Cenere79 ha scritto:Un film può piacermi per quello che dice e per como le dice
o solo per uno o l'altro aspetto.
Ovvio, i gusti son gusti. L'ho capito quasi subito quando vidi un bambino mangiarsi le formiche.
La grande bellezza rientra nell'ultimo caso (anche se
non disprezzo, pure nella sua banalità, la riflessione
sul tempo che rende contemporaneamente spietati e indulgenti verso
se stessi e gli altri e sulle ambizioni deluse: se una cosa la sento
vera, la apprezzo, indipendentemente dal fatto che sia originale o no).
Allora puoi risparmiare tempo e danaro e guardare i documentari su Discovery Channel, lì raccontano tutte cose vere e spesso neanche scontate.
Ho trovato stupendo il connubio di immagini e musica,
il contrasto fra la velocità e la confusione delle
scene di festa e la lentezza e la calma rarefatta
dei momenti in cui è ripresa la città, "la grande bellezza"
del titolo, a parer mio, che mi piace leggere come
metafora della rarità di momenti belli nella vita
che sono in quelli in cui ci si può raccogliere in se stessi.
La Roma del film mi ha emozionato perché
io così bella (cioè senza il caos di macchine, di cose e di persone)
non ho mai avuto la fortuna di vederla
(o forse solo in parte, durante certe uscite notturne
o la mattina presto).
Ambienti e atmosfere sono in primo piano
nel film, "sono il film", perciò non disturba (e anzi va bene così)
che non ci sia trama e che i personaggi siano ridotti a stereotipi
(compreso il protagonista, un Servillo che in effetti ho
avuto la sensazione tendesse un po'a strafare).
Ho capito, hai avuto "er friccico ner core a vede' Roma bella tua" (si dice e scrive così?).
Cenere79 ha scritto: Automaalox ha scritto:
Questo film è l'ennesima paraculata offerta al pubblico col giudizio spicciolo, quelli del "si stava meglio quando si stava peggio" e "che gente c'è nel mondo" e "laggente è stupida (io sono sveglio invece)".
Comunque a me non pare che il film si presti molto a compiacere i gusti della gente con la puzza sotto il naso.
Certo mondo e figure descritti (quanto reali poi?) non suscitano un vero disprezzo, perché non sono rappresentati in modo
tale da suscitarlo.
Beh, questa è la versione 2.0 del paraculismo cinematografico. Cioé, non caratterizzare eccessivamente i personaggi che devono essere ambigui, né negativi né positivi, così "aggente ar cinema dice: anvedi bravo Sorrentino, aggente è proprio così" (si dice e si scrive così?).
Però mi ci gioco la collezione di sassi con forme buffe (esclusa quelo che assomiglia a Servillo) che quando hai visto la scena del chirurgo estetico hai pensato: "aggente è scema" (si dice e i scirve così?).
vanth ha scritto: Automaalox ha scritto:
Giusto per prendere un termine di paragone; il caso ha voluto che la settimana prima abbia visto Il grande Gatsby di Baz Luhrmann. Ci sarà da vergognarsi a classificare entrambi sotto la voce Cinema.
I due film hanno alcuni elementi in comune, in particolare la volontà dei registi di presentare personaggi caratterizzati in maniera quasi grottesca, poi c'è il ruolo decisivo delle città (quasi co-protagoniste), Roma e New York (anni '20), e infine i protagonisti alla ricerca di qualcosa, la grande bellezza e l'amore della vita.
Tralasciando quindi le trame, un classico per Luhrmann e il nulla per Sorrentino, prova a fare il confronto sul resto.
il caso o l'ingenuità, scusa?
perchè andare a vedere Luhrmann con tutte queste aspettative, mi pare quantomeno azzardato.
Hai ragione, ho scritto male, cioé da come ho esposto sembrerebbe che sia rimasto schifato da
Il grande Gatsby. In realtà intendevo dire che i due film sono inconfrontabili: uno memorabile, avvincente, innovativo, visionario e al profumo di lavanda della Provenza, l'altro noioso, scontato, provinciale e al profumo "de' carbonara". Insomma, la carbonara mi piace, ma me la faccio a casa, al ristorante mangio altro.
Sono andato a vedere il film di Luhrmann senza molte aspettative visti i precedenti da me non graditi, ma 'sto film è stato folgorante. Era ovvio che l'interpretazione del racconto di Fitzgerald sarebbe stata particolare e sono convinto che se avessi visto il concept prima della realizzazione finale avrei avuto molti pregiudizi. A questo regista evidentemente piace conciliare epoche diverse, contaminando l'una con sonorità e visioni tipiche dell'altra; la sua New York degli anni venti è stata proiettata avanti nel tempo, in una dimensione frenetica e caotica, ma non ha rinunciato ai cliché dell'epoca in cui la storia si svolge. Lo sa fare.
Rupa Lauste ha scritto: Automaalox ha scritto:
E' perché sarebbe un bel film? Esprimiti pure.
devo andare...
assolutamente andare...
non solo perché adoro Sorrentino.
non solo perché adoro Tony Pagoda Servillo.
soprattutto perché muoio dalla voglia di tornare qui e spiegarti perché lo considero un bel film.
Tu che metti in ordine due cooncetti di fila e azzardi una spiegazione?
Vado a prendere i pop corn.
perché giá so che sará un bel film.
lo spirito di contraddizione che ho nei tuoi confronti é giá una garanzia di qualitá del film che non ho ancora visto.
Questo è l'atteggiamento ottuso di cui parla spesso Last Flight, quello della metafora del notaio alla rovescia.
e perché vai a vedere certe boiate come il grade scaztby.
Mentre la storpiatura dei nomi è tipica del grillino medio.