angela132 ha scritto:Non controllo sociale, ma una medicina che tenga conto delle differenze, una scuola che insegni anche partendo dalle differenze di genere, una letteratura che parli, ad esempio, del desiderio femminile, una tv che non mostri solo tette e culi ma che sia amica delle donne.
Sulle unghie e l'uncinetto, sono d'accordo.
Ma, vedi, tu stai dicendo in sostanza: "non ci deve essere solo il punto di vista 'maschile', che per esprimersi soffoca quello 'femminile', anche il 'femminile' deve poter emergere, nella sua alterità rispetto al 'maschile'". Ed è un inizio, non lo metto in dubbio. Il punto però è, secondome, che se ci si ferma a questo, si rimane ingabbiati in uno schema che rientra e viene riassorbito nella norma dominante, con il risultato che o si è semplicemente sostituita una norma con un'altra (il 'femminile' al 'maschile') oppure comunque si protrae uno schema dualistico (di 'maschile e femminile') altrettanto artificiale rispetto alla norma solo 'maschile'. E in queste eventuali norme dualistiche sanzionate ufficialmente saranno sempre schiacciati e oppressi tutti coloro che non rientrano nello schema, rinnovando il gioco di dominio.
Tu hai detto ad esempio '50 e 50'. Metà donne e metà uomini. E io potrei dirti: va bene, ma in quei rispettivi 50, almeno 15 devono essere gay o lesbiche. E almeno il 5 devono essere transessuali FtM o MtF. E poi l'età, non siamo forse in una gerontocrazia? Le segmentazioni già in atto devi ulteriormente suddividerle e per ciascun 'blocco' devi garantirmi che la metà sia sotto i 40 anni. E si può continuare a suddividere all'infinito, sempre con ottime ragioni. Ma il problema a monte rimane invariato: le categorizzazioni sono uno strumento di controllo sociale utile a far aderire a una norma dominante prestabilita. Scambiare una norma con un'altra o mettere due norme non cancella il problema.
Il desiderio femminile? I desideri femminili, così come i desideri maschili, rispetto al desiderio maschile.
I desideri degli individui.