Chissà se il Vangelo è protetto da copyright sui diritti d'autore. Speriamo di no o Papa Francesco è in guai seri.
Il nuovo papa reintepreta il vangelo al punto da cambiarli del tutto.
Ecco a partire dalla Parabola del Fariseo e del Pubblicano alcune caratteristiche fondamentali della famiglia cristiana per il papa.
Il brano del Vangelo mette in evidenza due modi di pregare, uno falso o fariseo e l’altro autentico o del pubblicano. Il fariseo incarna un atteggiamento che non esprime il rendimento di grazie a Dio per i suoi benefici e la sua misericordia, ma piuttosto soddisfazione di sé. Il fariseo si sente giusto, si sente a posto, si pavoneggia di questo e giudica gli altri dall’alto del suo piedestallo. Il pubblicano, al contrario, non moltiplica le parole. La sua preghiera è umile, sobria, pervasa dalla consapevolezza della propria indegnità, delle proprie miserie: quest’uomo davvero si riconosce bisognoso del perdono di Dio, della misericordia di Dio.
Quella del pubblicano è la preghiera del povero, è la preghiera gradita a Dio mentre quella del fariseo è appesantita dalla zavorra della vanità
Vediamo cosa dice in realtà il testo della parabola del Fariseo e del Pubblicano dal Vangelo secondo Luca:
“Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell’altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato.” Lc 18, 10-14
I Pubblicani al tempo di Gesù erano ebrei che collaboravano con l’Impero romano, riscuotendo a loro nome le tasse, e godevano di una fama pessima. Venivano considerati peccatori pubblici.
Il Vangelo secondo Luca ci presenta la figura di Zaccheo che era appunto un pubblicano (19,1-10):
“Entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «E’ andato ad alloggiare da un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo; il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».”
Per fortuna i pubblicani secondo Papa Francesco sono poveri…
Per me Papa Francesco esalta la Povertà al solo scopo di nascondere le vere cause della diffusione del malessere sociale garantendo la piena subalternità della Chiesa Cattolica al potere temporale attuale, rinunciando così a guidare o a ispirare una sana e vera opposizione sociale e politica. Non indicare con chiarezza le cause della povertà dilagante significa rendersi complici di chi ne è responsabile.
Il nuovo papa reintepreta il vangelo al punto da cambiarli del tutto.
Ecco a partire dalla Parabola del Fariseo e del Pubblicano alcune caratteristiche fondamentali della famiglia cristiana per il papa.
Il brano del Vangelo mette in evidenza due modi di pregare, uno falso o fariseo e l’altro autentico o del pubblicano. Il fariseo incarna un atteggiamento che non esprime il rendimento di grazie a Dio per i suoi benefici e la sua misericordia, ma piuttosto soddisfazione di sé. Il fariseo si sente giusto, si sente a posto, si pavoneggia di questo e giudica gli altri dall’alto del suo piedestallo. Il pubblicano, al contrario, non moltiplica le parole. La sua preghiera è umile, sobria, pervasa dalla consapevolezza della propria indegnità, delle proprie miserie: quest’uomo davvero si riconosce bisognoso del perdono di Dio, della misericordia di Dio.
Quella del pubblicano è la preghiera del povero, è la preghiera gradita a Dio mentre quella del fariseo è appesantita dalla zavorra della vanità
Vediamo cosa dice in realtà il testo della parabola del Fariseo e del Pubblicano dal Vangelo secondo Luca:
“Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell’altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato.” Lc 18, 10-14
I Pubblicani al tempo di Gesù erano ebrei che collaboravano con l’Impero romano, riscuotendo a loro nome le tasse, e godevano di una fama pessima. Venivano considerati peccatori pubblici.
Il Vangelo secondo Luca ci presenta la figura di Zaccheo che era appunto un pubblicano (19,1-10):
“Entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «E’ andato ad alloggiare da un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo; il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».”
Per fortuna i pubblicani secondo Papa Francesco sono poveri…
Per me Papa Francesco esalta la Povertà al solo scopo di nascondere le vere cause della diffusione del malessere sociale garantendo la piena subalternità della Chiesa Cattolica al potere temporale attuale, rinunciando così a guidare o a ispirare una sana e vera opposizione sociale e politica. Non indicare con chiarezza le cause della povertà dilagante significa rendersi complici di chi ne è responsabile.