Dal libro della Gènesi
In quei giorni, il Signore disse ad Abramo: «Vàttene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò. Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra».
Allora Abramo partì, come gli aveva ordinato il Signore.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore.
Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
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L'umanesimo cristiano è incentrato, ovviamente, sulla figura e sull'insegnamento di Gesù.
Nella prossima domenica di Quaresima, Gesù viene presentato come il nuovo Abramo. Nella tradizione dell'Antico Testamento, Abramo venne chiamato da Dio e inviato in una nuova terra per creare una nuova discendenza, un nuovo popolo a lui devoto: il popolo di Isreale.
Allo stesso modo, nel vangelo di Matteo, Gesù viene chiamato da Dio per creare un nuovo popolo, una nuova discendenza. Non più determinata etnicamente, ma diffusa in tutta l'umanità. E' la discendenza dei cristiani, coloro che vedono in Gesù il "padre fondatore" di questo nuovo popolo.
Il vangelo di Matteo è, tra i vangeli, quello più ancorato all'ebraismo e più rivolto alle genti di tradizione ebraica. In sostanza Matteo presenta Gesù in piena continuità con la tradizione ebraica; Matteo presenta Gesù come il Messia che Israele stava aspettando.
Dal punto di vista dell'evangelista, il racconto della trasfigurazione è un racconto prettamente teologico. Gesù viene inserito nel pieno della tradizione ebraica e viene presentato come colui che compie totalmente le attese dell'ebraismo e, ovviamente, il pensiero di Dio.
Nel racconto, infatti, Gesù riceve una triplice investitura: da Mosè, da Elia e da Dio. Il tutto avviene alla presenza di tre testimoni: Pietro, Giacomo e Giovanni, allo scopo di sancire la "legalità" della consacrazione di Gesù.
Mosè è la purezza della Legge. Mosè è colui al quale Dio diede la legge. La presenza di Mosè testimonia che Gesù è il profeta che deve venire. Gesù è il Messia atteso da Israele che deve dare pieno compimento alla legge.
Elia è la purezza della Fede. Elia è il combattente che libera Israele da ogni idolatria. La presenza di Elia, quindi, testimonia che Gesù è la purezza della fede. È il liberatore del suo popolo da ogni idolatria fondata sulla parola dell'uomo.
Dio è colui che ha pensato la storia del mondo. E' lui che, direttamente, presenta Gesù come proprio figlio e indica la sua volontà. E qual è la volontà di Dio? Che si ascolti Gesù. È in lui il compimento di ogni sua profezia. Quanto Gesù dice è voce del Padre.
Inoltre, con la trasfigurazione, Gesù ha mostrato ai tre testimoni la sua natura divina.
Il vangelo di Matteo è un testo molto complesso: proclama la natura divina di Gesù, proclama che Gesù è il figlio di Dio ed è portatore della sua volontà, proclama che Gesù è il messia atteso dall'ebraismo.
Tuttavia viene ribadito il carattere spirituale (se così possiamo dire) universale della regalità di Gesù. Gesù è il messia, ma non è il condottiero politico-militare, re di Israele. La sua regalità deriva dall'essere l'emissario di Dio, inviato da Dio per esprimere il suo pensiero sull'uomo e sulla umanità. Inviato da Dio per creare una nuova umanità (un nuovo popolo) basata su un nuovo umanesimo.
In quei giorni, il Signore disse ad Abramo: «Vàttene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò. Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra».
Allora Abramo partì, come gli aveva ordinato il Signore.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore.
Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
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L'umanesimo cristiano è incentrato, ovviamente, sulla figura e sull'insegnamento di Gesù.
Nella prossima domenica di Quaresima, Gesù viene presentato come il nuovo Abramo. Nella tradizione dell'Antico Testamento, Abramo venne chiamato da Dio e inviato in una nuova terra per creare una nuova discendenza, un nuovo popolo a lui devoto: il popolo di Isreale.
Allo stesso modo, nel vangelo di Matteo, Gesù viene chiamato da Dio per creare un nuovo popolo, una nuova discendenza. Non più determinata etnicamente, ma diffusa in tutta l'umanità. E' la discendenza dei cristiani, coloro che vedono in Gesù il "padre fondatore" di questo nuovo popolo.
Il vangelo di Matteo è, tra i vangeli, quello più ancorato all'ebraismo e più rivolto alle genti di tradizione ebraica. In sostanza Matteo presenta Gesù in piena continuità con la tradizione ebraica; Matteo presenta Gesù come il Messia che Israele stava aspettando.
Dal punto di vista dell'evangelista, il racconto della trasfigurazione è un racconto prettamente teologico. Gesù viene inserito nel pieno della tradizione ebraica e viene presentato come colui che compie totalmente le attese dell'ebraismo e, ovviamente, il pensiero di Dio.
Nel racconto, infatti, Gesù riceve una triplice investitura: da Mosè, da Elia e da Dio. Il tutto avviene alla presenza di tre testimoni: Pietro, Giacomo e Giovanni, allo scopo di sancire la "legalità" della consacrazione di Gesù.
Mosè è la purezza della Legge. Mosè è colui al quale Dio diede la legge. La presenza di Mosè testimonia che Gesù è il profeta che deve venire. Gesù è il Messia atteso da Israele che deve dare pieno compimento alla legge.
Elia è la purezza della Fede. Elia è il combattente che libera Israele da ogni idolatria. La presenza di Elia, quindi, testimonia che Gesù è la purezza della fede. È il liberatore del suo popolo da ogni idolatria fondata sulla parola dell'uomo.
Dio è colui che ha pensato la storia del mondo. E' lui che, direttamente, presenta Gesù come proprio figlio e indica la sua volontà. E qual è la volontà di Dio? Che si ascolti Gesù. È in lui il compimento di ogni sua profezia. Quanto Gesù dice è voce del Padre.
Inoltre, con la trasfigurazione, Gesù ha mostrato ai tre testimoni la sua natura divina.
Il vangelo di Matteo è un testo molto complesso: proclama la natura divina di Gesù, proclama che Gesù è il figlio di Dio ed è portatore della sua volontà, proclama che Gesù è il messia atteso dall'ebraismo.
Tuttavia viene ribadito il carattere spirituale (se così possiamo dire) universale della regalità di Gesù. Gesù è il messia, ma non è il condottiero politico-militare, re di Israele. La sua regalità deriva dall'essere l'emissario di Dio, inviato da Dio per esprimere il suo pensiero sull'uomo e sulla umanità. Inviato da Dio per creare una nuova umanità (un nuovo popolo) basata su un nuovo umanesimo.