rebel ha scritto: Magonzo ha scritto:no, io facevo riferimento alla Riforma, perché più gravida di conseguenze, ma fa lo stesso;
la disputa dottrinale implica il disconoscimento - di principio, a prescindere dal merito - dell'autorità papale e del suo Magistero;
Non necessariamente, tant'è che di dispute ve ne sono state a centinaia all'interno della Chiesa e ben poche sono sfociate nel rigetto dell'autorità papale che, peraltro, è più un ratificatore che un produtore di dottrina.
ovviamente, a meno di non conformarsi e obbedire; il "ratificatore", come lo chiami tu, è Autorità assoluta, dogmatica e persino politica, in barba al "date a Cesare..."
Magonzo ha scritto:
come sarebbe che non abbiamo una controprova ? e i concilii che hanno diretto le questioni essenziali cosa altro sono se non la creazione di uno standard sulla base di voi a maggioranza ?
Non intendevo dire che non vi è stato tale processo interno alla Chiesa, tutt'altro. Intendevo dire che tale processo è "un dato" imprescindibile. Non hai la controprova perchè anteriormente agli scismi non vi erano correnti parallele alla chiesa che, per usare le tue parole, non fossero manipolate ed uniformate.
erano quelle che propugnavano interpretazioni uscite sconfitte, che sono rimaste dormienti fino agli scismi; il Francescanesimo ha obbedito e si è uniformato, il Valdismo è stato represso e poi è confluito nel ramo calvinista;
Il postulato di fede nella "sola scriptura" , nella salvezza per sola grazia ed altri sono quelli che permettono a qualsiasi storico di parlare di Protestantesimo come una religione unitaria.
semmai, confessione; la religione è quella cristiana;
ma si tratta solo di una definizione storica che identifica percorsi definiti in base ad alcuni tratti;
il risultato è l'abolizione di un'autorità che impone uniformità dogmatica e se vuoi il tratto unificante è proprio tale rimozione;
Ho già avuto modo di obiettare in altra sede a questa presunta "rimozione delle concrezioni" che peraltro, non è mai stata portata neppure nel Protestantesimo fino ai suoi estremi. Faccio notare che anche il solo ricorrere alla "sola Scriptura"non ha granchè senso dal momento che i Vangeli sono il frutto della sintesi Cattolica contro le derive gnostiche, ovvero sono il frutto di quel processo di uniformazione et manipolazione di cui tu vorresti sostenere l'oltrepassamento.
io non sostengo nessun oltrepassamento, ma devo ribadire che prima della
Riforma non ha senso parlare di "sintesi Cattolica", il cui il termine "cattolico" è solo di forma, dato che fino allo scisma d'Oriente non vi era contrapposizione con altro ente;
quello che si è verificato è stato semplicemente il disconoscimento dell'autorità dottrinaria come principio, non di tutto il pregresso esame dei Vangeli; è semplice...
Magonzo ha scritto:beh, certo che i protestanti hanno contribuito alla criminalità religiosa, sebbene da una posizione originariamente di perseguitati, ma non è questo il punto;
il punto è che nella visione riformata nessuna dottrina elaborata da umano può esimerti dal valutare in coscienza la congruenza delle tue azioni al messaggio evangelico, e l'obbedienza non ti garantisce salvezza, così come le Opere;
oggi anche il Cattolicesimo ha assunto il primato della coscienza, anche se con molte esitazioni e ritrazioni, specificazioni, ecc...
in quell'"ultimo miglio", dove convive anche "di fatto" una morale laica - priva del Cristo risorto - si concentrano esattamente i bug interpretativi della dottrina riguardo ad un testo che deve per forza essere interpretato;
la Resurrezione è solo conferma della divinità di Cristo, ma non dirime certo il senso del messaggio.
È un cane che si morde la coda. Ritornare alla sola scrittura per dire che il testo deve essere interpretato, intendo. Ma cos'è la tradizione teologica cattolica se non una grande interpretazione della Scrittura? Il punto è che se si postula la propria coscienza come criterio interpretativo il messaggio necessariemnte si sbriciola in migliaia di interpretazioni. E a questo punto cosa potrebbe far dire che la morale protestante sia migliore o peggiore di qualsiasi altra? Più aderente all'origine o più distante?
io infatti non ho detto in alcun modo che la "morale protestante" sarebbe migliore o peggiore, né più aderente di per sé ad una Verità autentica;
semmai, il concilio Vaticano II e, in una certa misura, indiretta ma vistosa e inedita nelle forme, anche papa Francesco, hanno sottolineato la questione del Primato della coscienza;
in quello che scrivi c'è un sottinteso che allude alla Libertà di coscienza come prodromo della licenza; ma in realtà i problemi che si pongono concretamente alla Coscienza sono spesso nella prospettiva opposta quando rapportati alla lettera della Legge quale formula dottrinaria;
perciò, il credente si chiederà se sia più (aderente al messaggio)
cristiano lasciare che la propria sposa infelice si allontani, o far valere la legge dell'indissolubilità del coniugio, riflettendo sull'eventualità che Gesù possa aver concepito questa come prigionia, e non come condanna del ripudio in uso nell'epoca, a tutela di un soggetto più debole e vessato; la Dottrina, alla lettera, ha ribaltato quella nozione, consentendo nella prassi uno stravolgimento del senso; secondo me, sia chiaro;
il credente si dovrà domandare se sia più
cristiano sguainare la spada e trafiggere l'eretico, oppure obbedire al papa che ti chiede di sterminarlo e ti promette l'assoluzione dai tuoi peccati in cambio della tua devozione e fedeltà;
il credente, di fronte ad un caro malato terminale che lo implora di porre fine alle sue sofferenze e "staccare" la spina, si chiederà cosa gli dice Gesù, non il papa...
quello che intendo, è che - al contrario di quanto noi, educati cattolicamente, pensiamo - è il Cattolicesimo l'eccezione religiosa che contempla una figura di vertice teologico assoluto, e non il contrario; ma questa circostanza è i frutto di un'altra eccezionalità storica, e cioè la consustanziazione di quella figura di autorità con quella del monarca assoluto di uno stato che per 17 secoli ha fatto e guidato gran parte della politica e della società, e si tratta certamente di una peculiarità che ha interferito inevitabilmente con la genuinità della dottrina stessa.