non può essere che l'irruzione della religione in ogni campo della vita come ancora accade in buona parte nell'Islam. Il problema non è a mio avviso la struttura piramidale. O meglio è la struttura piramidale nel senso che al vertice di ogni cosa c'è Dio.
invece, il dato storico inoppugnabile è stato esattamente l'inverso, e cioè l'irruzione della politica nella religione, ed esattamente a causa del peculiare ruolo della Chiesa di Roma, fattasi stato;

dalla "donazione" costantiniana in poi, la legittimazione del potere secolare e politico dei papi risiede nella loro potestà teologica, e questa dovette essere esercitata giocoforza in modo tale da non sconfessare se stessa, le sue prerogative e la sua centralità assoluta in alcun modo, in contraddizione del ben noto brocardo del diritto romano, per cu "Nemo judex in re sua";

peraltro, per la maggior parte della storia della Chiesa, i papi erano "politici", sostanzialmente eletti tra gli esponenti delle famiglie patrizie romane, e poi italiane, e l'elezione esprimeva equilibri politici e di potere;
il papa legittimava i monarchi di tutta la Cristianità e deteneva, oltre al potere politico proprio, anche questa immensa leva politica che ne faceva oggetto di scontro tra potenze e interessi;

del resto, un prodromo britannico allo scisma protestante fu la questione del divorzio di Enrico VIII, che pose proprio il problema della legittimazione; e lo stesso Lutero non sarebbe sopravvissuto all'Inquisizione se non avesse goduto della protezione "politica" dei principi tedeschi stanchi del controllo politico e delle esazioni romane;

ora, è ovvio che nella millenaria "intimità" col potere, e nella condizione di essere essa stessa un potere politico, la dottrina della Chiesa sia stata inevitabilmente conforme alle esigenze di ordine del potere costituito;

a prescindere dall'inevitabile politicizzazione anche in seno alla Riforma - Lutero non era certo un rivoluzionario SGHIGNAZZARE - questa, minando l'autorità teologica unitaria ed il suo potere politico, ha di fatto laicizzato il potere stesso - il monarca divenne poi tale per "grazia di Dio, ma Volontà della Nazione", e non più per "Volontà di Dio", come nella tradizionale formula - e liberato la religione stessa dal vincolo secolare;
col che, tra i riformati hai di tutto, da coloro che seguono le Scritture alla lettera, ad ultra-conservatori, e ultra-liberali, tutti nati nel principio dell'autonomia della coscienza, e rispettosi di quello e della libertà delle letture altrui;

ma soprattutto, il fatto che il potere politico non necessitasse più della legittimazione di una chiesa comportava anche una corrispondente minor ingerenza del potere nella libertà del pensiero religioso e nella dialettica che lo riguarda, impossibile in ambito cattolico, dove il legame tra conservatorismo politico e strumento clericale - e perciò dottrina - è restato per secoli, in parte fino ad ora.

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xmanx
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Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Scusa Zingara....chi percepisco come il portatore di una fede più integra?
Una fede in che cosa? In una costruzione mentale? In una fazione? In una organizzazione umana?

In realtà quello che a me importa è la visione, l'ideale che una persona si porta dentro...e la sua capacità di realizzarlo. Della fede preconfezionata in un concetto mentale e in una organizzazione umana, non mi importa molto.

"Dimmi in che cosa credi e ti dirò chi sei". Se credi in una costruzione mentale partorita da altri, mi hai già detto tutto. Non c'è altro da sapere.

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Zingara
Zingara
Viandante Residente
Viandante Residente
Interessantissimi i post di SergioAd e Magonzo, che mi hanno dato molte informazioni.
Interessante anche il proseguo.

La mia domanda era più terra terra, ferma restando l'inclusione nel cristianesimo di molti credo di cui uno solo è cattolico, mi interessava sapere che differenza c'è tra un cattolico e un cristiano in termini di etica e onestà rispetto al proprio credo. Per cristiano intendo chi crede e per cattolico chi è anche praticante.

Lady Joan Marie ha scritto:Il cattolico secondo me ha una fede di apparenza, nel senso che si professa la fede ma poi bisogna vedere se la mette in pratica. I veri cristiani invece sono per esempio quelli che fanno il volontariato, che lavorano veramente per il bene del prossimo. Tutto comunque è da discutere...
Questa per me è una prima differenza,

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